Un’antica peschiera leccese nei pressi di Frigole … (1/2)

di Armando Polito

Qualche mese fa Giovanna Falco mi segnalava, con la generosità tipica quanto rara, sottolineo rara, del vero, sottolineo vero, ricercatore una notizia reperita nel corso di una sua ricerca, pensando, non a torto, che mi sarebbe potuta tornare utile e che, suscitando la mia curiosità, avrebbe potuto ispirare un approfondimento. Purtroppo allora ero già impegnato, pur non essendo un investigatore a caccia di colpevoli,  in indagini che mi sottraevano perfino qualche ora della notte. Va bene, saranno state in totale al più una decina ma l’immagine fa tanto effetto e non ho resistito alla tentazione di amplificarla ….

Nell’occasione ringraziai Giovanna, ma la riconoscenza per lei forse più bella giunge oggi,  non essendo autoimpegnato dalla necessità angustiante di concludere (quando mai …) a tutti i costi qualche lavoro, prendendo corpo in queste righe,  per quanto poche e modeste.

La notizia era tratta da Nicola Caputi, La Guadina difesa in due dissertazioni epistolari, Domenico Viverito, Lecce, 17511. Segue il frontespizio tratto (come gli altri brani del testo che, per fare più presto e per evitare errori di trascrizione, ho preferito riportare in formato immagine) da  https://books.google.it/books?id=G4IDZHXRH68C&pg=PA21&lpg=PA21&dq=guadina+e+guadinella&source=bl&ots=dWyZDLvWNt&sig=lV1Vrb2q7pzK8qw4MA7k0bVgnfQ&hl=it&sa=X&ei=nsNtVejwJcOdygOWh4OYCw&ved=0CCMQ6AEwAA#v=onepage&q=guadina%20e%20guadinella&f=false, dove il testo è integralmente consultabile e scaricabile.

Prima di entrare nell’argomento mi pare opportuno dare qualche ragguaglio che, per quanto scarno, dia un’idea dello spessore professionale dell’autore e, dunque, dell’assoluta attendibilità di quello che scrive. Salentino doc (era nato a Campi nel 1696, morirà a Lecce nel 1761), i titoli citati nel frontespizio, ai quali in quel tempo si giungeva per bravura  …, sarebbero già sufficienti. Sempre allora … accanto ai titoli accademici contavano le pubblicazioni. Basta citare la più conosciuta, quella sul tarantismo, il cui frontespizio ho tratto da https://books.google.it/books?id=66Cb22kRLTMC&pg=PA95&dq=Tarantulae+anatome+et+morsu&hl=it&sa=X&ved=0CCMQ6AEwAGoVChMIhLv0r77-xgIVi5UsCh22bQjk#v=onepage&q=Tarantulae%20anatome%20et%20morsu&f=false

Può sembrare strano ma, sempre per quei tempi …, era normale che uno scienziato si cimentasse con la poesia, pur nell’occasionalità del filone encomiastico. Ecco un suo sonetto tratto da Raccolta di componimenti in lode di sua Eminenza il Cardinale D. Arrigo Enriquez per la di Lui promozione al cardinalato indirizzata al medesimo da Giacinto Viva consolo dell’Accademia de’ Spioni di Lecce, Domenico Viverita, Lecce, 1754, s. p. (https://books.google.it/books?id=caUuacKiDGsC&pg=PT66&lpg=PT66&dq=niccol%C3%B2+caputi&source=bl&ots=8-Tcse9aQc&sig=GGc4phNZomNfmmmma2uDv572v3Q&hl=it&sa=X&ved=0CCcQ6AEwAmoVChMIgt_Jkrn-xgIVIZdyCh1CNgjY#v=onepage&q=niccol%C3%B2%20caputi&f=false)

Il lettore avrà già notato la “fedeltà” dell’autore salentino allo stesso editore salentino. Troppo assoluta, secondo me, per essere casuale e non, invece, un attestato di stima reciproca.

È tempo di tornare al La Guadina difesa, in cui l’autore sfata un pregiudizio popolare, frutto, forse, di un occasionale evento, secondo il quale i pesci pescati nella palude Guadina procuravano la morte a chi se ne cibava e, di conseguenza , assicura, sulla scorta di osservazioni dirette,  che non era il caso di continuarne a proibire la pesca perché era infondata la ragione addotta per spiegare quell’evento eccezionale, cioè che le acque di quella palude salmastra erano putride, in quanto esse, al contrario, erano soggette ad un costante ricambio.

