Dialetti salentini: la sarmenta e la pàmpana

di Armando Polito

Nell’ordine: sarmente, pàmpana ti ua e pàmpana ti fica

Rispondo alla gentile richiesta (come avveniva nei locali notturni di tanti anni fa …) di Marcello Gaballo formulata nel suo commento ad un recente post su strome (https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/09/13/dialetti-salentini-strome-e-la-loro-vasta-parentela/) con questo altro post non per darmi arie o per idiota esibizionismo culturale ma solo perché la trattazione non poteva essere condensata in un commento che quando è troppo lungo diventa una sorta di testamento, la cui lettura è gradita solo ai diretti interessati …1

SARMENTALa voce ha il suo corrispondente italiano in sarmento, che è dal latino classico sarmentu(m), a sua volta dal verbo sàrpere, che significa potare la viei. Sarmenta è dal latino medioevale sarmenta. Di seguito in formato immagine e la mia traduzione il lemma com’è trattato nel glossario del Du Cange:

(SARMENTA, invece di sarmentum negli Statuti di Torino anno 1360 cap. 130: Parimenti che nessuna persona da Torino o distretto, importante o meno, porti da Oltrepò pali interi verdi o secchi, né viti o sarmenti, … se non dalla sua vigna. Vedi sotto sermens.)

Aggiungo che sarmenta, femminile singolare, è figlio di sarmenta, neutro plurale di sarmentum. Proprio il valore collettivo ha propiziato (con la desinenza -a del nominativo della prima declinazione il passaggio al genere femminile ed al numero singolare, da cui po, nel latino medioevale il plurale sarmentae (nel testo appena citato sarmentas, accusativo plurale) e nel nostro  dialetto sarmente. Chiudo questa parte ricordando che Schola sarmenti è il nome di una nota azienda vinicola neretina, ai cui vini ho dedicato su questo blog più di un post non per intenti pubblicitari o per chissà quali interessi ma solo per commentare a modo mio il nome dei suoi vini più pregiati2. Ne approfitto per ricordare che per Schola sarmenti la traduzione Scuola del sarmento (per traslato della vite) mi appare riduttiva tenendo conto che il latino schola può significare  trattazione di un argomento scientifico o letterario, lezione, conferenza, dissertazione, discussione, scuola, (il luogo), (in senso figurato) scuola, setta, seguaci di un maestro o di una scuola; ancora: portico in cui si esponevano opere d’arte, galleria, sede di una corporazione, sala d’aspetto nei bagni pubblici (ecco perché nelle scuole il bagno è l’ambiente più caro …), corporazione, collegio. La voce latina, però, non avrebbe assunto questa caterva di significati se non fosse derivata dal greco σχολᾑ (leggi scholè) che significa tempo libero, s’intende dall’impegno politico. e questo non significa non poter discutere di politica (ammesso, per come da tempo siamo messi, che ne valga la pena …) davanti ad una bottiglia di buon vino sincero, almeno quello …

PÀMPANA

Contrariamente a quanto si potrebbe credere pàmpana non è voce esclusivamente dialettale; dirò di più: si tratta di una variante di pàmpino (variante di pàmpino, con cambio di genere, forse per influsso di foglia) ampiamente attestata in poesia e in prosa, come testimoniano (mi sono limitato agli autori più noti) le citazioni che seguono cronologicamente ordinate.

Filenio Gallo3, Rime, A Safira, Egloga pastorale, vv. 445-447: Fuoco che ‘l corpo insieme e l’alma avampane/e da se stesso a tutto el mondo accusasi,/vite di puoco frutto e assai  pampane.

Giovanni Battista Ramusio (1485-1557), Navigazioni e viaggi, VI, 2: … vi si ponevano certe coperte come  pampane di panno o di cottone o d’altra tela …; X, 8:  … né si fa grande questo albero, perché non è altro che un circuito grande di queste foglie; e il forcolo o la schiena, che sta nel mezzo di queste previous hit pampane  è il bordone …

Jacopo Sannazzaro (1457-1530), Arcadia, Ecloga X, vv. 54-55: Quanti greggi et armenti, oimè, digiunano,/per non trovar pastura, e de le pampane/ si van nudrendo, che per terra adunano!

