376 anni dopo l’eccidio dei martiri di quel 20 agosto 1647. Per non dimenticare mai

20 agosto
Furono archibugiati il 20 agosto 1647 alle odierne ore 15 (anticamente ore 19) in località “Ranfa”, in un canneto dietro la chiesa dei Paolotti, ove oggi vi è Via Umberto Maddalena. Dopo archibugiati gli furono tagliate le teste. “…detti preti non mancarono, da che uscirono dal Castello, dove stavano carcerati, in sino all’ ora della morte salmeggiare e dire diverse divozioni, dandosi animo uno con l’ altro, e dicendo di continuo Pater ignosce illis quia nesciunt quid faciunt, nec statuas illis hoc peccatum, tra li quali D. Francesco Maria Gaballone, non cessò mai di dire Conceptio Tua Dei Genitrix Virgo gaudium annuntiavit Universo Mundo, ed essendo quasi morti si sentivano flebilmente dire delle parole. Questo fatto fu ad ora circa nove… Nell’ istessa notte fu ammazzato il barone Pietro Antonio Sambiasi a pugnalate, essendo questo di anni novantasette; morto che fu l’ appesero per piedi alle furche in mezzo alla piazza e le teste delli preti le misero sopra il Seggio e gli corpi distesi a terra nella Piazza, attorno allle furche…”

(cfr. De Simone, in “appunti da servire per la storia di Nardò; appunto I”, in vol.20 sez. Manoscritti Bibl. Prov. Lecce. I fatti sono tratti da un manoscritto di G.B. Biscozzi che, secondo quanto sostiene il De Simone, si conserva in casa degli eredi del Not. Francesco Bona).

“…circa le ore 20 de’ venti agosto fece appiccare ad un palo per piede sotto dell’ orologio il detto Baroncello Sambiasi, e circa le ore 23 del detto giorno fece archibugiare nella strada detta Ranfa l’ abbate Donantonio Roccamora, l’ abbate Giancarlo Colucci, l’ abbate Gianfilippo de Nuccio, don Francesco Maria e chierico Giandomenico Gaballone, alli cadaveri de’ quali erano rimasti insepolti, fu data sepoltura a ventidue del detto mese. Assisteva all’ infelici da Confalone l’ abbate Benedetto Trono; il quale quando vidde che stava per essere archibugiato l’ ultimo de’ suddetti preti, che fu l’ abbate Roccamora, alzò le voci al cielo, e piangenndo disse: Signore lava da questa terra tanto sangue innocente e sacro, e ciò dicendo, stando il cielo sereno, subito cominciò a piovere, e piovve solamente per detta sola strada di Ranfa. Avuta la notizia il Conte della morte de’ detti preti, e del Baroncello, e fatto certo del miracolo occorso con detta pioggia, fece arrestare l’ abbate

Benedetto Trono, e col medesimo fu carcerato D. Filippo de Nuccio, che d’ ordine del Conte fu legato nudo ad un palo dentro il giardino del detto Casino, esposto alli cocentissimi raggi del sole, unto di mele alle morsicature delle mosche e vespe, e da un soldato gli venivano tirati ad uno ad uno i peli della barba che portava lunga, per essere un Prete di Santa Vita, e perciò detto volgarmente il Prete peloso. All’ abbate Benedetto Trono vari e molti furono li tormenti che li si dettero sotto de’ quali a 28 agosto se ne morì.
L’ anzidetto abbate Gian Filippo de Nuccio che fu archibuggiato era fratello cugino al mentovato D. Filippo che morì esposto al sole, e questo era stato lo scrittore del detto memoriale.

L’ abbate Trono non aveva altro delitto che d’essersi concertato e scritto in casa sua lo detto memoriale. Corsero la medesima fortuna due fratelli Sacerdoti di famiglia Pomponio per aver pigliato le difese dell’ abate Trono. Il solo bombardiere fiammingo fuggì la morte, giacchè nel suo esame disse che con arte avea fatto fallire il colpo, e ne fece le pruove; poichè posto nel medesimo luogo ove stava il Conte quando il tirò la bombarda ad un uomo di paglia con in capo la berretta del Conte, il fiammingo tirò dove avea tirato la prima, e gli fe’ volare da testa la barretta; indi li tirò nel petto, li riuscì felicemente e tirata la terza volta, con la prevenzione, che dovea colpirlo in fronte, li riuscì con molta ammirazione de’ circostanti. Allora il Conte li donò la vita, lo regalò, e lo tenne sempre presso di sè, e lo casò in Nardò…”

(cfr. De Simone, in “appunti da servire per la storia di Nardò; appunto II”, in vol.20 sez. Manoscritti Bibl. Prov. Lecce).

