Il Salento e la sua viabilità principale in tre mappe ottocentesche

di Armando Polito

È scontato il fatto che in una mappa l’abbondanza, la dimensione e la leggibilità dei dettagli sono legati alla seconda cifra del rapporto scalare: quanto più esso è alto, tanto meno la mappa risulta dettagliata. Quelle prese in considerazione solo in una scala che rende impossibile qui una loro riproduzione che sia leggibile, per cui per ognuna di loro all’immagine ridotta seguirà un primo dettaglio relativo alle tre provincie di Terra d’Otranto ed un secondo riguardante il circondario di Nardò.

La prima, dal titolo  Atlante del Regno di Napoli ridotto in 6 fogli per ordine di Sua Maestà Giuseppe Napoleone re di Napoli e Sicilia. L’opera, di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni (disgno di Alessandro d’Anna), risalente a data probabilmente non successiva al 1807,  anticipa quella più nota, dello stesso autore, in 31 fogli e con lo stesso dedicatario, la cui pubblicazione iniziò, sempre a Napoli, nel 1808 e terminò nel 1812.

La seconda, pubblicata da Basset a Parigi nel 1822, è di Pierre Lapie.

La terza mappa è, addirittura, in scala 1: 563.000 e questo dato tradisce la sua origine militare. Essa, infatti, è uno dei 21 fogli  (disposti 3 in latitudine e sette in longitudine) disegnati e pubblicati nel 1829 a Vienna dal colonnello austriaco Franz von Weiss (1791-1858).

L’insieme dei fogli occupa una superficie di circa sei m2 e questo fa intuire che anche il foglio che ci riguarda ha dimensioni notevoli, tanto che la sua immagine digitale è un file di oltre 54 MB!. Per questa sua caratteristica sono stato costretto qui a riprodurre il foglio in dimensione ridotta compatibile con quella supportata dal blog, ma ho aggiunto, leggibile, il dettaglio relativo a Nardò ed al suo circondario.

Le autostrade del Salento fra ansia di modernità e rischi di scempi ambientali

di Paolo Rausa

 

Sulle grandi opere viarie che sono in progetto o in fase di realizzazione in tutto il nostro paese sorgono da più parti comitati di associazioni ambientaliste e di cittadini, preoccupati per il loro impatto ambientale. E’ il caso delle statali 275 (nel tratto Maglie-Leuca) e 16 (nel tratto Maglie-Otranto), che interessano la porzione sud-orientale del Salento, l’estremo lembo della Provincia di Lecce.

Un territorio significativo per la presenza del Santuario della Madonna De Finibus Terrae, laddove si erge il Faro che irradia con la sua luce le acque dell’Adriatico e dello Ionio che qui si separano e si ricongiungono in un moto perenne. Proprio questo Santuario ha rappresentato nella cultura contadina la fine del mondo, dell’ecumene conosciuto, il termine oltre il quale cominciava il regno dell’Ade e per questo – dice il poeta Vittorio Bodini – “è qui che i salentini dopo morti / fanno ritorno / con il cappello in testa”.

Certo, altre suggestioni… Ora dobbiamo guardare avanti, allo sviluppo di una terra arretrata… – sostengono i promotori di queste nuove arterie super o auto/stradali, che attraverseranno come cicatrici la terra già lungamente provata del Salento. Non è pensabile una grande opera senza prima aver

Verso Finibusterrae su antichi tratturi, tra paesaggi di pietra e ulivi secolari

IN CAMMINO VERSO FINIBUSTERRAE SU ANTICHI TRATTURI

TRA PAESAGGI DI PIETRA E ULIVI SECOLARI

 

