Fare scultura: Donato Minonni

minonni

di Paolo Vincenti

 

Nella sua casa laboratorio nella campagna di Taurisano, Donato Minonni svolge la sua quarantennale attività artistica, intervallando al lavoro la cura dei suoi amati animali e le visite di amici ed estimatori che non gli fanno mancare gratificazione e apprezzamento per i lavori che di volta in volta va eseguendo.

Questo operoso artigiano ed ispirato artista, nato nel 1945, che conosce il valore del sacrificio e della gavetta, fatta durante gli anni della gioventù, è stato per molti anni insegnante di Disegno e Storia dell’Arte negli istituti superiori ed alla pittura e alla scultura ha sempre unito l’hobby della fotografia. La sua attività prevalente però resta quella dello scultore, come la miriade di opere sparse nel Salento testimonia.

Fino a qualche anno fa, suo stretto collaboratore era il figlio Carlo, che ora ha intrapreso nuove strade e si è trasferito a Firenze. In un catalogo o “foto-libro” stampato qualche tempo fa, è tracciata una prima ricognizione della sua carriera, ma molte opere si possono ammirare anche on line, sul suo sito www.cadart.it.  Nel suo laboratorio ha sempre lavorato con le più svariate tecniche come lo smalto, l’argento, il mosaico vetroso, l’intarsio, ecc.

Fra le realizzazioni più importanti, occorre segnalare: il Monumento a Padre Pio, in marmo di Carrara, alto m.2.30 a Taurisano, del 1989; la statua di San Francesco d’Assisi in bronzo patinato verde pompeiano, alta 2 metri e 50, che si trova a Gemini di Ugento, voluta dalla Confraternita Maria Ss. Del Rosario nel 1994; la statua di Santa Lucia in legno di cirmolo, realizzata nel 1998,  che si trova a Brindisi, nella chiesa di San Nicola; l’angelo con un’ala soltanto in marmo bianco di Carrara, a Gallipoli. Bellissima e poetica la scultura “Apollo e Dafne” del 1989. Taurisano è la città di Giulio Cesare Vanini (1585-1619) e dunque fra le realizzazioni di Minonni, non potevano mancare delle opere che all’illustre filosofo del passato rendono omaggio. Fra di esse, un busto in cemento e graniglia del 1969, un timbro con l’immagine del filosofo realizzato in occasione del convegno di studi vaniniani del 1969, un busto del filosofo in cemento, graniglia bianca e polvere di marmo, realizzato sempre nel ’69 per la Scuola Elementare di Taurisano, un busto in bronzo e medaglia per il Liceo Scientifico di Casarano, che è stato  intitolato proprio a Vanini.

Ancora, un busto in bronzo del filosofo del 1995, sempre per il Liceo di Casarano, dove lo stesso Minonni  ha insegnato fino al momento del congedo.  Come dicevo prima, Minonni opera infaticabilmente in vari contesti e in più settori dando man forte a quella schiera di pittori, scultori, grafici, designers che con le arti figurative impreziosiscono il nostro Salento. È proprio il caso di essere d’accordo con  Giorgio Seveso: “come i lavoratori e gli imprenditori danno luogo, con le loro attività, alla ricchezza pubblica di un Paese, così l’operosità degli artisti è uno dei fondamenti dell’immaginario di un’epoca e contribuisce a determinare, in definitiva, quella che si potrebbe chiamare la ‘coscienza poetica’ di una società”.

Notevoli le sue realizzazioni all’interno della Fondazione Filograna a Casarano, come la grande fontana centrale ed i giardini, e poi alcune opere in bronzo per il Calzaturificio Filanto di Casarano. Una delle più recenti realizzazioni in cui è stato impegnato, insieme col figlio Carlo, è quella del sarcofago della serva di dio Mirella Solidoro, molto amata a Taurisano, presso la chiesa Ss. Mm. Maria Goretti e Giovanni Battista. Il foto- catalogo riporta  le varie fasi dell’opera, dal progetto alla scelta dei blocchi di marmo a Carrara, fino alla lavorazione e posa in opera, con l’inaugurazione finale. Nella stessa chiesa, opera di Minonni sono le grandi e bellissime vetrate realizzate in vetri colorati e grisaglia ad alto fuoco.

Nell’antropologia del Salento, che è la patria geografica e dell’anima dell’autore, affondano le matrici artistiche del suo fare scultura. Minonni mi spiega il suo approccio con l’arte e come nascono le opere che gli vengono commissionate. La prima fase è quella degli studi preparatori in cui egli si documenta leggendo tutto ciò che è stato scritto sul soggetto o sul tema che deve essere realizzato, anche con l’ausilio di filmati, ove se ne disponga, documentari e dvd. Quindi procede ai bozzetti preparatori che sottopone all’attenzione dei committenti  e, dopo il placet degli stessi, passa alla all’ultima fase, quella della realizzazione vera e propria.

