Sul termine naca, la culla dei nostri avi

di Armando Polito

immagine tratta da

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1) Ci tene fili si fazza la naca! (Chi ha figli si faccia la culla!).

2) Lu piccìnnu ti la naca nnu ggiùrnu ènchie1 e l’addhu sdiàca2(Il bambino della culla un giorno riempie e l’altro svuota).

3) El più del tempo stava, questa3, mbriaca/e non sapëa quel che se facea;/e molte volte sopra de la naca/con greve sonno spisso4 se adormea (La maggior parte del tempo stava, questa, ubriaca/e non sapeva quello che faceva;/e molte volte sopra alla culla/con pesante sonno profondo si addormentava).

Chi legge avrà già intuito che i primi due documenti sono due proverbi in dialetto neretino e che il primo è un invito ai genitori a far fronte direttamente (si fazza) alle loro responsabilità, il secondo è di interpretazione più problematica, perché potrebbe alludere al continuo, alternato  aumentare di peso, ingrassare (ènchie) e diminuire, dimagrire (sdiàca) del bambino5, oppure dipingere un quadro di regolarità intestinale in tempi in cui Activia e il suo biphidus actiregularis non esistevano e, non esistendo nemmeno la tv, non rompevano, come fanno oggi, le scatole senza, peraltro, garantire nei fatti ciò che a parole e ad immagini promettono…

È altrettanto evidente che il terzo documento non è in dialetto neretino; infatti si tratta di quattro endecasillabi (vv. 249-252) tratti dal poema Lo Balzino scritto nella seconda metà del XV° secolo dal neretino Rogeri de Pacientia6. Il poema, contenuto nel manoscritto F24 della Biblioteca di Perugia, fu studiato dal Croce, ma la prima pubblicazione integrale del testo, a cura di Mario Marti, è relativamente recente7. Quanto alla lingua usata, si tratta di uno dei primi tentativi salentini dell’uso del volgare con intendimenti letterari ed essa non si discosta da quella solita degli scrittori napoletani del secolo, non priva di forme dialettali, barbarismi, costrutti poco lineari che sovente danno vita ad un’espressione piuttosto intricata del pensiero.

Chi, però, pensa, sulla scorta dei proverbi probabilmente più antichi de Lo Balzino, che naca nei quattro versi riportati sia la forma dialettale neretina più

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