Le notti del Salento

pizzica-pubblico_2011

di Ermanno Inguscio

 

Tre eventi culturali scandiscono ogni anno il panorama culturale del Salento: la fòcara di Novoli, la notte di San Rocco a Torrepaduli e la notte della taranta a Melpignano. Tre appuntamenti che tracciano, sempre nel contesto sacrale della notte, la dimensione mitologica del fuoco, nel culto igneo di Sant’Antonio a Novoli, in pieno inverno, e, in piena estate, quella coreutico-musicale della pizzica-scherma, una nel culto di San Rocco a Torrepaduli e l’altra nella riproposizione della vetrina della tradizione musicale salentina del piazzale dell’ex convento degli Agostiniani a Melpignano.

Due santi della tradizione cristiana europea, Sant’Antonio e San Rocco, a sottolineare l’elemento primordiale del fuoco, a Novoli, e la passione del ballo della danza–scherma, tipica di Torrepaduli e l’appuntamento laico della notte della taranta, giunta ormai alla diciottesima edizione.

Grande festa popolare, il 22 agosto 2015 a Melpignano, che ha visto sul palco del concertone, insieme all’Orchestra Popolare, Luciano Ligabue ed artisti internazionali quali Paul Simonon (fondatore dei Clash, celebre band punk-rock britannica degli anni ’70 e ’80), Tony Allen (fondatore della musica Afrobeat, forse il più grande batterista al mondo, secondo Brian Eno) Andrea Echeverri (famosa cantante e chitarrista, componente degli Aterciopelados) Anna Phoebe (violinista inglese, abile nel cimentarsi in generi musicali diversi) e Raul Rodriguez (grande chitarrista dei Tres Flamenco), sotto la mirabile guida del maestro concertatore Phil Manzanera.

Grande successo mediatico, come da ventennale tradizione nonché di presenze stimate circa duecentomila nella serata conclusiva.

pizzica

Imponente successo di pubblico, oltre sessantantamila presenze, anche a Torrepaduli, il 18 agosto 2015, nello spazio sacro, come spesso definito da Pierpaolo De Giorgi, del Largo San Rocco, nella ottava edizione del Concertone della Notte di San Rocco. Evento organizzato, dal 2008, dalla Fondazione Notte di san Rocco, presieduta da Pasquale Gaetani. Un evento prodotto, come già da un triennio, dal direttore generale Cesare Vernaleone e presentato per le reti di Telerama dall’artista Rosaria Ricchiuto, che per ore fino all’alba del giorno seguente ha presentato ospiti di tutto riguardo, come Michele Placido , Eugenio Bennato e Beppe Fiorello.

Placido ha letto testi di Carmelo Bene; Bennato s’è rifatto alla tradizione musicale napoletana; l’attore Fiorello ha proposto alla platea di spettatori una una intensa rievocazione di canzoni di Modugno.

Una notte di San Rocco, quella di Torrepaduli non nata proprio ieri, attestata storicamente almeno dal 1531, e che presenta tradizione e pizzica, musica e devozione, uniti nel ritmo della festa popolare, che sublima il ferragosto, richiamando decine di migliaia di turisti e devoti del Santo di Montpellier, lanciandoli nell’agone della danza popolare, la pizzica-scherma di Torrepaduli.

scherma torre paduli

Qui canti e stornelli, alla corte del re tamburello, che ammalia e non stordisce mai, tracciano ancora i meandri della civiltà contadina, a riproporre attuali dispute tra studiosi su danza dei coltelli e mimo della rappresentazione della lotta, della danza maschile a mani nude protese a ricordare, forse anche la pizzica del corteggiamento di un tempo. Una danza, che sotto l’ottocentesco campanile di San Rocco, trova la sua massima espressione: qui sta parte del merito della Fondazione Notte di San Rocco, che punta ad innescare, con molteplici iniziative, il salto qualitativo di una cultura del territorio, da tutelare e tramandare, quando non si accontenta di coinvolgere una rete rocchina di feste patronali nell’intero Salento, con manifestazioni diffuse sul territorio e appuntamenti storico-culturali di prestigio.

