Minervino di Lecce. Fiera delle Messi 1/3 luglio

di Marcello Gaballo

Minervino, chiesa parrocchiale, abside con altare maggiore

Minervino di Lecce, circa 3800 abitanti, situato nel Salento orientale, nell’entroterra idruntino, comprende le frazioni di Cocumola e Specchia Gallone. Da qualche anno aderisce all’associazione Borghi Autentici d’Italia.

Si estende in gran parte sul bassopiano delle Serre di Poggiardo e di Giuggianello e risulta compreso tra gli 82 e i 127 metri sul livello el mare. Confina a nord con i comuni di Giurdignano e Giuggianello, a est con il comune di Uggiano la Chiesa, a sud con il comune di Santa Cesarea, a ovest con il comune di Poggiardo. Dista circa 40 km da Lecce.

I motivi per una visita sono svariati e non si resterà delusi dalla visita del suo grazioso centro storico con le numerose chiese e alcuni palazzi nobiliari. Una sufficiente scheda è consultabile su Wikipedia, ma ci piace riproporre una originale iscrizione posta sulla chiesetta di San Pietro,  sull’architrave del portale laterale, che così recita: “Comu lu lione et lo re della nimali cu si Menerbino et lo re de li casali. A.D.M.CCCCLXXIII”, tradotta in italiano: “Come il leone è il re degli animali così Minervino è il re dei casali. A.D.M.CCCCLXXIII”.

Basti questo a giustificare, pur con esaltazione del campanilismo da parte dell’anonimo autore, che la cittadina è stata sempre riferimento per i numerosi borghi vicini, che fino al 1650 erano ben 16, ognuno dei quali abitato dalle 50 alle 100 persone, dei quali il più importante quello detto “Borgo Minervino”.

Minervino, chiesa parrocchiale, particolare dell’abside e della copertura (ph Marcello Gaballo)

Aldilà dell’occasione dei festeggiamenti che hanno inizio da oggi, non si può non spendere qualche rigo per trattare dell’importante chiesa Matrice, che ebbi occasione di visitare un paio d’anni fa e che consiglio vivamente, per l’inedita architettura interna, che ne fa uno dei luoghi sacri più graziosi del Salento. Gli appassionati di architettura, specie di quella cinquecentesca, resteranno certamente soddisfatti, sebbene delusi dalla triste mutilazione praticata nel secolo scorso, dopo il Concilio, quando con i lavori di restauro furono rimossi l’antico organo, molti dei decori cinque-secenteschi e, particolarmente, l’altare maggiore. Fatto non insolito, purtroppo, essendo in quegli anni pratica comune liberarsi da orpelli e architetture che tanto sapevano di antico, per favorire un incalzante “moderno” che tante privazioni procurò alla storia dell’architettura, e non solo (messali, arredi sacri, corali, pontificali, battisteri, ecc.).

Minervino, chiesa parrocchiale, particolare dell’ingresso laterale con la statua del santo titolare (ph Marcello Gaballo)

La chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo, la cui statua lapidea ancora si vede sul portale laterale. Un bel rosone ingentilisce la facciata in pietra leccese che ospita anche un grazioso ma comune portale su cui poggia un’ interessante trabeazione. Il tutto in pietra leccese, del 1573,  e si ritiene opera del leccese Gabriele Riccardi. Qualcuno, con cui mi trovo assolutamente in accordo, ritiene che vi sia stato anche l’intervento del neritino Giovan Maria Tarantino, del quale in più occasione ci siamo occupati, che nello stesso periodo stava lavorando alla chiesa di San Giovanni Elemosiniere a Morciano (1576).
Ma la bellezza è da cogliere nell’interno dell’edificio, che è a navata unica, con un transetto in cui si trovano i due originari altari, con coperture davvero particolari. Le eleganti decorazioni e arcate intervallate da lesene sulle pareti laterali, in molti punti incomplete o danneggiate, trovano la maggior compiutezza nell’abside della chiesa, sulla cui parete divisa in due piani sono allocate nicchie e colonne corinzie, anche queste notevolmente deturpate per essere state quelle inferiori di supporto ad un coro ligneo, fissato con chiodi in corrispondenza dei fusti e dei capitelli. La bellezza del presbiterio è accentuata dall’arco trionfale e dalle due cantorie.

Minervino, chiesa parrocchiale, il rosone della facciata (ph Marcello Gaballo)

Ma veniamo dunque al motivo per cui ci siamo impegnati ad accennare a Minervino. Dall’1 al 3 luglio nella cittadina si tiene la II edizione de “La Fiera delle Messi”, che si collega al particolare periodo dell’anno in cui nel Salento si miete il grano.

Il ricco programma è visionabile nel sito dell’associazione che organizza l’originale evento

http://www.associazionemenerbino.it/2011/06/27/fiera-delle-messi/

Si comincia Venerdì 1 luglio con un convegno e con la manifestazione in cui si rievoca l’antica e tradizionale trebbiatura, con sistemi e attrezzature che per ovvi motivi sono stati superati dalle moderne tecnologie. Gli agricoltori locali  faranno rivivere uno dei momenti più importanti della cultura contadina, effettuando la mietitura del grano.

Le piante del fondamentale cereale verranno tagliate e legate manualmente, ottenendosene dei fasci, noti in tutto il Salento come “mannucchi”, che poi verranno trasportati con traini e scialabbà (antichi carretti in legno con grandi ruote trainati da cavalli), per scaricarli sull’aia, su cui  avverrà la pisatura-battitura e la ientulatura, che consentirà di separare il grano dalle piante e dalle spighe.

Durante la manifestazione ci sarà la mostra mercato, con stands espositori dei prodotti tipici e agricoli e dei mestieri antichi di Minervino di Lecce e zone limitrofe e del Salento. Altri stands gastronomici consentiranno la degustazione di prodotti tipici, in un’atmosfera vivacizzata da coinvolgente musica tradizionale salentina.

Sabato si terrà la maratona cittadina, cui seguirà, alle 19:30, una dimostrazione della legatura dei mannucchi, che saranno poi soggetti alla trebbiatura, praticata per l’occasione con una trebbia d’epoca.

La Domenica in serata si ripeterà la dimostrazione, mentre al mattino avrà luogo la fiera.

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