ITINERARI STORICO – ARCHEOLOGICI

LUNGO IL NUOVO TRACCIATO DELLA S.S. 275

 di Marco Cavalera
  1. 1.    Il progetto e la sua storia

Il progetto di ammodernamento della S.S. 275 “Maglie – Santa Maria di Leuca” nasce nel 1994 con l’obiettivo di collegare tra loro le aree industriali del Salento meridionale. L’arteria stradale, presentata dai politici locali come “la più grande opera degli ultimi 20 anni nel Salento”, avrà un costo complessivo di circa 288 milioni di euro. La sua realizzazione vede il consenso di tutta la classe dirigente salentina – imprenditoriale e politica – e, allo stesso tempo, la disapprovazione di una parte di associazioni di volontariato e di liberi cittadini del territorio – riuniti nel Comitato S.S. 275, presieduto da Vito Lisi – che chiedono a viva voce di fermare la strada a quattro corsie fino a Montesano e di adeguare i tracciati viari preesistenti fino a Santa Maria di Leuca.

Il Comitato ha svolto, fin dal 2003, indagini approfondite sull’iter burocratico che ha portato all’approvazione del progetto di ammodernamento della S.S. 275, mettendo in risalto gravi irregolarità procedurali e violazioni di legge.

Dall’atto di diffida e messa in mora, redatto dall’avv. Luigi Paccione e notificato all’ANAS S.p.A., si evince infatti che l’incarico venne affidato, nel 2002, direttamente dall’ANAS al Consorzio per lo Sviluppo Industriale e dei Servizi Reali alle Imprese (SISRI), che a sua volta ha subappaltato lo stesso incarico, senza alcuna gara e in mancanza di procedura ad evidenza pubblica alla Pro.Sal.Progettazioni Salentine S.r.l., per un importo pari a circa 5 milioni di euro.


Nello specifico, il progetto prevede la realizzazione di una strada, costituita da quattro corsie e da due complanari (una per senso di marcia), larga circa 40 metri. L’arteria viaria sarà realizzata quasi completamente su un terrapieno, con conseguente ed inevitabile cesura della viabilità rurale del territorio, che insiste in buona parte su antichi tracciati medievali.

La superstrada, inoltre, andrebbe inesorabilmente a cancellare la tipicità

Una faraonica ed eccessiva SS16 Maglie-Otranto

Forum                                      
AmbienteSalute
Via vico de’ Fieschi, 2 – LECCE     
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L’ASSESSORE BARBANENTE DENUNCI ALLA MAGISTRATURA LE PRESSIONI SUBITE, E SOSPENDA L’AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA, ANCHE SE GIA’ FIRMATA, IN REGIME DI AUTO-TUTELA!
L’ASSESSORE BARBANENTE ALL’ ASSETTO DEL TERRITORIO DELLA REGIONE PUGLIA HA EMESSO UNA DELICATA ASSURDA AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA “CON IL FIATO SUL COLLO” COME HA DICHIARATO SULLA STAMPA (Corriere del Mezzogiorno – sabato 04/08/2012)!

LE SI CHIEDE ORA DI DENUNCIARE QUANTO AVVENUTO ALLA MAGISTRATURA!
UN ATTO COSI’ IMPORTANTE DALLE CONSEGUENZE CATASTROFICHE SUL TERRITORIO E A FAVORE DI UN APPALTO COSI’ ECCESSIVO DI MILIONI E MILIONI DI EURO PUBBLICI, NON PUO’ ESSERE EMESSO IN UN CLIMA DI PRESSIONI! INAMMISSIBILE QUANTO AVVENUTO E RISCHIA DI AVVENIRE!

APPELLO AI CITTADINI PER COLMARE LE LACUNE GRAVISSIME TECNICO-AMMINISTRATIVE NEL CASO DEL PROGETTO DELLA NUOVA SS 16 MAGLIE-OTRANTO A TUTELA DEL NOSTRO AMATO SALENTO!