Perché ciò avvenga però, scoccare la scintilla, la folgore dell’ispirazione. In questo caso, alla technè si unisce la theia dynamis, per dirla con Platone, cioè la magia di quell’ispirazione che ha sempre qualcosa di divino, che irrompe ed invade l’artista, rendendolo “entheos”,  posseduto dal Dio. Forse sarebbe scontato dire che egli non lavora per il presente, seguendo le mode del momento ( non ha forse valore universale la massima oraziana exegi monumentum aere perennius?), ma per  offrire una testimonianza che duri nel tempo,  che parli anche alle generazioni avvenire. Sta di fatto che, contemplando queste opere, si ha davvero la sensazione che il facitore abbia dato ad esse  un che di eternale, sovrastorico.

Uno scultore che lavori su progetti predefiniti infatti ha certamente meno libertà espressiva, per esempio, di un pittore che segua soltanto i ghiribizzi della propria fantasia. Ma, pur nella fedele esecuzione di un preordinato disegno, egli riesce a far sposare insieme cuore e cervello, attingendo dalla propria “visione interiore”, per tornare a Platone, ossia dalla forma ideale di bellezza, la sua rappresentazione materiale, fondendo, nel suo poiein (il “fare” degli antichi greci, da cui “poesia”)la propria interiorità con la matericità dell’opera,   “esprit de finesse e esprit de geometrie”, come dice Pascal.

Una delle opere più imponenti  di Minonni è il Monumento a Padre Pio in bronzo che si trova a Parabita. Il monumento fu voluto dal compianto poeta parabitano Rocco Cataldi, il quale si era adoperato per la costruzione di una piazza proprio dedicata a Padre Pio. A capo del Comitato Promotore, dovette combattere per anni contro la burocrazia, prima di vedere avverato il suo sogno:  una piazza, all’interno della zona di espansione di Parabita, lungo la strada per Collepasso, con al centro una imponente statua bronzea di Padre Pio da Pietralcina, grazie anche alla generosità di tanti concittadini e soprattutto del suo grande amico Raffaele Ravenna. “Un’occasione per contribuire alla crescita spirituale della nostra gente”, scriveva Cataldi in un articolo apparso sulla rivista “NuovAlba” nel marzo 2002, “per guardare in alto, in un momento in cui si è assediati dal materialismo che costringe a guardare in basso” , e pubblicava sulla rivista una poesia inedita scritta in onore del Santo. il monumento scultoreo , realizzato da Donato  insieme al figlio Carlo, venne inaugurato nel giugno del 2002. L’opera, come spiega lo stesso Minonni, “raffigura un grande tronco di ulivo scavato dagli anni nella secolare ricerca della luce. Dalle vecchie radici, come per miracolo, continuano a spuntare sempre nuovi germogli e ramoscelli. Sembrano mani protese verso il cielo in segno di preghiera, auspici di pace e riconciliazione.

Dall’albero, animato da varie figure, emerge il Santo di Pietralcina. La sua mano sinistra si protende porgendo la corona del Rosario a chi la implora, l’altra si alza per benedire due ragazzini intenti a ripetere il rito millenario della piantagione, rimando al culto della Madonna della Coltura di Parabita”.  A Rocco Cataldi, Minonni era legato da profonda amicizia, come testimoniano alcune foto del suo Catalogo e, alla morte del poeta, quando un gruppo di amici volle commemorarlo con un busto ricordo, Minonni fu lieto di assumerne l’incarico che lo portò alla realizzazione di una Stele con ritratto in pietra , posizionata nello stesso spiazzo in cui ha luogo il monumento a Padre Pio.

Fra le opere, occorre aggiungere: la stele funeraria con ritratto di Marcello Lezzi a Matino, del 1997; l’Angelo ad ali spiegate, in marmo bianco di Carrara, a Gallipoli, dl 2001; e fra le più recenti, degna di nota è il Monumento a Papa Giovanni Paolo II, realizzato in marmo bianco di Carrara, alto 3 metri e 15 e posizionato, nella omonima piazzetta, a Casarano, nel 2007. Questa statua potrebbe in realtà definirsi un gruppo scultoreo, dati l’alto contenuto simbolico dell’opera e le diverse serie  allegoriche tracciate nella materia. Infatti, sulle spalle del Papa, vediamo delle colombe e dei ramoscelli di ulivo che il Santo Padre solleva con la mano destra. In basso, sottola sua stola, un nido di pace per l’infanzia; ai piedi del santo, troviamo il gruppo di Solidarietà e Carità, rappresentate con dei giovani che offrono acqua e cibo ad un denutrito; a sinistra in basso è rappresentata l’Accoglienza, con una barchetta carica di disperati che cerca di guadagnare la riva mentre qualcuno da terra tenta di mettere in salvo un bambino; più avanti, un nido formato da ramoscelli di ulivo nel quale sono angioletti e bambini.

