Un curioso discorso sacro sul “salto” della Tarantola

Un curioso discorso sacro sul “salto” della Tarantola

 

Lo tenne a fine Seicento il gesuita Caspar Knittel

alla nobiltà e agli Accademici di Praga

Il caso del tarantino Roberto Santoro

di Rosario Quaranta

 

 

Sul finire del Seicento, a Praga, nelle fredde lande di Boemia, dispiegava tutto il suo valore nelle discipline teologiche, filosofiche, scientifiche e politiche un famoso predicatore della Compagnia di Gesù, padre Caspar Knittel (1644 – 1702).

La visita della Vergine Maria a Santa Elisabetta. Particolare dalla tela di Paolo De Matteis (1662 – 1728) conservata nella residenza dei PP. Gesuiti a Grottaglie
La visita della Vergine Maria a Santa Elisabetta. Particolare dalla tela di Paolo De Matteis (1662 – 1728) conservata nella residenza dei PP. Gesuiti a Grottaglie

Questo erudito, già rettore dell’università praghese e procuratore provinciale presso la corte di Vienna, è noto per aver dato alle stampe un buon numero di opere di oratoria sacra, di teologia e di filosofia. Era pure un ammiratore di altri e più celebri  confratelli gesuiti come Atanasio Kircher, Cristoforo Clavio, Caspar Schott e Sebastian Izquierdo, per via del comune amore per la scienza che lo spinse a stampare una “Cosmographia elementaris propositionibus physico-mathematicis propo­sita” (“Cosmografia elementare presentata con proprosizioni fisico-matematiche”).

Ebbe anche un dichiarato amore verso il Lullismo e verso l’Arte combinatoria in cui ha lasciato traccia con l’opera “Via regia ad omnes artes et scientias” (“Via regia a tutte le arti e a tutte le scienze”), che conobbe molte edizioni a partire dal 1682.

Frontespizio delle Conciones Academicae di Caspar Knittel, stampate a Praga nel 1718.
Frontespizio delle Conciones Academicae di Caspar Knittel, stampate a Praga nel 1718.

Ma perché ci interessiamo di questo Autore, tutto sommato, così distante dal nostro tempo, dalla nostra terra e dalla nostra cultura? Non ci crederete, cari Lettori; ma a far da tramite in tutto ciò è la famosa Tarantola che tanto ha fatto, e fa parlare ancora da oltre mezzo millennio e a tutte le latitudini.

Una curiosa testimonianza di questo sforzo di ricondurre a unità il sapere teologico, filosofico e scientifico si può cogliere nelle opere di sacra predicazione del ricordato Knittel. In particolare  nel volume intitolato “Conciones Academicae in precipua totius anni festa” (“Discorsi accademici per le principali feste di tutto l’anno”) e stampato postumo nel 1718 a Praga, abbiamo ritrovato, con nostra grande meraviglia, un discorso dedicato alla “Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria” in cui egli, si serve con disinvolta arguzia (ma non sappiamo con quanta efficacia da un punto di vista spirituale e pastorale) appunto della nostra Tarantola per costruire un discorso strabiliante rivolto “a sollievo e a utile diletto per tutti gli amanti della parola di Dio”  e specialmente alla prima nobiltà e a tutti gli Accademici che si riunivano per ascoltarlo  nell’Auditorium.

Ricordiamo che nella festa della Visitazione si esalta la Vergine Maria che con grande umiltà non disdegna di recarsi a Gerusalemme e di prestare aiuto alla cugina Elisabetta che, in età avanzata, stava per partorire il piccolo Giovanni, precursore del bambino che la stessa Maria portava in grembo.

L’oratore sacro pone subito in evidenza quanto scrive l’evangelista Luca narrando il momento dell’incontro fra le due donne: “Esultò il bambino nel seno”. Questa espressione, osserva Knittel, viene riportata nella “Catena” di San Tommaso in maniera diversa; non “esultò”, bensì “saltò” nel seno. Da questa premessa e con una lunga argomentazione, condotta in dialogo serrato con gli Accademici, l’oratore sacro deduce (ovviamente in senso metaforico e spirituale) che questo “salto” del piccolo Giovanni nel seno di Elizabetta fosse stato causato dal morso della Tarantola.

Antidotum Tarantulae. Dal Magnes sive de magnetica  arte (1644) del P. Atanasio Kircher
Antidotum Tarantulae. Dal Magnes sive de magnetica arte (1644) del P. Atanasio Kircher

Ma ascoltiamo qualche sprazzo della sua oratoria dal quale traspare l’evidente bravura dell’Autore:

“Avete per caso sentito qualche volta parlare, illustri Accademici, della Tarantola? Ascoltate. Questa è in breve la sua storia. C’è una città che gli Italiani chiamano Taranto, in quella parte del regno di Napoli che si chiama Puglia. In quel distretto pullula nei tempi caldi un grandissimo numero di ragni che appunto dalla città di Taranto si chiamano Tarantole. Ora, quelle tarantole sono solite avvicinarsi agli ortolani, ai pastori, ai mietitori e ad altri che dormono  all’aperto con le mani e con i perdi nudi; li mordono e infondono col loro morso un veleno tale da causare nei Tarantati tanti sintomi strani che sembrerebbero incredibili se un’esperienza quotidiana non le rendesse degne di fede. Quel veleno fa diventare gli uomini stupiti, attoniti, fuori di sé, immobili e insensibili come morti.