La “notte” così è una dimensione culturalpopolare, fortemente sentita, e non può ridursi al solo fatidico “15 agosto”, quando la vacanza e il caldo sembrano favorire il formarsi di centinaia di “ronde” accanto al Santuario del Santo guaritore.

La notte di San Rocco, dunque, può dilatarsi per lungo tempo e durare anche fino ai fatidici “Quaranta” di Torrepaduli, quando il simulacro del Taumaturgo, dalla Matrice farà ritorno nella sua Chiesa-Santuario.

E’ questa, forse, la prerogativa assoluta del fascino della festa di San Rocco a  Torrepaduli: un patrimonio di secolare tradizione e di esperienza umana, ancorato alla storia del luogo, e che la Fondazione di Gaetani si ripropone di far conoscere al grande pubblico di fruitori e studiosi, promuovendo, con eventi studiati su base scientifica,  convegni e meetings di carattere internazionale.

Tamburelli, armoniche a bocca, violini e fisarmoniche, anche astraendo dalle moderne contaminazioni, non fanno altro che far sentire al mondo della cultura mediterranea, il trofeo di esperienze umane, sedimentate nella storia, da Torrepaduli, come sottolineato dal sottoscritto nella relazione al Convegno Europeo del 2013 a Lisbona. E allora alla brava regista e attrice Rosaria Ricchiuto, già alla terza esperienza di sapiente conduzione della “notte di Torrepaduli” non è stato difficile, insieme con Attilio Romita direttore del Tg della Puglia, presentare sul palco anche il regista salentino Edoardo Winspeare, Antonio Castrignanò, il Canzoniere Grecanico Salentino ed Enzo Pagliara, Rocco De Santis per ricordare il poeta Antonio Verri, Ruggero Inchingolo allievo di Luigi Stifani, il barbiere violinista delle tarantate, i Tamburellisti di Torrepaduli, i Mariglia Pizzica Salentina, i giovanissimi del gruppo Malià, Rachele Andrioli e Rocco Nigro, gli Sparrosh, la ballerina del Cilento Gessica Alfieri, la Compagnia di Scherma Salentina di Davide Monaco.

L’evento meritava di essere diffuso in diretta sul digitale terrestre delle TV Regionale di Telerama,, Canale 12 e Telesalento Canale 73, ma anche dalla emittente Regionale Viva La Puglia Cnale 93, dall’emittente nazionale Gold Tv Cnale 128 e dalle due reti Sky Made in Italy Cnale 875 e in Streaming su www.nottedisanrocco.it, www.trvews.it, www.regno.fm e su www.irdm.us.

Se batte forte dunque, come, è stato scritto, il ritmo della Taranta nel Salento, a rimarcare l’importanza dell’evento di Melpignano, non meno significativa è la “notte di San Rocco”, che, ricordiamo, è stata antesignana col Presidente Gaetani nella costituzione in Ente di Fondazione, nel 2008.

Soltanto due anni dopo, nel 2010, nel Palazzo Pasanisi di Torrepaduli, il gruppo di Sergio Blasi cominciò a coltivare l’idea di una Fondazione della Notte della Taranta. Del resto richiamare qui primati o primogeniture non avrebbe certo senso. Ma quanto a identità e genuinità di tradizione, in ambito antropologico e musicale, per Torrepaduli  è forse più di una semplice iperbole quanto scritto sul Corriere del Giorno del 1 settembre 2005, da Giovanni Pellegrino: La notte più significativa in estate del Salento e della Puglia è quella di Torrepaduli. Se passasse dal Salento un redivivo Caio Giulio Cesare, preferirebbe essere il primo schermidore di Torrepaduli piuttosto che il secondo organetto di Melpignano. Ciò con rispetto di tutti i professionisti in campo musicale e buona pace di ogni scatenato ballerino estivo.

