Il Museo Archeologico di Vaste rinasce a nuova vita nel Palazzo Baronale restaurato

Vaste, Palazzo baronale
Vaste, Palazzo baronale

di Paolo Rausa

 

Piazza Dante a Vaste. Si capisce subito che la piazza attuale e l’agorà messapica corrispondono. Lo si intuisce. Lì nel corso dei secoli, almeno fin dall’età del ferro, si sono succedute popolazioni pacifiche, dedite alla pastorizia e all’agricoltura, sdegnose delle armi se non per difendersi dall’odiato vicino, la città spartana di Taras. La Messapia, la terra di mezzo fra i due mari, qui conobbe una fioritura notevole a ben guardare i resti delle tombe del cavaliere e dell’atleta, il monumento ipogeo delle cariatidi, la ricchezza dei vasi apuli a figure rosse con scene tratte dalla mitologia e dall’iconografia tradizionale, i monili e il consistente tesoro, un’acchiatura, così definita dagli anziani quando improvvisamente la fortuna bussava alla porta di qualcuno e sovvertiva le condizioni precedenti. Vaste, la messapica Baxta, con la sua cinta muraria del IV-III sec. a.C., con i suoi ricchi arredi funerari testimonia il grado di benessere delle classi colte e commerciali locali. Gli insediamenti messapici occupavano il vasto territorio della penisola salentina dal Capo di Leuca, la bianca, fino a Brundisium, il cui nome ricorda le corna dell’alce, e Manduryon sul confine occidentale, insediamenti di una popolazione che veniva dal mare, da Creta secondo Erodoto, più probabilmente da genti sbarcate dalla contrapposta costa adriatica.

Cratere apulo a figure rosse, scena di ratto
Cratere apulo a figure rosse, scena di ratto

‘Con la sistemazione del Palazzo Baronale di Vaste, di epoca rinascimentale, gli oltre 400 reperti che vanno dall’età del bronzo al periodo medioevale – dichiara soddisfatto e orgoglioso il sindaco Giuseppe Colafati – hanno trovato degna sistemazione al piano terra e al piano primo, secondo una disposizione cronologica che parte dall’età del ferro, l’epoca ellenistica con il ritrovamento del tesoretto di 150 stateri d’argento delle zecche di Tarentum, Heraclea e Thurium del IV sec. a.c., insieme all’ipogeo delle cariatidi, un complesso funerario monumentale sorretto da quattro fanciulle con panneggio che ricorda la Nike, menadi del corteo dionisiaco qui impegnate a sostenere la trabeazione del complesso’. Una sistemazione che allarga la visione a tutto il territorio di Poggiardo e della sua frazione Vaste in un Sistema Museale unico inclusivo delle chiese rupestri bizantine di Santa Maria degli Angeli e dei Santi Stefani, il Parco dei Guerrieri a cui si accede attraverso un portale monumentale, che riprende gli elementi delle tecniche costruttive messapiche, e l’Alboreto Didattico. Dopo oltre trent’anni di campagne archeologiche condotte dall’Università del Salento sotto la guida del prof. Francesco D’andria e grazie alle intuizioni dell’ing. Gianni Carluccio si è giunti alla attuale riorganizzazione che espone attraverso le sue emergenze architettoniche ed i ricchi reperti il senso e la vita della comunità insediata su questo territorio. Info: Sistema Museale Vaste|Poggiardo (Le), piazza Dante, – www.sistemamusealevastepoggiardo.it, info@sistemamusealevastepoggiardo.it, tel. 800551155, ingresso libero fino al 10 gennaio.

 

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