Continuiamo il nostro rapido excursus tra gli ambienti naturali pugliesi con un accenno ai boschi mesofili e xerofili.
L’ambiente mesofilo è un ambiente che garantisce la sopravvivenza di organismi viventi che hanno un fabbisogno idrico medio e che si colloca a metà strada fra l’ambiente igrofilo (caratterizzato da grande necessità di acqua, come ad esempio le piante che vivono in prossimità dei corsi dei fiumi) e quello xerofilo, dove invece domina la siccità.
Boschi mesofili sono localizzati in Puglia soprattutto in aree collinari, o di media montagna, come il Sub Appenino Dauno e ilGargano, le cui condizioni climatiche, fresche ed umide, consentono lo sviluppo di specie quali: il faggio (Fagus sylvatica L.), il cerro (Quercus cerris L.), la roverella (Quercus pubescens Willd.), l’acero campestre (Acer campestre L.), il frassino (Fraxinus ornus L.), il carpino orientale (Carpinus orientalis Mill.) e quello nero (Ostrya carpinifolia Scop.), per citarne alcune. Particolari condizioni microclimatiche hanno consentito lo sviluppo di boschi mesofili anche in aree della Murgia (come ad es. nel Bosco delle Pianelle in provincia di Taranto) e del Salento.
Agrifoglio (Ilex aquifolium L.), biancospino(Crataegus monogyna Jacq.), alaterno (Rhamnus alaternus L.), fillirea (Phillyrea latifolia L.), insieme ad altre essenze, caratterizzano il sottobosco, arricchito dalla preziosa fioritura di numerose orchidee spontanee. Il raro capriolo garganico (Capreolus capreolus italicus Festa) e l’elusivo gatto selvatico (Felis silvestris Schreber) impreziosiscono il già ricco patrimonio faunistico del Parco Nazionale del Gargano, mentre sono soprattutto i piccoli passeriformi canori, balie, luì, cince, oltre che a tordi,merli, ghiandaie, ad allietare la foresta con il loro canto melodioso.
Per boschixerofili si intendono associazioni vegetali che si sviluppano in zone caratterizzate da condizioni climatiche critiche, quali precipitazioni scarse e temperature estive anche elevate.
Le specie vegetali presenti in questi boschi mostrano così adattamenti atti a ridurre l’evapotraspirazione per resistere ai lunghi periodi di siccità, come la persistenza più o meno prolungata delle foglie sui rami. Ad altitudini minori troviamo il leccio (Quercus ilex L.), sempreverde, cui segue il fragno (Quercus trojana Webb), semideciduo, associato con l’aumentare di quota, alla roverella (Quercus pubescens Willd.)
“Siticulosa Apulia”, Puglia sitibonda: così doveva apparire la nostra regione al poeta Orazio (Venosa 65 a.c. – Roma 8 a.c.) allorquando, scendendo dai monti lucani, si apprestava ad attraversare le terre, già allora assetate, del Tavoliere o della Murgia.
E al viaggiatore moderno il paesaggio pugliese non dovrebbe mostrarsi molto diverso da allora, con i suoi quasi ventimila chilometri quadrati di territorio per lo più pianeggiante, povero di acque e di copertura boschiva, a tratti arido e desolato, immerso in un’abbacinante luce mediterranea.
L’immagine dominante della regione può suggerire al visitatore distratto l’idea di una terra povera di emergenze floro-faunistiche, ma allo sguardo attento di un appassionato naturalista non sfuggirà la ricchezza e la varietà degli ambienti pugliesi, di notevole interesse, in virtù di quei frammenti di natura che, nonostante la pressante e millenaria azione dell’uomo, sono giunti intatti fino a noi.
Spesso caratteristici, se non unici, essi portano impresso il segno di un remoto ma indissolubile legame con il mondo mediterraneo orientale,
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