La fòcara sta per illuminare la notte di Novoli

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di Giancarlo Leuzzi

 

La tradizione novolese è inserita nella Rete Italiana di Cultura Popolare e sostiene la “Dieta Mediterranea”, patrimonio dell’Unesco.

Il fuoco buono, il falò più grande del mediterraneo, alto 25 metri e largo 20 sta per illuminare la notte di Novoli nel cuore della Valle della Cupa.

La Fòcara è costruita con circa 80mila fascine di tralci di vite secchi provenienti dai feudi del Parco del Negroamaro, sapientemente posate con tecniche tramandate di padre in figlio da almeno quattro secoli. Col tempo sempre più imponente e maestosa, è un rito che si perde nella notte dei tempi.

Negli anni, questo rituale millenario e propiziatorio, ha saputo superare i confini del Salento per conquistare un pubblico sempre più vasto, crescendo fino a superare i centomila visitatori. L’evento, conosciuto in tutta la Puglia, attrae migliaia di spettatori da tutto il sud d’Italia ed è stato oggetto anche di un documentario del National Geographic.

L’edizione del 2015 è legata al nome di Jannis Kounellis, pittore e scultore di fama internazionale. Con l’aiuto degli uomini del Comitato Festa, l’artista di origine greca ha arricchito la montagna di fascine con un’opera densa di significati simbolici.

“I Giorni del Fuoco” profumano poi di enogastronomia con la mostra mercato dei prodotti tipici del Salone Cupagri del Gal valle della Cupa e la Rassegna delle Cantine con i vini doc del Parco del Negramaro e delle Città del vino di Puglia.

All’interno della rassegna infatti e nell’ambito del Festival della Dieta Mediterranea CUPAGRI, il giorno 15 siete invitati a partecipare alla tavola rotonda “Dieta Mediterranea e sviluppo territoriale: identità, stile di vita, cultura e sostenibilità tra tradizione e innovazione”. Vi aspetto per parlare di agrobiodiversità e delle eccellenze agroalimentari alla base del nostro modello nutrizionale e della tradizione enogastronomica salentina.

 

2015. Tanti eventi per la fòcara di Novoli

fòcara

di Giancarlo Leuzzi

 

CUPAGRI

FESTIVAL DELLA DIETA MEDITERRANEA

L’evento, programmato nell’ambito del Progetto di cooperazione “LEADERMED”, Mis 421, Asse IV Azione comune 4.2.3 ( Organizzazione di un Festival della Dieta Mediterranea in Puglia nella Provincia di Lecce), è volto alla tutela e valorizzazione delle culture locali sulla Dieta Mediterranea.

Nello spazio tenda “CUPAGRI – festival della dieta Mediterranea”, durante le giornate del 15, 16 e 17 Gennaio 2015 sono predisposti ed allestiti, spazi espositivi per operatori agroalimentari provenienti da tutti i territori dei GAL partner di progetto.

Il sistema dieta Mediterranea è rappresentato quale stile di alimentazione sano e stile di vita coniugato con gli elementi storici, culturali e sociali legati al cibo stesso.

In occasione del Festival sono pianificati, anche in collaborazione di Campagna amica di Coldiretti, laboratori e concorsi enogastronomici che metteranno insieme chef, giornalisti di Puglia e non solo, studenti e operatori locali, e tutti insieme, nei diversi momenti programmati, saranno chiamati a sperimentare con le proprie mani ricette e tecniche tradizionali che danno origine allo stile alimentare mediterraneo.

 

15 – 16 – 17 Gennaio 2015 – Piazza Tito Schipa – Salone dell’Agro alimentare CUPAGRI durante i festeggiamenti della Focara di Sant’Antonio a Novoli

PROGRAMMA

GIOVEDI 15 GENNAIO 2015

Ore 9.30 Allestimento salone CUPAGRI

Ore 10.00 Penne al DenteConcorso di cucina della Dieta mediterranea con la partecipazione di chef e giornalisti regionali e nazionali.

