Ucci festival. Ricordando i cantori autentici del Salento

concerti Ucci festival 2014

di Giuseppe Cesari

Nella gran parte del Sud Italia il sistema economico e sociale fino a pochi decenni fa era quello tipico di una civiltà contadina.

Tutta l’economia ruotava intorno alle produzioni agricole e il lavoro in campagna coinvolgeva interi nuclei familiari, dal più anziano al più piccolo, ognuno con compiti ben precisi in base alle proprie capacità.

Era così anche a Cutrofiano, dove quel mondo trovava la sua sintesi di rabbia e d’amore, di disperazione e di fede, di lotta e di speranza nelle canzoni che erano il commento sonoro, a volte anche gioioso ed ironico, di quel lavoro duro e di quella vita scandita dal ritorno ciclico delle stagioni.

Spesso a Cutrofiano ai passanti capitava di sentire provenire dai campi, oltre ai suggestivi suoni naturali, delle voci umane cantare; si sentivano cori, canti e controcanti, che intonavano melodie che come un’eco andavano e tornavano da vari punti della campagna…

È nella nostra campagna, è esattamente lì che è nata l’ispirazione al canto di tanti Cutrofianesi.

In quelle campagne, tra le rughe dei nostri ulivi secolari, nei profumi di rugiada mattutina, nella dolcezza del primo acino d’uva maturo, tra muretti a secco e furneddhri, nella freschezza dell’acqua dei pozzi superficiali che a Cutrofiano offrivano generosamente acqua in quantità per la coltivazione dei campi e per la sete di piante e uomini, i lavoratori stagionali venuti dai paesi limitrofi ascoltavano le voci dei nostri cantori e ne davano testimonianza con i loro racconti.

Già da bambini Uccio Aloisi, Uccio Bandello, Narduccio Vergaro e tanti altri cantavano, cantavano sempre, cantavano per passione, per gioia, per amore, cantavano…

cardisanti - Ucci festival 2012

Per i nostri contadini cantori la campagna e il paese rimasero la dimensione del loro canto fino alla fine degli anni   60. Solo la collaborazione con il coro parrocchiale per cantare la domenica alla Santa Messa offriva ulteriori palcoscenici, soprattutto a Uccio Bandello, per soddisfare la sua insaziabile fame di canto; anche Narduccio Vergaro era vicino al coro parrocchiale, del quale faceva parte suo fratello Carminuccio, appassionato di musiche sacre.

La loro passione per il canto era tanto forte che quando si incontravano in piazza o in qualsiasi altro posto c’era qualcuno, Uccio Aloisi in particolare, che intonava qualcosa che diventava irresistibile per gli altri due al punto da trasformare l’incontro, più o meno casuale, in una occasione per un improvvisato concerto spontaneo, che richiamava l’attenzione di tanta gente.

Ormai erano maturi i tempi per salire sul palco. Cominciarono a farsi notare nelle manifestazioni organizzate a Cutrofiano, poi a suonare alle feste dell’Unità che all’inizio degli anni 70 si organizzavano in vari paesi ed erano molto partecipate.

Le loro voci, i suoni, l’insieme dello spettacolo con il vasto repertorio che spaziava dai canti napoletani ai canti nazionalpopolari, dai canti in dialetto salentino alla pizzica tamburo e voce lasciavano al pubblico un retrogusto gradevole, particolare, e la consapevolezza d’aver assistito a qualcosa di unico, di importante, di autentico.

Agli inizi degli anni 70 su di loro cominciò a concentrarsi l’interesse del mondo accademico e di ricercatori, studiosi, etnomusicologi che venivano a Cutrofiano per incontrarli, conoscerli, parlare con loro e poi registrare le loro canzoni. Proprio nel 1972 Giorgio di Lecce incontrò Uccio Bandello e Uccio Aloisi.

Questo incontro segnò una svolta importante per i cantori di Cutrofiano che, suggellando la collaborazione con Giorgio di Lecce, cominciarono ad andare dapprima in giro per la Puglia fino a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, con uno spettacolo di musica e danza popolare e l’anno successivo in tournee per l’Italia con memorabili concerti a Faenza, Ravenna, Napoli.