Venerdì, mentre diverse associazioni ambientaliste salentine, alla presenza

Benvenuti nel Salento, con le sue bellezze irraggiungibili

di Gianni Seviroli

I turisti sono benvenuti, tanto benvenuti che, magari per magia si potesse tornare indietro e sempre per magia ai politici di turno venisse un’illuminazione, nell’articolo dell’altrieri ho parlato dell’opportunità di spendere i 55 milioni di euro per infrastrutture legate, per l’appunto,  al turismo.

Creare infrastrutture per il turismo non significa necessariamente saturare il Salento di autostrade, da Lecce a Leuca e da Otranto a Gallipoli, ma potenziare per esempio, i servizi primari, quali  la rete dei trasporti extraurbani – e anche urbani, per i centri più grandi – , potenziare le ferrovie del Sud Est, creare percorsi (magari anche comodi) per raggiungere le meraviglie del Salento tuttora quasi irraggiungibili, costruire – non sul mare – degli alberghi e degli ostelli per la gioventù, che pur non essendo infrastrutture del servizio pubblico in senso stretto, potrebbero essere considerate tali se realizzate con partecipazione statale o, perché no? fossero interamente finanziate e gestite dallo Stato stesso.

Qualche esempio di bellezze irraggiungibili? Solo per restare in zona, i vari dolmen sparsi nelle campagne intorno a Giurdignano, il “furticiddhu d’a vecchia”, noto anche come “massu d’a vecchia” vicino a Minervino, la suggestiva ex cava di bauxite a Otranto, decine di vore e di siti archeologici sconosciuti anche ai Salentini, e poi centinaia di bellezze e di rarità che, insieme agli stereotipati mare-sule-jentu-oiu-mieru-pizzica, contribuiscono ad aumentare il nostro orgoglio di residenti. Ogni paesino della provincia di Lecce, d’altra parte, oltre alle bellissime chiese – principalmente – barocche  ed ai palazzi baronali o ai castelli, ha anche delle bellezze nascoste, fra le vie del centro abitato o nelle campagne del suo feudo.

Ma la scelta di non fare una strada a quattro corsie fra Maglie e Otranto,

L’antica viabilità nel territorio neretino

di Maria Vittoria Mastrangelo

L’antico Salento presentava un aspetto assai diverso da quello odierno. Sicuramente gli antichi centri abitati, e soprattutto quelli di epoca medioevale, erano collegati tra loro da carrarecce o mulattiere. In questa terra si viveva di commercio oltre che di agricoltura. E dobbiamo anche immaginare la maggior parte del territorio salentino coperta da querceti e macchia mediterranea: un territorio boscoso, molto diverso dall’aspetto ordinato dei moderni oliveti che si estendono oggi a perdita d’occhio tra un abitato e l’altro; le antiche strade dovevano di fatto attraversare zone ombrose, e talvolta malsane; ovvio quindi che si mantenessero distanti dagli acquitrini e dalle zone malariche immediatamente sulla costa.

Di certo, restano tracce ancora alquanto evidenti di una situazione oggi difficile anche da immaginare: pesanti carri che a difficoltà procedevano tra i boschi di lecci o in mezzo a paludi malariche; rischi di assalti dei predoni saraceni che, sbarcando improvvisamente lungo le coste, saccheggiavano, distruggevano e sparivano con la stessa velocità con cui erano comparsi all’orizzonte; eppure qualche traccia di quest’antico vissuto resiste tuttora, celata nei muretti a secco o nella toponomastica, pronta a raccontare una storia romanzesca a chi sappia leggere le testimonianze dei luoghi e le tracce lasciate dallo scorrere delle ruote dei carri nel tufo salentino.

Prima che i  commerci mondiali si estendessero al di là degli oceani con la scoperta dell’America e delle rotte per l’Africa e l’Estremo Oriente, il Salento, penisola che si immerge nel centro del Mediterraneo tra il mar Ionio ed il mar Adriatico, era una terra ambita, fulcro del commercio di epoca antica e medioevale: la sua posizione naturale ed il suo aspetto morfologico, sostanzialmente pianeggiante, ne facevano una delle principali porte d’Europa, luogo di partenza e di arrivo di merci pregiate; da qui partivano anche spedizioni militari o pellegrini verso la Terrasanta, e qui più volte sbarcarono i musulmani, nell’intento di insinuarsi in Europa.