Giacomo Leopardi (1798-1837), Zibaldone di pensieri, Fácciate alla finestra, Luciola,/decco che passa lo ragazzo tua,e porta un canestrello pieno d’ova/mantato colle  pampane  dell’uva.4

Giovanni Pascoli (1855-1912), Odi ed Inni, A riposo, vv. 29-32: E le semente curi, e le floride/viti rassegni, pampane e grappoli/mirando attento, e poi ritrovi/le fila dei nitidi bovi.

Il vecchio, vv. 13-16: E tutto già da monte a valle,/come se un tempio fosse,/risplende… Ma son foglie gialle,/ma son pampane rosse.

Canzoni di re Enzio, Le canzoni del carroccio, XI, Il Papa, vv. 62-64: … Splendono le rosse/pampane intorno, splendono le vesti/rosse e l’argento delle curve mazze.  

Primi poemetti, Il vecchio castagno, vv. 13-15: Le pigne tu, le  pampane  io: le cime/io, tu le rappe. Io do, se tu mi desti./Fin che c’è verde, non mi dar guaime.

A sottolimeare la stretta fratellanza fra pàmpino e pàmpana va ricordato il plurale pàmpani (usato anche dal Pascoli che nelle citazioni precedenti aveva privilegiato pàmpane):

Leon Battista Alberti (1404-1472), Villa:  … e sdegnano e’  pampani  il rapano …

Niccolò Machiavelli (1469-1527), Vita di Castruccio Castracani: … sentì frascheggiare sotto una vite intra e’  pampani

Annibale Caro (1507-1566), Gli amori pastorali di Dafni, Ragionamento secondo : … e certi grappoli d’uva co’ pampani ancora

Giorgio Vasari (1511-1574), Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori, cap. I: … dove son dentro molti fanciulli con  pampani et uve

Vincenzo Monti (1754-1828), La Feroniade, II, 487-489: … Giace Mugilla,/e la ricca di  pampani  e d’olivi/petrosa Ecetra …

Alessandro Manzoni (1785-1873)), Promessi sposi, XIII: … anche l’uve nascondevano, per dir così, i  pampani

Scipio Slataper (1888-1915), Il mio Carso: … Le labbra e il mento sono appiccicose di mele stillato, e le mani, la maglia, il manico della roncola, i pampani, le brente, i carri.

Ho già detto che pàmpana è variante di pàmpino,che è dal latino pampinu(m),acusarivo di pàmpinus. Se Abbiamo già visto come sarmentum deriva da sàrpere; e pàmpinum? Il primo ad affrontare, a modo suo ,,,, il problema fu, a quanto ne so, Isidoro di Siviglia (560 circa-636), Etymologiae, XVII, 5, 10: Pampinus est folia cuius subsidio vitis a frigore vel ardore defenditur atque adversus omnem iniuriam munitur. Qui ideo alicubi intercisus est, ut et solem ad maturitatem fructus admittat et umbram faciat. Et dictus pampinus quod de palmite pendeat. 

(Pampino è la foglia con il cui aiuto la vite si difende dal freddo o dal caldo e si premunisce contro ogni offesa. Esso in qualche luogo viene tagliato qua e là in modo che il sole mandi a maturazione il frutto e faccia ombra ed è chiamato pampino poiché pende dal tralcio).

Per Isidoro, dunque, la base è palmes (quod de palmite pendeat) e, anche se non lo dice espressamente.è come se pampinus derivasse da *palpinus.

Nel suo Rideri Dictionarium severiore trutina castigatum, Adam Islip, Londra 1626 John Ryder (1562-1632), vescovo anglicano di Killaloe in Irlanda, ll lemma pampinus, dopo aver citato Isidoro, continua riportando altre proposte etimologiche, che così risssumo:1) da un greco ἄμψοινος  (leggi amfoinos) quod fit circa vinum (poiché si sviluppa intorno al vino). La voce, inesistente in greco, risulta artificiosamente composta da ἀμφἱ (leggi amfì)=intorno+ἄμπελος (leggi àmpelos)=vite, uva, vino; 2) da πόα ἀμφἱ οἵνου (leggi poa amfi òinu), herba circa vitem (erba intorno alla vite); 3) quasi pampelus, ab ἄμπελος (quasi pampelus da ampelos); 4) panpinus quasi pannus vini (pampino quasi panno del vino); 5) simpliciter a pando ut πέταλον (leggi pètalon) πετάω5 (leggi petào) (semplicemente da pando6, come petalo da petao); 6) a πίμπειν (leggi pìmpein) mittere quod emittuntur pampini ex sarmentis, sic stolones a στέλλειν (leggi stèllein) dici possunt (da pìmpein=mandare poiché i pampini sono emessi dai sarmenti, così si può dire che stoloni deriva da stèllein).