 

L’olocausto di Nardò. Un tributo doveroso ai suoi Martiri, a 375 anni dalla loro tragica fine – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)

 

20 agosto 1647. L’olocausto di Nardò (seconda parte) – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)

 

20 agosto 1647. Per non dimenticare mai – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)

 

Un’allucinazione collettiva ed individuale legata alla rivolta di Nardò del 1647? – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)

 

Il Libro d’annali de successi accatuti nella Città di Nardò, notati da D. Gio: Battista Biscozzo – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)

 

NARDÒ RIVOLUZIONARIA. Protagonisti e vicende di una tipica ribellione d’età moderna – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)

 

NARDÒ RIVOLUZIONARIA. Protagonisti e vicende di una tipica ribellione d’età moderna – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)

 

 

20 agosto 1647. Per non dimenticare mai

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Copertina del libretto distribuito gratuitamente il 19 agosto 2015, contenente gli Annali del Biscozzi

 

Nel 1632 il quasi ventenne Giovan Battista Biscozzi, prossimo ad essere ordinato sacerdote, decide di redigere un diario. Non un diario di pensieri e considerazioni personali; non un’annotazione di vicende relative a sé stesso o alla propria famiglia; bensì una cronaca sui principali eventi verificatisi nella propria città, Nardò. Dell’abate Biscozzi, morto nel gennaio del 1683 all’età di quasi settant’anni, poco altro è rimasto: le sue annotazioni rappresentano quindi una delle poche testimonianze della sua stessa esistenza. Dai decenni successivi alla sua morte fino ai nostri giorni, la cronaca, giunta nelle mani degli studiosi per varie vie e in varie versioni, ha rappresentato una delle principali fonti documentali per lo studio della storia neretina di metà seicento.

In occasione della pubblicazione del libro Nardò Rivoluzionaria. Protagonisti e vicende di una tipica ribellione d’età moderna, la Fondazione Terra d’Otranto ha deciso di curare la riedizione, in un piccolo opuscolo gratuito, di una sezione del Libro d’annali de successi accatuti nella Città di Nardò, notati da D. Gio: Battista Biscozzo di detta Città. Di certo, l’autorità riconosciuta dagli studiosi a tale libro può rappresentare di per sé una valida ragione per una riedizione, ma non è la sola.

Sin dalla sua nascita, la Fondazione si è riproposta non solo di incoraggiare lo studio scientifico del territorio, della sua cultura, delle sue tradizioni e della sua storia, ma anche di porre nel giusto risalto i valori, gli insegnamenti, le testimonianze di senso civico ed amore per la propria terra che da questi studi si sarebbero potuti ricavare. La pubblicazione del Libro d’annali coniuga perfettamente questi due obiettivi. Come detto, esso è una fonte storica di inestimabile valore, ma è anche la testimonianza dei valori che hanno spinto un’intera città a ribellarsi al proprio signore. L’autore è sicuramente un osservatore pacato e storicamente affidabile degli avvenimenti cittadini, ma è altrettanto sicuramente un uomo ostile al tiranno e ciò, abbandonando il garantismo storiografico, ci consente di dire che era schierato dalla parte dei “giusti”, ossia dalla parte di coloro che, stanchi di vessazioni e desiderosi di libertà, destituirono i rappresentanti del despota, serrarono le porte della città e combatterono duramente, sacrificando la proprio stessa vita, nel nome della città e della propria dignità di uomini. Il Libro d’annali è infine un’opera del proprio tempo, ma anche un monito e un insegnamento fuori dal tempo: i valori, le idee che animarono i protagonisti dei fatti narrati, rappresentano, a nostro modo di vedere, dei modelli ancora validi.

Alla luce di tutto ciò, la Fondazione Terra d’Otranto ha deciso di ristampare il Libro d’Annali rieditando parte della dettagliata versione trascritta nel 1936 da Nicola Vacca. La speranza sottesa a tale pubblicazione è che essa possa largamente diffondersi nelle aule dove si formano i nuovi cittadini, nelle case e nei luoghi di ritrovo, dove vivono ed operano i neretini di tutte le età. Le gesta dei nostri concittadini, narrate da uno di loro, possano rappresentare da un lato uno stimolo alla conoscenza della propria storia, dall’altro un invito a vivere con pienezza ed attivamente il presente, schierandosi sempre a difesa dei propri diritti e della propria identità.

