di Alessio Palumbo
In questi giorni, le notizie e le immagini sulle rivolte nel nord Africa rimbalzano da una testata all’altra, da un’emittente all’altra. Si tratta di proteste, manifestazioni e scontri legati spesso alla miseria, al bisogno di pane e diritti. Storie lontane, di paesi lontani? Non proprio.
Anche il Salento, insieme ad altre zone del paese, ha vissuto infatti periodi di ribellione spontanea, legata alla fame, al bisogno di terra, pane e lavoro.
Siamo nella seconda metà degli anni ’40. In un paese da poco emancipatosi dalla dittatura fascista, devastato dalla guerra e ridotto alla fame, tra le masse contadine si diffonde un forte sentimento di rivalsa. La Terra d’Otranto vive a pieno questi fermenti.
Contadini e tabacchine scioperano contro la povertà, l’assenza di lavoro, il caro viveri. Invocano l’applicazione delle leggi Gullo e delle leggi stralcio per la concessione delle terre incolte ai proletari. L’opposizione degli agrari, spesso appoggiati dalle autorità democristiane e dalle forze dell’ordine, le lungaggini