di Lino Manca
Una voce chiede: “Cosa c’è nell’ocra?”. Lino, come un punto, si guarda attorno. E vede il paese. Il suo contesto. Le cose nella luce. Stanno le case nell’ocra, ma non sono fisse, sembra che si siano fermate in attesa di qualcosa. Lino osserva le case di calce. Appare il sole, uno spicchio di sole spia dalle terrazze. Le guarda per tutto il giorno. Le case si guardano in faccia una di fronte all’altra. In fila come bambini. La luce si spande sull’asfalto. E sulle sponde del fiume di luce vengono a stare altre case. Si dispongono attorno al sole come una rosa. Le strade si incurvano, ed anche esse stanno ad aspettare qualcosa. Sopraggiungono altre case nuove come verdi brattee di carciofo. Si fermano nel viola della sera. Lino s’incammina verso il paese, e guardandosi da una parte e dall’altra, vede che c’è attesa a stormire come le chiome degli ulivi.
La voce chiede di nuovo. Lino non conta i passi. Comincia un altro giorno. Si sente il rumore di carri sui ciottoli della strada. Dalle case di tufo, dagli orti di giuggiole, dalle strade di polvere sbucano donne come formiche. Entrano