Da punta Palascia a Pisa, ovvero l’ultimo viaggio di un capodoglio.

di Armando Polito

 

Nel Museo di storia naturale e del territorio dell’Università di Pisa, sito nella Certosa di Calci, è custodito nella galleria dei cetacei lo scheletro di un capodoglio … salentino.

Ecco come si presenta nella foto d’epoca pubblicata il 14 giugno u. s.  in https://www.facebook.com/pages/Salento-Come-Eravamo/546048392120110, un sito che si avvia ad essere, a mio avviso, una preziosa banca dati di natura iconografica  del nostro territorio,  grazie al contributo spontaneo di chi, e fa bene, lo segue soprattutto collaborando con l’invio di materiale di gran lunga più importante (e non solo perché testimonianza del passato) di qualsiasi selfie, tanto per citare solo l’ultimo simbolo della dannata voglia di apparire (non essere …) a tutti i costi. In tal senso l’inflazione iconografica consentita dalla tecnologia abbasserà, paradossalmente, la percentuale di immagini che entreranno nella storia: se fino a pochi decenni fa se ne salvava una su mille, ora lo farà solo una su miliardi di miliardi.

La didascalia recita: Il Salentino Liborio Salomi nella foto, ricompose lo scheletro di un capodoglio di 20 metri arenatosi nei pressi di Otranto nel 1902 il mese di Gennaio. Poi acquistato dal museo zoologico di Pisa.

Cerchiamo (non è un nos maiestatis …) di saperne di più, non solo sul capodoglio …

Liborio Salomi (Capignano salentino, 1882- Lecce, 1952), nell’immagine che segue tratta da http://scienzasalento.unile.it/biografie/liborio_salomi.htm , laureatosi a Napoli in Scienze naturali, lavorò presso la Cattedra ambulante per le malattie dell’olivo di Lecce e, quando fu soppressa (alla luce del recente caso della xylella fastidiosa non sarebbe il caso di ripristinarla? …), succedette a Cosimo De Giorgi nell’insegnamento di storia naturale presso l’istituto tecnico O. G. Costa di Lecce, istituto nel quale continuò l’opera di realizzazione di un museo interno avviata dal suo predecessore, del quale provvide a pubblicare la Descrizione geologica e idrografica della Provincia di Lecce per i tipi di Spacciante a Lecce nel 1922.

E a proposito di questo museo non “ufficiale”  non posso perdere l’occasione di ricordare la lodevolissima recente iniziativa di alunni e docenti dell’istituto, il cui resoconto è in http://www.sagreinpuglia.it/puglia-news/news-lecce-e-provincia/39-lecce-news/4485-apertura-a-lume-di-candela-del-museo-di-cosimo-de-giorgi-e-liborio-salomi-lecce-le-25-01-2014.html.

Quando il capodoglio si arenò (così recita la didascalia ma, come vedremo, pare che le cose siano andate diversamente), dunque, il Salomi aveva circa vent’anni.

Per il resto lascio la parola alle immagini che ho tratto dal Catalogo dei cetacei attuali del Museo di storia naturale e del territorio dell’Università di Pisa, alla certosa di Calci, note osteometriche e ricerca storica, a cura di S. Braschi, L. Cagnolaro e P. Nicolosi, in Atti Società toscana di scienze naturali, Memorie,  Serie B, 144 (2007) pp. 1-22 (integralmente leggibile e scaricabile da http://www.stsn.it/images/pdf/serB114/01_braschi.pdf).

Il lettore avrà già notato, a parte il 1802 invece di 1902 nella didascalia, che si tratta dell’immagine speculare della foto precedente; è difficile dire quale sia l’originale, ma non cambia assolutamente nulla.

Nella didascalia si legge il nome scientifico del capodoglio: Physeter macrocephalus L.  (1758). Physeter è trascrizione latina del greco φυσητήρ (leggi fiusetèr)=sifone, sfiatatoio; la voce è da φυσάω=soffiare. Macrocephalus è voce del latino scientifico, dal greco μακρός/μακρά/μακρόν (leggi macròs/macrà/macròn)=grande + κεφαλή (leggi chefalè)=testa. Si direbbe che il profilo delle monoposto di formula 1 abbia tratto da qui ispirazione …

 

Ecco ora la scheda di catalogazione.

La scheda rinvia alla nota storica che di seguito riproduco.

Il Richiardi nominato nella scheda è Sebastiano Richiardi (1834-1904), professore di Anatomia comparata prima a Bologna e poi a Pisa, della cui Università fu rettore dal 1891 al 1893.  Nell’immagine che segue (tratta ed adattata da GoogleMaps) è visibile  tutto il tragitto dal punto di recupero a quello di partenza per Pisa. Debbo dire, infine, che trovo estremamente interessante la nota finale con il costo totale dell’operazione, spese di spedizione comprese, convertito, addirittura, in euro1.

 

Qualche lettore potrebbe dirmi: – Tutto ok, però come mai nel titolo il protagonista è l’animale e non l’uomo, anzi lo scienziato? -.

Risponderei:  – In tempi in cui, se non sei Belen o Balotelli, puoi anche scoprire la cura definitiva di una malattia gravissima e aspirare, tutt’al più, solo all’attenzione di chi ne è affetto e, se ci tengono a lui, dei familiari, il titolo può sembrare sparato, altra piaga del cosiddetto giornalismo di oggi, per avere qualche lettore in più. È vero, un capodoglio, bando alle ipocrisie!, suscita più interesse di Liborio Salomi, cioè della persona senza la quale il mare sarebbe stato per lui, come per tutte le creature che vi vivono, dopo la culla pure la bara. Tuttavia,  la mia scelta non è una forma di scarso rispetto  nei confronti dell’uomo e dello scienziato,  né l’ho fatto per sedurre te o altri ma perché sono certo che Liborio Salomi avrebbe condiviso la mia decisione. Se non ti ho convinto, non me ne faccio una pena, perché ora, come me, forse sai qualcosa in più su di lui avendo letto, era quello che in fondo volevo ma non in base ad un’applicazione privatistica, quella oggi tanto di moda, del machiavellico il fine giustifica i mezzi, queste quattro sgangherate righe. –

__________

1 Notizie leggermente discordanti sulla data e le modalità del ritrovamento e sul prezzo d’acquisto sono in Bollettino del Museo zoologico della regia Università di Genova,  1906, p. 145 (in basso, immagine tratta da http://www.forgottenbooks.org/readbook_text/Bollettino_del_Museo_Zoologico_Della_R_Universita_DI_Genova_1300007799/145).

 

 

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