Ulivi di Puglia, come maestose colonne tortili…

di Emilio Panarese

…In nient’altro si può trovare il simbolo della nostra provincia se non nei giganteschi e pittoreschi ulivi plurisecolari, che, come maestose colonne tortili, sormontate da larghi capitelli d’argento, tormentate, spaccate o scoppiate, di un vetusto tempio pagano dedicato a Pallade, si perdono, a vista d’occhio, per chilometri e chilometri, da Lecce fino al mare, fino a Finibus Terrae.

Qui, nella nostra terra, l’ulivo ha il suo regno, qui l’ulivo sin dall’epoca messapica è stato spettatore di tante antiche vicende, di tante illustri civiltà, di tutto il nostro glorioso e doloroso passato…

 


da: E, Panarese, Gallipoli, porto europeo dell’olio in «Tempo d’oggi», I (22), 18/12/1974

I Greci condannavano con la morte chi uccideva un albero d’ulivo


di Antonio Bruno

quando impararono a coltivare l’olivo e la vite, i popoli del Mediterraneo cominciarono ad uscire dalla barbarie

Tucidide nel V secolo a.C.

L’olio d’oliva deodorato di provenienza africana o spagnola mette in crisi la produzione dell’olio lampante prodotto nel Salento leccese.  Questa «invasione barbarica» provoca danni incalcolabili all’economia della penisola salentina infatti in questo 2010 le olive rimangono sugli alberi o per terra. C’è il pericolo reale per l’intero ecosistema degli uliveti secolari, che rischia di morire ed essere soppiantato, magari da «coltivazioni intensive» di pannelli solari. In questa nota alcune considerazioni sulla indissolubilità Ambiente del Salento leccese e Olivo!

Gli ulivi di Puglia fra cielo e terra

ph Mino Presicce

di Carla Martini

 

Ho pensato che in Puglia ci siano tanti ulivi quanti sono i pugliesi.

Ognuno ha il suo ulivo nel quale ha imprigionato una vibrazione del suo spirito. Ognuno ha ricevuto direttamente da Dio il compito di far vivere una creatura arborea dalle foglie d’argento, dal frutto indispensabile, dal tronco libero di darsi forma, statura, vetustà.

Ho pensato che gli ulivi siano uomini stessi che un giorno hanno scelto di fermarsi, di porsi in silenzio ad ascoltare, con i piedi affondati nella terra rossa ed aspra, con la mente rivolta a Dio per una lode eterna.

Sono dunque gli ulivi una emanazione spirituale di questo popolo? Essendo lo spirito eterno, il tempo è immortale, questa terra è per sempre. Così gli ulivi così gli uomini.

I piedi si fanno radici, le braccia si alzano al cielo, la terra è fisicità, il cielo è spiritualità.

Il silenzio è perfetto, il movimento è nello stesso punto, i colori sono nitidi nella simbiosi dell’ulivo con la natura circostante.

Se dico terra di Puglia, cielo, ulivi e mare, intendo il loro essere unico. Insieme si fondono nel silenzio, nel silenzio di uomini che hanno espresso lavoro, arte, gioia e dolore.

L’ulivo assurge a simbolo di tutto questo, mentre l’olio delle sue olive ha rischiarato secoli di storia dagli eventi spesso tragici, ma anche la pazienza  di tutti coloro che umilmente hanno accettato il divenire dei tempi bui in quelli luminosi.

Ed è tutto nell’albero che dona speranza in quella lode verso Dio, perché quale uomo “trasformato” conosce. Infatti non è uomo pietrificato dal dolore, ma immerso in quella staticità che è propria della contemplazione mistica.

Ogni ulivo è diverso, quale scultore geniale scalpella il suo corpo. Non è tormentosa l’opera, ma discorso complesso da filosofo, che invecchiando diviene sempre più “capace” di dire.

Interpretare tali sculture sarebbe comunque svelare segreti o meglio misteri,

Ulivi prigionieri fra le pietre grigie del tempo

di Elio Ria
Inglobati, racchiusi come prigionieri fra le pietre grigie del tempo.
Ma resistono.
Essi sanno cosa fare per continuare ad essere ulivi.
L’uomo accordi loro il diritto alla vita, non spezzi le radici secolari per futili motivi; sia rispettoso di questo albero muto e sapiente, generoso e tollerante. La terra lo vuole, lo desidera ardentemente affinché si perpetui nei secoli la tradizione di una forza benevola della natura che sa dare e mai togliere.

