On. NICOLA CIRACÌ, Presidente del Conservatorio di Lecce
M° SALVATORE STEFANELLI, Direttore del Conservatorio di Lecce
Interventi
della CURATRICE, degli AUTORI e dell’EDITORE
Introduce e modera
Prof. MAURIZIO NOCERA
Omaggio musicale
a cura di RAFFAELLA LICCARDI soprano
ALBERTO NARDELLI fisarmonica
VALERIO DE GIORGI pianoforte
FRANCESCO SABATO – MARCELLO BALDASSARRE
FERNANDO TOMA – ANTONIO ZITANO quartetto d’archi
In occasione del 50° anniversario della morte (New York, 1965), la città di Lecce ha reso omaggio a Tito Schipa con una serie di eventi commemorativi, ufficiali, istituzionali e spontanei, compositi o episodici. Anche il Conservatorio di Lecce, che oggi perpetua il nome di Schipa, avendo ereditato il lascito istituzionale del già Liceo Musicale a lui intitolato, ha inteso onorare la memoria di questa importante figura della storia della vocalità. Accanto a varie altre manifestazioni promosse per l’occasione dell’anniversario, l’Istituto ha dato alle stampe un volume commemorativo miscellaneo, per la cura scientifica di ELSA MARTINELLI.
Promosso dal Miur e dal Conservatorio di Lecce, il volume ha il patrocinio morale di Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Lecce, Archivio di Stato di Lecce, Università del Salento, Accademia di Belle Arti di Lecce, Società di Storia Patria per la Puglia, Agenzia Euro-Mediterranea e Archivio “Schipa-Carluccio”. Oltre alla presentazione di TITO SCHIPA JR., il libro riunisce i saggi di studiosi di varia formazione professionale: MICHAEL ASPINALL esperto di storia della vocalità e maestro di canto attivo a Napoli, GIGLIOLA BIANCHINI documentalista e bibliotecaria del Conservatorio di Torino, MARIA GIOVANNA BRINDISINO già bibliotecaria del Conservatorio di Lecce, ingegnere GIANNI CARLUCCIO responsabile dell’Archivio “Schipa-Carluccio” di Lecce, LUCIANA D’AMBROSIO MARRI sociologa attiva a Roma, MARIACARLA DE GIORGI musicologa dell’Università del Salento, GIOVANNI INVITTO professore emerito dell’Università del Salento e già vicesindaco di Lecce, ALESSANDRO LAPORTA direttore emerito della Biblioteca Provinciale di Lecce, architetto BEATRICE MALORGIO di Lecce, musicologa ELSA MARTINELLI del Conservatorio di Lecce, PIERO MENARINI esperto di letteratura ispanica dell’Alma Mater di Bologna, senatrice ADRIANA POLI BORTONE già sindaco di Lecce, DARIO SALVATORI giornalista e critico musicale RAI di Roma. La presentazione del volume si terrà venerdì 30 settembre 2016, nell’Auditorium del Conservatorio di Lecce, alle ore 18.00.
Moderati dal Prof. MAURIZIO NOCERA, gli interventi del Presidente del Conservatorio di Lecce On. NICOLA CIRACÌ e del Direttore M° SALVATORE STEFANELLI, della CURATRICE del volume, degli AUTORI e dell’EDITORE, saranno incorniciati da un omaggio musicale a cura del soprano RAFFAELLA LICCARDI, col sostegno di ALBERTO NARDELLI alla fisarmonica, di VALERIO DE GIORGI al pianoforte e del quartetto d’archi formato da FRANCESCO SABATO, MARCELLO BALDASSARRE, FERNANDO TOMA e ANTONIO ZITANO.
A dicembre Lecce celebra il 50° anniversario della morte di TITO SCHIPA
Da mercoledì 9 a lunedì 14 dicembre, ogni giorno alle ore 18 al MUST
“L’USIGNOLO DI LECCE”. Riproposta dello SCENEGGIATO RADIOFONICO in 13 puntate sulla vita di Tito Schipa, prodotto da Radio Uno negli anni Novanta, con la partecipazione di 60 attori, leccesi e internazionali, e dell’Orchestra “Tito Schipa” di Lecce diretta da Ottavio Ziino. Sceneggiatura e regìa di Tito Schipa Jr. Le puntate sono ora audio-video (sono state aggiunte moltissime immagini rare provenienti dall’archivio Schipa-Carluccio) e saranno proiettate al MUST a partire dalle ore 18, due puntate al giorno e tre nel giorno finale. Ingresso libero.
