La chiesa parrocchiale di S. Andrea Apostolo si eleva in Piazza Castello, di fronte al sontuoso matroneo che abbellisce l’angolo nord-ovest della fortezza gentilizia e fa supporre l’origine feudale della comunità.L’epigrafe incastonata tra due blasoni sul portale del frontespizio racconta: “Questo tempio fu eretto dalle fondamenta a spese e per interessamento dell’Ecc.mo Signore D. Gennaro Fulvio Caracciolo, Duca di Montesardo e Feudatario di Andrano e dedicato all’Apostolo S. Andrea, titolare del medesimo, nell’anno 1741”.E’ pervenuta alle attuali dimensioni in tre tappe. Vistosi segni esterni confermano la tesi delle ricorrenti manipolazioni. Fu costruita originariamente nelle dimensioni adeguate alle esigenze della comunità dell’epoca, tassata nel 1737 per 36 fuochi, corrispondenti a circa 300 abitanti, isolata perimetralmente da strade.L’edificio si eleva con muratura in conci levigati artigianalmente, compatti, ma soggetti all’annerimento per la prolungata esposizione agli agenti esterni. Il tozzo frontespizio mal si incorpora all’edificio, poiché non nasconde i contrafforti di spinta, elevati per il sostegno della volta e sembra recuperato da altra chiesa demolita.All’interno, il sontuoso arco trionfale a tutto sesto, che campeggia nella navata, delimitava lo spazio riservato al presbiterio da quello assegnato ai fedeli. Invece i quattro archi trionfali a sesto acuto, sormontati dagli ovali finestrati, che attualmente caratterizzano il centro dell’edificio sacro, trasformato a croce latina, segnalano gli spazi incorporati successivamente per realizzare l’ampliamento, iniziato nel 1836.Per circa due secoli fu anche, nel sottosuolo, luogo di sepoltura.
L’arredo interno di interesse storico-artistico e religioso è costituito da alcuni dipinti su tela, di autori ignoti, probabilmente di scuola napoletana. Raffigurano l’Immacolata, Il perdono di Assisi, La Madonna del Carmine e San Vito.
Altri sono di formato ridotto: La Madonna del Buon Consiglio, San Giuseppe, San Francesco di Assisi, S. Oronzo. Sei statue in cartapesta: S. Antonio di Padova, San Pietro Martire, San Rocco, S. Andrea Apostolo, San Giuseppe, Sacro Cuore di Gesù, prodotte da rinomati artisti leccesi, sono sistemate in appositi spazi.
La statua della Protettrice, Maria SS. Delle Grazie, è costituita da intelaiatura di legno rivestita di abiti finemente ricamati ed è custodita in un grande armadio a vetrina. Per adeguare il tempio allo svolgimento del culto, secondo le norme innovative disposte dal Concilio Vaticano Secondo, recentemente si sono resi necessari interventi che non hanno alterato la fisionomia originaria dell’edificio sacro al quale sono stati addossati modesti locali di servizio pastorale. Il più antico manoscritto parrocchiale che registra gli Atti di Battesimo data dal 1579.
Domenico Catalano da Gallipoli, Martirio di S. Andrea (1604), olio su tela, chiesa parrocchiale di Presicce
Gian Domenico Catalano nacque a Gallipoli ed operò tra il 1604 e il 1628. Tra le opere presenti nel Salento si ricordano, oltre il Martirio di s. Andrea nella parrocchiale di Presicce, il S. Carlo Borromeo in S. Maria degli Angeli a Lecce, il S. Francesco della chiesa di S. Nicola a Squinzano, del 1613, il Trittico della Assunta nella chiesa di S. Nicola della stessa città, datato 1614, la Madonna con s. Antonio e angeli nella chiesa dei minori di Minervino Murge (1628), l’Assunta, nella chiesa dei teatini a Lecce.
Numerose le tele nella città natale, Gallipoli: nelle chiese del Carmine (Pietà), di S. Domenico (Annunciazione, Circoncisione, Assunta), di S. Francesco (Annunciazione, Assunzione, Circoncisione, S. Diego), di S. Chiara (Annunciazione, Natività, Crocefisso), di S. Maria degli Angeli (Madonna e angeli), la celebre Madonna coi ss. Giovanni e Andrea nella cattedrale.
Molte altre tele sono conservate in vari altri centri del Salento: Alezio, Galatina, Scorrano, Squinzano, Taviano.
Per la Bibliografia si riporta pari pari quella di Pina Belli d’Elia nella scheda dell’Autore, in:
sebbene molti altri studi e volumi siano stati successivamente pubblicati, tra cui Gian Domenico Catalano. Eccellente pittore della città di Gallipoli, di Lucio Galante, edito nel 2004 tra le edizioni Congedo di Galatina.
G. C. Infantino, Lecce sacra, Lecce 1634, pp. 7, 83, 94; L. Franza, Colletta istor. e trad. anticate sulla città di Gallipoli, Gallipoli 1835, pp. 57, 67, 70 s., 74 s.; B. Ravenna, Mem. ist. della città di Gallipoli, Napoli 1836, p. 330 e passim; C.Villani, Scritt. ed artisti pugliesi antichi moderni e contemp.,Trani 1904, pp. 1234 s.; G. Gigli, Il tallone d‘Italia, Bergamo 1912, p. 36; C. Foscarini, G.D.C., in Fede, III (1925), pp. 99 ss.; P. Marti, Architetti, pittori e scultori fino a tutto il sec. XIX, in Il Salento, XXXI(1927), p. 34; M. D’Orsi, Mostra retrospettiva degli artisti salentini (catal.), Lecce 1939, p. 11 (rec. di E. Scarfoglio Ferrara, in Rinascenza salentina, VII[1939], pp. 2 ss.); V. Liaci, Un geniale pittore salentino, in Rinascenza salent., X (1942), 2-3, pp. 123-26; M. D’Elia, Mostra dell‘arte in Puglia…(catal.), Roma 1964, pp. 138-141; L. G. De Simone, Lecce e i suoi monumenti, Lecce 1964, p. 116; M. Paone, Curiosità storiche salentine, in Studi salentini, XXIV(1966), pp. 292 ss.; Id., Un dipinto inedito di G.D.C. in Lecce, ibid., pp. 391-394; M. S. Calò, La pittura del Cinquecento e del primo Seicento in Terra di Bari, Bari 1969, p. 170.
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