Libri| Vicende dei Vanini di Taurisano tra XVI e XVIII secolo

 

di Luciano Antonazzo

 

dalla presentazione del libro

In queste pagine si espone quanto attraverso i documenti si è riusciti a conoscere delle vicende esistenziali ed economiche dei Vanini di Taurisano. Del capostipite Giovanni Battista si riportano sommariamente gli atti notarili finora rinvenuti e pubblicati, mentre del figlio Giulio Cesare[1], accanto a quelle note riferite dagli studiosi, si riportano alcune notizie desunte da documenti inediti che gettano un raggio di luce sulla sua nebulosa biografia, come l’anno effettivo del conseguimento del dottorato o quello del suo ingresso in convento. Ancora attraverso documenti inediti viene delineato un profilo biografico dello zio don Gabriele e del padre carmelitano Bartolomeo Argotti, personaggi che ebbero un ruolo determinante nella vicenda esistenziale di Giulio Cesare.

Più estesamente si parlerà delle vicissitudini di Alessandro Vanini, fratello minore del filosofo, e della sua discendenza. Viene per questi qui organicamente riproposto ed approfondito, con l’aggiunta di altri documenti, quanto ho scritto in diverse occasioni su «Presenza Taurisanese» tra il 2016 e il 2017[2], con l’intento di contribuire a meglio inquadrare e contestualizzare le vicende della famiglia Vanini nella vita economica e sociale di Taurisano tra la fine del XVI e il XVIII secolo.

Un ringraziamento va a Salvatore Antonio Rocca che mi ha messo a disposizione dei testi e consultato, per mio conto, i registri parrocchiali di Torre Paduli, permettendomi di completare la genealogia dei Vanini.

 

 

[1]Sulla cui figura e dell’importanza che in campo filosofico rappresenta hanno scritto valenti studiosi di livello internazionale tra i quali, per limitarsi ai conterranei, sono da annoverare Luigi Corvaglia, Giovanni Papuli, Antonio Corsano, F. P. Raimondi, F. De Paola e M. Carparelli.

[2] In questa circostanza mi sono avvalso anche dei documenti riportati (non integralmente) dal prof. Giovanni Cosi nel suo saggio Nuova serie di documenti vaninani in «Bollettino di Storia della Filosofia dell’Università di Lecce», vol. VII, anno 1979 (ed. Milella, Lecce 1983), e di quelli dallo stesso citati in due articoli su “Presenza Taurisanese” del marzo 1985 e dell’aprile 1999, scritti a compendio e parziale rettifica del suddetto saggio.  

Note storiche e vicende feudali su Taurisano, dalle origini all’Ottocento

di Sonia Venuti

Esistono diverse teorie sulla nascita e sull’origine del toponimo e della città di Taurisano,  e sono tre le più accreditate che vanno da quella del monaco ed erudito del  ‘600 Luigi Tasselli secondo il quale il nome Taurisano  è una derivazione del nome Taurus o Taurius o Taurisanus, di un centurione Romano stabilitosi nella zona, in una villa in cui nei tempi antichi si addestravano “alli giuochi dei tori”; questa villa s’ingrandì con il decadimento degli adiacenti casali di Varano, Pompignano, Ortenzano  e Cardigliano,  che a causa delle razzie dei saraceni e dall’opprimente peso dell’imposizione delle tasse le popolazioni abbandonarono, per stabilirsi in un posto più sicuro. Teoria questa che sposa quella dello storico Arditi, secondo il quale però l’appellativo Taurisano specificherebbe la presenza di un bovile, un luogo adatto a pascere i tori e atto alla riproduzione di “tori sani”, da qui Taurisano.

Secondo altri la nascita di questo agglomerato ha una connotazione tutta religiosa,  accreditando la nascita dello stesso intorno alla primitiva cappella di S.Maria della Strada e  del mercante miracolato, per concludere che il paese esistesse già alla fine del XIII sec., al tempo dell’infeudamento del territorio per opera di Tancredi d’Altavilla, allorquando le popolazioni si trasferirono nel feudo di Taurisano costruendo le loro casupole intorno al castello feudale di Hugo de Tauresano, che oltre alla protezione concesse loro un trattamento fiscale più vantaggioso.

Concettualmente possiamo datare la nascita di Taurisano intorno agli anni 1268-1269, anche se per essere esatti già alla fine del XII sec. l’ultimo re della dinastia Normanna, Tancredi d’Altavilla, volendo ricompensare venti capitani leccesi per essersi distinti a fianco del suo avo Roberto contro Guglielmo I il Malo, conferì loro il titolo di Cavaliere e li nominò Baroni di  altrettanti feudi dipendenti dalla Contea di Lecce, che qualche anno dopo fu aggregata al Principato di Taranto, infeudando così il territorio di Taurisano insieme alla terra di Specchia e donandoli a Filiberto Monteroni o Montoroni.

Quella dei Monteroni o Montoroni è una delle famiglie più antiche in Terra d’Otranto e tenne il feudo di Taurisano fino al 1256 e dal 1444 al 1536.

Nel 1228 il sovrano Federico II di Svezia organizzò la sesta crociata e nel 1240 concesse il Principato di Taranto, di cui faceva anche parte la Baronia di Taurisano, al figlio naturale Manfredi che però, avendo molti contrasti  politici con i pontefici, indusse Innocenzo IV ad offrire la corona dell’Italia Meridionale a Carlo D’Angiò,  che accettò ben volentieri accorrendo in suo aiuto, sconfiggendo Manfredi  a Benevento e insediandosi sul trono di Napoli col nome di Carlo I, e la sua dinastia regnò per due secoli. Al suo seguito, molti nobili francesi arrivarono nel Salento, che fu lottizzato e dato in loro possesso al punto che molti feudi furono frantumati per poter accontentare tutti.

Barone di Taurisano fu nominato Hugo che poi diverrà De Tauresano. Fu in questo frangente, diventando vassalli dei Del Balzo Orsini, che il casale di Taurisano conobbe il suo periodo di massimo splendore che non si ripeterà più nella storia. Fu in quello stesso periodo che fu edificata la chiesa romanica di S. Maria della Strada introducendo il culto della Vergine del Santo cordone da Valenciennes, città delle Fiandre francesi.

Gli stessi feudatari per dare un’impulso all’incremento demografico e all’economia agricolo-pastorale del villaggio, attuarono un’imposizione fiscale morbida.

Questa fase di prosperità e serenità durò poco perché con il consolidarsi del sistema feudale francese, sia borghesi che servi della gleba furono gravati in tutti i feudi da tasse e balzelli per far fronte alle condizioni pietose in cui gravava il regno.

Le scorrerie degli Ungari e dei Saraceni, le epidemie carestie e terremoti, desolarono la Terrad’Otranto che con  le guerre di successione tra Angioini ed Aragonesi visse il suo completo tracollo.

Primo feudatario di Taurisano del periodo aragonese fu Roberto di Monteroni che nel 1452 ricopriva la carica di Goverantore di Taranto, essendo stata la sua famiglia al fedele servizio di Giovanni del Balzo Orsini principe di Taranto. A Roberto successe il figlio Raffaele che ingrandì i suoi domini con la donazione del feudo di Sammarzano da parte della madre Adelisia Taurisano, riscosciutogli in seguito dal sovrano napoletano Ferdinando I d’Aragona.

A Raffaele successe Francesco Monteroni, del quale si ricorda come impresa

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