Il delfino e la mezzaluna. Numero doppio per i suoi estimatori

delfino e la mezzaluna

E’ pronto il doppio numero de “Il delfino e la mezzaluna”, ovvero gli studi della Fondazione Terra d’Otranto, diretto da Pier Paolo Tarsi.

Giunto al quarto anno, questa edizione si sviluppa in 314 pagine, per recuperare l’anno di ritardo, sempre in formato A/4, copertina a colori, fotocomposto e impaginato dalla Tipografia Biesse – Nardò, stampa: Press UP, con tematiche di vario genere inerenti le provincie di Lecce, Brindisi e Taranto.

Tanti gli Autori che ancora una volta hanno voluto offrire propri contributi inediti, e meritano tutti di essere elencati secondo l’ordine con cui appaiono nel volume, con il relativo saggio proposto:

Pier Paolo Tarsi, Editoriale

Angelo Diofano, Il fantastico mondo degli ipogei nel centro storico di Taranto

Sabrina Landriscina, La chiesa di Santa Maria d’Aurìo nel territorio di Lecce

Domenico Salamino, Prima della Cattedrale normanna, la chiesa ritrovata la città di Taranto altomedievale

Vanni Greco, Il “debito” di Dante Alighieri verso il dialetto salentino

Francesco G. Giannachi, Un relitto semantico del verbo greco-salentino Ivò jènome (γίνομαι)

Antonietta Orrico, Il Canticum Beatae Mariae Virginis di Antonio De Ferrariis Galateo, una possibile traduzione

Giovanni Boraccesi, Il Christus passus della patena di Laterza e la sua derivazione

Marcello Semeraro, Propaganda politica per immagini. Il caso dello stemma carolino di Porta Napoli a Lecce

Marino Caringella – Stefano Tanisi, Una santa Teresa di Ippolito Borghese nella chiesa delle Carmelitane Scalze di Lecce

Ugo Di Furia, Francesco Giordano pittore fra Campania, Puglia e Basilicata

Domenico L. Giacovelli, Nel dì della sua festa sempre mundo durante et in perpetuum. Il patronato della Regina del Rosario in un lembo di Terra d’Otranto

Stefano Tanisi, Il dipinto della Madonna del Rosario e santi di Santolo Cirillo (1689-1755) nella chiesa matrice di Montesardo. Storia di una nobile committenza

Armando Polito, Ovidio, Piramo e Tisbe e i gelsi dell’Incoronata a Nardò

Alessio Palumbo, Aradeo, moti risorgimentali e lotte comunali: dal Quarantotto al Plebiscito

Marcello Gaballo – Armando Polito, Dizionarietto etimologico salentino sulle malattie e stati parafisiologici della pelle, con alcune indicazioni terapeutiche presso il popolo di Nardò

Marco Carratta, Il mutualismo classico in Terra d’Otranto attraverso gli statuti delle Società Operaie (1861-1904)

Gianni Ferraris, Il Salento e la Lotta di liberazione

Gianfranco Mele, Il Papaver somniferum e la Papagna: usi magici/medicamentosi e rituali correlati dall’antichità al 1900. Dal mito di Demetra alle guaritrici del mondo contadino pugliese

Bruno Vaglio, Alle rupi di San Mauro una nuova stazione “lazzaro” di spina pollice. Considerazioni di ecologia vegetale dal punto di vista di un giardiniere del paesaggio

Riccardo Carrozzini, Il mio Eco

Pier Paolo Tarsi, L’antropologia linguistica della memoria narrata: uno sguardo filosofico all’opera di Giulietta Livraghi Verdesca Zain e Nino Pensabene

Arianna Greco, Arianna Greco e la sua arte enoica. Quando è il vino a parlare

Gianluca Fedele, Gli ulivi, la musica e i volti: intervista a Paola Rizzo

Epigraphica in Terra d’Otranto. L’epigrafe agostiniana nella chiesa dell’Incoronata di Nardò (Massimo Cala). L’epigrafe di Morciano di Leuca in via Ippolitis al civico n.6 (Armando Polito)

Segnalazioni. Il fonte di Raimondo del Balzo ad Ugento (Luciano Antonazzo). La Madonna col Bambino e sant’Anna di Gian Domenico Catalano (1560 ca. – 1627 ca.) in Ugento (Stefano Tanisi). Il pittore Aniello Letizia e le sue prime opere di committenza confraternale nella Gallipoli del ‘700 (Luciano Antonazzo – Antonio Faita). Le origini dell’oratorio confraternale di santa Maria degli Angeli, già sotto il titolo di santa Maria di Carpignano (Antonio Faita).

La foto di copertina è di Ivan Lazzari, ma numerose anche le immagini proposte all’interno, gentilmente  offerte da Stefano Crety, Khalil Forssane,  Vincenzo Gaballo, Walter Macorano, Raffaele Puce.

 

Gli interessati potranno chiederlo previo contributo di Euro 20,00 da versarsi a Fondazione Terra d’Otranto tramite bollettino di Conto corrente postale n° 1003008339 o bonifico tramite Poste Italiane IBAN: IT30G0760116000001003008339 (indicare il recapito presso cui ricevere  la copia).