Grazie a Giorgio di Lecce i cantori di Cutrofiano ebbero l’opportunità di conoscere e di collaborare con Uccio Casarano, organettista di Sogliano, con Luigi Stifani, il barbiere violinista di Nardò e con la famiglia Zimba di Aradeo con un giovanissimo Pino diventato poi il grande personaggio della musica popolare salentina.

Dopo la metà degli anni Settanta, quando ci fu il grande boom delle radio e tv libere, il gruppo dei cantori di Cutrofiano, ormai conosciuto molto bene in provincia e non solo, partecipò ad una serie di fortunatissime trasmissioni televisive sulla musica popolare del Salento mandate in onda da “Telelecce Barbano”, emittente all’epoca seguitissima in tutta la provincia.

li Ucci - Uccio Aloisi, Uccio Bandello, Narduccio Vergaro
li Ucci – Uccio Aloisi, Uccio Bandello, Narduccio Vergaro

Ormai era nato un vero gruppo, che aveva spontaneamente preso il nome “li Ucci”, il cui nucleo storico era costituito da Uccio Vergaro, Uccio Bandello e Uccio Aloisi con tanti artisti che ruotavano intorno a loro.

Essi erano un punto di riferimento per tutti coloro che amavano la musica tradizionale salentina autentica. Nonostante il successo, che li aveva loro malgrado investiti, il loro carattere, la loro semplicità, la loro spontaneità, la loro ispirazione era rimasta intatta. La vita di tutti i giorni era sempre la stessa, non assumevano atteggiamenti da star, anzi portavano sul palco la loro spontaneità tanto da non rispettare il galateo del palco e suonavano come se stessero nei campi. Alcuni pensavano fosse trasgressione, invece era semplicemente il loro modo di essere e di suonare, era amore puro per la musica che per loro aveva solo un senso: dare voce e canto alla nostra terra.

Il gruppo crebbe notevolmente in notorietà e ormai si muoveva in maniera autonoma; gli organizzatori delle feste contattavano loro direttamente e quindi ci fu l’esigenza di trovare musicisti che li supportassero nelle loro innumerevoli serate. Lo stile era sempre lo stesso. Le prove si facevano d’estate nella campagna di Narduccio Vergaro; si trattava di raduni che attiravano folle di contadini da tutta la “cavallerizza” , mentre la moglie di Narduccio cuoceva pentoloni di pitteddhre alla pizzaiola già dal pomeriggio per sfamare tutti i presenti. D’inverno, invece, quando a causa della pioggia e del freddo il lavoro nei campi era meno intenso, il raduno quotidiano era dal barbiere, in Via Don Giuseppe Villani, nel centro storico del paese.

Lì si radunavano; chitarra, mandolino e tamburello stavano sempre nel salone, mentre ognuno dei tanti musicisti che accorreva portava il proprio strumento e a quel punto cominciava la festa. Ognuno aveva un approccio personale e dava il proprio contributo per rendere sempre originale e unico il suono.

Uccio Casarano – ex organettista degli Ucci

I musicisti che ruotando suonavano con “li Ucci” erano, oltre a Uccio Casarano, Pino Zimba e Luigi Stifani, i Cutrofianesi Antonio Melissano – mandolino, Giuseppe Luceri – chitarra, Ugo Gorgoni – mandolinista chitarrista e forse l’unico che leggeva il pentagramma, Luigi Gemma – Fisarmonica, Giovanni Vantaggiato di Corigliano, Uccio Malerba; c’erano poi alcuni musicisti che non andavano a suonare sul palco, ma che erano sempre presenti nei loro raduni spontanei, lu Ninu e lu Pippi Perrone.

All’inizio degli anni Ottanta Leonardo Vergaro rinunciò a partecipare a molte serate estive per non lasciare la famiglia, moglie e tre figlie in campagna sole di notte, però era sempre presente ai raduni spontanei e la sua casa rimase il posto preferito per le prove. Da giovane Narduccio aveva anche tentato di frequentare una scuola di musica, spinto dal fratello Donato che era un bravo sassofonista e clarinettista, ma a causa del carattere irrequieto aveva rinunciato a studiare.