La cucina a “chilometro zero” interpretata eccezionalmente per la grande kermesse della fòcara di Novoli, dai giornalisti. Squadre formate da una rappresentanza di cronisti delle varie testate pugliesi e non solo, capitanate da cuochi e pasticceri, metterà da parte per un giorno pc, penne, taccuini e microfoni e si cimenterà nella preparazione di piatti tradizionali, utilizzando ingredienti appartenenti rigorosamente alla Dieta Mediterranea.

Ore 18.00 Taglio del nastro del Salone dell’agroalimentare CUPAGRI

Ore 18.00 Apertura degli stand enogastronomici delle aziende

Ore 18.15 Saluto delle Istituzioni:

Fabrizio NARDONI, Assessore alle Risorse Agroalimentari Regione Puglia

Oscar MARZO VETRUGNO, Presidente Fondazione Focara di Novoli e Sindaco di

Novoli

Giuseppe Maria TAURINO, Presidente del GAL Valle della Cupa

Domenico TANZARELLA, Presidente del GAL Alto Salento, Capofila del progetto di cooperazione LEADERMED

Cosimo VALZANO, Presidente del Consorzio Comuni Nord Salento Valle della Cupa

Ore 19.00 Convegno/tavola rotonda: “Dieta Mediterranea e sviluppo territoriale: Identità, stile di vita, cultura e sostenibilità tra tradizione e innovazione”

Gabriele PAPA PAGLIARDINI, Autorità di Gestione PSR Puglia 2007-2013

Carmelo GRECO, direttore GAL Alto Salento

Antonio PERRONE, direttore GAL Valle della Cupa

Agostino GRASSI Nutrizionista Cultore DietaMediterranea

Anna Maria CORRADO Medico Nutrizionista

Giancarlo LEUZZI Agronomo

Pier Federico LANOTTE Responsabile scientifico Re.Ge.Vi.P., Re.Ger.O.P., e

Re.Ge.Fru.P. per la conservazione della biodiversità delle colture arboree pugliesi.

Olga BUONO, Confagricoltura Ricerca e Consulenza Srl

Moderatore: Roberta GRIMA, Direttrice di www.sanitasalento.net

 

 

VENERDI 16 GENNAIO 2015

Ore 9.30 Introduzione del laboratorio dei Bambini “L’importanza di una merenda sana” da parte della dietologa Barbara FRISENNA.

Ore 10.00 LABORATORIO per i bambini che giocheranno con la Dieta Mediterranea, con attività ludiche e di apprendimento, imparando come si prepara una merenda sana.

Obiettivo del laboratorio è quello di insegnare ai più piccoli come preparare merende sane senza rinunciare alla bontà. I bambini sperimenteranno da loro come si preparano le merende che poi in seguito mangeranno tutti insieme. Il laboratorio durerà due ore all’incirca e sarà formato da max 30 bambini.

Ore 17.30 Introduzione dei laboratori di degustazione “L’olio e il vino di Puglia: colori profumi e sapori ”

Ore 18.00 LABORATORIO di degustazione vini a cura dell’agronomo/degustatore Valentino VALZANO.

Ore 19.00 LABORATORIO alla scoperta dell’extravergine di oliva, con degustazione a confronto fra Leccina, Ogliarola, Coratina etc. a cura dell’agronomo/degustatore Valentino VALZANO e l’imprenditore Francesco BARBA.

I laboratori di degustazione di olio e di vino, saranno delle vere e proprie sessioni di degustazione, dove si assaporeranno diverse etichette di olio e di vino provenienti alle aree di diversi GAL di Puglia e di queste se ne comprenderanno, grazie al prezioso apporto tecnico di un degustatore, le proprietà organolettiche ed i possibili abbinamenti con i cibi e prodotti provenienti dal nostro modello alimentare, quello mediterraneo.