Per ulteriori informazioni scrivere a: fondazionetdo@gmail.com

Mille piani di Raffaele Puce

RAFFAELE PUCE / MILLE PIANI.
Mostra fotografica alla Cupertinum, domenica 29 maggio, nell’ambito di Cantine Aperte

Le concrezioni reali e visionarie delle foto di “Mille piani” – un’ecologia dell’immaginazione – riattivano la sensibilità dello sguardo assaltato dal frastuono e dal sovraccarico delle immagini televisive, delle foto modificate con photoshop, degli scatti dei telefonini che si perdono nelle memorie digitali, degli assurdi selfie con smorfie impossibili…
L’attenzione di chi guarda collega scenari diversi. La velocità della luce è forse il pensiero. La velocità del suono è forse la memoria, il tempo. Tempo e luce lavorano l’esistente, lo trasformano. Respiro, rigore, visione, mutazione, rarefazione, rallentamento, silenzio, tranquillità, tempo che interagisce con l’opera. Il lavoro del tempo. Cartografare contrade a venire.

Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate. Diane Arbus

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Come i bambini che non sanno ancora parlare, e quando cercano o vogliono una cosa si esprimono avvicinandosi ad essa, toccandola, o fiutandola, o indicandola e con mille atteggiamenti diversi, cosí il fotografo quando lavora, gira intorno all’oggetto del suo discorso, lo esamina, lo considera, lo tocca, lo sposta, ne muta la collocazione e la luce; e quando infine decide di impossessarsene fotografandolo, non avrà espresso che una parte del suo pensiero… Ciò che veramente importa non è tanto l’attimo privilegiato, quanto individuare una propria realtà, dopo di che tutti gli attimi piú o meno si equivalgono. Circoscritto il proprio territorio, ancora una volta potremo assistere al miracolo delle “immagini che creano se stesse”, perché in quel punto il fotografo deve trasformarsi in operatore, cioè ridurre il suo intervento alle operazioni strumentali. Al fotografo il compito di individuare una sua realtà, alla macchina quella di registrarla nella sua totalità. Ugo Mulas

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“Il vino è il canto della terra”, scriveva Mario Soldati, e Giuliano Sangiorgi aggiunge: “Credo che il vino sia il canto delle persone che stanno sulla terra. L’uva è il canto della terra. Il vino è il canto degli uomini, che stanno sulla terra magnifica che produce l’uva”.

 

Appuntamento con grandi Vini, Arte e Jazz, domenica 29 maggio, alla Cupertinum, Antica Cantina del Salento, in Via Martiri del Risorgimento 6, a Copertino, nell’ambito di Cantine Aperte, evento organizzato dal Movimento Turismo del Vino Puglia.

Dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 21.00 la Cupertinum accoglie appassionati, turisti e curiosi, per scoprire la Cantina, assaggiare e acquistare i vini.
Inoltre, degustazioni: gli oli d’oliva della “Carta degli oli dell’Aprol”; le “buonezze” del Forno Fratelli Sabato e il miele di BeeHouse.

Durante l’apertura si potrà ammirare la mostra fotografica “Mille piani”, di Raffaele Puce.

Alle ore 19.00, concerto del Jazz Trio di Luigi Botrugno (pianoforte), Emanuele Raganato (sax) e Frank Bramato (voce).

 

CUPERTINUM, Antica Cantina del Salento 1935, Copertino
Enoteca del Copertino, Via Martiri del Risorgimento 6, Copertino (Le) tel.0832.947031 – www.cupertinum.it

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Raffaele Puce – Fotografo e artista visivo, collabora con enti pubblici e aziende per la realizzazione di immagini per mostre e cataloghi. Svolge ricerca fotografica con particolare attenzione al rapporto tra beni culturali e territorio. Per le Edizioni Aramirè ha pubblicato Parazioni. Laureato all’Accademia di Belle Arti, nel 1999 ha vinto il Premio Nazionale Giovani Artisti Portfolio. Tra le sue mostre ricordiamo: Sequenze, Museo Ken Damy / Brescia; Outono Fotografico / Spagna; Diario quotidiano, collettiva di fotografia stenopeica, Musinf / Senigallia; Bande, fuochi e luci, Talos festival; Portokalli site, Borgoinfesta. Con la Cupertinum collabora in qualità di fotografo, in particolare per il progetto del giornale Cupertinum doc. Il Cuore del Negroamaro.

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Jazz Trio: Frank Bramato – è un giovane cantautore che ha attraversato, nella sua intensissima parabola artistica, una varietà enorme di generi, situazioni e progetti artistici. Come cantante e sperimentatore vocale, esordisce nel 2000 con la band Blekaut. Dopo gli studi di sceneggiatura a Roma si afferma nell’ambiente del teatro/performance vincendo prestigiosi festival internazionali. Luigi Botrugno – è una delle voci pianistiche salentine più versatili e conosciute. Si esibisce regolarmente in varie formazioni e in una moltitudine di contesti, da Sanremo al solismo jazz. Attualmente insegna pianoforte jazz al Liceo Musicale di Lecce. Emanuele Rag – musicista eclettico e raffinato si è esibito in centinaia di concerti, in Italia e all’estero, presentando un vasto repertorio che va dal jazz al lirico-sinfonico. Attualmente è docente presso il Conservatorio di Ferrara.