Gli anni Ottanta furono anni di intensa attività e furono anche gli anni in cui cominciarono ad arrivare da più parti importanti riconoscimenti. Nel 1986 Uccio Aloisi, Uccio Casarano e Luigi Stifani parteciparono a “Domenica in”, invitati da Pippo Baudo per cantare e far ascoltare la musica del Salento. Questo significava che la loro popolarità era ad altissimi livelli, di cui “li Ucci” non ebbero mai piena consapevolezza e soprattutto rimasero sempre inconsapevoli dei meccanismi e delle opportunità che il loro successo offriva. Con la semplicità che li rendeva unici ed inimitabili negli anni Novanta suonavano in giro per l’Italia, con formazioni diverse a seconda della situazione.

Con la morte nel 1998 di Uccio Bandello e con l’età che inesorabilmente lasciava il segno su tutti gli altri il gruppo pian piano si sciolse.

Il 1998 fu l’anno della prima edizione della Notte della Taranta che fu dedicata a Uccio Bandello. La voce di Uccio Aloisi che intonava “Quandu te lavi la facce la matina” fece venire la pelle d’oca a mezza Italia, rese tutti noi giovani consapevoli che da quel momento cominciava un’altra storia, una storia innestata su un ceppo forte dalle radici indissolubilmente piantate nella nostra terra, storia in cui si raccoglievano i frutti di quelle piante fatte crescere da chi c’era prima di noi.

“Li Ucci” hanno scritto pagine inedite nel mondo della musica popolare, hanno creato uno stile originale, unico, hanno inventato un inedito approccio col pubblico e non hanno temuto di confrontarsi e dialogare musicalmente con star internazionali della musica, come ha fatto Uccio Aloisi con Stewart Copeland dei Police o con l’italiana Gianna Nannini.

Divertendosi e divertendo hanno esportato fuori dal Salento e dall’Italia la musica e la cultura ad essa sottesa, contribuendo a farla conoscere ed apprezzare e rendendola nello stesso tempo indimenticabile.

In questo modo i contadini cantori di Cutrofiano si sono resi essi stessi protagonisti inconsapevoli di una grande operazione culturale se è vero che, come diceva un anonimo,:“Cultura è ciò che resta quando tutto il resto è dimenticato”

Da quattro anni a Cutrofiano l’associazione sud etnic organizza “li ucci festival” una manifestazione in onore di Uccio Aloisi, Uccio Bandello, Narduccio Vergaro e di tutti i musicisti che ruotavano intorno a questo trio (li ucci). la manifestazione ha l’obiettivo di far conoscere e valorizzare il loro stile unico, di autentici cantori, che hanno fatto dell’amore per il canto e per la musica una ragione di vita facendo giungere fino alla nostra generazione melodie nate chissà in quale campagna e che se non fossero stato per loro oggi sarebbero scomparse. Quest’anno la manifestazione dal 15 al 20 settembre ha coinvolto oltre cento artisti che si sono esibiti ricordando i cantori cutrofianesi… inoltre ogni giorno a Cutrofiano ci sono state mostre, incontri, dibattiti. Al concertone finale di sabato 20 settembre c’è stata la partecipazione di oltre 10.000 persone che hanno cantato e ballato per tutta la notte insieme all’orchestra “ucci festival” composta tutta da musicisti salentini provenienti da vari gruppi e generi musicali. Oltre a far rivivere le nostre tradizioni musicali, “ucci festival” ha centrato l’obiettivo di destagionalizzare il turismo considerando che per la settimana del festival nei B&B della zone c’è stato il tutto esaurito.

