Mayno della Spinetta
(a ognuno i suoi briganti)
di Gianni Ferraris
Quando ci sono invasioni ed oppressori, c’è sempre chi si ribella. Come giustamente accade. Così i piemontesi arrivati in terra di Salento trovarono anche i briganti ad accoglierli. Se si stupirono era solo perché avevano la memoria corta. Quando Napoleone arrivò in Piemonte, fu occupazione militare, sociale e civile .
Spinetta Marengo è sobborgo di Alessandria. Oggi un museo celebra la vittoria del piccolo duce corso nella battaglia omonima. Che proprio in quei territori si combattè. Napoleone era praticamente sconfitto quella volta, solo l’intervento e il sacrificio del generale Desaix diedero la svolta alla battaglia.
E a Spinetta nacque Giuseppe Mayno intorno al 1785. Figlio di un carrettiere, Giuseppe, e di Maria Roveda, e secondo di sei fratelli, frequentò il seminario, ma la sua indole inquieta lo portò ad arruolarsi nel regio esercito. Nel 1794 era di stanza a Tortona (AL). Ma la disciplina evidentemente era un abito troppo stretto per lui. Litigò ferocemente con un ufficiale e, per salvarsi la pelle, disertò e si rifugiò presso una comunità valdese del cuneese, dove rimase fino al 1796, anno in cui si arruolò nell’Armata d’Italia. Congedatosi nel 1803, il 19 febbraio dello stesso anno sposò Cristina Ferraris, nipote del parroco di Spinetta.
Il giorno stesso del matrimonio, però, dovette fuggire latitante. Leggenda dice per non aver osservato il divieto di portare armi. Pare che la realtà fosse perché era braccato per diserzione. Con i suoi fratelli, fuggì infatti dalla legge sulla coscrizione obbligatoria del 20 aprile 1802, imposta dai napoleonici occupanti.
Cosa non si fa per conquistare la libertà dall’invasore nemico e forestiero. Subito le sue azioni fecero di lui un mito. Fiero capo di una banda, si dice, di