Ed ancora una storia molto più recente, fatta di sbarchi clandestini, sottolinea la funzione di ponte che la penisola naturalmente presenta tra l’Europa occidentale, i Balcani e l’Africa.

Nei tempi antichi, quando il Mediterraneo era solcato dalle navi delle colonie greche e fenicie, la penisola salentina era abitata dai messapi, un popolo fiero che difendeva la propria indipendenza anche dagli assalti della ricca e potente Taras greca (l’odierna Taranto). Le città messapiche – Manduria a parte che si trova poco più all’interno – erano situate tutte a circa cinque chilometri dalla costa ionica, tra Taranto e l’attuale Santa Maria di Leuca: Nardò, Alezio, Ugento e Vereto. Tra l’una e l’altra una distanza media di 11 miglia.

Le città messapiche erano collegate tra loro da una strada che correva lungo la costa ionica mantenendosi a circa 5 chilometri di distanza dal mare; Ognuna di esse era poi collegata ad un proprio porto-emporio sulla costa. Questo sistema di viabilità, creato in epoca messapica e poi ricalcato ed ampliato dai romani, ci è stato in parte riportato dalla famosa tavola peutingeriana, redatta in epoca imperiale. Sicuramente è stato poi utilizzato in epoca medievale e nella prima età moderna, non essendosi di fatto la viabilità interna modificatasi fino a tutto il sec. XVIII.

Nel Salento, dell’antica viabilità terrestre ci resta oggi ben poca traccia: il territorio è solcato da strade moderne che hanno quasi ovunque cancellato le tracce di quelle arcaiche; le antiche mappe per lo più riportano con accuratezza la morfologia della costa coste, essendo all’epoca preponderante l’utilizzo delle rotte marine, sicuramente più veloci rispetto alla percorrenza di carrarecce e mulattiere per via di terra.

D’altra parte, l’analisi del territorio e la ricerca sia storica che archeologica hanno dato discreti risultati ed è in parte possibile ricostruire gli antiche tracciati viari. Esiste in merito una buona bibliografia tra cui emergono gli studi di Giovanni Uggeri che – sebbene datati, essendo stati redatti venticinque anni fa – restano ad oggi l’analisi più dettagliata, almeno per quanto concerne l’area ionica a sud di Taranto.

La via Sallentina, riportata anche dalla tavola peutingeriana, era la strada che, correndo parallelamente alla costa ionica, collegava il porto di Leuca all’Appia all’altezza di Taranto; proveniendo dal Vicino Oriente, si poteva attraccare a Leuca, piuttosto che a Brindisi, e raggiungere l’Appia percorrendo la via Sallentina: la strada doveva pertanto essere assai frequentata e ben conservata se  talvolta veniva preferita alla rotta marina fino a Brindisi – da cui poi, in ogni caso, bisognava raggiungere Taranto percorrendo l’ultimo tratto della via Appia.

Uggeri ha rintracciato quasi completamente l’antico percorso che da Manduris (Mandria) arrivava fino a Veretum (Leuca), passando per Neretum (Nardò), Baletum (Alezio) ed Uzintum (Ugento). Relitti di questa viabilità sono spesso rintracciabili nella campagna ed Uggeri li ha dettagliatamente indicati sulle mappe topografiche da lui pubblicate dove il percorso della via Sallentina da Manduria a Nardò è molto ben individuato. Soprattutto la zona a  nord di Porto Cesareo è ricca di testimonianze del passaggio di un’antica ed importante strada: in particolare vale la pena ricordare il villaggio medioevale di Lucugnano – di cui oggi restano tracce di un’antica necropoli e resti di antichissime carrarecce, forse in parte coincidenti con un tratto della Sallentina stessa – e più a sud il relitto del paretone greco (antica fortificazione della guerra greco-gotica) che corre immediatamente a sud della masseria Console e prosegue nel territorio della masseria Giudice Giorgio – con i resti di un antico e larghissimo tratturo perfettamente individuato dalle mappe dell’Uggeri. Prima di arrivare a Nardò, si trova ancora il casale di Agnano, abitato fino al tardo medioevo.