                                                                            Fondazione Terra d’Otranto

Qui puoi scaricare il libretto:

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I tristi fatti del 1647 a Nardò esposti da Alessio Palumbo a Santa Maria al Bagno

Questa sera, alle ore 21, presso Villa degli Angeli a Santa Maria al Bagno, lo storico Alessio Palumbo rievocherà in una conferenza le tristi vicende del1547 a Nardò (ingresso libero). 

“Agosto 1647. Le teste di sei chierici neretini sono macabramente esposte, come lugubre monito, sul sedile cittadino, accanto a quelle di due cittadini che hanno subito la medesima sorte. A pochi metri da lì, il corpo dell’ottantasettenne barone Sambiasi, appeso per un piede, è lasciato penzolare esanime dalla forca. È l’apice, non certo la conclusione, di una rivolta che per giorni ha infiammato le strade di Nardò, antica città della Terra d’Otranto, e ha spinto i neretini a serrare le porte urbiche, lottando disperatamente per difendere i propri diritti e le proprie libertà dai soprusi perpetrati dall’antico feudatario. Un evento eccezionale ma non unico, né tantomeno isolato.

La rivolta neretina è infatti contemporanea a tante altre che squassano, alla fine della prima metà del Seicento, Napoli, il sud Italia ed altri luoghi della cristianità. Nell’estate del 1647 in tutto il meridione serpeggia lo spirito dell’insurrezione: l’esempio della capitale spinge le città, i borghi e le campagne del viceregno ad insorgere. Contro le gabelle, contro la fame, contro i nuovi affaristi venuti da fuori, contro le angherie e le vessazioni dei propri signori feudali: il popolo, spesso spalleggiato (a volte manovrato) dal clero e dai nobili, si ribella. Non ci troviamo di fronte a scoppi di collera occasionali o contingenti, bensì a rivolte figlie del secolo e dei numerosi mali che lo tormentano.

Anche nei fatti di Nardò ritroviamo, seppur in scala ridotta, alcune delle principali ragioni che hanno indotto numerosi storici a definire il XVII secolo come l’età della crisi: il feudalesimo rampante, pronto a recuperare in maniera violenta un ruolo di prestigio ed una potenza che la crisi economica e le nuove dinamiche sociali hanno messo in serio pericolo; la povertà che attanaglia i popoli dell’area mediterranea, oramai lontana dai nuovi traffici oceanici; il fallimento della Spagna, gigante dai piedi d’argilla che, piegato su se stesso, trascina nel declino i suoi stati satellite in un vortice di corruzione, fiscalismo, squilibri sociali, carestie; i costi, non solo monetari, delle numerose guerre che insanguinano l’Europa.

Questi ed altri fattori, con diversa incidenza, interagiscono in modo alchemico creando, a Nardò come in altri luoghi della tormentata Europa seicentesca, una situazione letteralmente esplosiva. I moti di cui andremo a parlare deflagrano in un continente reduce da trent’anni di lotte intestine; in un regno, quello di Napoli, che sembra oramai incapace di slegarsi dal mesto tramonto della Spagna; in una provincia, la Terra d’Otranto, povera e lontana dal cuore dell’impero, ma allo stesso tempo ambita da vecchi e nuovi conquistatori”.

(dall’Introduzione di Alessio Palumbo a Nardò Rivoluzionaria)

NARDÒ RIVOLUZIONARIA. Protagonisti e vicende di una tipica ribellione d’età moderna

NARDÒ RIVOLUZIONARIA. Protagonisti e vicende di una tipica ribellione d’età moderna

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Mercoledì 19 agosto 2015 nel chiostro dell’ex Seminario verrà presentato, alla presenza del sindaco Marcello Risi e dell’assessore alla Cultura Mino Natalizio, il libro Nardò Rivoluzionaria. Protagonisti e vicende di una tipica ribellione d’Età Moderna, Congedo Editore. Interverranno don Giuliano Santantonio, direttore dei “Quaderni degli archivi diocesani di Nardò-Gallipoli”, l’autore Alessio Palumbo e la dottoressa Maria Luisa Tacelli, docente di Diritto Canonico presso l’Università del Salento.