Ulivi di Puglia, come maestose colonne tortili…

di Emilio Panarese

…In nient’altro si può trovare il simbolo della nostra provincia se non nei giganteschi e pittoreschi ulivi plurisecolari, che, come maestose colonne tortili, sormontate da larghi capitelli d’argento, tormentate, spaccate o scoppiate, di un vetusto tempio pagano dedicato a Pallade, si perdono, a vista d’occhio, per chilometri e chilometri, da Lecce fino al mare, fino a Finibus Terrae.

Qui, nella nostra terra, l’ulivo ha il suo regno, qui l’ulivo sin dall’epoca messapica è stato spettatore di tante antiche vicende, di tante illustri civiltà, di tutto il nostro glorioso e doloroso passato…

Accade in Puglia. 90 giorni per espiantare un ulivo secolare. La parola all'agronomo

Per i Consiglieri della Regione Puglia per spiantare un Olivo Monumentale basta il silenzio assenso

 

di Antonio Bruno

«I popoli del Mediterraneo cominciarono ad uscire dalla barbarie quando impararono a coltivare l’olivo e la vite» (Tucidide, V secolo a.C.)

Mi dispiace in questo ultimo scorcio di 2011 dover rimpiangere il codice babilonese che regolava il commercio dell’olio d’oliva, un’attività a cui per millenni è stata attribuita straordinaria importanza. Addirittura mi trovo a vergognarmi se penso ai Greci che furono i primi a regolamentare la coltivazione dell’olivo, i cui alberi dominavano la rocciose regioni rurali della Grecia e divennero i pilastri della società ellenica; pensate amici miei che erano così sacri che chi ne abbatteva uno era condannato alla morte o all’esilio. La coltivazione era protetta ed incentivata: ad Atene si poteva incorrere in severe sanzioni, passibili anche di condanna a morte, se si violavano le leggi promulgate da Solone a difesa degli olivi.

C’è un fantasma che si aggira nella Regione Puglia
Invece nella Regione Puglia c’è un nemico da battere. Sapete chi è? Ma i

Patriarchi verdi del Salento di Lucio Meleleo

di Lucio Meleleo

…In nient’altro si può trovare il simbolo della nostra provincia se non nei giganteschi e pittoreschi ulivi plurisecolari, che, come maestose colonne tortili, sormontate da larghi capitelli d’argento, tormentate, spaccate o scoppiate, di un vetusto tempio pagano dedicato a Pallade, si perdono, a vista d’occhio, per chilometri e chilometri, da Lecce fino al mare, fino a Finibus Terrae. Qui, nella nostra terra, l’ulivo ha il suo regno, qui l’ulivo sin dall’epoca messapica è stato spettatore di tante antiche vicende, di tante illustri civiltà, di tutto il nostro glorioso e doloroso passato… (Emilio Panarese)

Radici forti e chiome maestosamente splendenti sono simbolo del cuore salentino (Antonio Mauro tra i commenti della petizione online “Nessuno tocchi gli ulivi di Puglia”).

Ulivi traditi

ph Donato Santoro

di Elio Ria

In quella notte, tra gli ulivi del Getsemani, si concretizzò il più grande tradimento della Storia: Giuda, figlio di Simone, detto Iscariota, uomo della falsità, tradì Gesù Cristo. Gli ulivi attoniti nulla poterono per fermare l’uomo vigliacco.  

Ora invece il tradimento è avvenuto in un’aula del parlamento regionale della Puglia e  il tradito è l’ulivo. Una legge consente l’espianto degli ulivi dai luoghi di origine per spostarli altrove. Alberi migranti? Alberi in cammino verso quali luoghi? E perché?  Riusciranno a sopravvivere alle scelleratezze degli uomini?

Il Salento s’indigni per tale legge. Gli ulivi saranno privati della memoria del luogo, la macchia mediterranea patirà la loro assenza, gli uomini non godranno della bontà di questi alberi forti e innocenti. Il paesaggio del Salento deturpato, violentato e ucciso. Qual è stata la molla di questo tradimento? Perché modificare ciò che è già?

