Gocce di penna, tra albe, crepuscoli e… un pettinino

castro-marina

di Rocco Boccadamo

Sono arrivato al mondo, una grossa gerla di calendari fa, secondo nato in seno ad un nucleo famigliare numeroso, ossia dire composto da padre, madre e ben sei figli.

Eguale quantificazione, per i rispettivi focolari d’origine dei miei genitori, così che, senza porci alcunché di mio, mi son trovato contornato da una pattuglia di dieci figure, fra zii e zie d’ambedue i rami, numero raddoppiato, per effetto delle loro unioni matrimoniali, alla considerevole cifra di venti.

E, ancora, sull’immediato gradino di discesa generazionale, si è gradualmente collocata una vie più folta schiera di cugini e cugine, pari, per la precisione, a trentuno unità, in cui io occupo il secondo posto in classifica per anzianità anagrafica.

Tuttavia, non è una novità anzi è naturalmente risaputo, che alla data di nascita non sempre sono commisurati, in una sorta di sintonia armonica, gli altri eventi importanti della vita, i cui rintocchi e modalità rispondono a variabili del tutto indipendenti.

In siffatto quadro di svolgimento esistenziale, in questi giorni se n’è, purtroppo, andato, antesignano fra i trentuno, il cugino M., di gran lunga più leggero d’anni rispetto a me e, casualmente, inserito in un’attività lavorativa analoga alla ex mia.

Correlati in modo indicativo a M., mi scorrono nella mente e davanti agli occhi, estremamente freschi e nitidi, due avvenimenti.

All’atto della nascita di M., io frequentavo la terza media e, la sera della festicciola per il suo battesimo in casa degli zii L. e P., all’amico parroco del tempo don Giuseppe, il quale mi chiedeva notizie circa l’andamento del mio profitto scolastico, potetti rispondere che proprio quel giorno il professore ci aveva mostrato, in classe, gli ultimi compiti di italiano corretti (tema sull’Odissea, avente per titolo lo sbarco di Ulisse sull’isola dei Feaci), non senza precisare che, nel consegnarmi il mio elaborato con voto otto, il docente mi aveva gratificato con le parole: “Bravo, hai compiuto un bello sbarco sull’isola di Nausicaa”.

Inoltre, nel Santuario della Madonna del Rosario a Castro Marina, quando, nel 1964, mi sono sposato, presente e officiante il già citato don Giuseppe, insieme con don Salvatore, parroco di Castro, M. adempiva al ruolo di chierichetto, in cotta bianca, com’è rimasto fissato nelle ormai vetuste riprese fotografiche di quella cerimonia.

Sembrano danzare irrefrenabilmente i corsi delle cose, grandi o piccoli che siano, finanche sotto forma di sequenze minutissime e di primo acchito insignificanti, e, in realtà, non ci lasciano mai indifferenti, catturando di volta in volta eppure senza soluzione di continuità barlumi di nostri sguardi e frammenti d’attenzione e riflessione.

Stamani, un venditore ambulante con camioncino carico di frutta e verdura, in barba al freddo insolito per queste plaghe, andava proponendo ad alta voce e di buona lena, ai passanti, in particolare “tre cassette di scarcioppole (carciofi), scontate a otto euro, anziché a nove euro”.

Mentre, di lì a poco, nell’anticamera dello studio del mio medico di famiglia, una donna si disperava all’indirizzo della segretaria del professionista perché “le aveva scangiatu la lizzetta” (le aveva dato una ricetta sbagliata).

Intanto che un altro anziano paziente in attesa, seduto in un angolo avvolto in una giacca a vento con la scritta “Aigle” sui gomiti, si toglieva il copricapo di lana, estraendo contemporaneamente e rapidamente dalla tasca un pettinino e passando quindi a darsi una sistemata a puntino alla bianca capigliatura, muovendo con estrema precisione il piccolo attrezzo dalla parte anteriore delimitante la fronte stempiata verso l’indietro.

Nel medesimo luogo, aspettavano in fila il loro turno un uomo e una donna dall’incarnato decisamente bruno e con gli altri tratti somatici tipicamente orientali.

Il curioso narratore s’avvicina loro con qualche domanda: sono marito e moglie, provengono dallo Sri Lanka, vivono in Italia da trent’anni, quasi interamente trascorsi a Lecce, si trovano bene, hanno due figli, di cui il primo universitario e il secondo frequentante l’Istituto alberghiero, il capofamiglia fa lo stalliere in un centro d’equitazione sulla via per San Pietro in Lama, la donna, invece, è semplicemente casalinga.

In sintesi una bella normale coppia, come tante delle nostre.

Perché si sparge tanta generalizzazione nell’argomentare sulla realtà degli immigrati? Appena sette gradi segna il termometro, l’aria è frizzante e, però, due micetti, a loro modo forse più saggi di noi umani che ci lasciamo perennemente prendere da mille incombenze e impicci, se ne stanno a prendere il sole beatamente accovacciati e quasi sonnecchiando sul tettuccio d’una rossa moderna utilitaria.

Mentre vado completando le presenti righe, volgendomi verso il balcone, ho agio di godermi lo spettacolo del soleggiato pomeriggio leccese, che mi piace abbinare a quello dell’affascinante mare di Castro, catturato con la fotocamera l’altro ieri.

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2 Commenti a Gocce di penna, tra albe, crepuscoli e… un pettinino

  1. Caro Rocco, è proprio piccolo il mondo! Conosco personalmente la famiglia proveniente dallo Sri Lanka di cui parli perchè mia figlia ha frequentato per anni il centro di equitazione cui ti riferisci, pensa! Sono – e non sto esagerando – tra le migliori persone che in vita mia mi sia capitato di conoscere. Lui è un signore serio, professionale oltremodo, cordiale e disponibile, un lavoratore instancabile come è difficile trovare. Lo stesso dicasi della signora, dolcissima e sempre col sorriso in volto, amica cara di mia madre che con lei ha legato tanto e alla quale di quel centro di equitazione (mia figlia adesso frequenta a Copertino) mancano soprattutto le lunghe chiacchierate che insieme facevano. I figli, due splendidi ragazzi, educatissimi e dediti allo studio. Mi sono permesso di commentare e specificare queste cose perchè mi ha sorpreso piacevolmente questo incrocio di conoscenze, ma soprattutto perchè di Rajan e della sua famiglia ho un ricordo così piacevole e una stima che francamente non è facile provare per qualcuno, soprattutto di questi tempi. Un affettuoso saluto a te. Pier Paolo.

  2. Ciao, Pier Paolo. Dici bene, il mondo, alla fine, è indubbiamente piccolo. E, inoltre, sopra di noi, infinitesimali attori, aleggia perennemente un arcobaleno di coincidenze, concomitanze e incroci. Buona giornata.

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