Alla ricerca dell’ anagrafe dei fichi del Salento

Investigazione sulla collezione Guglielmi

“Fichi del leccese” (Ficus carica L.)

 

di Antonio Bruno

fichi

Il fico era molto importante nel Salento leccese tanto che il segretario perpetuo della Società economica di Terra d’Otranto, signor Gaetano Stella, nel suo rapporto letto nella adunanza generale del 30 maggio dell’anno 1841 afferma: “ ….L’industria dei fichi secchi nella Provincia di Lecce è molto diffusa, ed è oggetto di esteso commercio, cosicché somma è la cura che dell’albero di fico bisogna avere. Laonde di molta utilità è stata una memoria dello stesso signor segretario perpetuo tendente a dimostrare, non esser necessaria la caprificazione, come volgarmente credesi, per molte varietà di fichi, imperocchè coloro i quali vorranno seguire i suoi precetti, conformi a quelli dei migliori agronomi di tutta Europa, otterranno non solamente risparmio di spese e fatica, ma innestando anche a fichi gentili il gran numero di caprifichi che il pregiudizio conserva, si verrebbe di molto a crescere la raccolta di questo frutto.

Che curiosità! A quale pratica si riferisce il segretario perpetuo della Società economica di Terra d’Otranto, signor Gaetano Stella?

Mi viene in soccorso il Rendiconto della adunanze e de’ lavori della Reale Accademia delle Scienze di Napoli di quatto anni dopo ovvero del 1845. In queste adunanze Vincenzo Semmola a proposito della maturazione del fico cita Teofrasto e Plinio i quali scrissero: “i fichi piantati accosto le vie non aver bisogno di caprificazione” E a questo proposito cita “la pratica tenuta da que’ di Lecce che spargono a bel proposito sopra i fichi immaturi la polvere delle strade ove sia passata la processione del Corpus Domini”.

Insomma la mia curiosità ha avuto soddisfazione perché la mia ricerca ha trovato dei documenti che contenevano una risposta.

Ma sempre a proposito di fichi ho una curiosità che non ha trovato soddisfazione perché rimasta senza risposta; riguarda la citazione da parte del prof. Giacinto Donno, degli studi di Giuseppe Guglielmi. Donno riferisce che il Guglielmi ha studiato il fico nel leccese e riporta i dati di produzione, che si presume facciano parte di una pubblicazione curata dallo stesso Guglielmi, e che riporto qui di seguito

 Produzione in Kg per ogni albero

Varietà           Produzioni annuali     5anni Kg      20 anni Kg     da 20 anni in poi Kg

Fico Nero     due per ogni albero       8                        50                      100

Fico Pazzo     una per ogni albero       9                        55                    75 – 80

Fico ottato     una per ogni albero       8                        45                       80

Fico peloso    una per ogni albero      10                      40                        80

 

Ho cercato nella Biblioteca Provinciale la pubblicazione succitata senza successo. Ma soprattutto ho cercato di sapere chi sia Giuseppe Guglielmi, perché avesse intrapreso lo studio del Fico nel leccese ma non ho trovato davvero nulla e, nessuno dei colleghi che ho interpellato ne ha mai sentito parlare, anche se una parziale risposta viene da un brano del prof. Donno riportato in un’altra pubblicazione. Il prof Donno a proposito di Giuseppe Guglielmi scrive: “Il Guglielmi, che si prefigge lo studio della coltivazione industriale (del fico n.d.r) del leccese, trascura di mettere in evidenza il biferismo delle varietà studiate”.

La parola biferismo deriva da bìfero che a sua volta deriva dal latino Biferum che è composto  dalla parola bis (due volte)  e dalla parola fèr-re (portare) . Dicesi di pianta che produce il frutto due volte l’anno come nel caso di alcune varietà di fico che oltre  alla produzione dei fichi ha anche quella dei fioroni.

Sempre continuando nella lettura delle note del prof. Donno in esse si trova scritto che Giuseppe Guglielmi ha studiato il Fico Fracazzano Bianco, il Fico Nero, il Fico Ottato, il Fico Albanega, il Fico Borsamele, il fico Coppa, il Fico dell’Abate e il Fico Fara. Ma lo stesso Donno non riporta gli studi del Guglielmi sul fico pazzo e sulla varietà fico peloso.

Ho fatto una ricerca e leggendo la pubblicazione Herbarium Porticense (Erbario della Facoltà di Portici Real Scuola Superiore di Agricoltura) redatta da Antonino De Natale, ho appreso che solo una parte della collezione Guglielmi, denominata Fichi del leccese e datata 1908, è a Portici, mi chiedo chi abbia la parte mancante, inoltre nella pubblicazione curata dalla facoltà di Agraria dell’università di Napoli si legge:

Della collezione di Giuseppe Guglielmi non si possiedono indicazioni, né riguardo alla data di acquisizione da parte della Regia Scuola di Agricoltura di Portici, né sull’autore delle erborizzazioni.

La collezione Guglielmi dovrebbe risalire agli inizi del 1900, a quel periodo risalgono anche altri studi condotti dai botanici di estrazione agronomica della Regia Scuola di Agricoltura, come lo studio sulla storia, la filogenesi e la sistematica delle razze del Fagiolo comune di Orazio Comes, i cotoni di Angelo Aliotta, le razze di olivo coltivate nel meridione d’Italia di Mario Marinucci, i fieni delle praterie naturali del Mezzogiorno d’Italia di Alfredo Pugliese, lo studio sul frumento e quello sulle varietà di mandorlo italiane di Vincenzo Barrese.