Gli ulivi alberi buoni della nostra Terra non meritano di morire. Hanno saputo darci l’olio profumato che in passato ha alleviato la sofferenza della miseria. Hanno saputo condurre gli uomini verso approdi sicuri e prosperosi. Adesso li ripaghiamo condannandoli alla mutilazione, cancellando ciò che di buono c’è sulla nostra Terra. Vigliacchi noi che non sappiamo preservarli dal male.

È un brutto momento per la gente del Salento. Qualcuno ha deciso iniquamente per essa, senza tenere conto delle istanze già abbondantemente

Un giorno per cancellare secoli…

Ai Signori Consiglieri della Regione Puglia. Sono molto amareggiato per l’infelice votazione del 1/12/2011 sull’espianto degli ulivi!


Forza, distruggete tutto! forse solo così sarete soddisfatti e finalmente avrete dimostrato ai circa 3000 cittadini che vi hanno supplicati di non farlo che comandate voi! Siete potentissimi, lo so bene. Ma non potrete mai spadroneggiare sulla natura, che comunque dovrete consegnare anche voi ai vostri figli. Vergogna! vergogna! vergogna! Prossimamente vi indicherò ettari di uliveti che potrebbero lasciar posto ad un bel comparto di villette o, meglio, ad un complesso turistico da favola. Tutto questo in nome del dio denaro!

Marcello Gaballo, cittadino ed elettore pugliese

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=474846&IDCategoria=1

Quest'Albero di Ulivo e stato reimpiantato per permettere l'allargamento della strada Provinciale Melendugno-Calimera (ph Donato Santoro)

Le nostre radici, come quelle dei nostri ulivi, non possono essere estirpate. La cultura di un popolo deve sopravvivere all’ingiuria dell’indifferenza e dell’incuria, figlie dell’ignoranza

(Umberto Urbano nei commenti alla sottoscrizione “Nessuno tocchi gli ulivi di Puglia”)

ph Donato Santoro del 31/10/2011

Un ulivo non piange…

ph Mino Presicce

di Michele Stursi

Questa è la storia di un esproprio. Una sentenza ingiusta, proclamata da un ignobile giudice, ci ha privato senza alcun preavviso del nostro spazio vitale, costringendoci in pochi, risicati metri quadrati. Chi non fosse a conoscenza dell’accaduto, crederebbe che queste siano le farneticazioni di un piccolo e fragile arbusto. Si sbaglia costui, perché a urlare la sua rabbia è un raggrinzito e incazzato ulivo.
Questa è la storia di un esproprio, dicevamo, ma non pensi il lettore che in codeste note si vadano a esporre le ragioni di una delle parti, quella perdente si intende. Non saremmo in grado di tenere discorsi molto lunghi allo scopo di persuadervi, non conosciamo le leggi dell’ars oratoria, né tantomeno ci intendiamo di diritto agricolo.Il nostro è un racconto e come tale ha la sacrosanta urgenza di essere raccontato, affinché gli uomini, specie egoista per natura, si sentano in colpa in ogni singolo attimo della loro futura annaspante esistenza.
Albeggiava quando giunsero in sella ai loro portentosi e assordanti ronzini. La luce del sole vezzeggiava le nostre foglie argentee e la rugiada ingioiellava la fredda corteccia; una brezza leggera solleticava le nostre fronde e un brivido fulmineo, di risposta, scorreva nella linfa per tutto il tronco, portandosi sino alle radici, per poi perdersi nel terreno.
Credevo che nulla al mondo sarebbe stato in grado di dissuadermi dalla convinzione che ogni mattino è concepito nel silenzio più intimo, incontro tra la nostalgia della notte, sbiadita dalla fioca luce della luna, e la speranza del giorno, che si riflette nel nuovo sole. Quello che vidi però mi fece ricredere: gli uomini avanzavano sicuri, calpestando quella stessa natura che li aveva dato la vita, e si dirigevano proprio verso di noi. Nel pugno di quella chiassosa

Ulivi di Puglia: àrveru ci pe mie t'ha fattu cippu…

 

di Elsa Carrisi

 

L’azzurro del nostro mare è il riflesso argenteo del canto secolare degli ulivi in un intreccio armonico che mantiene ogni cosa al suo posto e fa sì che tutte le cose partecipino in egual modo alla vita.

