Libri| Nativitatis Imago

Nativitatis Imago. San Giuseppe nel ciclo natalizio. Il Santo Natale dal XVI al XX secolo, a cura di Vincenza Musardo Talò, Barbieri Edizioni, Manduria, ill., pp. 272 

 

 

dalla prefazione di Vincenza Musardo Talò

… Trattasi di rare incisioni, preziosi santini, suggestive cartoline, ricercati biglietti natalizi, magici presepi di carta e quant’altro, utile non solo all’evento, ma anche a celebrare e far rivivere negli incavi della memoria di ognuno, antichi rituali segnici, propri di un’infanzia mai dimenticata e che sempre ritornano nella festa più bella e più attesa dell’anno.

E per meglio legittimare un simile happening del sacro popolare e lasciarne testimonianza, ecco il Catalogo, Nativitatis Imago, accostato per i tipi della Barbieri Edizioni.

È un Catalogo cercato da cultori e studiosi dei santini d’epoca, innamorati dell’elegia devozionale della Notte Santa così come veicolata e liricamente trasposta sullo scorrere di tali immagini del Mistero del Natale. Da ormai un secolo, l’antropologia religiosa in particolar le osserva – sul piano fenomenologico – quali ineludibili fonti e documenti della pietà popolare nel succedersi dei secoli, soprattutto a partire dall’immediato postridentino, con il loro rilancio, voluto dai padri conciliari.

Dunque, venendo all’oggi, veramente speciale e imperdibile sarà – per cultori e collezionisti di santini – il Catalogo di questo Natale, per almeno due essenziali considerazioni: in primis, il suo essere un prezioso ed elegante contenitore (tra incisioni, santini e altre carte di devozione) di oltre quattrocento pezzi da collezione, molti dei quali stimati come rari o introvabili esemplari. Stampati in ogni parte dell’Europa cristiana e liberamente circolando per le strade della loro storia, lunga almeno cinque secoli, i santini soprattutto sono osservati e studiati dalla iconografia e dalla iconologia sacra quali radici e testimoni di devozioni e culti lontani soprattutto privati, domestici. Erano angoli di Paradiso su cui l’animo semplice del devoto trasferiva i segni di una fede incrollabile e la certezza del patrocinio speciale del Cielo, allocato su quel minuscolo pezzo di carta, ritenuto come il più potente dei talismani.

La seconda ma più incisiva considerazione è l’aver stimolato – questo 2021 due volte Anno Santo – esperti e accreditati studiosi del santino a indagare un tema iconografico, aperto su due fronti: San Giuseppe nel ciclo natalizio e l’iconografia della Vergine di Loreto, celeste patrona degli Aeronauti.

Infatti, a chiamare a tanto l’impegno dell’AICIS, vi è stata la straordinaria concomitanza, nella storia della Chiesa, di due eventi speciali, per primo la Lettera Apostolica Patris Corde del Santo Padre Francesco, tesa a celebrare il 150.mo del Decreto Quemadmodum Deus, con cui, nel 1870, Pio IX proclamava San Giuseppe “Patrono della Chiesa universale”.

In secondo luogo, ecco la Lettera Pastorale, che il 14 agosto 2019, vigilia dell’Assunta, indice il Giubileo lauretano, Chiamati a volare Alto. L’occasione di questo ulteriore dono della Chiesa è il Centenario della proclamazione della Vergine di Loreto, quale patrona degli Aeronauti (8 dicembre 2019-10 dicembre 2020). Fu il papa Benedetto XV, il 24 marzo 1920, a dichiarare la Gran Madre di Dio, Signora di Loreto “Patrona principale presso Dio di tutti gli aeronauti”. Questo straordinario evento, che il Santo Padre ha promulgato per un altro anno ancora, fino al 10 dicembre del 2021, stante il doloroso permanere della pandemia, è stato poi graziosamente arricchito dall’inserimento nelle Litanie Lauretane di tre nuove invocazioni, di tre speciali altri titoli alla Vergine di Loreto: Mater Misericordiae, Mater Spei e Solacium migrantium.