MUST (Ex Monastero di Santa Chiara), Via degli Ammirati 11, Tel. 0832.241067
Martedì 15 dicembre
Kermesse Schipa al Teatro Paisiello Alle ore 21 Conferenza-spettacolo di Schipa Jr. sulla figura e sull’arte del Padre, con documenti audio e video rari o inediti. Doppia proiezione (alle ore 18 e alle 22.30) del film-opera-rock “ORFEO 9” di Schipa Jr. nella versione restaurata e risonorizzata dal giovane film-maker ERMANNO MANZETTI, con presentazione del triplo dvd prodotto di recente dall’Associazione Culturale Tito Schipa.
Ingresso libero. Teatro Paisiello, Via Giuseppe Palmieri, Tel. 0832.246517
Mercoledì 16 dicembre, alle ore 20.30, nel giorno del 50° anniversario della morte di Tito Schipa Sr. “Tito Schipa 1965-2015”, serata di gala al Teatro Politeama
Prima parte. Concerto lirico e Premio Schipa alla carriera al baritono LEO NUCCI.
Seconda parte. “Recital CanTANGO: Il TANGO da SCHIPA a GARDEL”, spettacolo di e con il celebrato tenore FABIO ARMILIATO, e con la partecipazione straordinaria del Soprano DANIELA DESSI’.
Teatro Politeama Greco, Viale 25 Luglio 30, Tel. 0832.241468
Sabato 19 dicembre, a Muro Leccese (Le) alle ore 19
“Vivere…”, serata dedicata a Tito Schipa. In ricordo del grande tenore leccese, gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Tito Schipa” di Muro Leccese presentano l’evento dedicato all’”Usignolo d’Italia”, con l’esecuzione di alcuni tra i brani più celebri del suo repertorio. Sarà presente Tito Schipa Jr.
Il teatro Paisiello fu considerato uno dei più eleganti dell’Italia Meridionale, ma il suo difetto più grave era il non avere uscite di sicurezza. Nel peristilio di ordine ionico furono posti i busti di Leonardo Leo e Giovanni Paisiello dello scultore Antonio Bortone e sul soffitto del teatro il pittore napoletano Vincenzo Paliotti raffigurò a tempera l’Armonia tra le nuvole e più in basso la Tragedia col tripode fumante ed il pugnale e la Commedia col tirso circondata dalle Grazie: nell’arco sopra la scena eseguì le figure allegoriche del Giorno e della Notte ai lati di un grande orologio.
L’edificio, dall’elegante struttura architettonica di gusto neoclassico, ben presto risultò insufficiente, per giunta il limitato palcoscenico condizionava la scelta del repertorio artistico, il minuscolo golfo mistico non poteva contenere un’orchestra di tutto rispetto. Perciò appena dieci anni dopo l’apertura del rinnovato teatro Paisiello, Lecce, in crescita, sia demografica che culturale, vide sorgere un Politeama, capace di accogliere un più ampio numero di spettatori e di ospitare scenografie ampie ed elaborate, secondo una tendenza già affermatasi nel Nord Italia e in Europa. Quando l’Amministrazione Comunale decise nel 1883 di costruire il Politeama sul suolo adiacente la Caserma del Castello, Donato Greco, imprenditore edile, nato a Galatone, accettò tutte le condizioni; il teatro doveva contenere non meno di millecinquecento spettatori, doveva essere costruito in muratura e in parte in legno e ferro, essere dotato di sistema antincendio, ultimato entro cinque mesi e destinato a rappresentazioni drammatiche e opere musicali.
Col nome di “Politeama principe di Napoli” fu inaugurato il 15 novembre del 1884 con l’Aida di G.Verdi e per la Puglia fu il primo esempio di struttura teatrale paragonabile a quelle costruite nelle grandi città del centro-nord.
Capace di accogliere circa 2000 spettatori era dotato di moderni macchinari per il cambio delle scene e illuminazione a gas trasformata in illuminazione elettrica nel 1909; la sua direzione artistica negli anni venti fu affidata al grande tenore leccese Tito Schipa.
