Storia di una statua dell’Immacolata a Lecce

Lecce, piazzetta Giosuè Carducci, ex Convitto Palmieri, statua dell’Immacolata

di Giovanna Falco

La statua era originariamente ubicata su una guglia al centro dello slargo, dove sorgeva il complesso religioso dei francescani convenutali.

Nella chiesa di San Francesco della Scarpa, infatti, sin dal Cinquecento aveva sede la Compagnia di Maria Immacolata, posta sotto Patronato Regio nel 1591 e attestata da Giulio Cesare Infantino nel 1634[1].

Colonna e statua erano già in loco nel 1787[2] e sono state attribuite da Michele Paone a Matteo Carrozzo[3].

Ulteriori studi potrebbero dare conferma all’ipotesi secondo cui l’elemento architettonico fu realizzato in occasione del regio assenso e l’approvazione delle Regole accordati alla Confraternita da Carlo III il 31 agosto 1752[4].

Allontanata nel 1809 la comunità francescana, nel 1816 l’ex convento diventò sede del Collegio San Giuseppe, affidato nel 1832 ai PP. Gesuiti. Costoro ampliarono l’immobile su disegno del gesuita Giambattista Jazzeolla; il progetto prevedeva «una bella e grande sala per la palestra alli Saggi pubblici della loro scolaresca»[5].

Per l’occasione, nel 1845 fu abbattuta la guglia e la statua fu posta sul timpano che sormontava l’accesso alla suddetta sala.

La piazzetta sino al 1904 era denominata largo dei Gesuiti, poi piazzetta degli Studii e infine dedicata a Giosuè Carducci, il cui busto, che sorge là dove si issava la guglia, è stato realizzato nel 1908 dallo scultore leccese Giovanni Guacci[6].


[1] Cfr. G. C. INFANTINO, Lecce sacra, Lecce 1634 (ed. anast. a cura e con introduzione di P. De Leo, Bologna 1979), p. 51. La confraternita nel 1838 fu trasferita nella chiesa dei Teatini (Cfr. A. M. MORRONE, I pii sodalizi leccesi, Galatina 1986, pp. 79-81). All’interno della chiesa, così come descrive Luigi De Simone, vi era sul soffitto un dipinto dell’Immacolata e, sull’altare dedicatole, un quadro «cogli attributi simbolici di lei, Sant’Anna, S. Gioacchino, e il Devoto» (L. G. DE SIMONE, Lecce e i suoi monumenti. La città, Lecce 1874, nuova edizione postillata a cura di N. Vacca, Lecce 1964, p. 206), opera, così come rivela Nicola Vacca di «Fra Angelo da Copertino pingebat, 1682» (Ivi, p. 494). Vacca, inoltre, attribuisce la macchina dell’altare a Francesco Antonio Zimbalo e la data 1599 (Cfr. ibidem).

[2] Cfr. M. PAONE, La Madonna nella storia dell’arte in Lecce, in M. PAONE (a cura di), “Contributi alla storia della chiesa di Lecce”, Galatina 1981, pp. 44-46.

[3] Cfr. M. PAONE, Chiese di Lecce, Galatina 1981, II ed., voll. 2, II vol. p. 238. Carrozzo era un membro della famiglia di costruttori che nel Settecento realizzò svariati monumenti disegnati da Mauro ed Emanuele Manieri e che realizzarono il suggestivo palazzotto in via del Palazzo dei Conti di Lecce.

[4] Cfr. A. M. MORRONE, op. cit.

[5] L. G. DE SIMONE, op. cit., p. 205.

[6] Cfr. A. FOSCARINI, Guida storico-artistica di Lecce, Lecce 1929, pp. 35-40.

Piazzetta Giosué Carducci a Lecce: luogo di cultura e vandalismo

Lecce, piazzetta Giosuè Carducci (ph Giovanna Falco)

di Giovanna Falco

 

Da le vie, da le piazze glorïose, / Ove, come del maggio ilare a i dí / Boschi di querce e cespiti di rose, / La libera de’ padri arte fiorí;

Questi versi di Carducci calzano a pennello con le vicende recenti e passate della piazza di Lecce dedicatagli nel 1904[1]:

 

le piazze glorïose: è pregno di storia questo larghetto su cui, sin dal XIII secolo, si affacciava il Convento di San Francesco d’Assisi, spiazzo la cui toponomastica ne sintetizza la storia: largo dei Gesuiti (1832), piazzetta degli Studi (1871), piazzetta Giosuè Carducci (1904);

Boschi di querce: richiama una delle figure nello stemma civico di Lecce;

cespiti di rose: Ilias Miahm è il venditore di rose aggredito nei pressi della piazzetta;

La libera de’ padri arte fiorí: è questo un luogo d’istruzione, che, dal 1816 al1960, ha formato generazioni di giovani leccesi.

L’ignobile aggressione a Ilias Miahm, avvenuta il quattro novembre nei pressi della piazzetta, ha scatenato una ridda di reazioni contrastanti, ben evidenziate dalla stampa nell’ultimo mese: se da una parte si è potuto assistere al flash mob antirazziale in piazza Sant’Oronzo[2] e ascoltare le critiche costruttive di Gerard Depardieu[3] e di tutti coloro che sono avvezzi a proporre e non a disporre, dall’altra si è assistito alla richiesta di far chiudere lo spiazzo, azione che causerebbe la conseguente migrazione in altro spazio dei maleducati che insozzano la piazza e le sue vicinanze, con la conseguente preclusione ad accedervi delle persone che la rispettano e la amano, anche nelle ore serali. Nel frattempo si sono intensificati i controlli delle forze dell’ordine. Ben venga! Da molto tempo gli esasperati residenti della zona, segnalano i disagi causati dal non saper convivere[4], sino ad ora, però, sono state pochissime o nulle le azioni mirate a far rispettare questo slargo[5].

Chi maltratta piazza Giosuè Carducci è consapevole di offendere, non solo i residenti della zona, ma anche un’istituzione fondamentale di Lecce e

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