SABATO 17 GENNAIO 2015

Ore 10.00 LABORATORIO per adulti a cura della masseria didattica “LU CANTIERI”

Introduzione del laboratorio di adulti “Le paste Lievitate, le proprietà del lieviti, confronto tra lievito madre, lievito di birra e lievito chimico” da parte di Barbara NATALIZIO e Roberta OSTUNI, Biologhe Nutrizioniste.

Obiettivo del laboratorio è quello di far conoscere un metodo di lievitazione sana e sostenibile, cercando di ridurre il più possibile le problematiche alimentari legate all’utilizzo di lieviti chimici. Si faranno conoscere diverse tipologie di farine con cui si prepareranno tarallini e biscotti. Il laboratorio durerà due ore all’incirca e sarà formato da max 20 adulti.

 

La Fòcara di Sant’Antonio: diamo un po’ di numeri!

di Mimmo Ciccarese

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All’inizio dell’inverno, una vecchina, vicina di casa, usava ravvivare il fuoco del suo braciere lasciandolo per alcuni istanti al soffio della tramontana del suo orto. I toni accesi della carbonella ardente erano l’immagine di un’altra storia, quella che pianificava l’accesso ai freddi tramonti di gennaio.

I giorni di gennaio sono ancora oggi per le comunità salentine, quelli del fuoco. In questo periodo è possibile ritrovare tra le campagne le tradizionali focareddrhe a scandire le pause delle lunghe giornate di raccolta delle olive o della potatura secca. Qualcuno, ha già iniziato a potare il vigneto e a recuperare i nuovi sarmenti, quei lunghi e sinuosi tralci arricciati sui loro tutori, che pare quasi non volessero scollarsi dalla loro pianta. Piccoli fastelli posati con ordine lungo i filari prima di essere radunati a formare la poderosa “sarcina te leune” o fascina di tralci di vite, antica unità di misura contadina.

Ci sono ancora vigneti veterani, sopravvissuti ai moderni impianti, alberelli di raro valore, essenze tipiche di una regione, chiamata anche Parco del Negroamaro, di là dal paretone messapico, apprezzata dagli antichi popoli per la sua nota vocazione vitivinicola.

Un saggio vecchietto, mi racconta che da un tomolo di terra, pari a poco più di mezzo ettaro, si riusciva a estrarre con due giornate di lavoro, una quantità pari a circa cento “sarcine de leune” per riempire “ nu trainu ncasciatu” ossia una torre di carretto colma di utile legna.

Nu trainu te leune”, coincideva a circa dieci quintali di rami pronti all’uso, stipate sulle “logge”(terrazze), accantonate nei giardini come scorta per le stagioni fredde o per essere vendute.

Le “sarcine” erano di modesto valore economico ma molto gradite tanto che possederle in famiglia equivaleva ad assicurarsi una certa dose di calore. Bene prezioso un tempo, rifiuto da non sottovalutare oggi per mezzo di un articolo del Dlgs 152/2006 che non chiarisce la sua duplice valenza di riutilizzo. I viticoltori sono obbligati a rispettare molti regolamenti ma anche quello di potare altrimenti la sua filiera produttiva già contrastata dall’aumento dei costi produzione potrebbe decadere.

Le quantità ricavabili dalle potature sono variabili secondo i requisiti del vigneto, tanto che con una produzione di tralci da vite del peso medio di circa mezzo chilo per pianta, si possono ottenere tra i 15-30 qli/ha di residui da potatura. Con misure di venti qli a ettaro e umidità del 30-40% si ottiene circa 12-14 qli di sostanza secca. Valutando che un kg di sostanza secca di tralci di vite corrisponde a 3500 kcal e che un kg di petrolio equivale a un potere calorifico di 9000 cal, si potrebbero azzardare altri conteggi ricorrendo ai coefficienti di conversione in energia elettrica oppure considerando che il potere calorifico di un litro di gasolio (10kw) si ottiene con circa 3 kg di legno con umidità del 30%.