Cutrofiano. In ricordo del grande cantore Uccio Aloisi

ciao-uccio

Al via la III edizione de “LI UCCI FESTIVAL” a Cutrofiano (Le) dal 2 al 5 ottobre

di Paolo Rausa


In ricordo del grande cantore Uccio Aloisi, torna a Cutrofiano dal 2 al 5 ottobre la III edizione de “Li Ucci Festival”: quattro giorni di mostre, convegni, incontri, workshops, arte, bike tour  e un concerto-evento finale.  Il 21 ottobre 2010 si spegneva nella sua casa di Cutrofiano, un paesino del Salento, a sud di Lecce, il grande aedo Uccio Aloisi. La sua storia è  narrata dai mille concerti tenuti in tutte le piazze del sud, in ogni sagra o festa paesana, quando si presentava l’occasione di cantare le gesta non dei grandi eroi, ma delle fatiche inenarrabili dei contadini, della povera gente che si sforzava di sopravvivere e che trovava solo nel ritmo irrefrenabile, cadenzato delle canzoni, la vaghezza di perdersi, quel sollievo necessario a sopportare le sofferenze, la rudezza tipica della vita popolare. Ma non di meno colpivano anche, nelle espressioni e nelle immagini dei suoi testi, il calore e la passione di uno sguardo, di un amore fugace, così come l’invito a danzare ritmi forsennati, il piroettamento senza fine delle tarantate, portate alla cronaca antropologica da Ernesto De Martino nel suo celebre saggio “Sud e magia” del 1952. Nel suo nome Uccio, diminutivo di Antonio o Raffaele, divenuto esso stesso tipico nome salentino, e nel cognome dalla vaga discendenza grecanica così come nel suo volto squadrato, essenziale, acuto, come fosse il contenitore di una voce non melodiosa ma cantilenante, quasi imitasse la metrica antica, c’era tutto il personaggio. Uccio, giunto all’ultimo viaggio all’età di 82 anni, era vegliato dai suoi eredi musicali, quei giovani che lo ricordano per la leggerezza ironica, la prontezza di spirito,  la battuta sempre pronta e salace, ma soprattutto per il vocalizzo e il gorgheggio della voce. Ecco perché la sua fine ha lasciato tutti un po’ più soli, orfani dell’ultimo grande cantore che insieme a Uccio Bandello e a Uccio Melissano aveva costituito il grande complesso di musica folk degli “Ucci”. Con le loro potenti espressioni del canto e il ritmo sostenuto della fisarmonica, le note stridenti del violino e le percussioni potenti dei tamburelli accompagnavano la tarantata, ridotta in trance dal ri/morso del ragno. Solo il ritmo indiavolato della pizzica, che provocava la danza taumaturgica, riusciva ad espellere il veleno inoculato dal ragno e a liberare la vittima, risanandola. Quel canto che assume nelle cadenze il ritmo stesso del lavoro nei campi, quello dei contadini e dei cavatori, quella durezza dell’esistenza che si scioglieva solamente nell’armonia musicale, un pulsare interiore che ha forgiato le esistenze e ne ha costituito la migliore testimonianza e il più  grande esempio. Di un maestro che non ha mai avuto la pretesa di insegnare, di un uomo che ha dedicato una vita intera alla canzone popolare della pizzica, un Omero moderno cantore delle genti diseredate del sud, che sanno dare il meglio di sé nell’arte, nella musica e nel canto. Rimasto legato a quel cantare popolare, aveva raccolto le sue canzoni in quel memorabile cd dal titolo “Robba de smuju”, titolo intraducibile in italiano, ma che all’incirca ha il significato di canto che fa ribollire il sangue. A rendergli omaggio si esibiranno musicisti, cantanti, danzatrici, artiste e fotografi, partecipando a questo evento organizzato da Sud Ethnic con la direzione artistica e organizzativa di Antonio Melegari che si chiuderà con un concerto-evento.  Accanto agli eventi musicali le mostre “L’Arte nel Piatto”, alcune mostre fotografiche, il Bar-Cultura a cura di Kurumuny, la presentazione de Le Salentine, una mostra di tamburi da tutto il mondo (circa 200 pezzi). Tutte le sere musica in diverse piazze e locali di Cutrofiano prima del concerto finale (sabato 5 ottobre – Piazza Municipio). Si parte mercoledì 2 ottobre con “Ricordando Uccio Bandello” e la partecipazione di Dario Muci, Cardisanti, mentre giovedì 3 ottobre ci sarà la Prima Nazionale dell’ensemble Battere Nuovi Ritmi con lo spettacolo Pelle in tono e all’esibizione di Antonio Castrignanò, venerdì 4 ottobre il festival ospita un omaggio a Narduccio Vergaro, l’ultima voce de “Li Ucci”, scomparso pochi mesi fa, con I 3 FraTi, la Compagnia di Scherma Salentina. La serata si chiuderà con l’esibizione del progetto “Io, te e Puccia” con un repertorio folk di  canzoni popolari. Info e programma su www.liuccifestival.it e tel. 377 6954833.

