Gli antichi “ferri del mestiere” della Guida Turistica: simboli di identità

di Daniela Bacca *

Bastone e bacchetta, megafono e bandiera: sono solo alcuni degli antichi strumenti di lavoro ed oggetti di riconoscimento della Guida Turistica, tra questi una parte si sono evoluti nel tempo, adoperati anche oggi durante lo svolgimento delle visite guidate. Affascinanti attrezzi e simboli che, considerati “indizi di identificazione”, rappresentano la professione turistica e documentano la figura del Cicerone nell’esercizio della sua attività nel mondo del viaggio.

4. Royston Robertson, Arte della Guida

Il bastone, tra “ferri del mestiere” più arcaici utilizzati dall’uomo ed in ogni civiltà, è nato con lo scopo di guidare il bestiame, la tribù dei nomadi od i pellegrini, essere un punto d’appoggio, indicare la direzione, segnalare un particolare.

Il bastone rappresenta la prima estensione del corpo, in particolar modo del braccio e della mano, è un efficace dispositivo comunicativo, e “serve come operatore deittico, utensile per mostrare, indicatore semiotico(1). In virtù di queste ed altre specifiche funzioni, lo ritroviamo in mano alle Guide Turistiche fin dall’antichità, come si evince osservando interessanti ritratti, tipiche vedute di viaggio e fotografie dei primi Novecento.

3. Guida Turistica nel sito di Wisconsin Dells, 1930 circa

Nell’ opera Grand Tourists at the Monument of Philopappos, Greece“, realizzata nel 1821 da Louis Francois Cassas, si riconosce un elegante Cicerone nell’atto di impugnare ed alzare il suo bastone, con il quale attira l’attenzione dei viaggiatori ed indica il monumento che sta illustrando (figura 1).

Il bastone, inoltre, assolveva ulteriori compiti, come quello di sostegno mentre si percorrevano lunghe strade o sentieri dissestati, poteva aiutare ad aprire varchi nella selvaggia vegetazione, e costituiva un’arma di difesa. Il Cicerone accompagnatore con l’ausilio del bastone esplorava lo spazio, allontanava oggetti ed animali pericolosi, ed era in grado di difendersi contro gli eventuali malfattori incontrati sul cammino escursionistico. Queste circostanze, infatti, avvenivano all’interno del Grand Tour dei secoli scorsi, considerando che le mete predilette di visita e di viaggio erano le località ricche di pittoreschi ruderi di antichi edifici del passato classico e siti caratterizzati da paesaggi bucolici ed incontaminati.

 2. Guida Turistica nella localit à di Panmunjom, Corea,  1966

La bacchetta o il bastoncino, remoto strumento dai variegati significati, ha sempre rappresentato per la Guida Turistica la funzione di “puntatore”, ossia l’asticella adoperata dai docenti, relatori e conferenzieri per puntare ed illustrare figure, grafici ed immagini. Similmente al bastone, veniva usata per catturare, segnalare ed orientare lo sguardo dei turisti verso un monumento, un’epigrafe, uno scorcio panoramico, un dettaglio artistico od architettonico, un luogo od un oggetto specifico, una strada disegnata su una mappa, ecc..

Una fotografia del 1966 ritrae proprio una Guida Turistica mentre indica e spiega un sito coreano ai turisti con l’ausilio del bastoncino che, ben indirizzato verso l’orizzonte, conduce gli occhi dei visitatori a mirare ed osservare il paesaggio e gli elementi in lontananza (figura 2).

L’evoluzione tecnologica odierna propone la bacchetta anche nella variante di puntatore luminoso che talvolta le Guide Turistiche adoperano con molta parsimonia negli spazi aperti.

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Il megafono è l’antenato delle odierne radioguide o degli amplificatori vocali a batteria portatili, che costituisce il requisito di identificazione visivo più eloquente delle Guide Turistiche contemporanee. Ancora oggi, tra le competenze tecniche della professione, come stabilito nello Standard Europeo sulla Formazione minima richiesta alle Guide Turistiche approvato nel 2008 dal Comitato Europeo di Normalizzazione,viene individuato un buon “uso della voce” da intendersi non solo in merito al “linguaggio chiaro e conciso”, ma anche relativamente al volume, tono ed intensità. Quindi, per un’efficiente tecnica di comunicazione, la voce del Cicerone deve essere limpida, chiara e squillante nei luoghi all’aperto e davanti ad un gruppo numeroso di visitatori.

