di Armando Polito
una spinèddha a metà gennaio
tre esemplari di spineddhe a metà febbraio
A differenza delle altre erbe salentine commestibili di cui mi sono precedentemente occupato, questa volta seguirò l’ordine inverso, partendo da una ricetta e raccomandando al lettore, desideroso di provare, di utilizzare la pianta prima che si formi la spina, cioé quando appare come nella prima foto.
Dopo averle mondate come le cicorie (taglio eventuale dell’estremità basale, eliminazione delle foglie eventualmente appassite) ed averle lavate accuratamente, si sbollentano. In una padella si mette olio quanto basta, qualche spicchio d’aglio e, se si vuole, del peperoncino. Quando l’aglio è appena rosolato si aggiungono le spineddhe sbollentate e si porta a termine la cottura a fuoco lento.
Soddisfatta, si fa per dire, la pancia, tenterò di fare lo stesso con la testa, anche se il compito sarà estremamente complicato. Comincio, intanto dalle cose semplici dicendo che spinèddha è, come ognun sa, diminutivo di spina. La