1861-2011 – 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, Brigantaggio e secessionismo (3.)
di Maurizio Nocera
Se «si vuole comprendere veramente il “brigantaggio”, è proprio nel “quotidiano” dei contadini del Sud che bisogna scavare, immergendosi nell’atmosfera dei tempi, dei luoghi e dell’umanità che li percorse: bisogna – in altri termini – tentare un approccio al fenomeno che non sia preconcetto e partigiano, ma storico e antropologico»
La “miseria” del Mezzogiorno era “inspiegabile” storicamente per le masse popolari del Nord; esse non capivano che l’unità non era avvenuta su una base di uguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno nel rapporto territoriale di citta-campagna, cioè che il Nord concretamente era una “piovra” che si arricchiva alle spese del Sud e che il [suo] incremento economico-industriale era in rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale»
Romanzo “brigante”
di Maurizio Nocera
Ancora un appunto su un altro importante riferimento storico. Spesso i borbonici, quando parlano o scrivono di brigantaggio, richiamano una frase che Antonio Gramsci avrebbe scritto sul suo settimanale torinese «L’Ordine Nuovo» del 1920. È strano che costoro che citano Gramsci non diano mai le giuste indicazioni bibliografiche. Non riprendo qui la frase gramsciana di cui costoro si servono per richiamare il giudizio sullo Stato unitario, perché significherebbe per me, ancora una volta, falsificare la verità storica. Antonio Gramsci, in qualità di segretario generale del Partito comunista d’Italia, ha scritto tutt’altre frasi.
La supremazia del Nord
Conosco bene gli scritti di Gramsci su quel suo settimanale. Egli scrisse solo due editoriali di carattere, diciamo così, istituzionale: “Lo Stato italiano” (cfr. «L’Ordine Nuovo», 7 febbraio 1920, p. 282; e “Stato e libertà” (cfr. «L’Ordine Nuovo», 10 luglio 1920, p. 65). In questi articoli Gramsci denuncia le mostruose disparità economiche tra Nord e Sud, senza fare alcun accenno al brigantaggio, ma solo alle masse contadine meridionali costrette dai governi della Destra, primo fra tutti quello di Cavour, a