Ma dove si trovava questa palude Guadina?

Nella sua individuazione ci aiuta un foglio (il ventiduesimo) dell’Atlante geografico del Regno di Napoli di Giovanni Rizzi Zannoni con incisioni di Giuseppe Guerra, in trentadue fogli, uscito a Napoli per i tipi della Stamperia reale dal 1789 al 1808, integralmente consultabile in http://www.davidrumsey.com/luna/servlet/detail/RUMSEY~8~1~246514~5515020, link dal quale ho tratto i due dettagli che seguono.

La zona paludosa della Guatina (Guadina nel Caputi), dunque, si trovava nei pressi di Torre Chianca. Per dimostrare l’eccezionalità dell’evento che aveva favorito il sorgere del pregiudizio con i risvolti legislativi della proibizione della pesca il Caputi ricorre anche alla storia ricordando gli antichi “concessionari”, i Benedettini (p. 38):

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Mi viene, però, da osservare come tra il 1181 e la metà del XVIII secolo (da come si esprime il Caputi s’intuisce che il provvedimento di proibizione della pesca doveva essere piuttosto recente) intercorre troppo tempo per non immaginare che in quel range temporale non si fossero verificati, magari solo saltuariamente, fenomeni simili. E, siccome spesso alla verità si giunge malignando, chi ci assicura che nel XVIII secolo i detentori del potere a Lecce non tentarono di sfruttare uno di questi episodi (potrebbero addirittura averlo favorito …) per sottrarre ai monaci una non indifferente fonte di reddito?

Voglio, però, ritornare sul privilegio del 1181 perché esso ci riserverà delle sorprese di ordine toponomastico e ci porrà domande di ordine, e ti pareva …, etimologico.

Lo farò nella seconda parte, perché il caldo affatica il lettore, anche se qualcuno più curioso e interessato (pure io avrei fatto lo stesso …) sicuramente non condividerà questa mia scelta; poi, magari, a lettura avvenuta del resto, rimarrà deluso …

 

Per la seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/08/04/unantica-peschiera-leccese-nei-pressi-di-frigole-22/

 

 

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3 Commenti a Un’antica peschiera leccese nei pressi di Frigole … (1/2)

  1. le antiche peschiere dimenticate: l’Acquatina, le Cesine, gli Alimini, il lago di Porto Badisco (interrato sett’antanni fa)… una storia da conoscere!!!

  2. Il privilegio “.. et gualtinam piscium ad usus fratrum. …” è su “Le carte del Monastero dei SS. Nicolò e Cataldo in Lecce 1978 a cura di Pietro De Leo.

  3. Il diploma del 1181 fu cutodito nell’Archivio del monastero insieme con gli altri originali, ora dispersi, fino alla soppressione napoleonica.
    Di esso (l’ lnfantino ci ha lasciato solo il regesto in Lecce sacra, Micheli, Lecce, 1634) esisteva una copia nel Libro di privilegi, ora disperso, di cui fa menzione la Platea del monastero (manoscritto custodito presso la Biblioteca Innocenziana a Lecce).
    Da alcune copie di quella copia Secondo Lancillotti pubblicò, tra gli altri, il nostro diploma (Historiae Olivetanae libri duo, Tipografia Gueriliana, Venezia, 1623 (https://books.google.it/books?hl=it&id=T0OeTaEJH4MC&q=kll#v=onepage&q=kll&f=false), pp. 289-292. Chi fosse interessato troverà l’altro, del 1286, a p. 297.
    Al Lancillotti si rifece l’Ughelli (frammento riprodotto nella seconda parte del post) ed a questi si rifecero A. Di Meo (Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli della mezzana età, tomo X, Napoli, 1805) e Salvatore Grande (Collana di scrittori di Terra d’Otranto. I Normanni. Poema cronache e diplomi del secolo XI e XII, v. I, Lecce, 1867).
    Nel ringraziarla della segnalazione, debbo, però, osservare che, per quanto fin qui detto, la pubblicazione del De Leo non poteva, aggiungere nulla, come infatti nulla aggiunge, ai nostri fini.

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