Gli animali nei proverbi salentini (5/x): gli uccelli

di Armando Polito

Tavola (incisione di Gustave Doré) fuori testo di Contes d'une vieille fille à ses neveux, di Émile de Girardin, uscito per i tipi di Michel Lévy Frères, a Parigi nel 1856
Tavola (incisione di Gustave Doré) fuori testo di Contes d’une vieille fille à ses neveux, di Émile de Girardin, uscito per i tipi di Michel Lévy Frères, a Parigi nel 1856

 

Ci vuei cu iabbi li ceddhi pizzulanti semina cranu ti tutti li santi (Se vuoi gabbare gli uccelli che beccano semina grano il giorno di Ognissanti)

Non riesco a cogliere il nesso tra il giorno (anche estendendo il concetto a quelli immediatamente vicini) e la scarsa attività degli uccelli. L’unica cosa che mi viene in mente è che per quel giorno la terra , in passato …, era sufficientemente morbida e, seminando anche a spaglio e non a solco, era garantita la copertura di uno strato più profondo.

Quandu lu ceddhu ‘mpenna spizzùtale l’ale (Quando l’uccello comincia a ricoprirsi di penne, spuntagli le ali)

Se l’esecuzione letterale del consiglio rimane facile, non altrettanto lo è quella metaforica. Sono e rimango convinto che ai giovani non bisogna mai tarpare le ali, restando, però, e facendoli restare, con i piedi ben piantati per terra. Resta difficile, dopo decenni di sfrenato lassismo, riadottare quella limitazione della libertà, anche fisica, che, pur in varia misura c’era nell’educazione di un tempo, alla quale il proverbio va riferito.

Ti santa Lucia llunghesce la tia quantu lu pete ti la iaddhina mia (Il giorno di Santa Lucia si allunga il giorno quanto il piede della gallina mia)

Ci ti iaddhina è nnatu sempre scalèscia (Chi è nato da gallina razzola sempre)

Solo un’accurata indagine statistica su genitori e discendenza potrebbe convalidare questo detto che, considerato superficialmente e trascurando l’aspetto educativo cui esso fa riferimento, potrebbe sembrare improntato al pregiudizio e, forse volendo esagerare, ad un pizzico di razzismo.

La iaddhina face l’ueu e allu iaddhu li usca lu culu (La gallina fa l’uovo e al gallo brucia il culo)

Questo dev’essere stato inventato da una femminista ante litteram …

A ddo’ ‘nci so’ to’ iaddhi no llucesce mai (Dove ci sono due galli non fa mai alba)

Tavola tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783
Tavola tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783

 

Insieme con il semanticamente gemello A ddo’ ìnci so’ moti sacristani la chiesa resta allu scuru (dove ci sono molti sagrestani la chiesa resta al buio) sembra calzare a pennello per chi crede alla teoria dell’uomo solo al comando … Ma come farà ad illuminare la chiesa se non è lui stesso illuminato? … E, a proposito di galli autentici, pensate che quelli del nostro tempo possano competere non solo con quello del XVIII secolo della tavola precedente ma anche con quello dell’affresco di quasi duemila anni fa, di seguito riprodotto?

Affresco da Pompei (III stile, fine del I secolo a. C.- metà del I d. C.), Casa dei casti amanti (IX, 12, 6)
Affresco da Pompei (III stile, fine del I secolo a. C.- metà del I d. C.), Casa dei casti amanti (IX, 12, 6)

 

Ogni cucciascia si anta li cuccuasceddhi sua (Ogni civetta vanta i suoi piccoli)

Tavola tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783
Tavola tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783
tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783
Tavola tratta da tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783

Ci tòrtura gghete all’acqua ha tturnare (Se è tortora all’acqua deve tornare)

Tavola tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783
Tavola tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783

 

Pàssaru ècchiu no ttrase a ccaggiola (Passero vecchio non entra in gabbia)

Pàssari: azza li manu e llàssali! (Passeri: alza le mani e lasciali!)

L’allusione, secondo me, potrebbe essere riferita allo scarso valore delle carni, per cui non vale la pena cacciarli, oppure alla difficoltà di impedire loro di  beccare la semente appena gettata, per cui non vale la pena intervenire.

Da Giovanni Pietro Olina, Uccelliera overo discorso della natura e proprietà di diversi uccelli, Andrea Fei, Roma, 1622
Tavola tratta da Giovanni Pietro Olina, Uccelliera overo discorso della natura e proprietà di diversi uccelli, Andrea Fei, Roma, 1622

 

Nna pica pizzichica pizzicoca campò centu piche pizzichiche pizzicoche, centu piche pizzichiche pizzicoche  no ccampara nna pica pizzichica pizzicoca (Una gazza pizzichica pizzicoca nutrì  cento gazze pizzichiche pizzicoche, cento  gazze pizzichiche pizzicoche non nutrirono nna pica pizzichica pizzicoca)

Tavola tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783
Tavola tratta da Historia naturelle des oiseaux, Imprimerie royale, Paris, 1770-1783

 

E dopo questa cantilena che, applicata all’uomo, può fare riferimento a quei figli che preferiscono tenere il proprio genitore in una casa di riposo piuttosto che, in turni più o meno lunghi, in casa loro, passo la palla ai lettori. Non vorrei però che, ad integrazione del proverbio relativo alla tortora ed al passero, il mio appello fosse  accolto solamente dai cacciatori …

(CONTINUA)

 

Per la prima parte (la gatta): https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/05/12/gli-animali-nei-proverbi-salentini-1x-la-gatta/

Per la seconda parte (la giumenta e la capra): https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/05/16/gli-animali-nei-proverbi-salentini-2x-la-giumenta-la-capra/

Per la terza parte (la pecora): https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/05/18/gli-animali-nei-proverbi-salentini-3x-la-pecora/

Per la quarta parte (l’asino): https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/05/23/gli-animali-nei-proverbi-salentini-4x-lasino/

 

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Un commento a Gli animali nei proverbi salentini (5/x): gli uccelli

  1. tra qualche vocale e consonante le esplicitazioni- proverbiali Salentine – risentono in generale di straordinarie vicinanze : un libro aperto -di cose istintive e forti nell’espressione delle genti nostre che bene fa Lei prof.a palesare alla nostra memoria spesso tamponata da irriverenze ( mai come oggi ) culturali.Forse mi consentirà un mio piccolo inserimento su quanto già espresso da Lei : è conversare con -Maestri -.Riporto qualche ” voce”delle contrade nostre : quandu l’uceddhu mpinna spizzutani l’ali–:te santa Lucia lucisce la tia ( lunghisce-c’è discussione per questo ) quantu l’ecchiu te la jaddhina mia–:Queste erano offensive – -: cine?!..dha jaddhina ?rozzula sempre. – ete propriu nu passaru llicchu ( a un giovane impomatato tirato a lucido ).Questa è da infarto ( pare alla scorsa ca è celona /tartaruga/-)lascio immaginare -cordialità sempre peppino

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