Un’epigrafe per l’istituto del Magister Nundinarum nella fiera a Castiglione d’Otranto

di Filippo Giacomo Cerfeda*

 

 

L’epigrafe[1]

Testo

D(EO) O(PTIMO) M(AXIMO) /CAROLUS BORBONIUS UTRIUSQ(UE) SICILIAE ET JERUSALEM REX / CONCESSIT PRIVILIGIU(M) (NU)NDINARU(M) UNI(VERSI)TATI CASTILIONI PRO DIE 22/ MENSIS IULII IN PERPETUU(M) CUM FACULTATE ELIGE(N)DI MAGISTRUM / NUNDINARUM UNDE PRO MEMORIA POSTERUM ANNO / (Q)UO PRIVILEGIUM CONCESSU(M) 1752 HIC LAPIS POSITUS EST/

 

Traduzione

A Dio Ottimo Massimo. Carlo di Borbone, re delle due Sicilie e di Gerusalemme, concesse il livello della fiera alla cittadinanza di Castiglione per il giorno 22 del mese di luglio in perpetuo con facoltà di eleggere il Maestro della fiera. E da allora per la memoria dei posteri è stato collocato questo marmo nel 1752, anno in cui il privilegio è stato concesso.

Ubicazione

L’iscrizione è collocata sopra l’architrave della porta d’ingresso della chiesetta dedicata a Santa Maria Maddalena, sulla strada per Montesano Salentino.

Stato di conservazione

Mediocre.

Note:

l’iscrizione, in alcune parti stata deturpata e addirittura presa a bersaglio con fucili da caccia, mutilando non poche parole.

Dall’istruzione Latina si evince che l’Universitas di Castiglione aveva la facoltà di eleggere il Magister Nundinarum capace di dirimere gli affari civili e religiosi della comunità.

Per quella di Nardò con il trascorrere degli anni (o meglio, dei secoli), almeno per quanto attestato in un documento proprio del 1787, pur risultando ancora in vigore l’istituto del Magister Nundinarum, la funzione di giudice nelle controversie dei laici doveva essere, per ordini reali, un secolare come avveniva per Castiglione chiamato Assessore o semplicemente Giudice, sempre, però, designato dai canonici. Da ciò si evince che la giurisdizione non era più ad esclusivo appannaggio per clero.

E questo può ben rientrare nella politica illuministica di Ferdinando IV, re di Napoli (1759 1799) e futuro re delle Due Sicilie (1816-1825) tendente ad un ridimensionamento del potere feudale e della potenza del clero nel suo regno.

Sempre citando l’Incoronata di Nardò, non si sa con certezza quando sia definitivamente scomparsa. Allo stesso modo anche a Castiglione si ignora quando tale Magistratura abbia avuto fine, ma si presuppone che la politica riformatrice di Ferdinando IV e, maggiormente, la politica francese d’inizio secolo, abbia eliminato qualsiasi residuo, così come fu successivamente interdetta al culto la stessa cappella di Santa Maria Maddalena.

 

*Dal libro “Andrano e Castiglione d’Otranto nella storia del Sud Salento”, a cura di  Filippo G. Cerfeda, Salvatore Coppola e Luigi Moscatello. Ed. Pubbligraf Alessano 2010.

 

[1] Questa epigrafe è stata già pubblicata dallo scrivente nel Corpus Inscriptionum di Castiglione d’Otranto, in Iscrizioni latine del Salento, Associazione Italiana di Cultura Classica – Lecce, Vol. V, Congedo Editore, Galatina 2000, pagg 149-150.

Il culto di santa Maria Maddalena e l’istituzione della fiera a Castiglione d’Otranto (seconda parte)

di Filippo Giacomo Cerfeda*

 

Il Regno di Napoli nella seconda metà del Settecento [1]

Alla morte di Carlo II, avvenuta nel 1700, il Regno di Napoli restò unito al trono di Madrid, al quale nello stesso anno ascese Filippo V. Nel 1707 passò sotto la sovranità dell’imperatore Giuseppe I, e dal 1711 al 1734 sotto quella del successore Carlo IV. In questo periodo il governo era esercitato da un Vicerè residente a Napoli.