Nella parte posteriore invece sono rappresentate scene di guerra, i campi di concentramento, le fosse comuni, le deportazioni e il pianto delle madri che genera un mare di lacrime. Il marmo è il materiale più nobile, difficile da lavorare, secondo l’artista, ma anche latore di grande soddisfazione. “Fare arte” mi racconta il professor Minonni, “ non è riproduzione all’infinito dello stesso tema. Fare arte è invenzione continua, è instancabile, indefessa ricerca, è idea e tecnica; ma l’arte moderna ha imposto all’attenzione generale sedicenti artisti che non hanno tecnica ed anche un gusto che porta inevitabilmente alla moda, alla tendenza del momento” . In questa sua affermazione ritrovo la volontà di ribellarsi alle regole dettate dal mercato, alle mode appunto, che portano sempre ad un appiattimento generale, lasciando poco spazio creativo a chi invece, come il nostro, vuole muoversi in totale libertà.

Ma, a ben pensarci, ciò è sempre successo nel campo dell’arte. Ci sono i ribelli e gli allineati, i conformi e i selvaggi,  bravi, anche ottimi artisti, che seguono le mode e i “grandi”, grandissimi, che le fanno.

“L’arte è l’unica speranza che salva l’uomo dalla violenza, dalla barbarie”, mi dice ancora Minonni. “ L’arte unisce gli uomini e li libera da ciò che è transeunte, facendoli elevare verso l’alto, verso il sublime. Bisogna prendere esempio da Michelangelo,il più grande di tutti, un punto di riferimento imprescindibile, precursore dell’arte moderna. Nelle mie sculture c’è l’umanità che assomiglia all’albero di ulivo che si rinnova sempre su sé stesso, l’umanità che continua ad andare avanti, nonostante le vicende tragiche di questi ultimi tempi”.  La sua ispirazione è classica, la scultura greca il suo modello di riferimento, come confermano l’armonia delle forme, la pulizia, il perfetto equilibrio che trasmette all’osservatore una serenità interiore. Numerose sue realizzazioni decorano tombe private, piazze e luoghi pubblici in tutto il Salento.

Da artista eclettico e curioso,  appassionato anche di architettura e arredamento, ha realizzato opere di restauro di ville, allestimento di negozi, sistemazione di giardini e parchi.  Come grafico, anche alcune copertine di libri quali, ad esempio: “Scuola e cultura nella realtà del Salento” per l’Annuario del Liceo Scientifico Vanini di Casarano;  “Un antico mestiere” di Katia Manni e Silvia Sansone; “Il giovane Gramsci” (Congedo editore) di Luigi Montonato ; “Dal tempo ritrovato” dello stesso autore (Edizioni di Presenza);  “La fatica, l’ingegno, la creatività” di Roberto Orlando (Centrostampa); “Lavoro e proverbi nella società del bisogno. Taurisano tra ‘800 e ‘900” (Congedo Editore) di Vittorio Preite; “Humanitas et civitas. Studi in memoria di Luigi Crudo”, a cura di Giuseppe Caramuscio e Francesco De Paola (Edipan), ed altri ancora. Fra le ultime realizzazioni, un busto marmoreo di Giosuè Carducci, posizionato nel cortile dell’omonimo edificio scolastico taurisanese e  inaugurato nel dicembre del 2011, per i 150 anni dell’Unità d’Italia. In quell’occasione, Aldo de Bernart, che dell’istituto Carducci era stato direttore didattico nei lontani Anni Sessanta, tracciando un parallelo fra la statua carducciana del Guacci (del 1910, presso l’ex Convitto Palmieri di Lecce) e quella  recentissima di Minonni, scrive: “ Da domani gli alunni dell’Edificio Carducci saranno guardati dagli occhi del busto del Minonni, che scava uno sguardo più sereno, più dolce, più tranquillo, forse quello del poeta degli affetti famigliari. È l’arte di questo scultore taurisanese che plasma, accarezza e fa parlare le figure. Ragazzi dell’istituto Carducci, tenete per voi lo sguardo del poeta scolpito da Minonni ed io terrò quello del Guacci.

Solo così potremo ricordare insieme i due artisti, entrati prepotentemente nella nostra vita. E come nel lontano 1910 fu osannato il prof. Luigi Guacci, così noi osanniamo questa sera il nostro prof. Donato Minonni. Grazie professore”.

Il catalogo, nell’ultima parte, riporta anche alcune pitture e litografie di Donato. L’emozione che egli innerva nelle sue opere mi fa pensare ad una semantica  forte di valori che, nella sua visione del mondo e della vita, sostanziano l’opera stessa, ne impastano la materia. E così, specie nelle sculture di arte sacra, la verità della forma e oltre la forma, il bisogno di elevazione,  la spiritualità  che trascende la materia, effusa  nei suoi aerei volumi, costituiscono cifra distintiva e bagaglio poetico del facitore Donato Minonni.

PAOLO VINCENTI

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