Il fiore che uccide

di Antonio Bruno

Il Prof. Ferdinando Vallese in una sua nota nella rivista da lui voluta e fondata “Agricoltura Salentina” nel numero del 15 luglio 1904 afferma che c’è una pianta che dovrebbe essere coltivata in via sperimentale nel nostro Salento leccese ed è il Pyrethrum cinerariaefolium Trev.  cespugliosa, pelosa, con foglie lobate e fiori raccolti in capolini solitari con disco giallo e ligule bianche. Anche se noi adesso la conosciamo come  Chrysanthemum cinerariifolium possiamo notarla facilmente, infatti è una pianta che forma ampi ciuffi colorati e viene recisa e usata per la decorazione interna o lasciata in giardino a gruppi o file.

E’ una pianta perenne che produce grandi fiori a forma di margherita nelle tonalità rosa e rosse, con grande cuore giallo: spiccano per questo tra il fogliame di un bel verde brillante, raggiungendo un’altezza di circa 80 cm.
Nelle nostre case in estate il piretro aleggia nell’aria perchè ha preso il posto del vecchio DDT che noi 50 enni (o su di li) ricordiamo perfettamente perchè si spruzzava con delle pompe a mano che comunque facevano fuoriuscire prodotto oleoso che imbrattava le nostre mani, nelle stanze al buio per uccidere le mosche e le zanzare della nostra infanzia. Poi il DDT si scoprì dannosissimo non solo per le mosche e zanzare ma anche per noi esseri umani ed ecco che al suo posto si impiega ancora oggi il piretro dall’alto potere insetticida in quanto contenente particolari principi attivi (le piretrine) che agiscono sull’apparato respiratorio degli insetti.

Tra le sostanze di origine naturale elencate nell’Allegato II B del Regolamento Ce 2092/91, relativo al metodo di produzione biologico dei prodotti agricoli, il piretro è un insetticida poco tossico ed efficace, che si rivela un utile alleato nelle strategie di difesa di ortaggi e frutta in una produzione biologica.
Il Prof. Vallese nella sua nota di più di un secolo fa afferma che i fiori di piretro disseccati e ridotti in polvere danno la razzia, le numerose miscele insetticide ed insettifughe, la polvere Dufour per combattere la tignola dell’uva, la polvere per la fabbricazione dei fidibus o coni fumanti.
La polvere Dufour nel 1897 era un nuovo rimedio proposto dal Dufour, uno dei migliori insetticidi per la cochylis, e cioè a base di piretro.
C’è anche la descrizione dell’ottenimento: “sciogliere kg. 3 di sapone nero in qualche litro di acqua calda, aggiungere acqua fredda fino a completare i 100 litri, e infine aggiungere (in dose esatta 2 kg. di essenza di terebentina”  Si applica con le pompe solo sui grappoli infetti, e nei punti dove si manifesta la larva.

Secondo le notizie in possesso nel 1904 del Prof. Vallese il piretro cresce spontaneo in Dalmazia dove da il prodotto che ordinariamente si trova in commercio. Noi sappiamo che è stato coltivato già in tempi antichi in Oriente e oggi è diffuso soprattutto in Kenya, Tanzania, Tasmania ed Australia.
In Kenya l’agricoltura di piantagione è praticata sulle terre migliori della costa e dell’altopiano intorno a Eldoret, Nakuru e Kitale, gestita da europei, canadesi e giapponesi, è specializzata nelle colture più redditizie destinate all’esportazione tra cui il piretro di cui il Kenya è il primo produttore mondiale.
I fiori vengono raccolti, essiccati in alcuni casi utilizzando l’energia geotermica e macinati, per ottenere un composto che in diluizione viene irrorato sulle piante come antiparassitario.
Il piretro cresce bene in terreni asciutti sabbiosi e preferibilmente calcarei.

