di Giovanna Falco
I leccesi nel corso dei secoli e per quanto finora è dato di sapere, hanno dedicato a San Biagio, martire e vescovo di Sebaste, un rione, la porta annessa e tre chiese.
Sin dal 1472 la Cabella demanii attesta i quattro rioni di Lecce: i pictagia Sancti Iusti, Sancti Martini, Rudie (o Rugie) e Sancti Blasi[1]. Quello ad oriente fu dedicato a «San Biaggio gentil huomo Leccese, il qual fuggendo la persecutione de’ Tiranni, se ne passò con una nave in Sebaste» dove fu proclamato vescovo e poi martirizzato «e per esser che Sebaste stà nell’Oriente, perciò la Città di Lecce per honorare il suo Cittadino, chiamò la porta della Città, che stà volta all’Oriente, la porta di San Biaggio»[2]. La porta fu fatta ricostruire nel 1774 dal governatore di Terra d’Otranto Tommaso Ruffo, che vi fece apporre la statua del Santo e l’epigrafe che recita: «D.O.M. Quem dignitati parem hinc aditum Cives Convenæque din exoptaverant, tandem excitante D. Thoma Ruffo ex Regni optimatibus Provinciae Moderatore Ing. exercitibus invictissimi Regio Ferdinandi iv Castrorum Praefecto D. Or. Nicolaus Prato gentile. virtuteque clarus Patriae Curator iterum aere pub. extruxit an. dom. mdcclxxiv, ejusdemque tutelari Divo Blasio statuam pos»[3].
Il territorio del portaggio San Biagio, suddiviso nel 1508 in ventisette isole[4], dal 1606 (anno dell’istituzione delle quattro parrocchie leccesi) è coinciso con quello della parrocchia di Santa Maria della Luce[5], così com’è riportato dagli