L’armonia delle cose è nel punto di equilibrio che sostiene l’universo e noi, lungo il nostro cammino, arco di cielo disegnato da una colomba, la nostra colomba di pace.

Cos’è il nostro sogno se non quella linea d’orizzonte che ci sta davanti, quel punto di fuoco in cui convergono i nostri sguardi, i nostri piedi, come radici piantate su questo pezzo di terra.

L’uomo e l’ulivo cantano da sempre insieme:

Arveru ci pe mie t’a fattu cippu,

le pene ca me tai ieu le supportu,

le pene ca me tai  ieu le supportu…

Così cantavano i nostri nonni abituati e rassegnati alla povertà, al destino che i ricchi e “nobili” padroni riservavano loro.

Firma la petizione “Nessuno tocchi gli ulivi di Puglia”:

http://petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=ulivi

Anche Coordinamento Civico e Forum Ambiente e Salute a difesa degli ulivi di Puglia

Lettera Aperta e Comunicato stampa congiunto Urgente

del

Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e  della Salute del Cittadino

Forum Ambiente e Salute del Grande Salento (province di Lecce, Brindisi, Taranto)

———————————————-

 

REGIONE PUGLIA:

E’ EMERGENZA!

 

“NO ALLA LEGGE AMMAZZA ULIVI

ED ULIVETI DI PUGLIA!”

costituenti della preziosa “Foresta primigenia” di Puglia

 

NO dunque a questa “Legge Ammazza PUGLIA

  

Breve cronistoria di un progressivo imbarbarimento

di Armando Polito

Aristotele (IV secolo a. C.), Costituzione degli Ateniesi: “…anticamente lo stato decideva la raccolta e chiunque sradicava o abbatteva un olivo sacro era giudicato dal senato dell’Areopago: in caso di condanna la pena era la morte”.

Tavole di Eraclea (IV secolo a. C.): documento prezioso che consente di ricostruire la riforma fondiaria attuata in quel secolo in Lucania. Sintetizzando: viene ristabilita la proprietà delle terre dei templi di Dioniso ed Atena di cui si erano impossessati dei privati, vengono formati dei lotti (vere e proprie aziende) e fissati  gli obblighi per gli affittuari  che dovranno piantare un numero minimo di olivi per ogni lotto e ripristinare immediatamente l’albero eventualmente venuto a mancare per malattia  o per  calamità. L’affittuario che non rispettava le disposizioni doveva rendere conto ai Polienomi, controllori eletti dal popolo con incarico annuale; se questi non vigilavano erano incriminati di incuria. Se dopo quindici anni dalla concessione tutti gli alberi piantati all’inizio non risultavano vivi gli affittuari dovevano pagare una multa di dieci monete d’argento (all’epoca non erano spiccioli…) per ogni olivo mancante.

Plinio (I secolo d. C.), Naturalis historia, XVI, 85: “Si può credere che la vita di certi alberi sia lunghissima se si considerano i luoghi inesplorati del mondo e

Ulivi di Puglia, patrimonio dell’umanità. Perché non adottarli?

ulivo detto "serpente" (ph Angelo Puscio)

 di Mimmo Ciccarese*

Il territorio pugliese è la regione italiana con il più rilevante patrimonio olivicolo. Oltre 350.000 ettari di superficie agricola sono coltivati ad ulivo (pari al 25% della superficie agricola utile regionale); di tale estensione, il Salento leccese conserva circa 84.000 ettari di oliveti, pari a circa 10 milioni di piante. Il 30% di queste piante sono piante di età ultrasecolare.

Alberi plurimillenari, quindi, delimitati nella penisola salentina, tra preistorici muretti a secco, dolmen e menhir, “paiare” (tipo di trulli). Queste bellezze uniche si possono ammirare, infatti, in ogni angolo del suo territorio: dalla Grecia salentina, all’otrantino, dal Parco del Negroamaro al Capo Leuca.