 

 Indice del volume

Una storia dimenticata. 4

Premessa. 7

Nota al lettore. 9

  1. ………. La crisi del Seicento e la fine dell’egemonia spagnola. 10

1.1.      Sotto il segno della depressione. 10

1.2.      Sull’orlo del collasso.. 15

1.3.      Il viceregno.. 19

1.4.      Il baronaggio rampante. 22

  1. ………. La vigilia della rivolta. 26

2.1.      Nardò e la casa Acquaviva.. 26

2.2.      Il Guercio.. 29

  1. ………. La Rivolta. 41

3.1.      La rivolta napoletana.. 41

3.2.      Viva Dio! Viva il Re et mora lo mal governo: Nardò si ribella.. 44

3.3.      Fe bando che si mettessero tutti in arme: i primi giorni della rivolta.. 50

3.4.      E principiarono a metter fuoco nell’aere: la battaglia.. 53

3.5.      Fé venire detto Vescovo, e incominciarono a trattare: la tregua.. 57

3.6.      E in quell’istante si vide oscurarsi l’aria: la strage d’agosto.. 62

  1. ………. Il processo. 70

4.1.      Il processo di Carlo Manca: una nuova arma nelle mani del conte. 70

4.2.      Il ruolo dei canonici71

4.3.      I nemici fuori da Nardò.. 76

4.4.      Strane coincidenze. 80

4.5.      Tracce di umanità.. 82

  1. ………. Epilogo. 86

5.1.      Lo clamavan rey de la Pulla.. 86

5.2.      Da Nardò a Madrid.. 90

5.3.      Giovan Girolamo e Giovan Pietro alla corte di Filippo IV.. 93

Conclusioni104

Appendice  109

 

 

 

 

Avevano simulato di temere il duca,

con il pretesto di difendere la città

dai soldati che il duca avrebbe inviato a loro danno.

In realtà si erano ribellati con il duca

 che era loro signore e principe legittimo,

 poiché si erano dati il diritto di prendere le armi contro di lui.[1]

 

 

[1] Archivio Segreto Vaticano, Archivium Arcis, Arm. E, 127 (Super Tumultis Populi Civitatis Urbini Anno Domini 1573), cc. 312 v – 320 v in A. DE BENEDICTIS, Tumulti: moltitudini ribelli in età moderna, Bologna, Il Mulino, 2012, p. 24.

Nardò. 19 agosto 2015. Una notte di note per i giusti

 

 

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Dopo la celebrazione della Messa, presieduta dal Vescovo di Nardò-Gallipoli Mons. Fernando Filograna, nel chiostro dell’ex Seminario (di fronte alla Cattedrale), ci sarà la presentazione del volume Nardò Rivoluzionaria. Protagonisti e vicende di una tipica ribellione d’Età Moderna, Congedo Editore. Interverranno don Giuliano Santantonio, direttore dei “Quaderni degli archivi diocesani di Nardò-Gallipoli”, l’autore Alessio Palumbo e la dottoressa Maria Luisa Tacelli, docente di Diritto Canonico presso l’Università del Salento.

La serata si concluderà con l’evento Una notte di note per i giusti: la lettura da parte di Elio Ria e Roberto Tarantino di alcuni passi dell’opera del Biscozzi inframmezzerà l’omaggio musicale curato dal maestro Luigi Mazzotta, fondatore e direttore dei Cantores Sallentini. Prenderanno parte alla manifestazione il coro polifonico “Parrocchia S. Antonio di Padova” di Parabita diretto da Aurora Nicoletti, i musicisti Elisabetta Braga, Marcello Filograna Pignatelli, Paola Liquori, Alimhillaj Merita, Caterina Previdero, Andrea Sequestro, Giusy Zangari e Alessio Zuccaro.

 

 

PROGRAMMA

Marco Frisina   TRISAGHION

Coro Polifonico Sant’Antonio di Parabita, diretto da Aurora Nicoletti

 

Marco Frisina   VERGINE MADRE (testo di Dante)

Coro Polifonico Sant’Antonio di Parabita

 

Ymer Skenderi           MELODIA POPOLARE ALBANESE

Merita Alimhillaj, violoncello

 

Charl Gounod             AVE MARIA – meditazione su un preludio di J.S. Bach per violoncello e pianoforte

Merita Alimhillaj, violoncello – Luigi Mazzotta, pianoforte

 

Maurice Ravel            La Vallèe del choches (da “Miroirs”)

Marcello Filograna Pignatelli, pianoforte

 

Ernest Bloch               PRAYER  –  per violoncello e pianoforte

Merita Alimhillaj, violoncello – Luigi Mazzotta, pianoforte

Robert Schumann      TRAUMEREI    per violoncello e pianoforte

Merita Alimhillaj, violoncello – Luigi Mazzotta, pianoforte

 

