I paesaggi dell’olivo pugliese e le minacce dei tempi moderni
I paesaggi dell’olivo pugliese e le minacce dei tempi moderni
9. Giardino botanico Lama degli ulivi
Comune di Monopoli
Un’antica lama offre una straordinaria passeggiata tra 2500 specie vegetali, chiese rupestri, frantoi ipogei e ulivi millenari
Socio referente: Peter Zeller.
14 aprile, mattina , 10:30 – 13:00
di Francesco Tarantino*
Le campagne di Supersano, piccola cittadina del centro del Salento Leccese, potrebbero sembrare a prima vista, assolutamente banali e quasi soprattutto scontate se non ci si addentra nelle sue specialità ormai rare.
Certamente insolito tale paesaggio nel Salento leccese per l’assenza quasi del tutto dei tipici muretti a secco molto più presenti in altre aree ove il carsismo è più palese.
In realtà, a ben vedere, le specificità del paesaggio e degli habitat naturali in questo territorio sono solo apparentemente nascosti, ma molto evidenti ed affascinanti sapendo di essere nel Salento e non in contesti continentali e pede-montani.
Un incredibile insieme di fattori geologici e climatici ha fatto la storia di questo luogo spesso però assolutamente sconosciuto alle popolazioni del territorio, con le conseguenze che ne derivano dall’ “ignoranza storica”: la distruzione, il degrado o addirittura il falso storico, eventi negativi che si sono verificati in questi ultimi due secoli a Supersano.
Ciò che nel resto del territorio leccese è rarità, qui è la norma ad iniziare dall’acqua di superficie. Nei periodi autunno-vernini trovare affioramenti di acqua nelle campagne è la norma, tanto che nelle annate più abbondanti di piogge i terreni diventano impraticabili per mesi interi, senza meraviglia per nessuno. Ciò si verifica per effetto della presenza di banchi di argilla poco sotto la superficie del suolo agrario che rendono impermeabile il tutto, facendo diventare tutto il comprensorio una vera e propria bacinella di acqua. Tali accumuli si verificano in maggior misura nelle aree di compluvio ed in particolare nella località che attualmente è denominata “serra di Supersano”. Un tempo davano origine anche a ciò che Cosimo De Giorni ha descritto come “lago di Sombrino”, prosciugato nel secolo scorso con l’imponente opera di bonifica che ha portato alla costruzione della voragine assorbente ancora oggi funzionante.
Quando le piogge sono temporalesche e copiose l’acqua corre verso la “serra” da tutti i comuni limitrofi: Ruffano, Montesano, Scorrano, inondando i canali che corrono parallelamente alla dorsale del promontorio, ma spesso non trovando via di deflusso rimane stagnante e putrida come succede nella parte interna verso Botrugno, Scorrano e Cutrofiano. Spesso i canali di bonifica non riescono a svolgere a pieno il loro
di Angela Leucci
Gli studenti del liceo “Francesca Capece” scoprono l’albero della manna. È accaduto nel corso di un laboratorio di biologia, che ha coinvolto due corsi dello Scientifico Brocca, per un totale di 60 studenti, guidati dal docente Francesco Tarantino, quando nelle campagne intorno a Supersano si è verificata la scoperta scientifica, ma anche storica.
“Da oltre dieci anni – spiega il docente, che è anche agronomo – cercavo questa pianta, chiamata albero della manna. Era nota la presenza fin dal ‘700 del frassino meridionale nel Bosco Belvedere”.
Si tratta una pianta spontanea citata da alcune fonti, che ama i luoghi umidi e freschi, oltre che il caldo estivo: tra i luoghi privilegiati secondo le fonti, Supersano e i laghi Alimini. “In realtà – continua Tarantino – vi è un altro
Ricostruito, grazie alle ricerche storiche del prof. Emilio Panarese, il percorso dell’antica “Via te l’oju” a Maglie.
Per iniziativa del dr. Francesco Tarantino (georgofilo, agronomo e paesaggista magliese), che ha avviato il progetto di recupero di questa antica carrareccia, riprende cosi’ vita anche una festa del ‘700.
Tra i lavori intrapresi sono di particolare interesse il consolidamento statico della chiesa rupestre di “San Donato” e l’installazione di un’apposita cartellonistica descrittiva ed informativa dello stato dei luoghi e delle presenze storiche, naturalistiche e paesaggistiche.
Protagonisti di questo lavoro di squadra, un gruppo di appassionati facenti parte del comitato organizzatore fra cui: Fabrizio Licchetta, Luca Leucci, Vincenzo Menavento, Massimo Minosi e Oliver Valentini.
La “via te l’oju”, un’antica mulattiera larga appena due metri, iniziava dai fondi Mùrica e Kamàra (oggi attraversati dalle vie: E. Nisi, N. Macchia, E. Paiano, Ospedale M. Tamborino) col nome di ‘Via di San Donato’ saliva su e, all’inizio della via vecchia per Cutrofiano, volgeva a sinistra passando dietro l’antico (dal 1585) convento dei francescani (dietro l’attuale Ospedale) e davanti alla cappella della Madonna di Leuche[1] cioè all’inizio della via Clementina Palma (circa dov’è oggi la stele della Madunnina), poi di nuovo voltando a sinistra giungeva, per la vie oggi dette ‘Valacca’ e ‘Di Vittorio’, sulla Via vecchia per Gallipoli.
Da qui si dirigeva verso la masseria Muntarrune piccinnu[2], dov’era la cappella di san Donato, e di là quindi verso il porto di Gallipoli dove veniva scaricato l’olio portato a dorso di mulo.
[…] « Nel ‘700 il Rev.do Capitolo di Maglie aveva l’obbligo di celebrare ogni anno una messa il 7 di agosto, giorno di san Donato, seguita da una festicciola e da fuochi di artificio»
[1] Santa Maria di Leuche, strada dalla cappella alla via vecchia per Gallipoli o “via te l’oju”, cfr. Catasto Onciario di Maglie, 1752, c.270 “Saverio Giannotta, dr. dell’una e dell’altra legge, possiede alli Conventi una chesura seminatoria e olivata nom.ta la Madonna di Leuche con cappella della Gloriosissima Vergine avanti”. La cappella, che esisteva ancora nella prima metà del ‘900, era nel luogo che corrisponde a quello dov’è oggi la stele votiva della Madunnina, in fondo alla via C. Palma.
Quella che erroneamente è detta ai nostri giorni chiesetta della Madonna di Leuca, sulla via omonima subito dopo le tribune dello stadio, era anticamente la chiesa di s. Andrea.
[2] «Notizie del 1752: san Donato grande seù Rio/ san Donato Piccinnu con cappella appresso e giardino / per le chiusure nom.te San Donato grande/ lo Palombaro / le Tagliate / li Càrdami / lo Balli / la chiusura seminatoria e olivata nom.ta Montarone nel luogo detto san Donato seù Rio.»
Notizie di Emilio Panarese, estr. da “Antica toponomastica salentina dal ‘400 al ‘700 (da fonti magliesi). Dizionario storico-filologico-etimologico” [in corso di stampa]
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