Il megafono consente di rinforzare il suono vocale verso una determinata direzione; nato con lo scopo di “dirigere la voce, permettendo di trasmetterla a distanze anche notevoli, anticamente era “di metallo o di cartapesta, foggiato a cono e recante un’imboccatura (2).

Quest’affascinante strumento acustico, compagno indispensabile della Guida Turistica, è citato in moltissime memorie e diari di viaggio, come nel libro “Terrasanta: terra di speranza” scritto da Pasquale Bricchi nel 1968, in cui si legge “… un preparatissimo cicerone del luogo, munito del megafono…” e nell’opera “Narratori delle Pianure: novelle” di Gianni Celati, in cui viene descritta “Una guida arringava i visitatori col megafono…”.

Un ritratto fotografico degli anni ’30 del Novecento rappresenta una Guida Turistica che posa con un rudimentale megafono nella località di Wisconsin Dells, uno dei siti maggiormente visitati dai turisti, grazie ai suoi paesaggi ameni ed acquatici (figura 3).

La bandiera è una delle icone fra le più tipiche della Guida Turistica in cammino con un gruppo di visitatori, un vero e proprio “segnale” visivo di comunicazione che indica la direzione del percorso al fine di mantenere uniti i viaggiatori, ed evitare che gli escursionisti possano confondersi e perdersi tra le molte comitive turistiche. Un oggetto talmente tanto diffuso ed importante che l’immaginario collettivo l’abbina nell’immediato alla figura del Cicerone, come dimostrano numerosissime foto di viaggi, immagini grafiche e vignette.

Particolarmente emblematica è l’illustrazione umoristica realizzata da Royston Robertson, raffigurante l’”Arte della Guida”, in cui è presente un attento e sorridente gruppo di turisti nel momento in cui seguono la bandierina che la Guida Turistica professionista con fierezza reca in mano (figura 4) .

In mancanza della bandiera, il Cicerone adoperava ed adopera altri accessori: aste di legno o di metallo, oggi proposte come pennoni telescopici, usate per legare un foulard o un gagliardetto, una coccarda o nastrini colorati; l’ombrellino od una bottiglietta alzata; una girandola colorata ed altri simboli di richiamo e riconoscimento.

La bandiera, inoltre, come nella tradizione marinaresca, può manifestare un “segno distintivo”: indica la nazionalità dei viaggiatori, oppure presenta il simbolo dell’associazione dei turisti, o contiene il marchio del tour operator organizzatore, o reca il logo della compagnia di navigazione promotrice delle escursioni per i propri crocieristi.

*Guida Turistica di Lecce e Puglia – Titolare di “PolisTurismo” – Socio Consigliere di “Associazione Guide Turistiche Regionali della Puglia” – Socio di Associazione culturale “LineaGuida”

NOTE

 

  1. Paolo Fabbri, “La prima protesi”, in “Bastoni. Materia, Arte e Potere”, a cura di Renzo Traballesi, Priuli & Verlucca Editori, Siena, 2006
  2. Voce “Megafono” in Enciclopedia Italiana Treccani, 1934

 

BIBLIOGRAFIA

 

Paolo Fabbri, “La prima protesi”, in “Bastoni. Materia, Arte e Potere”, a cura di Renzo Traballesi, Priuli & Verlucca Editori, Siena, 2006

Daniela Bacca, “Settecento, il secolo delle Guide Turistiche” in Mondointasca.org, 2012

Sergio Baldan, “Ultreya! Suseya! Pellegrinaggio in bicicletta da Venezia a Santiago di Compostela”, 2003

Daniela Bacca, “Breve excursus storico sulla professione della Guida Turistica” in Fondazione Terra d’Otranto, 2011

Voce “Megafono” in Enciclopedia Italiana Treccani, 1934

Pasquale Bricchi, “Terrasanta: terra di speranza”, L’ariete, Milano, 1968

Gianni Celati, “Narratori delle Pianure: novelle”, Feltrinelli Editore, 1988

Voce “Bandiera” in Enciclopedia Italiana Treccani

Breve excursus storico sulla professione della Guida Turistica

Breve excursus storico sulla professione della Guida Turistica:

Cicerone, Sacerdote, Accompagnatore, Servitore di Piazza, Corriere, Mestiere Girovago