I titoli varietali di Cellina di Nardò e Ogliarola leccese la dicono lunga sulla loro origine; ancor di più la caratterizzano gli appellativi popolari che a secondo del modello delle loro produzioni vegetative e fruttifere, denominandoli come :“saracina, morella, cafarella, cascia, nardò, termitara, scisciula, scuranese”. 

il monumentale ulivo denominato "lu barone", nell'Arneo, simbolicamente abbracciato dai soci di Arneotrek (ph Roberto d'Arcangelo)

Tra di essi decine di migliaia di alberi sparsi, tra cui spiccano epiteti d’eccezione per il loro regale portamento, scultura o grandezza:”albero del pastore”, “lu gigante”, “lu barone”, “la baronessa”.

La loro longevità è di totale importanza se si considera la loro resistenta genetica a varcare indenni ere di ostilità (atmosferiche, cambiamenti climatici, interessi dell’uomo).

i soci di Arneotrek posano all'ombra del monumentale ulivo "lu barone", nell'Arneo (ph Roberto d'Arcangelo)

Oggi sono il patrimonio e l’identità connaturata dei pugliesi; essi rappresentano la qualità ambientale più vera, un riferimento turistico, paesaggistico e storica da custodire.

L’Unesco ha riconosciuto che in Puglia l’albero d’ulivo monumentale è il “Patrimonio dell’Umanità”.

La Regione Puglia applica, con l’art. 30 della L.R. n° 14 del31-05-2001, la “Tutela paesaggistica degli alberi”, ed ha previsto la costituzione di un albo di

Dialogo con un albero di Ulivo sulla proposta di espianto in Regione Puglia

di Massimo Negro

Questa mattina dopo aver letto della proposta che si sta esaminando in Regione Puglia per allentare i vincoli sulla tutela del paesaggio e dei nostri bellissimi uliveti, sono stato assalito da mille dubbi.

Mi sono chiesto “vuoi vedere che se queste menti hanno pensato ad una cosa del genere effettivamente i nostri alberi di ulivo sono un freno alla sviluppo della nostra Regione?” e poi “cavolo e se avessero ragione? forse si genererebbe un volume di  affari tale che finalmente riuscirei a trovare lavoro in Puglia!”.

Wow! Sarebbe la svolta!

Però su queste cose la parte pragmatica che è in me mi ha suggerito di chiarire la questione direttamente con una delle parti in causa.

Così presa la macchina mi sono diretto in campagna, ho girovagato per un po’ finché mi è sembrato di vederne uno sufficiente anziano e all’apparenza anche saggio che mi potesse rispondere con franchezza.
Ho parcheggiato la macchina e mi sono incamminato lungo un viottolo di campagna finché sono giunto là proprio davanti a lui. Un bellissimo albero di ulivo.

“Ciao amico albero, mi dispiace disturbarti ma ti vorrei fare una domanda. Non penso che tu lo sappia ma in questi giorni qualcuno nel Consiglio Regionale si sta preoccupando del fatto che voi possiate costituire un freno allo sviluppo della nostra regione. Siete in milioni e non c’è sufficiente spazio per tutti. O noi, meglio i nostri interessi, o voi”

“Caro amico, chiunque tu sia, non conosco molto delle vostre questioni ma non mi meraviglio di quello che mi stai dicendo. D’altronde la nostra vita non è

Nessuno tocchi gli ulivi di Puglia!

 

ph Francesco Politano

di Marcello Gaballo

Chiedo perdono se ancora una volta dovrò rubarvi qualche minuto per un’altra firma, consapevole di apparire ai vostri occhi come un testardo, magari desideroso di protagonismo. La realtà non è questa, e chi mi conosce lo sa bene, ma scaturisce spontanea dopo la segnalazione degli amici di Forum Ambiente Salute, che nella giornata del 20 ottobre hanno informato il web di un imminente pericolo che potrebbe abbattersi sulla nostra Regione e che riguarda uno tra i beni più importanti della nostra terra, gli ulivi di Puglia. Restare indifferenti o delegare ad altri una necessaria e netta  presa di posizione forse poteva tornare comodo, ma non me la son sentita ed ho subto condiviso le preoccupazioni e le ansie dei tanti amici e conoscenti di Facebook, che hanno disperatamente gridato all’ennesimo scandalo. Eccomi dunque, ancora una volta, quando una petizione ancora non si è conclusa, a ridiscendere in campo per lanciare un altro allarme che, son certo, vi troverà solidali e ancor più combattivi di me.

