di Salvatore Magno
Nella piccola cittadina, arroccata su un’isola e cinta dalle antiche mura medievali, la Settimana Santa, con tutti i suoi riti religiosi e le tradizioni popolari rappresenta il principale avvenimento dell’anno.
Tutto inizia sette venerdì prima e, di settimana in settimana, un’agitazione sottile, quasi impalpabile come una febbre, si impadronisce di tutti, senza distinzione di sesso, età o ceto sociale per esplodere il venerdì che precede la Domenica delle Palme lasciando che i suoi sintomi facciano effetto per tutta la Settimana Santa fino a spegnersi silenziosamente nel Lunedì dell’Angelo, affogata nell’unico rito pagano legato alla Pasqua: la gita fuori porta.
Una tradizione affondata nella notte dei tempi, vuole che in quel venerdì, la settecentesca statua raffigurante la Madonna Addolorata, che per tutto l’anno è conservata nell’oratorio dedicato alla Vergine del Carmelo, venga portata nella casa di una delle famiglie patrizie fondatrici della confraternita, lì viene vestita con preziosi abiti, addobbata di con ex-voto e, infine, adornata con capelli donati dalle devote, per poi tornare nella Sua chiesa. Alle dodici in punto in solenne processione la statua viene portata in cattedrale, dove alla presenza della cittadinanza, del vescovo e di tutte le più alte autorità si svolge lo storico concerto in Suo onore.
Far parte dell’orchestra o del coro è motivo di vanto ed orgoglio per tutti, dall’ultimo dei coristi al tenore solista, dal più umile musicista su su fino al