Il nuovo libro di Boccadamo, “Gli sposi di Monteruga”

boccadamo

E’ stato appena pubblicato, con Spagine Edizioni (Fondo Verri) – Lecce, il nuovo libro dello scrittore e giornalista salentino Rocco Boccadamo “Gli sposi di Monteruga” – Lettere ai giornali e appunti di viaggi.

Di seguito, un’interessante recensione al volume redatta dal poeta e critico letterario Marcello Buttazzo.

 

La scrittura del narrastorie Boccadamo

di Marcello Buttazzo

Fortunatamente, l’uomo preserva la memoria, la ravviva continuamente di linfa vitale. La memoria, conchiglia di vissuti, che navigano sulle spiagge del tempo. Rocco Boccadamo è un narrastorie salentino attento ai ricordi, ai trascorsi traversati con lo sguardo composto, discreto. Ogni anno Rocco ci ha abituato alle sue pubblicazioni, raccolte di articoli e lettere ai giornali. A fine anno, Boccadamo fa un compendio di ciò che l’ha colpito nel sommerso e nel manifesto e ci dona il suo libretto di storie. È appena uscito dell’autore salentino “Gli sposi di Monteruga”, appunti di viaggio, edito da Spagine (Fondo Verri Edizioni).

I luoghi sono sacri per Rocco, i luoghi della sua storia, della nostra storia, della sua infanzia e giovinezza, bordeggiate ai margini del sogno, della semplicità, della purezza fanciulla. Marittima, paesino natale dell’autore, l’insenatura dell’Acquaviva e Castro, sono delle perle, non solo di splendore paesaggistico, ma anche carne viva di memoria, di ricordo rosso d’incanto. In particolare, l’Ariacorte, piccolo quartiere di Marittima, viene evocata in tutta la sua francescana compostezza, abitata da gente del popolo, devota al lavoro e alla fatica. Si staglia limpidissimo il ricordo della madre Immacolata, morta giovanissima, che per Rocco è stata una fulgida figura di riferimento, capace di accoglienza e d’amore.

La narrazione di Boccadamo è, per l’innanzi, descrizione della gente, che scende essenzialmente fra le viuzze, fra le strade, di Marittima, di Castro, e di altre località vicine. I protagonisti dei suoi racconti sono pescatori, contadini, muratori, ciabattini, gente umile, con la notazione di spontaneità e di genuinità. Ma protagonista fondamentale delle pagine di Rocco è anche il paesaggio, il mare adamantino, la terra generosa, la via del tabacco, i quartieri assolati d’amore e d’attesa, d’umana speranza. Nel libro viene esaltato il valore e il sapore dell’amicizia. Una costellazione di persone s’affolla fra le righe, Nzino, Nino, Luigi, Antonio, tutta gente del popolo. Potremmo dire, con una vulgata scontata, che Rocco sia scrittore popolare, perché gli umili sono tenuti in massima considerazione. Loro fanno la storia.

Il nostro autore dedica pagine d’amore e di commozione a un grande uomo di Marittima, Vitale Boccadamo, distintosi per eroismo nel corso della Prima Guerra mondiale. Leggendo “Gli sposi di Monteruga” si comprende che Boccadamo, pur senza particolari implicazioni confessionali, abbia una precipua propensione per la mansione spirituale e religiosa. Molto belli sono i racconti su Castro e la sua Protettrice, la Madonna, Maria SS. Annunziata, e su S. Maria Maddalena, venerata a Castiglione d’Otranto. In un’era in cui eccessivamente si pontifica su grandi sistemi, ben venga questa prosa minimalista di Rocco, questo florilegio sulla vita quotidiana, ordinaria, che ci indica il passo, che ci segna la danza. Dobbiamo dire anche che ne “Gli sposi di Monteruga” il racconto si dispiega su due fronti coincidenti: il presente e il passato. Esiste un continuum nel tratteggio di ciò che è avvenuto tanti anni fa e di ciò che fluisce attualmente. E Rocco, marito, padre e nonno, dal suo osservatorio prediletto e buon ritiro della “Pasturizza” con pazienza tesse e ci rede partecipi. La fluidità della scrittura di Boccadamo si amplia con la meraviglia che l’autore prova in certi frangenti. Rocco descrive con stupore da poeta la magnificenza della Natura, i voli di storni paesani. E introduce scenari di fiaba con le storie del rospetto Pancino e del riccio Culèo.

La prefazione del libro è di Ermanno Inguscio. Nella postfazione Raffaella Verdesca tocca una corda cruciale quando scrive: “Uno scrigno, questo, che Rocco Boccadamo ci consegna grazie ai suoi scritti: parola-chiave, l’AMORE”. E, in effetti, l’amore è il motore che tutto muove, che ci rende compartecipi agli umani, che scioglie il gelo. Che ci salva la vita.

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