Paola Liquori               DISTORSIONI IV (su due temi di Chopin)

Paola Liquori, pianoforte

 

W.A. Mozart                AVE VERUM

Caterina Previdero, mezzosoprano – Paola Liquori, pianoforte

 

Franz Liszt                  ETUDE D’EXECUTION TRANSCENDANTE n. 3 “Paysage”

Alessio Zuccaro, pianoforte

 

Robert Schumann       dalle Scene Infantili op. 15: Da PAESI E UOMINI STRANIERI –

BAMBINO CHE S’ADDORMENTA

Andrea Sequestro, pianoforte

 

Brahms                       INTERMEZZO op.117 n. 2

Caterina Previdero, pianoforte

 

Giuseppe Verdi           “ADDIO DEL PASSATO” dalla Traviata

Elisabetta Braga, soprano – HongLin Zong, pianoforte

 

Giacomo Puccini         “ SI’, MI CHIAMANO MIMI’” dalla Bohéme

Elisabetta Braga, soprano – – HongLin Zong, pianoforte

 

Z. Kodaly                   STABAT MATER

Coro Polifonico Sant’Antonio di Parabita

 

M. Frisina                  REGINA  COELI

Coro Polifonico Sant’Antonio di Parabita

 

 

CORO POLIFONICO “PARROCCHIA S.ANTONIO DI PADOVA” PARABITA

Il coro polifonico “Parrocchia S.Antonio di Padova” di Parabita, nasce alla fine degli anni ’70, con l’intento di animare le celebrazioni solenni nell’omonima parrocchia. Nel tempo, il coro ha consolidato la sua attività, svolgendo il servizio di animazione durante le celebrazioni di tutto l’anno liturgico. I suoi componenti, animati da spirito di servizio coltivano l’amore per il canto polifonico, convinti che la musica sia capace di toccare il cuore del credente, aprendolo alla contemplazione e rendendolo capace di cantare la propria fede. Ha partecipato a diverse rassegne canore riscuotendo positivi consensi. Particolare momento di grazia, vissuto dal coro con entusiasmo e impegno è stata l’animazione della messa per l’inizio del ministero episcopale di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Fernando Filograna il 28 settembre 2013 a Nardò.

DIRETTORE Aurora Nicoletti

TASTIERA    Paolo Pasanisi       VIOLINO     Francesco Monteanni

SOPRANI                                                                    CONTRALTI

 

Antonazzo Cristina                                                   Fracasso Anna Maria

Corrado Lucia                                                           Fracasso Anna Rita

Garzia Vincenza                                                       Greco Francesca

Giaffreda Irene                                                          Greco Stefania

Giannelli Anna Rita                                                   Guglielmo Rossella

Giannelli Fernanda                                                    Leo Lucia

Grasso Cristina                                                          Monaco Katia

Guglielmo Anna Maria                                               Nicoletti Antonia

Latino Daniela                                                            Piccinno Gianna

Monteanni Maria Pia                                                  Piccinno Rosy

Nicoletti A.Franca

Nicoletti Rosalina

Rizzello Giuly

Russo Anna

Russo Fabia

Serino Lelia

 

TENORI                                                                       BASSI

Cataldo Luigi                                                             Fiorenza Giorgio

Fersini Antonio                                                           Gabriele Marcello

Fracasso Giuseppe                                                    Greco Sergio

Fracasso Roberto                                                       Leopizzi Biagio

Garzia Pierluigi                                                           Tarantino Giuseppe

Merico Salvatore                                                         Vigna Luigi

Russo Guido

Vigna Cesare

 

Elisabetta Braga

Nata a Nardò, si diploma brillantemente in canto presso il Conservatorio di musica “Santa Cecilia” di Roma nel 2013. Comincia la sua attività concertistica esibendosi in vari teatri e sale da concerto Italia e all’estero, quali la Sala Accademica del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma, il Teatro Politeama Greco di Lecce, la “Tchaikoskj Concert Hall” di Mosca. Debutta nel 2015 a Roma come Mimì ne “La Bohème” di G. Puccini e a Rieti nel 2015 come Gilda in “Rigoletto” di G. Verdi. Si è perfezionata partecipando come allieva effettiva alla masterclass del soprano Sumi Jo tenuta a Roma in aprile. Attualmente sta per conseguire il Diploma Accademico di secondo livello presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma.