Colpisce, invece, che la zona immediatamente a sud di Nardò – il tratto verso Alezio – risulti poco indagato e soltanto accennato. Qui sono state fatte solo delle ipotesi, non potendosi ad oggi, riscontrare alcun tratto di strada antica ascrivibile con sicurezza al percorso della Sallentina.

Mentre già in epoca romana, le città messapiche di Manduris, Baletum e Veretum venivano progressivamente abbandonate, Neretum ed Uzintum conservavano una certa importanza, divenendo in epoca cristiana anche sedi vescovili.

La presenza di una notevole densità demografica potrebbe quindi essere tra le cause di una costante ed incisiva modificazione del territorio circostante la città, che ha cancellato le tracce della sua storia più remota: e così il percorso della viabilità antica risulterebbe oggi molto poco leggibile, rispetto ad altre zone in cui lo stato dei luoghi si è conservato più simile a quello originario.

Nardò era collegata al suo porto – Naunia, probabilmente l’odierna Santa Maria al Bagno – da una strada diretta che incrociava, all’altezza dell’odierna località delle Cenate la strada che da Gallipoli intersecava la Sallentina – collegando così Gallipoli a Taranto – e proseguiva per Copertino, Novoli e Squinzano, congiungendosi qui con l’Augusta Traianea.

Tracce di questa strada, di importanza secondaria rispetto alla Sallentina stessa, sono rintracciabili nelle vicinanze della villa Taverna – il cui nucleo originario quattrocentesco era probabilmente un punto di ristoro della lungo la strada: si tratta di relitti stradali e di qualche pietra miliare.

Immediatamente a nord di Nardò, laddove la moderna strada per Avetrana ricalca abbastanza fedelmente l’antica Salentina, il tracciato antico è in alcuni punti ben evidente; mentre a sud dell’abitato, essendo la situazione dei luoghi molto più modificata, non si è potuto ben individuare l’antico percorso: la moderna statale 101 (Lecce-Gallipoli) che incrocia la strada antica poco a nord di Sannicola, ha in quel punto ulteriormente cancellato le tracce dell’antica viabilità, rendendo ancor più complessa l’individuazione del probabile percorso.

Uggeri sostiene che uscendo da porta Viridiana (all’altezza dell’attuale Castello di Nardò) la strada attraversasse la località Castellino, dov’è oggi la discarica, e toccando villa Frezza, l’abbazia medioevale di San Nicola in Pergoleto e contrada Coppola fino alla masseria Portolano (quest’ultima immediatamente a nord di Alezio, al di là dell’attuale statale 101).

In alternativa a questa, un’altra ipotesi sarebbe quella di far passare la strada leggermente più ad ovest, facendola coincidere con la strada che dal castello neretino conduce verso la  masseria Pantalei e da qui, rasentando la masseria Corillo e la chiesetta di santa Maria delle Tagliate – venendo ad attraversarne l’omonimo villaggio rupestre – prosegue verso sud, fino alla masseria Morige Grande. Questa strada, in parte ancora esistente, è sicuramente molto antica: la zona è però oramai densamente coltivata e costellata di moderne villette; lo stato dei luoghi appare completamente alterato, né sono rinvenibili resti di un eventuale  antico lastricato,  neanche nei muretti a secco che, spesso costruiti re-impiegando i massi del lastricato stradale, sono fonti preziose per documentare l’antico stato dei luoghi.