La collezione dei Fichi del leccese è sicuramente parte integrante di uno studio teso a definire le caratteristiche anatomiche delle varie cultivar di fico presenti nel territorio di Lecce. Per ogni campione, oltre all’essiccato, è riportato il disegno dei contorni di una foglia tipo e della sezione longitudinale del frutto con le relative misure, come ad esempio la larghezza massima della foglia e dei lobi fogliari. Il nome della pianta coltivata non segue le regole di nomenclatura scientifica, ma è espresso in italiano, come ad esempio Fico napoletano. D’altra parte in passato soprattutto per le piante coltivate, che non rappresentano delle entità specifiche, molto spesso si adoperava il nome italiano. Lo stesso Francesco Dehnhardt, capo-giardiniere del Real Orto Botanico di Napoli, direttore dei Reali Giardini di Capodimonte, della Villa Floridiana e del giardino botanico del Conte di Camaldoli al Vomero (Villa Ricciardi), nella stesura del catalogo delle piante che venivano coltivate nell’ Horti Camaldulensis riporta i nomi delle cultivar in italiano.

Orazio Comes annovera (1906) inoltre, tra le varie collezioni presenti nell’erbario, quella di Giuseppe Celi riguardante le varie cultivar di fichi coltivati nel meridione d’Italia. Attraverso un confronto tra i reperti della Collezione Guglielmi con il lavoro scientifico pubblicato dal Celi (1908) si è accertato che, il fascicolo custodito nell’Erbario Comes, costituisce una parte dei campioni che Celi esaminò ed utilizzò per la stesura della suddetta pubblicazione scientifica. La collezione Guglielmi è, quindi, l’unica porzione superstite dei reperti appartenenti alla ben più grande collezione delle razze dei fichi che si coltivavano nell’Italia meridionale.”

So che ci sono tanti scienziati che leggono le mie note e a cui chiedo umilmente di illuminarmi, lo faccio perché in questo modo la mia curiosità avrà finalmente soddisfazione. Se la mia curiosità è destinata a rimanere insoddisfatta è perché, così come l’autore Antonio De Natale, anche gli scienziati del Salento leccese e della Facoltà di Agraria di Bari non possiedono indicazioni, né riguardo alla Collezione Guglielmi delle Razze di fico del leccese visionabile presso la facoltà di Agraria di Portici, né sullo stesso Giuseppe Guglielmi autore delle erborizzazioni.

In quest’ultimo caso mi auguro che, l’aver messo nero su bianco le risultanze delle mie ricerche su Giuseppe Guglielmi, sia un incitamento agli studiosi per “andare a cercare laddove io non saprei dove andare a cercare” al fine di ottenere le risposte a tutte queste domande che sono sparse in questo mio scritto che definirei “investigativo”.

Ma come dicono i miei amici avvocati vi è di più. Ricordo a me stesso che la giunta regionale pugliese, su proposta dell’allora Assessore alle risorse agroalimentari, Dario Stefano, ha approvato  il disegno di legge “Tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario, forestale e zootecnico” che potrebbe dare agli scienziati dell’Università del Salento le risorse finanziarie necessarie per poter trovare e studiare la Collezione delle varietà di Fichi del Leccese fatta da Giuseppe Guglielmi nel 1908.

La riscoperta dell’ anagrafe dei fichi del Salento leccese fatta da Giuseppe Guglielmi costituirà un baluardo importante contro la progressiva erosione della biodiversità del fico e sarà uno strumento fondamentale per la ricostituzione di boschi di fico delle varietà autoctone del Salento leccese!

Sarebbe interessante il confronto tra la collezione Guglielmi e il lavoro svolto dall’Orto Botanico dell’Università del Salento che ha individuato 100 (cento) cultivar di Fico (Ficus carica L.).

A questo proposito ho un’altra curiosità che spero di soddisfare presto, che è quella di visionare il documentario “La via delle fiche” a cura di Carlo Cascione e Francesco Minonne, dove il termine fiche rinvia alla variante dialettale che il prelibato frutto del “fico” assume nella parlata salentina. Il film è la storia di un viaggio in bicicletta attraverso il Salento che parte da Casarano alla scoperta delle numerose varietà di fico presenti sul territorio. Ce n’è lavoro da fare, vero? E allora che aspettiamo? Rimbocchiamoci le maniche e ….cominciamo!

 

Bibliografia

Annali Civili del Regno delle Due Sicilie Fascicolo XLIX Gennaio e Febbraio 1841

Rendiconto della adunanze e de’ lavori della Reale accademia delle scienze di Napoli numero 24 del 1845

Giacinto Donno, Il Fico nel Salento

Giacinto Donno, Alcune varietà bifere di fico coltivate in Provincia di Lecce

Giacinto Donno, Alcune varietà unifere di fico coltivate in Provincia di Lecce

Antonino De Natale, I musei delle scienze agrarie – Herbarium Porticense (Erbario della Facoltà di Portici Real Scuola Superiore di Agricoltura)

Rita Accogli, Un Orto Botanico a Lecce per la difesa della biodiversità del Salento – Il Bollettino n. 9; 2 febbraio 2009

Alberto Nutricati,Tanti giovani filmano «la via delle fiche, Gazzetta del Mezzogiorno del 8/09/2009.

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