Una statua di San Gregorio Armeno a ridosso della basilica vaticana

di Salvatore Calabrese

Di pochi giorni fa la mia piacevole scoperta a Roma,  nel cortilone nord della Basilica Vaticana, in una nicchia della parete esterna destra della chiesa, dove troneggia una  gigantesca statua marmorea, alla cui base c’è scritto: S. GREGORIUS  ARMENIAE   ILLUMINATOR.

Da neretino quale sono, evidentemente attratto dal santo protettore della mia città, insolitamente presente in quel luogo, ho cercato informazioni utili per conoscere meglio la scultura e sul periodo della sua collocazione.

Le fonti rimandano soprattutto ad un articolo di Marco Tosatti, pubblicato sulla STAMPA il 19 gennaio 2005, e a quello del RADIOGIORNALE della RADIO VATICANA, trasmesso alle ore 14 del 19 gennaio 2005.

Da entrambe attingo per essenziali notizie che condivido in questo spazio:

Una nuova ed enorme statua per celebrare uno dei più antichi evangelizzatori della Chiesa: San Gregorio l’Illuminatore, apostolo dell’Armenia. La scultura a lui dedicata è stata benedetta la mattina dl 19-01-2005 da Giovanni Paolo II , poco prima della tradizionale udienza generale di ogni mercoledì. La monumentale statua, alta oltre 5 metrie mezzo e pesante 18 tonnellate, è stata realizzata in due anni, è costata 250.000 Euro ed è opera dello scultore armeno-libanese, Kazan Khatchick che ha vinto un concorso internazionale

Spigolature neritine. Vittorio Emanuele III e i basoli

Nardò, Corso Vittorio Emanuele. Basoli donati dal re e riposizionati di recente

di Salvatore Calabrese

Qualche settimana fa ero presente alla presentazione di un libro sui
restauri che nel corso dei secoli sono stati eseguiti nella nostra
Cattedrale. In quella circostanza il Prof. Vetere, durante la sua
presentazione, ha accennato brevemente ai basolati che di recente
sono stati rifatti nel centro storico di Nardò e giustamente si lamentava
che nel ripristino non sono più comparsi i basolati lavici che erano di
grande pregio e molto rari.

Da fonte molto attendibile mi è stato raccontato che agli inizi del
secolo scorso le vie del centro storico neritino erano malmesse e al
Comune mancavano i mezzi economici per poter porre rimedio
(come si può notare cambiano i tempi ma le cose non cambiano, le
strade, rotte erano cento anni fa e rotte sono ora; il Comune, senza
soldi era cento anni fa e senza un centesimo si trova ora).

Il Sindaco dell’epoca si rivolse alla prefettura e al ministero competente per
poter ricevere contributi e finanziamenti necessari per affrontare le
spese per gli appalti stradali, ma non ebbe risposte confortevoli. Tramite conoscenze con la Casa Reale riuscì ad avere dal nuovo Re Vittorio Emanuele 3°, che da poco si era insediato, un grande omaggio specifico per Nardò.

Il Re decise di far appaltare a proprie spede il basolato di una intera via,

Indovinelli equivoci salentini

di Salvatore Calabrese

Ai nostri giorni i diversivi e i passatempi per trascorrere le ore libere in modo spensierato sono tanti, quasi tutti figli dei costumi moderni, della tecnologia elettronica e dell’informatica che invadono le nostre menti e condizionano le nostre abitudini.

Oggi ci si ritrova nei bar, nei circoli, nelle piazze,  si parla di calcio, di politica, di cronaca e d’altro, si commentano notizie quasi tutte, o per la maggior parte, diffuse dalla stampa, dalle televisioni e da internet.

In tempi più remoti, invece, questo non poteva accadere. I momenti di relax si vivevano tra parenti e amici parlando dei pettegolezzi che accadevano nel vicinato e per rendere piu’ frizzanti e distensivi  quei momenti, spesso ci si intratteneva raccontando INDOVINELLI, più o meno simpaticamente pepati,  che quando erano ancora inediti e sconosciuti rappresentavano un simpatico e cervellotico rompicapo per chi cercava di trovare una giusta e adeguata risposta.

Normalmente gli indovinelli erano presentati e proposti dagli anziani, i

Il beato Giulio da Nardò

di Salvatore Calabrese

Una trascurata, bella e santa figura, è il BEATO GIULIO  che appartiene tra i tanti servi di Dio che aspettano la glorificazione in terra, come quella che già godono in cielo. Tanto ignoto, trascurato e quasi sconosciuto nella sua ingrata terra natia, quanto noto, venerato e visitato da milioni di pellegrini che nei secoli si sono recati a rendergli rispettoso omaggio.

Infatti non vi è pellegrino che dopo la doverosa visita alla Madonna del Santuario di Montevergine, in provincia di Avellino, non sia passato a rendere un breve omaggio a questo umile figlio che riposa in pace nella stessa chiesa in cui era vissuto.

Del frate si conosce ben poco.  Per nostra fortuna, Antonio Borrelli, un bravo ricercatore, per conto della padovana libreriadelsanto, ha rimediato con una interessante biografia.

Nacque a Nardò nel secolo XVI, da nobile famiglia (sarà forse discendente della neretina famiglia Giulio tutt’ora esistente e di antiche e nobili origini?) la quale secondo le consuetudini del casato, lo fece educare nelle lettere, nelle scienze e soprattutto nella musica, disciplina a cui il giovane era particolarmente inclinato.

Giulio fin dalla più giovane età si raccolse nella preghiera e nella meditazione. Animato da grande attenzione per i bisognosi distribuì loro i suoi beni e lasciò la casa paterna, indossando l’indispensabile, quindi si avviò verso la lontana Campania, per trovare un posto adatto al suo

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