E come se da un ettaro di vigneto si ricavasse un elevato potere calorifico espresso in litri di gasolio e riscaldasse per qualche mese diverse famiglie. Gli scarti della vite presentano per questo una capacità calorifica che dipende in ogni caso, dal contenuto di umidità, che si riduce del 10% ogni quindici giorni, e che può variare dalle 4000 kcal/kg del legno secco alle 2.200-2.300 Kcal/kg del legno umido.

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In questo periodo, i falò sono accesi a riempire le piazze per scaldare la gente, sarebbe interessante azzardare alla luce di tali considerazioni, per curiosità, quanto calore potrebbe generare una pira, ad esempio, del peso di circa 600 tonnellate o con quasi 90.000 fascine.

Il 16 gennaio di ogni anno il comune di Novoli suggerisce il suo tradizionale rito, grande evento che richiama moltitudini, preparativi di una festa smisurata, riconosciuta dalla Regione Puglia come bene culturale, che si snoda in ogni angolo del suo paese in onore del santo protettore. Il sacro clou festivo si commuta la sera nel ciclopico e immenso falò di migliaia di “sarcine di leune” accumulate da altrettante braccia volenterose.

In quel giorno Novoli è l’ombelico del mondo che coinvolge ed emoziona col fuoco acceso dal fuoco; espressione di una terra colorita del suo crepitare; moto popolare che “ mpizzica” e “ stuta”; predispone il suo rito con grande intensità emotiva, “cu lu fuecu te l’aria” o “cu lu fuecu ancuerpu”.

Ci aè bisuegnu te fuecu cu se lu troa”, recita un vecchio dittero salentino, vale a dire essere in grado di riscoprirsi appassionati, risvegliarsi dal torpore invernale e ritrovarsi raggianti intorno allo sfolgorio di un cerchio fuoco.

L’antichissimo rito del falò a Novoli, il più alto del Mediterraneo

Il rogo dei tralci di vite (sarmente) per la Fòcara di Novoli del Salento leccese

di Antonio Bruno

da http://www.industriadelturismo.com/falo-novoli-lecce/

 

«La Fòcara di Sant’Antonio», che si svolge ogni anno a Novoli del Salento leccese  dal 16 al 18 gennaio, registra dalle 80 alle 100mila presenze. In particolare nella tre giorni novolese del 2008 il flusso stimato delle presenze è stato di 80mila, nel 2009 di 100mila e nel 2010 di 95mila.  Il Sindaco di Novoli Vetrugno ha dichiarato: «Il gran falò che illumina la notte novolese è il segno d’identità di un popolo e di un territorio. Il percorso religioso da cui siamo partiti si è trasformato in un percorso turistico d’eccellenza particolarmente pregiato perché destagionalizzato e legato alla qualità del territorio e dei suoi prodotti. Il pellegrino, devoto al Santo, diventa il turista dell’enogastronomia e della cultura popolare». Ma è così che stanno davvero le cose?

gli ultimi ritocchi per la focara di Novoli del 2012 (ph Mino Presicce)

 

Le origini della Focara di Novoli

A Novoli nessuno sa quando si sia iniziato a riunirsi intorno al fuoco. In una nota della pro loco di Novoli si legge:
“la prima fonte scritta risale al 1893 in quell’anno “La Gazzetta delle Puglie” ricorda che il falò, a causa della pioggia non si accese. Secondo alcune fonti, nel 1905 una nevicata abbondante imbiancò il falò alla vigilia della festa.

Lo studioso di tradizioni popolari F.D’Elia, in un saggio del 1912, parla della sua costruzione come “di un rito antichissimo”. Comunque lo stesso D’Elia non scrive quanto sia antico e neppure a quanto tempo indietro c’è necessità di spingersi.

la focara di Novoli del 2012 (ph Mino Presicce)

 

La focara del Sud Est istituita da un Veneziano?