Typus Tarantiacorum saltantium. Dalla Phonurgia nova del   P. Kircher (1673)
Typus Tarantiacorum saltantium. Dalla Phonurgia nova del P. Kircher (1673)

Ma la cosa più straordinaria del Tarantismo è che coloro che sono morsicati dalla tarantola non possono essere curati che con la sola musica.  Si chiamano pertanto i suonatori perché in questa gioconda miseria  suonino con degli strumenti ed emettano delle melodie proporzionate alla qualità del veleno. Ascoltando queste, i Tarantati subito si muovono, si alzano, corrono quasi rianimati, vanno di qua e di là come matti, con festosa agitazione delle mani e dei piedi, saltano così a lungo finché tutti i pori si aprono ed evaporano con copioso sudore i veleni della tarantola.

Sentite questo esempio chiarissimo. Una tarantola aveva morso un nobile tarantino chiamato Roberto Santoro e lui non lo sapeva; intanto si ammalava così gravemente da essere condotto quasi a morte. Si tenne consiglio dai medici, ma nessuno riusciva a far fronte alla malattia. Alla fine arrivò uno che esclamò: “E se fosse stato morso da una tarantola?”

Questa congettura piacque: si chiana un bravo suonatore, un “citaredo” che con il suo strumento si ferma davanti al letto in cui il povero Santoro giaceva immobile come morto.  Il citaredo vola sulle corde suonandole di qua e di là…e che succede? Repentinamente il mezzo morto apre gli occhi. Il citaredo con dita velocissime suona tumultuosamente “taratantara” per tutto il tempo necessario alla futura commedia… E che succede? Il mezzo morto comincia tutto a tremare e a muoversi…Il suonatore percuote ansioso lo strumento, va di qua e di là, si interrompe improvvisamente …E che succede? Il mezzo morto, preso quasi dalla contentezza, alza le braccia dopo aver rizzato il collo. Il citaredo di nuovo riprende a suonare le corde, le percuote e ripercuote, le pettina e ripettina, le scandisce e riscandisce; leggermente, gravemente, velocemente, faticosamente…e che succede?  Il mezzo morto improvvisamente si drizza e, tremante per la gioia,  si siede sul letto.

Il suonatore è attonito: per poco non gli cade la cetra: la blocca e tenta cose ancor più grandi; alterna le corde, leggerissimo negli acuti, amoroso nei suoni medi, lento in quelli gravi; insiste graziosamente nei suoni forti, picchia tumultuosamente in quelli rauchi come se andasse in battaglia con clangore marziale… e che succede? Il mezzo morto, tra lo stupore di tutti si alza dal letto e rimane quasi attonito in piedi. Il suonatore insiste ancora. Eccolo che strepita, tintinna, aumenta l’intensità del suono, la ferma, torna di nuovo a suonare, raddoppia, triplica i suoi sforzi sudando, gesticolando e affaticandosi… e che succede? Il mezzo morto agita le mani, solleva i piedi, si lancia, esita, si blocca, corre, saltella elegantemente alle melodie musicali fino a che, apertisi i pori, non si evapora tutto il veleno della tarantola e recupera quella sanità che ormai disperava di riavere. O cosa mirabile!..”

E qui il bravo oratore si ferma suggerendo agli astanti di ricorrere, per saperne di più e per vedere quasi quasi dal vivo la tarantola che salta, alla “Musurgia” del padre Kircher o alla “Magia Universale” del padre Scotto dai quali egli dipende strettamente (in ambedue, peraltro, si può leggere il caso di Roberto Santoro).

Riprende poi a trattare gli aspetti, per così dire, teologici e spirituali con altri argomenti relativi all’assunto evangelico,  non senza aver chiarito che la Tarantola altro non è che il Peccato Originale, anzi ogni peccato mortale, perché, come afferma San Giovanni Crisostomo “il peccato lascia nell’anima un veleno”.

 

Frontespizio della Magia Universalis (1674)    del p. Gaspare Schotto
Frontespizio della Magia Universalis (1674) del p. Gaspare Schotto

D’altra parte, questa virulenta tarantola – commenta egli – non ha forse colpito col suo morso nel Paradiso terrestre il primo ortolano (cioè Adamo) inoculandogli un veleno così penetrante da corrompergli il cuore e da renderlo stupito, attonito, immobile, insensibile…? Un veleno che la Vergine Maria col suo “Magnificat” riuscirà alla fine a neutralizzare, come avvenne nell’incontro con Elisabetta, quando anche Giovanni che “saltava” a causa della tarantola nel grembo di Elisabetta, riuscì alla fine a liberarsi dal peccato avvicinandosi a quel Gesù che Maria portava in grembo?

Questo di Knittel è un interessante e rarissimo esempio di utilizzazione del fenomeno del Tarantismo nell’omiletica. Un vero e proprio esercizio di bravura che consente comunque all’oratore di concludere, parafrasando quasi il Salve Regina e l’Ave Maria, con queste parole: “…è stato scritto che alcuni dei morsicati dalla tarantola si mettono a ridere; altri si mettono a piangere in quella danza tragico-comica.

O Maria! Ecco, noi miseri peccatori a Te saltiamo ridenti e piangenti. Ridenti quando abbiamo seguito la vanità del mondo: piangenti quando abbiamo seguito la nostra cecità. O Maria, rifugio de peccatori! Prega per noi miseri peccatori ora e nell’ora della nostra morte. Amen”.


[1] Nostra traduzione

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