Il canto della terra di Uccio Aloisi

a cura di Stefano Donno

Questo lavoro, che si compone di un libretto e un CD audio, vuole essere un omaggio alla memoria di Uccio Aloisi, una delle personalità più emblematiche della cultura popolare salentina. Riflessioni e ricordi di chi a vario titolo ha conosciuto e frequentato Uccio s’intrecciano e tessono il profilo umano e artistico del grande cantore, del maestro senza cattedra, “l’ultimo depositario di un alfabeto popolare fatto di tamburelli e canti d’amore, che ha messo a disposizione la sua sapienza, per accompagnarci qui, sotto il palco aperto di un Salento postmoderno” (Milena Magnani).

Contadino, cavatore d’argilla, bracciante, Uccio ha già 50 anni quando la ricerca etnomusicologica si accorge di lui: è del 1978 la prima incisione di quattro brani eseguiti a Cutrofiano da Uccio Aloisi e dal suo compagno di canto Uccio Bandello: di quest’ultimo colpiva la potenza della voce, di Aloisi la

Uccio, un pezzo di storia, la nostra storia

di Daniela Lucaselli

Non si smette mai di essere figlio dei propri genitori“, così Biagio Panico, giovane artigiano originario del Salento, che si prodiga nella diffusione della musica popolare salentina e della pizzica, ci presenta la figura di Uccio Aloisi.

Nato l’1 ottobre del 1928 da una famiglia contadina di Cutrofiano, paese agricolo della provincia di Lecce, è stato l’elemento di unione tra la tradizione orale e la  musica salentina di questi ultimi anni. Testimone attento e vigile della cultura orale del Salento, ha dimostrato come il canto aiuti l’uomo ad affrontare le vicissitudini del quotidiano. Antonio, questo il suo vero nome, da cui il diminutivo Antoniuccio e quindi Uccio, è l’ ultimo di una numerosa e povera famiglia contadina, soggetta alle dure leggi della sopravvivenza. Il faticoso lavoro nei campi veniva alleviato da  note di allegria, tra cui il canto, a voce spiegata per spezzare la stanchezza; le feste popolari riuscivano a compensare le fatiche giornaliere a cui la famiglia era incessantemente sottoposta, infondendo coraggio, amore e serenità. La storia dei canti del lavoro era il comune denominatore di tutte le classi lavoratrici umili del mondo.

Grande lavoratore, ha “zappato” la terra, ha estratto il tufo nelle cave, ma uomo  instancabile non ha mai trascurato il canto e la voglia di trasmettere usanze e costumi.

Nella sua Autobiografia si legge: “Alli puzzi, alle tajate, alle fogge de l’argilla, alle fondazioni, iu l’aggiu chine, iu tabaccu, iu…vignetu, iu cu bau… alli disoccupati, iu aggiu coddu letame de menzu la strada… Ma l’aggiu  fatte tutte ma sempre de la fame aggiu mortu”.

Partecipa  alle feste di paese e alla sagre affollate finché riscopre la musica popolare salentina. Il cantastorie Uccio, attraverso la sua appassionata e genuina voce popolare, ha voluto trasmettere alle nuove generazioni, esattamente come ha fatto il padre prima di lui, l’amore per il suo luogo natio e per le tradizioni della sua terra. L’eco delle sue parole,  del suo canto e dei suoi cunti, arrivano direttamente al cuore di chi l’ascolta, coinvolgendolo  emotivamente. Al ritmo di suggestive danze, tamburelli, stornelli,  ha voluto esprimere, con la sua pura e calda voce,  i sentimenti più intimi dell’animo umano e le storie legate al sudore e alle fatiche della terra del sud. Rinvigorisce il corpo ma anche lo spirito, emoziona, coinvolge e suggestiona.