Siccome questo tipo di terreni è molto diffuso nel Salento leccese probabilmente il piretro da noi potrà trovare condizioni favorevoli per produrre in abbondanza e con una buona qualità.
La semina si fa in Primavera o all’inizio dell’Estate in semenzaio, le piante saranno poi trapiantate in autunno nel pieno campo. Il terreno che dovrà ospitare la coltivazione del Piretro deve essere ben lavorato e le piante vanno trapiantate a righe distanti 50 centimetri e con le piante a 40 centimetri di distanza l’una dall’altra sulla riga. In questo modo in un ettaro si avranno circa 50.000 piante. Alcuni vivai forniscono già le piantine da trapiantare il prezzo per l’acquisto di mille piante è di  70  Euro, quindi il solo costo delle piantine è di 3.500 Euro ad Ettaro.

La pianta del piretro essendo vivace può vivere per più anni sullo stesso terreno tanto da costituire diremo in maniera spiritosa un “piretreto”, il primo anno si produrranno pochi fiori mentre la produzione si avrà il secondo anno e durerà sino al quinto.
La raccolta dei fiori si fa tra maggio e giugno, staccandoli dalle piante  quando non sono molto aperti, la raccolta può avvenire a mano o con una specie di pettine di legno.
Il disseccamento dei fiori si fa all’ombra e dopo il prodotto ottenuto va conferito all’industria che li polverizza.

Nel 1904 il Prof. Ferdinando Vallese ha condotto una sperimentazione della coltivazione del piretro nel Salento leccese con ottimi risultati.
Gli effetti insetticidi del piretro erano già noti in Cina a partire dal primo secolo dopo Cristo. La coltivazione del piretro è iniziata in Europa nel 1820.

L’azienda Specchiasol presso l’Opificio Erboristico Sandemetrio di Specchia (Le), gestisce un Centro per la promozione di studi e ricerche nel settore delle piante officinali. I lavori nel campo sperimentale didattico hanno già visto la messa a dimora di una collezione di circa 400 specie diverse di piante officinali, medicinali, aromatiche, ma anche piante utilizzate in agricoltura biologica come il Piretro.
Studiosi dell’ex Jugoslavia hanno studiato il contenuto in pietrine di una varietà di piretro dell’adriatico e sono arrivati alla conclusione che il contenuto di piretrine nei capolini raccolti nelle zone del nord adriatico non è paragonabile a quello delle zone di produzione tradizionale. La conferma viene da uno scritto Regio Istituto italiano agronomico per l’Africa italiana nel periodo coloniale che prende atto delle proprietà insetticide della pianta coltivata nell’Africa Mediterranea che sono maggiori di quando è coltivata sulle coste adriatiche.

Ogni anno si stima che si producono intorno a 20 – 25.000 tonnellate di fiori secchi che contengono circa l’1,3% di piretrine pure che determinano il valore del prodotto. Il piretro viene commercializzato come estratto contenente il 25% in peso di piretrine pure in solvente organico.
C’è un protocollo di una tecnologia rapida di propagazione in vitro per Cinerariifolium Chrysanthemum  (Trev.) Vis., messa a punto in Cina. Un gran numero di gemme potrebbe  essere indotta direttamente da espianti dall’epicotile  Dopo l’induzione con alcune sostanze lo sviluppo potrebbe essere osservato entro 15 giorni dopo l’inoculazione. Inoltre uno studio sui poliploidi riprodotti in vitro ha ottenuto linee di riproduzione superiore con alto rendimento  e di buona qualità. Linee Autotetraploidi  di cinerariifolium C.  sono stati ottenute mediante trattamenti colchicina e identificato un cromosoma .
Il numero dei cromosomi della piantina autotetraploide è stato  2n = 4x = 36. L’ottenimento di  linee autotetraploidi sarà di importanza genetica per la riproduzione di valore e possono essere utilizzate per ulteriori selezione e riproduzione delle piante.

Il prodotto ottenuto dai capolini dei fiori, noto come piretro, è in realtà composto da sei principi attivi e, per aumentarne l’efficacia, è spesso associato al piperonilbutossido. La sintomatologia di chi è intossicato da questo prodotto raramente presenta caratteristiche di gravità come lo shock anafilattico. E’ stato descritto un decesso dovuto all’inalazione di uno scampoo a base di piretro che ha determinato un broncoplasmo risultati fatale.

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