Sempre la Pro Loco di Novoli in una nota scrive: “L’origine della fòcara è materia controversa tra gli studiosi. Pare si faccia risalire intorno al secolo XV, quando ci fu una presenza veneziana a Novoli che esercitava il commercio sulla produzione locale di vino, olio e bambagia, e gestiva di un centro di allevamento di cavalli (La Cavallerizza).”
La presenza di commercianti veneziani a Lecce è ancora verificabile poichè costruirono nel Salento leccese anche i loro palazzi signorili; tra tutti, ricordo Il Sedile realizzato a Lecce in Piazza Sant’Oronzo nel 1592.
Di certo sappiamo che dal 1546 il feudo di Novoli conobbe un periodo di splendore sotto la casata dei Mattei, i quali fecero edificare il palazzo baronale e numerose chiese, fra le quali la chiesa di Sant’Antonio abate.

la focara di Novoli del 2012, La “catena umana” per passarsi le fascine e collocarle nella parte più in alto (ph Mino Presicce)

 

La foghera del Nord Est di Fulco Pratesi

Con grande interesse e meraviglia ho poi letto queste parole di Fulco Pratesi che ricordo a me stesso è il giornalista, ambientalista, illustratore  e politico italiano, fondatore del WWF Italia, di cui è ora presidente onorario:
“Di certo sappiamo che  nel Meridione i falò si incendiano sulle spiagge nella notte che precede il Ferragosto (15 agosto) e sono occasione per danze, cene all’aperto, tuffi collettivi notturni.
Nell’ Italia del Nord Est, soprattutto nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia, i falò si accendono invece nella notte dell’Epifania, tra il 5 e il 6 gennaio. Si tratta di una tradizione molto antica: prima ancora dei Romani, i popoli pagani festeggiavano in questo modo, dopo il solstizio d’inverno (21 dicembre) quando le giornate riprendono ad allungarsi, per invocare la benevolenza di Belenos (dio celtico del fuoco e del sole) e per allontanare gli influssi malefici. La tradizione di questi grandi falò non fu abolita dal Cristianesimo ed è giunta fino ai giorni nostri……
In tutti i casi i falò (in dialetto «foghera», «pignarul», «fugarisse», «focaraccio») servono soprattutto per far festa, per cercare di indovinare,  dall’andamento del fumo e delle faville,  come sarà l’anno da poco iniziato e banchettare con vin brulé (vino caldo aromatizzato con cannella e chiodi di garofano) e la tipica «pinza» (focaccia di farina di granoturco, pinoli, fichi secchi e uvetta).”
L’articolo di Fulvio Pratesi avvalora l’ipotesi che la focara di Novoli arrivi da Venezia! Non vi sembra?

tanti volontari per la focara di Novoli del 2012 (ph Mino Presicce)

 

La focara che facevo io alle case popolari di San Cesario di Lecce

“Signora nni tai ddo asche pe lla Fòcara??” (traduzione Signora ci regali un po’ di legna per fare un bel Falò?). Ero un ragazzino con i calzoni corti e con i miei compagni di giochi, tutti regolarmente “di strada”, bussavamo alle porte delle case. Altro che “scherzetto o dolcetto” di memoria anglosassone con al loro Halloween, noi lo scherzetto lo facevamo al freddo organizzando la sua fine attraverso una bella Fòcara (Falò).
Tutti quanti impegnati con le gambe livide di freddo a “carisciare asche” (traduzione: trasportare la legna) che accumulavamo nel campo non coltivato che era di fronte al rione delle “Case Ina” (oggi la chiamano 167 come fosse una macchina dell’Alfa Romeo). A seconda della generosità delle signore “la fòcara” diveniva più o meno alta. L’opera di noi bambini era allietata da teorie costruttive per rendere più alta e stabile la Pira e dall’ ansia per l’attesa dell’accensione.
Tutte le persone delle “CASE INA”, che avevano contribuito con la loro legna a quella splendida manifestazione di energia e luce, si avvicinavano al fuoco, si scaldavano e si raccontano cose che non avevano avuto modo di raccontarsi sino ad allora.
Persone che non si frequentavano abitualmente, avevano l’opportunità di parlarsi, di scambiarsi carezze che comunicavano, che provocavano meraviglia e curiosità.
Uno scialle sulle spalle delle donne e il braciere in mano,…quello di rame dura poco, quello di bronzo dura di più… La paletta e…”attento a non scottarti” che la brace brucia, per metterne dentro al braciere e aggiungere in un secondo tempo la “carbonella” ricavata dal guscio delle mandorle, o il carbone fossile.
Tutte le “CASE INA” intorno al fuoco, senza distinzione di età, sesso, ceto sociale e religione. Tutti sono ammessi vicino al fuoco, tutti sono attratti da quel rimbalzante falò che accende l’emozione e scalda i cuori.