Nel Thesaurus linguae Latine compendiarius di Robert Ainsworth e Thomas Morell, Longman,Londra, 1796 si fa derivare pampinus da φυλλάμπελος (leggi fiullàmpelos) o  φυλλάμπελον (leggi fiullàmpelon).   

Di fronte a tal profluvio di proposte la filologia moderna ha deciso, in un certo senso, di non decidere o, se si preferisce di lavarsene le mani. La teoria oggi più accreditata, infatti, è che pampinus appartenga alla categoria di quelle parole definite mediterranee o di origine preindoeuropea; in altri termini antichissime ed autoctone.

Mi piace chiudere questo faticoso percorso con un ricordo personale della mia infanzia. Così davanti ai miei occhi riaffiora la figura di mio nonno Alessandro, appassionato di caccia, mentre avvolge una irduleddha (verdolina) in una pampana di fico e pone il tutto sulla brace, mentre io, avro avuto non più di cinque anni, attendo paziente di consumare quel bocconcino la cui prelibatezza già vibra nell’aria col suo profumo …

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1 Per le altre voci ricordate nel commento segnalo:

(per scìgghiu) https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/07/12/la-storia-provvisoria-di-scigghiu-disordine/

(per carpìa) https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/09/27/la-carpia-ovvero-il-sedicente-intellettuale-sfaticato-e-zozzone/

(per inchiùlu) https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/07/13/inchiu-c/

2 https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/07/30/artetica/

https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/07/13/critera-attenzione-allaccento-al-profano-un-semplice-accento-puo-sembrare-un-banale-tanto-piu-nella-cultura-dominante-cui-prevalgono-approssimazione-incompetenza-assenza-pressoche-tot/

https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/07/09/nauna-sulla-bonta-delliscrizione-qualche-dubbio-quella-del-vino-nessuna/

https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/06/28/artieri/

3 Pseudonimo di Filippo Galli. poeta senese morto nel 1503.

4 Sono i vv. 1-4 di quella che l’autore definisce una delle canzonette popolari che si cantavano al mio tempo a Recanati. (Decembre 1818)

5 In greco esistono πετάννυμι (leggi petànniumi e πεταννύω (leggi petanniùo), entrambi col significato di stendere; πετάω è totalmente inventato.

6 L’infinito è pàndere=stendere.

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2 Commenti a Dialetti salentini: la sarmenta e la pàmpana

  1. veramente faticoso Professore : ma -quando verticalità culturali dipanano il sapere è un conforto alle nostre menti ; intanto – le inserisco una strofa che recitavo da bambino : sutta la pampana pende lua scia lu ientu la cutulava – zavarà zavarà – pipe carrofalu candilà- grazie sempre e cordialità peppino martina

    • La ringrazio soprattutto per l’integrazione della cantilena infantile. Pur non conoscendola, mi permetto di trascriverla con una (luva/l’uva) correzione (luva/l’uva), con l’aggiunta della punteggiatura, della traduzione in italiano e di qualche nota.
      Sutta la pampana pende l’ua; scia lu ientu, la cutulava. Zavarà, zavarà, pipe carrofalu, candilà.
      Sotto il pampino pende l’uva; andava il vento, la scuoteva. Zagara (?), zagara (?), pepe garofalo, confettino (?)
      Per quanto riguarda i punti interrogativi, premetto che non sempre in queste cantilene infantili è possibile individuare la parola (originariamente anche dialettale) che ha subito deformazione (talora per esigenza di rima) Così “zavarà” potrebbe essere deformazione di “zagara” (che è dall’arabo “zahara”=fiore d’arancio) in linea (essendo un profumo) con “pipe carrofalu”, ma anche, indirettamente, con “candilà” se questo fosse deformazione di “candillinu” (confetto oblungo con dentro un filo di cannella), ben noto ai ragazzi di un tempo …

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