C’è chi va e c’è chi viene…

emigrati

di Gianni Ferraris

E’ stato pubblicato il rapporto sull’emigrazione all’estero di italiani relativo al 2013. La fondazione Migrantes della Caritas ha fatto un impietoso quadro della drammatica situazione in cui la crisi economica ha ridotto l’Italia e l’Europa intera. Aggiungerei che una mano l’ha offerta la politica miope degli ultimi governi e dell’Europa che hanno incentrato tutto e solo sui sacrifici, quando premi nobel ed esperti internazionali dicono che il momento di lanciare investimenti in infrastrutture e creare un volano per l’economia è proprio evitare eccessivo rigore. Ma tant’è.

Nel 2013 sono partite dal bel paese 94.126 persone (78.941 nel 2012 con un incremento pari al 16,1%). A questo punto gli stranieri (esclusi gli irregolari) che arrivano da noi sono 43 mila ( dato 2010), abbondantemente inferiore a quello degli emigrati.

Gli italiani residenti all’estero risulterebbero essere 4.482.115.

A partire negli ultimi anni sono stati in prevalenza gli uomini (56% circa) di cui il 60% single. Fascia d’età più rappresentata dai 18 ai 34 anni (36,42%). Segue con il 26,8% la fascia 35/49 anni.

Fra le donne si legge delle città di Macerata e Trieste che ne hanno visto partire molte per l’Argentina, seguite da Fermo e Pordenone. Queste sono le provincie dove la migrazione femminile è superiore a quella maschile. A livello regionale invece il primato spetta al Friuli che ha visto fra i migranti il 50,3% di donne. Un primato.

Il Regno Unito è la meta preferita con una crescita di arrivi, rispetto all’anno precedente, del 71%, seguono Germania,  Svizzera e Francia.

Sono dati interessanti, tristemente interessanti, che denunciano una situazione di recessione non solo economica, ma politica, etica e sociale, l’Italia torna ad essere paese di migranti, e non occorre essere raffinati economisti o sociologi per comprendere quanto distanti siano le scelte e i discorsi della (misera) politica dalle reali situazioni. L’Italia sta per essere deindustrializzata, la ricerca vede punte d’eccellenza a livello mondiale e non viene finanziata, consentendo a moltissime menti eccellenti, preparate e laureatesi in Italia di venire richieste all’estero dove si fanno loro ponti d’oro.

Gli estensori della ricerca sottolineano come questa nuova emigrazione “ponga nuovi interrogativi e nuovi impegni… alla luce degli ultimi sviluppi e dell’incremento numerico degli spostamenti che riguardano migliaia di giovani, mediamente preparati ed altamente qualificati a livello medio alto, oppure del tutto privi di titoli di studio”. E pongono l’accento anche sulla mancanza dello Stato nell’assistere questi migranti,

«Per oltre un secolo l’associazionismo ita­liano all’estero ha sup­plito all’assenza dello Stato e sovente ancora oggi è rin­trac­cia­bile que­sta pecu­lia­rità di mutuo soc­corso tra i mem­bri, una tra­di­zione di soli­da­rietà reci­proca che è entrata a far parte di un modo di essere e di ope­rare dell’italiano fuori dei con­fini nazionali»

In sostanza si tratta di un fallimento dello Stato italiano da ogni punto di vista.

La raccolta delle Angurie “Sargenischi” nel Salento leccese


di Antonio Bruno

Avevo 9 anni nel 1966 e frequentavo la IV elementare della Scuola “Michele Saponaro” di San Cesario di Lecce quando scrissi queste parole per il giornale parlato che il maestro Alberto Tangolo ci faceva fare parlando al microfono di un registratore “Geloso” a bobina:
Ecco,
se ne vanno,
tristi,
sono gli emigranti del mio paese…
e poi non ricordo che altro scrissi, ma al mio maestro, uno dei Magister che ha segnato la mia vita, socialista fino all’osso, ricordo che i miei versi di bambino compito, disciplinato e con il fiocco blu, piacquero molto.
Alla stazione delle Ferrovie del Sud Est di San Cesario di Lecce negli anni 60

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