Ecco il testo che potrete sottoscrivere cliccando nel link in basso: 

Al Presidente della Regione Puglia

La Regione Puglia con la Legge Regionale n. 14 del 04-06-2007 protegge il paesaggio degli Ulivi monumentali della Regione Puglia:

La Regione Puglia tutela e valorizza gli alberi di ulivo monumentali, anche isolati, in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale…

Una delle più belle leggi che la RegionePugliapossa vantare ecco che viene offesa da una vergognosa proposta del 3 ottobre 2011, già da qualcuno definita “Ammazza olivi secolari”, presentata dal gruppo consiliare Il popolo della Libertà, che così recita: “La tutela degli ulivi monumentali è un obbligo, ma deve essere anche un’opportunità e non un impedimento allo sviluppo economico e infrastrutturale del territorio. Questo è il motivo di questa

Espiantiamo gli ulivi dalla terra o espiantiamo questi signori dalla poltrona?

di Pier Paolo Tarsi

Alcuni nostri politici regionali ci sorprendono con una nuova originalissima proposta di questi giorni, finalizzata a trarre finalmente la Puglia fuori dalla crisi economica che attanaglia la nazione e l’occidente tutto! Dopo attente e scrupolose analisi, questi geni non solo hanno individuato la causa frenante dello sviluppo nella nostra regione – ossia, tenetevi forte, gli ingombranti ULIVI SECOLARI – ma hanno, pensate, addirittura scovato la soluzione al problema: snellire le lungaggini burocratiche necessarie per espiantarli, proponendo il decentramento a livello comunale delle “competenze per il rilascio di autorizzazioni agli espianti e spostamenti di piante secolari”, oggi ancora di pertinenza della Regione. In quanto pugliesi ringraziamo sentitamente i detti signori per l’acume, lo sforzo ed il faticoso lavoro con cui mostrano di ricompensare le laute paghe ed i privilegi loro attribuiti: proposte come questa instillano serenità nei cittadini, accrescendo in loro la fiducia e la sensazione di essere in mani buone e sapienti, capaci di estirpare finalmente quelle radici secolari che ammorbano la nostra economia. Grazie signori, grazie di cuore!

Riportiamo di seguito la proposta di legge ( Fonte: http://www2.consiglio.puglia.it/Giss9/9PubbGiss.nsf/0/6B09FD5B3764D3B9C1257920002DF1DF?OpenDocument) e vi invitiamo, dopo la lettura del testo riportato – ammesso che sopravviviate alle amare risate – a firmare la petizione con cui proveremo a bloccare l’iniziativa e salvare gli Ulivi secolari dalle mire di questi…gentili signori! Sommergiamoli di sdegno!

per firmare la petizione:

http://www.petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=ulivi

L’ulivo testimone di civiltà

di Sonia Venuti

Contro la stupidità anche gli dei sono impotenti. Ci vorrebbe il Signore.

Ma dovrebbe scendere lui di persona, non mandare il Figlio;

non è il momento dei bambini

(John Maynard Keynes)

Una prova tangibile di questo mio esordire la possiamo trovare nell’ultima proposta di legge presentata alla quinta commissione della Regione Puglia per modificare la legge già esistente sulla tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali della nostra regione, da parte del Consigliere Regionale Massimo Cassano.

Rammento ancora quando  da ragazza qualcuno mi leggeva i passi della Bibbia relativi al Vecchio Testamento, allorquando dopo lo scatenarsi della furia degli elementi,  dopo il Diluvio Universale, punizione  inferta da Dio all’uomo per la sua stupidità,  avidità e  sete di potere,  giunse in volo sull’arca di Noè  una colomba, con un ramoscello d’ulivo in bocca.

L’ulivo il nostro  patriarca verde, come giustamente qualcuno lo ha definito in qualche commento a caldo sulla proposta di legge, è presente nella vita

Memento, sallentinus: Legge di tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali

2007: Legge di Tutela e Valorizzazione del paesaggio degli Ulivi monumentali della Puglia

Regione Puglia Legge Regionale n. 14 del 04-06-2007
(B.U.R. Puglia n. 83 del 7-6-2007)

 

IL CONSIGLIO REGIONALE HA APPROVATO
IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE PROMULGA
la seguente legge:

TITOLO I
FINALITÀ E DEFINIZIONI

ARTICOLO 1
(Finalità)
1. La Regione Puglia tutela e valorizza gli alberi di ulivo monumentali, anche isolati, in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale.
2. La tutela degli ulivi non aventi carattere di monumentalità resta disciplinata dalla legge 14 febbraio 1951, n. 144 (Modificazione degli articoli 1 e 2 del decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1945, n. 475, concernente il divieto di abbattimento di alberi di ulivo), e dalle norme applicative regionali.