Dal 1734 alla fine del secolo il Regno ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, che nel 1759 divenne re di Spagna, e il figlio Ferdinando IV, che gli succedette non ancora novenne, e che, fino al raggiungimento della maggiore età (1768) fu sostituito nella gestione degli affari da un Consiglio di Reggenza. La prima parte del Regno di Ferdinando IV si concluse con la sua fuga in Sicilia (23 dicembre 1798) – incalzato dalle truppe francesi- cui fece seguito la proclamazione dell’effimera Repubblica Partenopea (23 gennaio-22 giugno 1799), e successivamente la prima Restaurazione borbonica.

Carlo IV

 

Il Regno di Carlo di Borbone

tra quelli che Carlo dovette affrontare dopo il suo avvento al trono di Napoli, tre punti si distinguevano per la loro importanza ed urgenza:

  1. stabilire una linea politica nei confronti della Curia romana, e più in generale dell’autorità ecclesiastica;
  2. arbitrare lo scontro tra il ministero in carica e la nobiltà di Piazza, ansiosa di sbarazzarsi del pericoloso rivale e di riappropriarsi negli antichi privilegi;
  3. riorganizzare il sistema finanziario ed amministrativo del Regno.

Nonostante i suoi limiti Carlo di Borbone nel 1759 lasciò il Regno in condizioni migliori di quelle in cui l’aveva trovato 25 anni prima.

Napoli era divenuta la capitale funzionale e sede di una fioritura musicale senza precedenti.

Carlo diede impulso anche nel campo architettonico (vedi Reggia di Caserta) ed artistico (vedi Francesco Solimena, protagonista dell’evoluzione della pittura napoletana, dal naturalismo caravaggesco alla razionalizzazione del barocco).

Inoltre, fu promotore nel campo archeologico, aprendo una nuova stagione di scavi archeologici ad Ercolano e Pompei.

 

L’istituzione della fiera

Quella di Santa Maria Maddalena, in Castiglione, non è l’unica o una delle poche fiere del Basso Salento istituite nell’antichità. Molte di esse, infatti, traggono origine fin dal periodo bassomedievale e vengono rivitalizzate o re istituite in epoca moderna, soprattutto dai sovrani borbonici.

Le fiere che più di altre presentano caratteri di analogie e somiglianze con quella di Castiglione sono quella di “San Vincenzo” in Giurdignano[2] (LE) e la “Fiera dell’Incoronata” di Nardò[3] (LE). Al di là della funzione prettamente religiosa, la chiesa dell’Incoronata per la comunità neretina aveva rappresentato un punto di riferimento anche civile, sì che nella parte antistante, partire dal XVII secolo fin oltre il secolo successivo, si teneva, nella prima settimana di agosto, la Fiera, che prima si svolgeva nei pressi della chiesa della Carità, fuori la Porta San Paolo (attuale piazza Osanna) con un cerimoniale tutto particolare.

Per la gestione della Fiera da parte del Vescovo veniva investito un canonico, nominato dagli stessi canonici della Cattedrale, come Magister Nundinarum, cioè il Maestro del Mercato, la cui giurisdizione aveva la durata di otto giorni consecutivi a partire dalla prima domenica di agosto, successivamente anticipata al sabato precedente, e riguardava qualsiasi attività cittadina sia civile che religiosa, compresi i matrimoni, anche nella fase degli atti relativi alla dote e qualsiasi tipo di contenzioso.

Scrive Mario Mennonna, in un suo prezioso contributo storico sulla Fiera dell’Incoronata, che “…non si conosce l’anno di riconoscimento di tale magistratura all’Università di Nardò. Il primo elemento storico è dato dal privilegio Regio concesso da re Ludovico nel 1397, riguardante, appunto, la franchigia per otto giorni della festività e della fiera, che si svolgevano nei pressi della chiesa della Carità, fuori Porta San Paolo, indicata anche, nella tradizione popolare, come porta dei mercanti”.

Quella di Santa Maria Maddalena presenta molte analogie con quella di Nardò:

  • per molti decenni ha rappresentato un punto di riferimento anche civile per la popolazione di Castiglione;
  • la fiera si teneva nella parte antistante o adiacente la cappella dedicata alla Santa, quindi un po’ distante dal paese, in un luogo ampio ed aperto denominato “lo Trice”, tale da consentire la realizzazione del mercato con una notevole partecipazione di genti vicine e lontane;
  • l’elezione del Magister Nundinarum, ossia del Maestro del Mercato una speciale di magistratura, che, a differenza di Nardò, non era assegnata ad un canonico della Curia di Castro, ma ad un civile cittadino e da esso esercitata a pieni poteri e nel pieno rispetto delle norme istitutive;
  • la data certa della sua istituzione, proprio come risulta dall’iscrizione su lastra lapidea collocata sull’architrave della Chiesa. Rispetto a quella dell’incoronata di Nardò, certamente istituita circa due secoli prima, la fiera di Castiglione risale al 1752, ad opera del Sovrano Carlo di Borbone.