 

Marcello Filograna Pignatelli è nato a Nardò (LE), il 19-03-1991.
Ha iniziato lo studio del pianoforte fin dall’età di 6 anni. Ha vinto numerosi primi premi e primi premi assoluti in concorsi pianistici nazionali ed internazionali.
Ha conseguito con il massimo dei voti il diploma del corso tradizionale di Pianoforte presso il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce sotto la guida del Mº Leonardo Cioffi.
Attualmente frequenta il biennio specialistico di 2º livello di Pianoforte con il Mº Pierluigi Secondi presso il Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara e contemporaneamente frequenta la facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” di Chieti.

 

Paola Liquori si è diplomata in pianoforte presso il Conservatorio di Lecce col massimo dei voti sotto la guida della prof.ssa Mariagrazia De Leo. Ha partecipato a diversi concorsi nazionali ed internazionali ottenendo il primo premio e nel 2011 è stata selezionata per suonare al Festival delle Murge in occasione del bicentenario dalla nascita di Liszt. Collabora fin da quando aveva 15 anni in formazioni cameristiche. Studia composizione col M° Gioacchino Palma presso il Conservatorio Tito Schipa di Lecce ed ha partecipato sia nel 2014 che nel 2015 alle due edizioni consecutive del Festival Del 18esimo secolo, in occasione del quale sono state eseguite alcune delle sue composizioni.

 

Luigi Mazzotta

Agli studi classici e giuridici ha affiancato lo studio del pianoforte con il m° Enzo Tramis e la prof.ssa Vittoria De Donno, lo studio dell’organo e composizione organistica presso il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce con il m° Nicola Germinario e a Padova con il m° Wolfango Dalla Vecchia.

E’ stato allievo effettivo del corso triennale di “Pratica corale e direzione di coro” alla scuola del m° Giovanni Acciai del Conservatorio “G.Verdi” di Milano, frequentando altresì i corsi di contrappunto vocale con Marco Berrini, di tecnica vocale con Marika Rizzo e Stew Woudbury, di canto gregoriano con Fulvio Rampi, Alberto Turco e Anselmo Susca. Si è perfezionato in polifonia vocale con Adone Zecchi e Bruno Zagni ed in musica barocca con Sergio Siminovich.

Dal 1984  opera nelle Stagioni Liriche del Teatro di Tradizione di Lecce, prima come artista del coro quindi come maestro preparatore e collaboratore del coro, maestro del coro di voci bianche, maestro alle luci. E’ stato maestro del coro e direttore musicale di palcoscenico in diverse opere liriche di cartellone eseguite in varie località del centro-sud d’Italia. Ha collaborato, come maestro del coro, anche con l’Orchestra ICO “Tito Schipa” della Provincia di Lecce sotto la direzione di Carlo Vitale, Aldo Ceccato, Marcello Rota e Carlo Frajese; ha svolto il ruolo di altro maestro del coro nel “Requiem” di Giuseppe Verdi sotto la magistrale direzione di Romano Gandolfi e nel “Requiem” di Mozart con il CORO LIRICO di Lecce con il quale ha effettuato,come direttore, numerosi concerti suscitando unanimi e positivi consensi di pubblico e di critica. Ultimamente ha fondato e dirige i Cantores Sallentini eseguendo la Petite Messe Solennelle di Rossini in versione originale per soli (C. Fina, soprano – A. Colaianni, mezzo soprano – F.Castoro, tenore – D.Colaianni, baritono), due pianoforti (P.Camicia e V.Rana) ed harmonium (R.Pastore); ed inoltre, Il Gloria, il Credo, il Magnificat, il Beatus Vir di Vivaldi ed il Te Deum di Mozart con l’Orchestra da Camera Salentina riscuotendo lusinghieri apprezzamenti.

Nel maggio 2012, a Lecce, in occasione della prima edizione del “Convegno Internazionale sulla Musica Sacra”, col patrocinio anche del Pontificio Istituto di Musica Sacra della Santa Sede, è stato invitato a dirigere brani corali a cappella con repertorio rinascimentale, barocco e contemporaneo.