ARTICOLO 2
(Definizioni)
1. Il carattere di monumentalità viene attribuito quando la pianta di ulivo possiede età plurisecolare deducibile da:
a) dimensioni del tronco della pianta, con diametro uguale o superiore a centimetri 100, misurato all’altezza di centimetri 130 dal suolo; nel caso di alberi con tronco frammentato il diametro è quello complessivo ottenuto ricostruendo la forma teorica del tronco intero;
b) oppure accertato valore storico-antropologico per citazione o rappresentazione in documenti o rappresentazioni iconiche-storiche.
2. Può prescindersi dai caratteri definiti al comma 1 nel caso di alberi con diametro compreso tra i centimetri 70 e 100 misurato ricostruendo, nel caso di tronco frammentato, la forma teorica del tronco intero nei seguenti casi:
a) forma scultorea del tronco (forma spiralata, alveolare, cavata, portamento a bandiera, presenza di formazioni mammellonari);
b) riconosciuto valore simbolico attribuito da una comunità;
c) localizzazioni in adiacenza a beni di interesse storico-artistico, architettonico, archeologico riconosciuti ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137).
3. Il carattere di monumentalità può attribuirsi agli uliveti che presentano una percentuale minima del 60 per cento di piante monumentali all’interno dell’unità colturale, individuata nella relativa particella catastale.

ph Francesco Politano

 

Il calvario dell’ulivo deportato dalla Puglia

Su segnalazione di Marco Rosa pubblichiamo un articolo del giornalista Marco Preve apparso sulle pagine di Genova di Repubblica del 19/4/2011, a proposito dei tanto amati ulivi di Puglia in vetta alle cronache di quest’ultimo periodo. Ringraziamo entrambi  per la cortesia dimostrata e per la gentilezza nell’autorizzazione concessa.

Fenomeni da baraccone: Euroflora e l’ulivo millenario

ulivononno

Tutto nasce dalla mail di un lettore di Repubblica: «Ma se suo nonno fosse l’uomo più vecchio del mondo, lo costringerebbe ad un viaggio di mille chilometri per esporlo su un palco?». Era una provocazione per una riflessione sulla star di Euroflora: l’olivo gemello. Un incredibile esemplare di pianta a due tronchi, proveniente dalla Puglia, la cui età è stimata attorno ai 2400 anni. Abbiamo chiesto un parere al professor Mauro Giorgio Mariotti, ordinario di botanica alla facoltà di Scienze dell’Università di Genova e presidente, per conto dell’Ateneo, dei Giardini Hanbury di Ventimiglia, tra i più noti al mondo.

Allora professore, era il caso di muoverlo il “vecchietto”?
«La premessa è che gli olivi sono abituati a stare in un certo posto e se portati da un’altra parte soffrono. Io pure ho qualche perplessità su questa scelta anche se è un rischio abbastanza calcolato. Ripeto, qualsiasi pianta, spostandola, un poco soffre. Dalla loro gli ulivi hanno una buona capacità di ripresa. Pur avendo tronchi colossali hanno radici poco profonde, con tessuti che le rigenerano. Poi c’è anche l’aspetto del trasporto… >.

Quale?
«Purtroppo devono potarli per farli stare in un container. Certo anche la chioma tagliata ad arte può essere apprezzabile a chi piace la scultura più che la natura. Io, in questo caso, preferisco la seconda».
Si insegue la spettacolarizzazione anche nella botanica?
«Mah, il fatto è che l’ulivo millenario e gli altri esposti ad Euroflora vanno inquadrati in un problema più ampio, di una pratica che dal punto di vista ambientale, ecologico e paesaggistico non è da favorire. La moda recente di creare giardini e parchi privati con prato all’inglese e ulivo millenario o centenario al centro. Ci sono anche architetti dei giardini che progettano

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