In effetti la costruzione del Politeama avvenne in due tempi. All’inizio comprendeva la sola parte corrispondente alla platea di oggi, mentre la parte anteriore, l’odierno grande foyer, era scoperta e sistemata a giardinetto pubblico con al centro una fontana zampillante.
Solo nel 1913 fu ricostruito tutto in pietra, in luogo del giardinetto fu creato il grande vestibolo con lo scalone d’ingresso ai palchi, dal suo costruttore prese il nome di “Politeama Greco”.
Tutte le opere rappresentate al S.Carlo di Napoli furono allestite in identica edizione al Politeama, sicchè Lecce meritò la qualifica di secondo teatro del Meridione.
Nel 1893 fu data al teatro Regio di Torino la prima di “Manon Lescaut” di Puccini; l’anno successivo 1894 il grande musicista volle modificare il finale del primo atto e presentare l’opera così cambiata al Politeama di Lecce per il debutto. Ma non solo tutte le grandi opere liriche passarono in quegli anni dal nostro Politeama, vi si rappresentarono numerose opere di prosa, le più in voga in quel periodo storico; val la pena per tutte di ricordare “La Nave” di G. D’Annunzio, che, presentata nel 1908 al Teatro Argentina di Roma, già l’anno dopo passò al nostro Politeama.
Oggi il Politeama è un teatro di prestigio, come può esserlo nelle debite proporzioni la Scala di Milano, il S.Carlo di Napoli, Il Teatro dell’Opera di Roma: è la storia stessa della nostra città e si identifica con tutti gli avvenimenti culturali, artistici, sociali e politici della gente che vi abita.
Nel corso di circa cento anni il Politeama è stato ristrutturato internamente. In considerazione che parte del teatro poggia sull’ex-fossato del cinquecentesco Castello di Carlo V sono state ricostruite in cemento armato le basi di sostegno, è stata sostituita la fatiscente pavimentazione lignea con del materiale ininfiammabile ed acustico, sono state demolite le ormai superate barbacce ottocentesche, sono state arretrate le colonne sotto i palchi, i posti in platea da 530 sono passati a 900.
Merita d’essere ricordato a questo punto un teatro oggi scomparso che agli inizi del secolo scorso fu per vari decenni il ritrovo preferito dei Leccesi amanti del Teatro di Varietà. Era il Teatro S. Carlino, un baraccone ligneo, che soltanto all’esterno aveva la muratura in pietra.
Entrò in funzione nel 1908 e venne appoggiato alle possenti mura del Castello di Carlo V tra il Politeama e l’ingresso del Castello. Veniva tenuto con cura ed eleganza e poteva contenere poche centinaia di spettatori leccesi d’ogni ceto, sempre grandi “consumatori” di ballerine del varietà.
Inaugurato dunque nel 1908 ebbe vita breve per un curioso incidente occorso agli inizi degli anni 40. Allora il S. Carlino non era provvisto di lucine elettriche alle uscite di sicurezza, davanti alle quali venivano, durante gli spettacoli, collocati dei lumini schermati con della carta oleata rossa. Una sera particolarmente ventosa un lumino si spense più volte ed il vigile-pompiere importunò ripetutamente uno dei proprietari, Rocco Buda, perché gli fornisse varie volte dei fiammiferi per poter riaccendere il lumino. Il Signor Buda scocciato alla fine mollò un ceffone all’incauto pompiere che dovette ricorrere alle cure d’un infermiere per tamponare una abbondante emorragia. Fu la fine ingloriosa del S.Carlino.
Il giorno dopo agenti di Polizia e Guardia di Finanza appurarono numerose irregolarità e la multa si aggirò intorno alle quarantamila lire, pari ad almeno cinquantamila euro d’oggi; non potendosi pagare una tale somma il locale fu chiuso e poi demolito.
Mario Marti già circa venti anni fa osservava che potrebbe sembrare strano che solo dopo quattro anni dall’inaugurazione del San Carlino (1908), sorgesse nelle vicinanze del Politeama un terzo teatro, l’Apollo, capiente di ben 1600 posti.