 

Alimhillaj Merita

Cittadina italiana (pugliese) di origine albanese diplomata con il massimo dei voti in violoncello presso  l’Accademia delle Belle Arti di Tirana. Vanta numerose collaborazioni con diverse orchestre tra le quali:    l’Orchestra “Venus” di Monopoli, l’EurOrchestra da camera di Bari, l’Orchestra del 700 di Ceglie Messapica,  l’Orchestra della “Magna Grecia” di Taranto, l’Orchestra “S. Leucio” di Brindisi, l’Orchestra “Leonardo Leo” di Lecce, l’Orchestra “Terra d’Otranto”, l’Orchestra da Camera Salentina. E’ stata più volte membro di orchestre in programmi televisivi della Rai. Premio Barocco, Premio Regia Televisiva , collaborando con artisti di fama internazionale e nazionale: Paolo Belli, Riccardo Cocciante, Massimo Ranieri, Gianna Nannini, Antonella Ruggero, Ron, Gianni Morandi, Al Bano Carrisi, Gino Paoli, Renato Zero, Alessandra Amoroso ecc.  Attualmente è docente di violoncello presso l’Istituto Comprensivo “centro”, plesso Salvemini, di Brindisi.

 

Caterina Previdero è iscritta e frequenta l’ VIII anno della scuola di pianoforte presso il Conservatorio Tito Schipa di Lecce nella classe della prof.ssa Maria Grazia De Leo. Nel corso di questi anni ha partecipato a diversi concorsi pianistici classificandosi sempre trai primi posti. Nell’attività di canto del Conservatorio ha fatto parte in qualità di corista nel coro di voci bianche ‘’Sull’Ali del Canto’’ diretto dalla prof.ssa Tina Patavia, per i cui meriti ha percepito anche una borsa di studio. Scopre così di avere un’altra grande passione oltre al pianoforte: il canto lirico ed attualmente studia sotto la direzione del prof. Michael Aspinall.

 

Andrea Sequestro nasce il 25 ottobre 1994. La sua formazione pianistica inizia a 5 con la  Maestra Francesca Iachetta, a Cosenza, per continuare a Nardò con la Maestra Serena Caputo. Partecipa sin da bambino a numerosi concorsi e masterclass e attualmente continua i propri studi presso il conservatorio Tito Schipa di Lecce sotto la guida della professoressa Concita Capezza.

 

Alessio Zuccaro inizia lo studio del pianoforte col M. Ekland Hasa. Ammesso presso il conservatorio “Tito Schipa” di Lecce prosegue il cursus di studi col M. Corrado De Bernart. Affianco all’attività come solista, che lo ha portato ad esibirsi in prestigiose occasioni come il “Festival del XVIII secolo”, intraprende un percorso cameristico che lo porta a collaborare con l’Associazione “Tasselli Salentini” nell’esecuzione (come cembalista) delle “Quattro stagioni” di Antonio Vivaldi e con l’orchestra ICO di Lecce come pianista in orchestra. Nel 2013 vince ex-aequo una borsa di studio come “allievo più meritevole” indetta dal Rotary Club.

 

Eventi/ Dalla parte dei giusti. La rivolta di Nardò del 1647

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Dalla parte dei giusti

La rivolta di Nardò del 1647

 

Cattedrale/Piazza Pio XI – Nardò

mercoledì 19 agosto 2015, ore 19:00

 

Nel luglio del 1647, nel contesto dei vasti moti insurrezionali che interessarono il sud Italia, la città di Nardò, spinta dalla fame, dai soprusi e dalle decennali angherie perpetrate dal duca Giovan Girolamo II Acquaviva, insorse contro il proprio feudatario. Una rivolta cruenta, che vide la città serrare coraggiosamente le proprie porte per resistere al potente esercito organizzato dal duca. Dopo giorni di scontri ed una illusoria tregua, la vicenda raggiunse il momento forse più drammatico il 20 agosto 1647. In questa data, sei canonici, ritenuti tra i principali fautori dell’insurrezione, furono barbaramente uccisi senza alcun processo. Le loro teste mozzate furono poi lungamente esposte sul sedile cittadino nell’attuale piazza Salandra, accanto a quelle di altre vittime civili: un sanguinoso monito ai neretini sopravvissuti.

Alla vigilia dell’anniversario di questo tragico evento, la Fondazione Terra d’Otranto, la Città di Nardò, la Diocesi di Nardò-Gallipoli e la Consulta per la Cultura della Città di Nardò, hanno organizzato un interessante evento civile e religioso.

Mercoledì 19 agosto, alle ore 19:00, S.E. Mons. Fernando Filograna, vescovo della diocesi Nardò-Gallipoli, presiederà nella Cattedrale di Santa Maria Assunta una celebrazione in memoria delle vittime.

