Intervista a cura di Maria Ausilio Gulino, pubblicata su www.lepagine.net
Quali sono i tormenti interiori di un poeta? Ormai nell’immaginario collettivo, quando pensiamo agli scrittori dei versi, pensiamo sempre a quelli del passato. Eppure qualcuno è presente anche adesso, magari ci parla, e potrebbe anche essere un nostro amico. Però non lo riconosciamo. Perché talvolta ci sembra uno diverso da noi. Lontano dai nostri modi di vivere e di pensare. Noi abbiamo incontrato Elio Ria, che di poesia vive, che in qualche modo, tra le pagine, si confessa, mostrando ogni suo timore e ogni sua voglia di vivere. E poiché non è così comune svelarsi senza maschera, siamo certi che i suoi lettori gliene saranno grati.
Come gestisce il suo lavoro di redazione?
Prima di scrivere un testo raccolgo le idee, sviluppo mentalmente l’ordine delle cose che intendo presentare al lettore, guardo i miei appunti, seleziono, tralascio, includo e poi inizio a mettere nero su bianco. Sì, mi documento con dovizia e attenzione per non tralasciare nulla di importante. Poi lascio sedimentare per un po’. Infine rileggo. Aggiusto. E quando sono convinto della qualità del testo lo pubblico.
Un poeta dai versi così sensibili come conduce la sua quotidianità?
La quotidianità concede sempre straordinarietà e meraviglie. Ho le mie abitudini: lavoro, studio, caffè, sigarette, le chiacchiere con gli amici, leggere il giornale e i libri, scrivere. Leggo moltissimo: le poesie dei grandi poeti antichi