Destinato anche a spettacoli di cinema e varieà, fu inaugurato nel maggio del 1912: evidentemente il teatro di prosa, l’opera lirica, il varietà ed il cinema interessavano fortemente l’intera popolazione leccese, compresi i meno abbienti e perfino gli analfabeti. All’origine era una sala, l’attuale ridotto, a cui venne aggiunta l’arena Apollo, ove ora è la platea e solo nel 1926 fu completata l’attuale struttura architettonica con cupola apribile.
Il Teatro Apollo divenne il terzo teatro costruito a Lecce, ma il secondo per importanza poiché vi si rappresentarono opere liriche ed opere drammatiche di vivo successo. La Sala Apollo, poi divenuto Teatro, costituiva, per quei tempi, quanto di più bello e civettuolo si potesse immaginare. Oggi è in completo abbandono, crollata la sontuosa e imponente facciata classicheggiante, si spera che entro tempi non troppo lunghi possa essere salvato, ben restaurato e riportato agli antichi splendori.
Nell’immediato secondo dopoguerra Lecce si è arricchita di nuovi teatri e nuove sale: sul viale Lo Re è sorto il cinema-teatro Massimo (in verità più cinema che teatro, soprattutto perché non mostra una buona acustica). In via Salvatore Trichese, a pochi passi da Piazza Mazzini, sono sorti, in costruzione elegante e moderna, il cinema-teatro Ariston, dove si sono svolti spettacoli musicali, varietà, operette e concerti di notevole livello artistico, ma oggi trasformato purtroppo in sala giochi, e l’accogliente Sala Fiamma, che ha ospitato conferenze, concerti e spettacoli di prosa e d’arte varia di tono raffinato e prestigioso.
Ultimamente, purtroppo, solo il Paisiello e il Politeama continuano a vivere con manifestazioni teatrali attive e culturalmente significative: in un’epoca come la nostra poco incline a coltivare serie attività artistiche, valori spirituali, morali ed educativi, il teatro ha perso molto del suo ruolo formativo, umano e sociale in una città che ha smarrito gran parte del suo empito e delle sue caratteristiche culturali, che l’hanno sempre distinta sino ad epoca recentissima.
La vita artistica di Raffaella Liccardi, soprano lirico, vissuta nei luoghi della città di Lecce cari e frequentati a sua volta dal grande tenore Tito Schipa, è stata influenzata armoniosamente da questa vicinanza, non solo fisica ma quasi vocazionale. Tanto che si è sentita quasi investita del ruolo di testimonial del grande interprete salentino, che ha calcato i palcoscenici e i set del mondo, infondendo con la sua voce potente i teatri, nella rappresentazione dei personaggi che hanno contrassegnato le nostre più famose e apprezzate opere liriche (dalla Traviata, alla Tosca, alla Manon fino all’Elisir d’amore che chiude la sua carriera al Petruzzelli di Bari).
Tito Schipa giustamente è stato denominato “l’usignolo di Lecce” possiamo attribuire a Raffaella Liccardi il soprannome di Filomela, alla greca, perché si pone volutamente e umilmente, ma con grande determinazione e valenza artistica, sulla scia del grande tenore, del quale non si è mai stancata nel corso delle sue numerosissime e apprezzatissime esibizioni di decantarne la potenza vocale. A sua volta la voce di Raffaella Liccardi incanta per la purezza, la
Tito Schipa nacque a Lecce il 27 dicembre 1888 e fu registrato negli elenchi anagrafici il 2 gennaio 1889 con il nome di Raffaele Attilio Amedeo. Studiò nella città natale con il maestro di canto e pianoforte Alceste Gerunda e si perfezionò a Milano con Emilio Piccolo, che lo introdusse negli ambienti chic e influenti del capoluogo lombardo. Debuttò al Facchinetti di Vercelli il 4 febbraio 1909 in Traviata, quindi si esibì a Selenico, in Dalmazia, a Savona e a Crema, dove ebbe un contratto per l’intera stagione (Zazà di Leoncavallo e Adriana Lecouvreur di Cilea). La medesima impresa lo scritturò per la stagione al Politeama di Lecce, qui riproponendosi in altre occasioni in Mefistofele e Rigoletto. Nel 1911 fu al Quirino di Roma in Don Pasquale, Werther, Zazà e Barbiere, quindi a Buenos
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