A seguire, su piazza Pio XI, la dott.ssa Maria Luisa Tacelli dell’Università del Salento presenterà il libro di Alessio Palumbo, Nardò Rivoluzionaria. Protagonisti e vicende di una tipica ribellione d’Età Moderna, Congedo Editore. Interverranno all’incontro il Sindaco di Nardò Marcello Risi e l’Assessore alla Cultura Mino Natalizio.

Nel corso dell’evento, la Fondazione Terra d’Otranto distribuirà gratuitamente l’opuscolo Dalla parte dei giusti. La rivolta di Nardò del 1647 descritta dall’abate Biscozzi, una trascrizione della principale testimonianza storica sulla vicenda.

La serata proseguirà con Una notte di note per i giusti:unricco omaggio musicale di artisti neretini e salentini, inframmezzato dalla lettura di alcuni brani del Libro d’Annali del neretino Giovan Battista Biscozzi.

 

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20 agosto 1647. L’olocausto di Nardò (seconda parte)

di Marcello Gaballo

Filippo II re di Spagna

Agosto 1647
Il 2 agosto 1647 il duca giunse inferocito e assetato di vendetta, portando con sé le truppe dei suoi amici, il duca di San Donato, il principe di Presicce, il marchese di Cavallino, il barone di Lizzanello e quello di Seclì, con cui era imparentato.
Con un esercito di 4000 uomini incendiò e razziò i dintorni, torturò tutti i cittadini che trovò per strada. Nella stessa giornata fu ucciso a Lecce il neritino don Ottavio Sambiasi, di nobile stirpe, da sempre antigovernativa.
Pur con diversi danni, la popolazione resistette per due giorni e due notti.

10-13 agosto
Nei giorni seguenti il popolo tornò a sollevarsi e offrì al duca l’occasione per intervenire ferocemente, arrestare i capi e seminare ovunque strage e morte.

Riporto, per chi già non lo conoscesse, quanto descritto dal neritino Francesco Castrignanò (Nardò 1857 – 1938) a proposito della strage, ordinata dal conte, dell’intero Capitolo della cattedrale di Nardò:

O coru, o scanni antichi gnuricati,
di do sieculi e cchiù! – Li sagirdoti,
santi cristiani, stianu quà ssittati,
urazziuni dicendu; li dioti
qua nnanzi eranu puru nginucchiati
e cchiù dha mmienzu ntra gindarmi moti,
stia lu Conte, cu l’uecchi spalangati
sobbra a femmine e masculi rriccoti.
Dhi canonaci tanta cumpassione
sintianu di lu populu ffamatu,
ca dissira allu a lu Conte: “no so bone
li tasse ci sta minti … ghè piccatu”
sapiti cce rispose lu birbone?
“Lu capitulu tuttu mprigiunatu!”
Papa Giuanni Culucci e Binidittu
Tronu. Nucciu Filippu e Roccamora,
do’ Gabilluni e do’ Pumpuni ancora
a ncastieddhu, di notte, cittu cittu

fora purtati. Quale mai dilittu
abbianu fattu ccu li dissunora?
Disse lu Conte “fuggillatu mora
ci a lu re, contru me, ricorsi ha scrittu!”

E di espra sunata, inti di agostu,
dretu Rranfa (lu cielu nci chiangia)
fece dhi santi nunni fuggillare.

Mone, ci ncora, passu di dhu postu,
pinsandu a ddhi nnucenti e a queddha dia,
mi sentu ncapu li capiddhi azzare!.

 

Testimone credibile dei fatti fu il neritino Giovan Battista Biscozzi, che scrisse una dettagliata cronaca degli eventi, preziosa per le notizie trasmesse, riportata da Nicola Vacca in “Rinascenza Salentina”.

Il 14 agosto da Conversano, ove si trovava il duca, giunse l’ ordine di arrestare i neritini Paduano Olivieri, Giuseppe Spada, Giovan Domenico Scopetta e Giovan Francesco Calignano.
Subito dopo lo furono anche Pietro Spinelli, i baroni Pietro Antonio e Guglielmo Sambiasi ed altri.

16-17 agosto
il 17 agosto 1647  Cesare Di Paolo venne prelevato a forza dal copertinese convento francescano di Casole,  in cui aveva trovato asilo,  e fu decapitato vicino all’attuale chiesa dei SS. Medici,  mentre Giuseppe Olivieri fu preso a Leverano e decapitato nelli  patuli e tutte due teste furono portate nel castello, per essere esposte sul Sedile della città.

Eliminato il Sindaco riempì le carceri di inermi cittadini che non erano dalla

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