Per tutto questo, in ultima analisi, è d’obbligo rimarcare l’alta valenza dei due Giubilei straordinari, che si sommano nella mistica visione della Sacra Famiglia, quale modello universale dei valori più belli del vivere quotidiano fra le mura domestiche, di cui è “icona” la Santa Casa di Nazaret-Loreto.

Infatti, l’AICIS ha voluto celebrare anche il Giubileo lauretano, accogliendo nella sua Mostra natalizia incisioni e santini d’epoca sull’umile Casa di Nazaret-Loreto, testimone del trascorrere dei giorni della divina Trinità terrena. Sono santini dalle connotazioni proprie dell’iconografia devozionale lauretana, così come è nata e si è evoluta nel tempo. Parimenti ha voluto fare l’editore Barbieri, ampliando con tale tema la portata iconografica generale del Catalogo. Non posso tacere, poi, la preziosa presenza dei quattordici saggi di studio, per i quali mi è d’obbligo ringraziare gli Autori. Ognuno di loro ha saputo offrire un personale e inedito contributo alla storia e alle diverse valenze culturali e artistiche del santino, quivi indagato in ossequio alle liturgie giubilari che ci hanno accompagnato e sorretto lungo questo secondo anno, dominato dal maleficio pandemico e carico di incertezze e delle buie paure del domani…

 

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Dalla Sicilia alla Puglia la festa di San Giuseppe attraverso i santini e le immagini sacre

di Giuseppe Massari

Dalla Sicilia alla Puglia la festa di San Giuseppe è una semplice raccolta di santini e immagini sacre riferite al santo di Nazareth? E’ il peregrinare faticoso per paesi e città alla ricerca del misto sacro-profano? E’ l’esercizio retorico culturale per ricostruire feticismi e misticismi profani e poplari? No. E’ la saggezza mirata a rivalutare un culto che è di popolo, che è di piazza, che è di fede, che è cultura, storia e arte, senza confusioni. E’ un capolavoro di immagini e di testi, freschi di stampa, uscito in questi giorni, e concepito da chi ne è stata la curatrice, la dottoressa Vincenza Musardo Talò, per volere di una giovane casa editrice pugliese, la Talmus Art. Il santo degli artigiani, degli operai e dei falegnami; della buona morte e della vita indissolubile chiamata matrimonio, conquista un posto d’onore nella iconografia, ma, anche, nella ripresa e rivalutazione di un culto molto diffuso in due regioni meridionali: la Sicilia e la Puglia. Due realtà lontane, ma affini, definite nel testo “regioni sorelle”, perché di esse è stato colto il senso vero di una appartenenza, di una identità consacrata nella icona di un santo che pulsa nel cuore dei due popoli, segnandone la storia, i ritmi, i passi, l’autenticità di una fede; di un connubio antico, nuovo, moderno, sancito, non solo da quel mare Mediterraneo che unisce, ma dalla sacralità di due mondi che si incontrano sull’altare dell’amore verso lo sposo di Maria Vergine.

Culti isolati, personali e soggettivi, ma, anche comunitari, collettivi nella espressione di Confraternite, sodalizi religiosi, Pie Unioni. Una coralità di cuore che esprime generosità e gratitudine, senza finzioni, senza ipocrisie, senza falsi ed inutili pudori, perché la fede autentica è quella che si manifesta e non quella che viene nascosta o repressa per rispetto umano. In questa opera nuova, non è da sottovalutare il coraggio mostrato da Vittorio Sgarbi, il quale ha saputo leggere i segni di un popolo, della gente autenticamente genuina; ha saputo intercettare le istanze di fede raccolte non in un crogiuolo, non in fazzoletto bagnato di lacrime, ma nello specchio di una vita, perché la vita di Giuseppe è stato specchio di fedeltà, di servizio, di obbedienza, di silenzio, di operosità. A questo meritorio lavoro va il plauso

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