Borgagne. Borgoinfesta?

 

Borgagne. Ph Raffaele Puce
Borgagne. Ph Raffaele Puce

di Wilma Vedruccio

 

Un sogno ad occhi aperti, di Angelo Pellegrino, diventato un sogno collettivo.

Una scommessa che ogni anno si rilancia sul tavolo da gioco.

Un contagio, se lo sguardo vuol essere negativo.

Una clessidra, dove la polvere d’oro dei giorni di un’intera annata passa dalla strettoia dei giorni di festa e s’ accumula sul fondo quale capitale d’energia per l’anno che verrà quando la clessidra sarà capovolta.

Ma i giorni della festa !!

Rimane il piacevole stordimento della musica ascoltata, una valanga di foto che vorrebbero fermar quei giorni, aneddoti da raccontare.

Resta il gusto di ciò che si è mangiato, ma la ricetta sfugge, bisognerà attendere il prossimo anno per riassaporare piatti che arrivano da tempi di una volta, fino alle nostre moderne papille gustative.

Resta la frenesia della danza nei muscoli e nell’animo sia di chi ha provato la gioia e lo stordimento del ballo collettivo, sia di chi ha solo guardato la folla palpitante pulsare al ritmo della pizzica e di altra musica mediterranea che dalle tarantelle si è lasciata contaminare.

Rimane, in chi è avanti negli anni, la speranza di poter esserci ancora in questa dolce follia collettiva.

Resta l’orgoglio di aver vissuto giorni da città d’arte, respirando la polvere sollevata dagli scalpellini che intagliano la pietra e visitando mostre con istallazioni da provare a capire e a spiegare a chi non c’era.

Di quei giorni rimane il gruzzoletto delle monetine della Solidarietà che assume dignità di ricchezza nella lontana Africa del Benin, nell’orfanotrofio di Ouenou, dove sarà speso per la sopravvivenza.

Alla Comunità del Borgo resta la consapevolezza che si può smovere la crosta dei secoli se si mettono insieme le idee, i progetti, le energie, da condividere per avere tutti insieme un più ampio respiro.

Infine  Borgoinfesta è…la festa che apre le porte alla stagione estiva.

 

Libri/ Antonio e Ferdinando Sanfelice

“Antonio e Ferdinando Sanfelice. Il vescovo e l’architetto a Nardò nel primo Settecento”
 

a cura di Marcello Gaballo, Bartolomeo Lacerenza e Fulvio Rizzo, Lavello (Potenza), Congedo Editore-Galatina, 2003. 315×220 mm., 152 pagine, con 119 tra rilievi e fotografie b/n di Raffaele Puce. Supplemento I della collana “Quaderni degli Archivi diocesani di Nardò e Gallipoli”. 20 Euro.

Prefazione di B. Lacerenza, preside dell’Istituto Statale d’Arte. Contributi di S. Bove Balestra, A. Campo, R. Casciaro, G. De Cupertinis, D. Falconieri, M. Gaballo, L. Galante, V. Manca, F. Musumeci, P. Peri, F. Rizzo

Davvero fortunata ed interessante la serie di volumi curati dall’Istituto Statale d’Arte di Nardò. Il primo riguardava la chiesa ed il convento dell’Incoronata, il secondo la cattedrale di Nardò e le pitture di Cesare Maccari nel coro dello stesso edificio. Ora la scuola ha lavorato per un superbo progetto, l’analisi delle opere dell’architetto Ferdinando Sanfelice (Napoli, 1675-1748) in città, in concomitanza con l’episcopato del fratello Antonio (Napoli, 1660-Nardò, 1707), XXIV vescovo della diocesi di Nardò, in carica per circa trent’anni.

Questo volume, ben curato e con illustrazioni di effetto, illustra l’operato e l’attività pastorale dei due fratelli che cambiarono lo spirito e l’arte a Nardò nei primi decenni del Settecento.

Ben inseriti nel contesto napoletano (la loro famiglia era tra le più in vista nella capitale del regno), trasferirono a Nardò stuoli di maestranze e capolavori dei più grandi artisti napoletani, tra i quali opere di Olivieri, De Matteis, Luca Giordano e Francesco Solimena, maestro ed amico di Ferdinando.

All’elenco delle opere artistiche tuttora esistenti in città si affianca lo studio più approfondito della chiesa del Conservatorio, che Antonio volle realizzare per le fanciulle ospiti nell’istituzione e per conservare i suoi resti mortali.

Progetti, rilievi, studio di particolari eseguiti dagli studenti della scuola ed esauriente documentazione fotografica ne fanno un testo importante.

Non è da meno la ricerca archivistica, che vanta la riproduzione dei disegni dell’architetto conservati nel museo napoletano di Capodimonte e la pubblicazione integrale dell’inedito testamento del vescovo, ritrovato negli atti notarili dell’archivio di Stato di Lecce.

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