di Armando Polito
* Traduzione: “Quardàti comu ha ridottu l’uèrtu cu ppensa all’etimologia ti orte; st’annu ‘ndi ssàggia cicòre…” (traduzione della traduzione: “Guardate come ha ridotto l’orto per pensare all’etimologia di orte; quest’anno ne assaggia cicorie…”.
Nel dialetto neretino (ma anche in altre zone del Salento) la voce è usata nel senso di orto, ma anche come unità di misura di superficie equivalente a dieci are, cioé a mille mq.
L’entità della superficie indicata dal secondo significato induce immediatamente nella tentazione di pensare che esso abbia la stessa etimologia del primo, che, come l’italiano orto, è dal latino hortu(m) che significa luogo recintato o delimitato da un semplice confine, giardino, a sua volta dal greco chortos=recinto, erba, foraggio, pascolo, nutrimento. La voce latina in composizione con cum (=con) ha dato vita poi a cohors (o chors o cors) che dal significato di recinto assume pure quello militare di coorte (=schiera serrata) e, per traslato, quello di guardia del corpo, séguito (da cui l’italiano corte).
Balzano evidenti, però, per tornare al nostro uèrtu, due stranezze: come mai nel secondo significato il plurale è orte e non uèrti e, rispetto al presunto singolare, c’è stato un cambiamento di genere? Per questo secondo fenomeno