di Massimo Vaglio
Le vongole, il plurale si impone in quanto sono diverse le specie che vengono genericamente, commercialmente così denominate, sono dei molluschi bivalvi che vivono sprofondati nella sabbia o in particolari tipologie di fanghi marini. Sono animali filtratori, ovvero, che si nutrono filtrando le particelle sospese nell’acqua o depositate nel fondale; tale nutrimento, è costituito principalmente da alghe unicellulari ossia dal cosiddetto fitoplancton. Allo scopo, la natura le ha dotate di un perfetto, quanto funzionale meccanismo di cilia vibratili collegate con due sifoni, uno inalante e l’antro esalante, il volume d’acqua che attraversa ogni giorno il corpo di ogni singolo animale è sorprendentemente grande.
Nei mari pugliesi sono presenti anche quasi tutte le specie di vongola che vivono nel mediterraneo, fra queste, la fatidica vongola verace Venerupis decussata della quale però il quantitativo pescato non è sufficiente a coprire la grande richiesta di mercato che invece viene compensata da altre specie di vongola quale la Chamelea gallina più conosciuta dagli esperti come lupino o ancora più di sovente con la Tapes philippinarum, ovvero con la cosiddetta vongola filippina, una specie alloctona (di origine asiatica) da qualche decennio perfettamente acclimatatasi nelle acque costiere e nelle lagune dell’Alto Adriatico ove viene ampiamente sfruttata sia con il prelievo dai banchi naturali, sia con l’allevamento, praticato intensivamente.
Le vongole (o lupini che dir si vogliano) della specie Chamelea gallina, sono invece presenti nei fondali sabbiosi dell’Adriatico pugliese in enormi stock e la