Non sappiamo quali furono i prodromi che portarono alla concessione del Privilegio reale e nemmeno le motivazioni sociali, economiche, politiche tali da spingere un sovrano verso così tanta benevolenza. Nel momento stesso in cui la vita civile napoletana toccava il fondo della sua crisi (fine del 1746), l’assetto tradizionale delle forze cittadine si ricostituì contro il governo degli ecclesiastici e contro la stessa Corte. Quella rivolta aprì un periodo nuovo. Rivelò per la prima volta la sua presenza una forza che avrebbe progressivamente assorbito in sé le energie migliori della società, contro gli ecclesiastici troppo fedeli alle direttive di Roma, contro il baronaggio e contro il ministero: la nascente cultura illuministica.

Ma il tentativo più meritorio di Carlo di Borbone fu quello di trasformare nella coscienza dei sudditi il “Regno” in una “Patria”.

Tutte queste azioni possono per ascriversi tra le ragioni di fondo di una politica tesa a favorire lo sviluppo e il commercio nelle zone più meridionali del Regno.

Se a ciò si aggiunge la presenza di dotti e letterati, nella Castiglione del XVIII secolo, e la frequente transizione del feudo da un feudatario ad un altro, allora il quadro si fa sempre più realistico e si individuano delle linee di tendenza rivelando uno scenario prima oscuro e senza interpretazioni. Le molte famiglie che si sono avvicendate nel governo del feudo hanno cercato di impostare una politica di equilibrio all’interno della società, favorendo magari piccole concessioni per non incontrare malcontento popolare ed infine per incrementare l’economia.

 

 

*Dal libro Andrano e Castiglione d’Otranto nella storia del Sud Salento, a cura di Filippo G. Cerfeda, Salvatore Coppola e Luigi Moscatello. Ed. Pubbligraf, Alessano 2010.

 

[1] Sulla situazione del Regno napoletano del XVIII secolo si rimanda al prezioso conttributo di Giuseppe ORLANDI, Il Regno di Napoli nel Settecento, Spicilegium Historicum Congregationis SSmi Redemptoris, Annus XLIV, Collegium S. Alfonsi de Urbe, Roma 1996.

[2] L’antica fiera di San Vincenzo si svolgeva in via Pendino (attuale via San Vincenzo). L’inizio della fiera veniva precedutp dalla cerimonia del Mastro Mercato da parte del feudatario del luogo (Barone Alfarano-Capece)

[3] Per la fiera dell’Incoronata di Nardò si veda il prezioso contributo di Mario Mennonna, La cavalcata storica e la Fiera dell’incoronata, in “Lu Lampiune” Quadrimestrale di Cultura Salentina, Anno XIV – n°2, Ed. Grifo Periodici, pagg. 17-25. Alla fine del saggio viene riportata una ricca bibliografia sul munus del Magister Nundinarum.

 

Per la prima parte:

Il culto di santa Maria Maddalena e l’istituzione della fiera a Castiglione d’Otranto (prima parte) – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)

 

Per una storia della Fiera di San Nicola a Salve

Interno della chiesa di San Nicola Magno a Salve

di Giuseppe Candido

Il 18 luglio 1886 si riuniva il Consiglio Comunale. Durante quella seduta il consesso cittadino dell’epoca approvava la seguente deliberazione avente per oggetto: “Istituzione di una Fiera sotto il titolo di San Nicola”.

La deliberazione ha questo tenore: “Il Presidente si fa dovere esprimere al Consiglio Comunale, che quasi ogni comune ha una fiera annuale di animali ed altre per la comodità di poter fare degli affari nel proprio Comune ed anche per scambievole interesse dei Comuni vicini. Opinerebbe quindi istituire in questo Comune Capoluogo una fiera sotto il titolo di San Nicola e in quel tempo che il Consiglio crede più opportuno ed in epoca da non esserci altre fiere vicine. Trova che tale fiera non riuscirà discola a niuno, stante che nella

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