Questa area a sud di Nardò è peraltro ricca di rinvenimenti: nei pressi della località Torre Mozza (di poco più ad ovest rispetto alla strada Pantalei-Tagliate-Morige) furono rinvenuti negli anni ‘70  del secolo scorso, resti tombali di epoca bizantina, oggi conservati al museo di Gallipoli; ancora più a sud, nei pressi della masseria Mosca e a poca distanza dalla chiesa di San Mauro, si trova la chiesetta bizantina di San Salvatore, costruita in un punto pianeggiante, probabilmente al crocevia con un’altra strada che collegava i due i porti di Gallipoli ed Otranto, passando per Muro Leccese – dove si trova l’altra importantissima chiesa bizantina di Santa Marina.

I percorsi istmici tra lo Ionio e l’Adriatico avevano nell’antico Salento l’essenziale funzione di collegare i principali insediamenti portuali tra loro con strade carraie, evitando di dover doppiare via mare il capo di Leuca: di quello più a sud, tra Otranto e Gallipoli si è appena accennato; ve ne erano altri due: uno collegava il porto di Nardò, Naunia (Santa Maria al Bagno), a Roca Vecchia, passando da Galatina, Soleto e Calimera; un altro ancora più a nord collegava Senum (Porto Cesareo) a San Cataldo, passando da Leverano, Copertino e Lecce (Lupiae e Rudiae). Ancora più a nord c’era ovviamente la parte terminale della via Appia, il collegamento tra i porti di Taranto e Brindisi.

Le notizie riportate sono tratte per lo più da mappe e documenti antichi, ma il territorio merita di essere studiato più dettagliatamente, alla ricerca delle tangibili testimonianze del passato. Il Salento non è solo la terra de lu sule, lu mare e lu ientu: è una terra che conserva le labili tracce della sua storia plurimillenaria, del suo passato messapico, ma anche bizantino, dei suoi villaggi rupestri scavati nel tufo e mascherati tra gli olivi; aspetti meno noti, cui però la civiltà e la tradizione locale devono tanto della loro unicità.

pubblicato integralmente su Spicilegia Sallentina n°5.

Si deturperà uno dei paesaggi più belli e caratteristici del Salento, qual è quello del Capo di Leuca

APPELLO AI CITTADINI ED AGLI AMMINISTRATORI PUBBLICI DEL SALENTO PER LA SALVAGUARDIA DEL PAESAGGIO DEL CAPO DI LEUCA

 

delibera del Consiglio di Facoltà dei Beni Culturali dell’Università del Salento, votata all’unanimità

 

         La notizia, appresa recentemente dalla stampa locale, della definitiva approvazione da parte dell’ANAS del progetto esecutivo della superstrada a scorrimento veloce a quattro corsie Maglie-Leuca, comprensivo del cosidetto “terzo tronco” di circa 18 Km che va da Montesano a S.M. di Leuca, suscita indignazione e stupore.

         Indignazione perché viene irrimediabilmente deturpato uno dei paesaggi più belli e caratteristici del Salento, qual è quello del Capo di Leuca, stupore per la miopia politica di tanti amministratori pubblici.

         La costruzione di questa superstrada costituirà un enorme dispendio finanziario ( i costi sono lievitati, in un decennio, da 152 a ben 288 milioni di euro, corrispondenti al maggior intervento pubblico mai realizzato nel Salento) e comporterà un’alterazione e devastazione irreversibile di una zona a forte attrattività turistica e di grande valenza storico-archeologica.

         Svincoli, complanari, terrapieni, trincee, viadotti, sotto e sovrapassi, accompagneranno questa strada sino al Capo di Leuca.