la focara di Novoli del 2011 (ph Mino Presicce)

 

Una fòcara per avvicinarsi a casa

E se oggi fossi da qualche parte del mondo e volessi assaporare un po’ di odore di Salento leccese? Magari in preda alla nostalgia, sarei tentato di convincere gli indigeni a costruire un grande falò, per sentire il calore di casa mia, lontano come sono, da qualche parte del globo.
Quel veneziano che commercia i vini di Novoli, io me lo immagino così. Fa buoni affari, acquista il vino del Salento leccese e lo imbarca a Brindisi o a San Cataldo, e lui 500 anni fa è sempre li, per non perdere gli affari, mentre Venezia e la sua umida laguna sono terribilmente lontane.
Il ricco nord est di 500 anni fa che, per fare affari, staziona nel Salento leccese e i veneziani ci costruiscono i loro “Sedile” e le loro residenze e lo fanno rispettando lo stile che hanno a casa loro, lo stesso identico stile della Repubblica di Venezia!

la focara di Novoli del 2011 (ph Mino Presicce)

 

Una proposta al Sindaco di Novoli

Peccato che nessuno sappia come si chiami questo commerciante di Venezia, peccato che nessuno abbia raccolto le sue confidenze e ce le abbia tramandate, per sapere se era innamorato di una bella donna di  Venezia e soffriva per la sua lontananza, oppure se si era dato al commercio lontano da casa per dimenticare un amore che l’aveva fatto soffrire.
I cittadini di Novoli del Salento leccese non ricordano più il nome del commerciate veneziano che amava il fuoco e i cavalli. Dimenticato per sempre.
Strano destino per quelli che scoprono il fuoco o che ne propagandano l’uso. Nessuno ricorda chi è riuscito ad accendere il primo fuoco e nessuno ricorda chi sia l’uomo di Venezia che ha propagandato il fuoco “la focara” di Novoli che porta tanta ricchezza a questa cittadina.
Caro Sindaco Vetrugno visto quello che la città ricava dalla Fòcara,  perché non finanzia una ricerca finalizzata a fare chiarezza e, se emergessero delle novità che comportino la scoperta del nome del misterioso commerciante veneziano, magari proporre alla cittadinanza, visti i grossi affari per tutti,  di fargli un bel monumento? Non le sembra sia il caso?

ph Mino Presicce

 

Bibliografia
La focara di Novoli http://www.cisonostato.it/italia/puglia/3,26,13/viaggi/la-focara-di-novoli/2369/1.html
Fulco Pratesi, Il falò dell’Epifania: lo sapete perché si brucia la Befana?
Antonio Bruno, Un fuoco per illuminare la curiosità accendere le emozioni e scaldare i cuori. http://www.freeonline.org/articoli/com/cs-48645/Un_fuoco_per_illuminare_la_curiosit_accendere_le_emozioni_e_scaldare_i_cuori
http://www.iltaccoditalia.info/public/files/focara2011_scheda%20artisti_16%20gennaio.doc

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