“La malapianta”, il romanzo di Rina Durante

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di Paolo Vincenti

“La malapianta” è un romanzo di Rina Durante (1928-2004), pubblicato nel 1964 nella collana “Zodiaco” della Rizzoli. La Durante aveva esordito giovanissima con una raccolta di poesie, “Il tempo non trascorre invano” (Misura 1951), ed era stata collaboratrice del periodico letterario “Il Critone”, importante rivista giuridico-culturale, guidata per la parte letteraria da Vittorio Pagano.

La Durante fu segretaria di redazione della rivista dal 1961 fino al 1966. E proprio sulle pagine del “Critone” pubblicò nel 1963 il racconto “Tramontana”, da cui Adriano Barbano trasse il film omonimo del 1965.  Rina Durante, che viveva a Melendugno, si trasferì per motivi di lavoro a Roma e collaborò con Giovanna Marini nell’ambito degli studi demo etno antropologici che divennero poi una costante del suo impegno di intellettuale militante.

Dopo “Da verga a Balestrini. Antologia della condizione meridionale” (Saedi 1975), pubblicò “Tutto il teatro a Malandrino” (Bulzoni 1977), poi “Il sacco di Otranto” (Adda 1977), “Lecce e la sua provincia” (Adda 1981), e soprattutto “Gli amorosi sensi” (Manni 1996), con Prefazione di Maria Corti. “La malapianta” rimane dunque un unicum nella sua lunga carriera ed è ormai un classico della pubblicistica salentina. Oggi questo libro viene ripubblicato da Zane Editrice per le cure di Antonio Lucio Giannone, che ne scrive una puntuale Introduzione.

Un unicum, dicevamo, perché la Durante, autrice versatile,  profuse i suoi interessi su tante e diverse tematiche, tutte comunque accomunate dal fil rosso della sua passione civile e del suo impegno militante. Si occupò di teatro, di musica e tradizioni popolari, riprendendo gli studi di Ernesto De Martino e fondando il “Canzoniere Greganico Salentino”, e collaborò con la Rai tv e con la radio alla produzione di documentari di carattere antropologico. Proprio dal suo “Il sacco di Otranto”, la Rai trasse uno sceneggiato per la radio trasmesso nel 1977. Pubblicò racconti e saggi, su volumi e riviste. Prestigiosa la sua collaborazione con la Guida dell’Espresso e importanti le sue pubblicazioni sulla cultura enogastronomica del nostro territorio; significativa anche la sua lunga collaborazione con la rivista leccese “Qui Salento”. Nel 2005 venne pubblicato, postumo, “L’oro del Salento. Per una storia sociale dell’olio d’oliva in Terra D’Otranto”, a cura di Massimo Melillo (Besa).

“La malapianta”, come spiega A.L. Giannone nell’ Introduzione, è un romanzo che, pur nato in un periodo storico caratterizzato dal punto di vista letterario dalla corrente del neorealismo, se ne distacca in realtà, sebbene i personaggi e gli ambienti descritti portino a pensare a quell’epopea di miserabili e a quelle atmosfere di arretratezza e di emarginazione in cui viveva il Sud in quegli anni. Si tratta invece di un romanzo dalle forti connotazioni psicologiche e il malessere che accomuna tutti i personaggi della storia conferisce al libro una connotazione esistenzialistica. “Solitudine, incomunicabilità, inettitudine, alienazione, aridità interiore, nessuno di essi sembra sfuggire a questo ‘male oscuro’”, scrive Giannone facendo riferimento all’opera di Giuseppe Berto, appunto “Il male oscuro”, coeva a quella della Durante.

Il romanzo narra la storia della famiglia Ardito ed è ambientato a Melendugno negli anni della Seconda guerra mondiale. A proposito della genesi del libro della Durante, apprendiamo che, nella sua prima versione, esso non incontrò il favore di Elio Vittorini, al quale la scrittrice lo propose in lettura. Purtroppo  non si dispone della prima versione, sicché non si può operare un raffronto. Tuttavia appare interessante leggere quanto Vittorini scriveva alla Durante e capire poi come l’autrice abbia fatto tesoro dei consigli del grande scrittore e abbia, non sappiamo se parzialmente o radicalmente, modificato la struttura del libro.

“La malapianta” venne insignito nel 1964  del prestigioso Premio Salento, la cui motivazione è riportata in Appendice insieme ad una bella foto che ritrae la giovanissima autrice mentre riceve le congratulazioni di Maria Bellonci , che della giuria faceva parte insieme a Mario Sansone, Bonaventura Tecchi e Sandro De Feo. Nella presente ripubblicazione compare anche una scheda bio-bibliografica della Durante, curata da Simone Giorgino. Inoltre, nell’Appendice, vengono riproposti uno scritto di Massimo Melillo, “In memoriam”, e uno di Francesco Guadalupi, “Un mondo magico e disperato”. La foto dell’autrice che compare sull’aletta di retrocopertina la ritrae col cappello da marinaio in testa e rimanda all’altra grande passione della Durante, quella per il mare e la navigazione, e su questi aspetti intimi ma non meno importanti della vita privata della scrittrice e critica letteraria si sofferma proprio Melillo nel suo commosso ritratto dell’amica e collaboratrice.

“La malapianta” proiettò la Durante su una ribalta ben più ampia di quella provinciale e segnò la sua affermazione come scrittrice di vaglia e intellettuale attenta alle problematiche del territorio.

Il libro dunque si allontana dagli schemi collaudati del neorealismo per avvicinarsi al romanzo moderno del Novecento. Soprattutto l’analisi psicologica dei personaggi, le problematiche affrontate, della solitudine e dell’incomunicabilità, di una aridità dei sentimenti che si riflette nel paesaggio stesso teatro della narrazione, e poi il linguaggio usato, che,  soprattutto nelle parti descrittive, è abbastanza lirico, sul modello della prosa d’arte novecentesca, come ben chiarito da Giannone; tutti questi elementi insomma, ne fanno un esperimento originale, una scrittura di mezzo, fra la prosa neorealista del dopoguerra e l’avanguardia letteraria della seconda metà del Novecento. Ciò detto, il libro è tutto da leggere, non solo per il suo valore documentario, perché è doveroso conoscere un classico come questo, ma anche perché la fabula è ben congegnata, l’intreccio narrativo avvince e convince.

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Un commento a “La malapianta”, il romanzo di Rina Durante

  1. Bel libro !uno spaccato di un salento che x fortuna non c’è più ! Una vita piena di crudezza e povertà ,una descrizione coraggiosa e vera di una testimone orgogliosa comunque delle sue radici ,del suo sud!

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