E’ prevista, inoltre, la costruzione di una sezione viaria larga 22 metri, quella di un viadotto, all’altezza della frazione di San Dana,  i cui piloni saranno alti 9,5  metri, una maxi rotatoria a raso di1,2 km per il raccordo con la SS. 274 (Gallipoli-Lecce), lo svellimento di ben 3.530 alberi di ulivo: tutto ciò in aggiunta alla vecchia strada, praticamente parallela alla nuova, per cui alla fine avremo a disposizione ben sei corsie per arrivare da Montesano a Leuca e tutto questo per risparmiare non più di cinque/dieci minuti di tempo.

         Risultano, altresì, risibili le assicurazioni dei progettisti e dell’ANAS in merito alle previste opere di mitigazione ambientale quali il ripristino dei muretti a secco, delle pagghiare, dei rustici rurali, la ripiantumazione degli alberi divelti, l’uso dei rivestimenti in pietra leccese etc.., dimenticando che  il territorio, il paesaggio e i suoi caratteristici manufatti, costituiscono un “unicum” non ricostruibile artificialmente come una qualsiasi Disneyland !

Tutto  ciò avviene quando a livello europeo il tema delle nuove strade si impone come occasione per progetti di paesaggio in cui gli appalti-concorso per la realizzazione di queste opere impongono, tra i requisiti migliorativi dell’opera, il progetto paesaggistico. In altri casi, l’uso da parte dei progettisti

SS 275, la follia storicida di un ecomostro a 4 corsie

tratturo in località Serra del fico

 

UDU Lecce

 

in collaborazione con:

il Consiglio Studenti, l’associazione Archès,

Spigolature Salentine, Gaia, LeMiriadi49, Save Salento,

il Formicaio, il circolo Arci Zei,

 

organizza

“SS 275 LA FOLLIA STORICIDA DI UN ECOMOSTRO A 4 CORSIE”

 

Lunedì 9 Gennaio ore 17.00 – Rettorato Università del Salento

L’UDU incontra le 18 associazione che costituiscono il Comitato NO 275, la Facoltà di Beni Culturali, forte della sua unanime delibera di condanna, e tutte le realtà territoriali che credono ad una viabilità propositiva e ad una alternativa al progetto folle che prevede una statale a 4 corsie che vada oltre l’utile allargamento della attuale S.S. Maglie-Montesano con la distruzione, nel nuovo mostruoso tratto da Montesano a Leuca, di un patrimonio

Via Vecchia Copertino: strada fiabesca della storia salentina

di Daniela Bacca

E’ l’ arteria stradale tra le più antiche della Valle della Cupa, definita da Cosimo De Giorgi il “Tivoli dei leccesi”, è la strada della genesi dei Messapi e di Quinto Ennio, è il sentiero che mi ha partorito ed in cui io stessa vivo fin dalla nascita nel tratto denominato, fino a qualche anno addietro, “seconda traversa a destra”.  La  via “Vecchia Lecce-Copertino”, che in verità nella cittadinella di San Giuseppe ”dei voli” non arriva, ma si interrompe sulla provinciale Copertino-San Pietro in Lama, fu un prestigioso asse viario legato al tracciato che collegava la città messapica di Rudiae con Lecce e Porto Cesareo,  e si distende, oggi come un tempo, tra le campagne più floride e primitive di Lecce, dove corre una storia arcaica e contemporanea raccontata da ammalianti pietre agresti ed umane.

Il suo lungo sentiero, nodo fondamentale per la viabilità, con le sue affascinanti traverse, diramazioni e contrade, scorre tra le strade “ Lecce-Monteroni” e “ Lecce-San Pietro in Lama”, accomodandosi con mite dolcezza nella magica periferia leccese, ed apparteneva  ad una fitta rete viaria, le cui strade sono riportate anche in alcuni documenti del XVII e XVIII secolo, alcuni dei quali individuano la vecchia strada Lecce-Copertino, quella che da Porta Rudiae a Lecce portava a Leverano.

In quest’ habitat primordiale, di incantevoli cieli cristallini, di inebrianti essenze mediterranee date dai pini domestici, mirti e melograni, di

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