Intorno alla metà degli anni ’70,  insieme ad alcuni amici, tra cui Uccio  Bandello, e Uccio Melissano, forma un gruppo musicale di cantori, denominato “Li Ucci“; suona anche con Gigi Stifani, il celebrato violinista-barbiere-terapeuta di Nardò. Iniziano una serie di serate e di manifestazioni musicali. Il suo gruppu dà un volto nuovo e moderno al repertorio contadino con palco, microfoni ed amplificazioni. Durante gli anni ’90 la crescente curiosità ed interesse per la musica della terra del  Salento dà forza al gruppo che si ripropone al pubblico esibendosi in Italia ma anche all’estero. Il tempo trascorre inesorabilmente e, dopo la scomparsa nel 1998 dell’amico Uccio Bandello , Aloisi, testimone intramontabile  della pizzica e della melodia popolare salentina, si esibisce con il  gruppo di musicisti e cantori  Uccio Aloisi Gruppu nelle piazze del Salento, coinvolgendo soprattutto i giovani. All’età di 74 anni pubblica il CD “ Robba de smuju” (edito nel 2003).  Uccio, accompagnato dal suo “gruppu” continua ad esibire davanti a migliaia di persone, al suono di tamburelli, mandolino, chitarre, organetto, il suo repertorio, dagli stornelli ai canti di lavoro, ai canti d’amore, ai canti alla stisa, fino a concludere con la frenetica Pizzica-pizzica,“…lassatila ballare ca è tarantolata…“.

Riesce sempre a  coniugare  singolari momenti di profondo lirismo musicale, come quando canta la canzone di Tito Schipa “Quannu te la lai la facce la matina”, con suggestivi e coinvolgenti motivi ritmati con arte dal tamburello. La popolarità non influenzerà mai  la sua semplicità e la sua  fedeltà alla cultura contadina, da cui attinge i contenuti del suo vasto repertorio.

Nonostante le sue precarie condizioni di salute, ha partecipato anche all’ultima edizione (XIII) della “Notte della Taranta” a Melpignano il 28 agosto; a lui, “grande mattatore della pizzica e della melodia popolare salentina” è stato dato l’onore di “aprire le danze“.

Nel corso della sua carriera artistica ha anche collaborato e duettato con i “Buena Vista Social Club”, artisti di fama internazionale.

Addio  indimenticabile Uccio!

 

 

Bibliografia

  • V. Santoro, L’addio a Uccio in “Corriere del Mezzogiorno”, 23 ottobre 2010;
  • Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Sentieri a Sud

Kurumuny
presenta
SENTIERI A SUD
Rassegna di incontri, letteratura, visioni
e musica al chiaro di luna

 
 
Sentieri a Sud è un’occasione per ritrovarsi al di là dei rumori della quotidianità, per sentire ancora il Sibilo Lungo della terra e condividere momenti intensi, fatti di poesia, letteratura, canto e musica, modalità espressive legate profondamente alla terra e ai suoi uomini.
Quattro incontri in compagnia di artisti, scrittori, registi, ricercatori spaziando attraverso arte, storia, politica, musica e visioni: uno scambio che è anche relazione, in un luogo altro, quasi ai margini, un luogo dell’anima che però diventa realtà concreta.
La partecipazione è aperta a tutti e l’ingresso è gratuito.
 
 
quarto sentiero – la festa
12 agosto ore 21.00
 
Presentazione del libro con cd musicale
  Uccio Bandello – la voce della tradizione
 
Il lavoro, un omaggio a uno dei più grandi cantori del Salento a più di dieci anni dalla sua scomparsa, è anche motivo per ripensare a queste grandi figure – alberi di canto – e al ruolo di primissimo piano che hanno ricoperto.
 
Prenderanno parte alla presentazione gli autori degli interventi di cui si compone il book-let:
Tonio Bandello (figlio di Uccio); Luigi Chiriatti (curatore del volume); Flavia Gervasi (dottoranda presso l’università di Montreal); Sergio Torsello (Responsabile scientifico Istituto Diego Carpitella).
 
A seguire intervento musicale a cura dei cantori di Martano.

 
Il Libro
Per capire la storia di un popolo bisogna conoscerne il ritmo, la musica, la

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