 

di Daniela Bacca*

Logo della Giornata Internazionale della Guida Turistica

La Guida Turistica è una delle professioni tra le più affascinanti ed antiche del Mondo. Per molto tempo venne conosciuta con il soprannome di Cicerone, il cui termine si diffuse in Europa nel Settecento, molto probabilmente per la comparazione tra l’eloquenza dell’oratore latino Marco Tullio Cicerone e la parlantina delle guide improvvisate locali che accompagnavano i visitatori nei siti archeologici di Roma, decantandone le meraviglie monumentali e storiche. Inoltre questo confronto pare che nasca in riferimento non solo per le abili attitudini e conoscenze che portarono Cicerone ad essere avvocato, filosofo, scrittore e politico, ma anche per alcuni passi delle sue opere in cui egli descrive con grande cura narrativa il suo viaggio in Grecia ed Asia Minore. Egli stesso, affermando che la storia è “vita della memoria”, ha incentivato a sentirci ed eredi del nostro patrimonio ed a tramandarlo alle presenti e future generazioni. A tal proposito, secondo un’ interpretazione positiva, il termine Cicerone indica una persona  “colta, sapiente ed in grado di raccontare vicende del passato ma anche tradizioni ed aspetti della cultura”.

Cicerone questore in Sicilia scopre la tomba del Grande Archimede, Tommaso De Vivo, in Storia del Regno delle due Sicilie, 1833

 

La nascita e la storia della “guida turistica” è nella genesi del viaggio. Nel mondo greco, ad esempio, quando si doveva visitare una città caratterizzata da importanti testimonianze artistiche ed architetture e da luoghi carichi di storia ed emblematiche vicende, ci si rivolgeva ai Sacerdoti che, più colti e preparati rispetto a molte atre persone, potevano narrare eventi, miti e significati di una località. Nel Medioevo, i tantissimi pellegrini che si incamminarono verso i santuari ed i luoghi di culto avevano con se accompagnatori locali in grado di far conoscere ai viaggiatori religiosi le giuste direzioni, siti specifici, itinerari spirituali, notizie ed eventi legati alla storia ed ai riti. La figura della guida turistica, per diverso tempo associata anche al ruolo dell’accompagnatore, fu prevista anticamente dal diritto mercantile e trovò una prima definizione giuridica nel XIV secolo; infatti, in occasione del Giubileo, la Santa Sede emanò un editto con il quale autorizzava alcune persone ad assistere ed accompagnare i pellegrini che giungevano a Roma.

Viaggiatori del Grand Tour in Carrozza, con il giovane avantcourier

 

Nel Seicento il marchese Vincenzo Giustiniani, pronto e generoso nel dispensare raccomandazioni e suggerimenti per aspiranti viaggiatori, li consigliava dicendo: “assoldate una guida se volete vedere tutto ciò che val pena di vedere”. Molto spesso, ad indicare i luoghi, i monumenti ed i percorsi più interessanti e caratteristici di una specifica realtà territoriali era la gente comune del posto. Il Giustiniani esortava i turisti a rivolgersi, infatti, ai Padroni e Garzoni dell’alloggiamento per essere informati sulle “cose notabili del luogo che son degne di essere vedute”. Non tutti, però, si accontentavano delle indicazioni e delle notizie che davano osti e camerieri, ma prendevano a noleggio una carrozza per girare la città e i luoghi limitrofi, ed ingaggiavano un Accompagnatore capace di condurli nell’osservazione e narrazione dei monumenti e paesaggi più rappresentavi ed ammalianti. Talvolta era anche lo stesso Cocchiere ad assolvere la funzione di guida turistica.

Logo dell’Associazione Guide Regionali di Puglia

Fu soprattutto nel Settecento e nell’Ottocento che si sviluppò la professione della “guida turistica”; in quei secoli si diffuse la moda del Grand Tour, il viaggio in giro per l’Europa, che compivano i giovani di buona famiglia per accrescere la propria cultura ed esperienza di vita.  Jean-Jacques Rousseau,  con le sue riflessioni sul viaggio, incoraggiò e sensibilizzò i giovani turisti ad affiancarsi all’accompagnatore culturale locale, osservando che: “Per istruirsi non basta percorrere i paesi: bisogna saper viaggiare. Per osservare, bisogna avere occhi e rivolgerli all’oggetto che si vuole conoscere”. Il Grand Tour del XVIII secolo richiedeva la presenza di persone specializzate che potessero e sapessero aiutare il viaggiatore in ogni situazione difficoltosa e quotidiana; tra queste si ricorda quella dell’ ”Avantcourier”, il cui compito era di cavalcare a buon galoppo dinanzi alla carrozza, consigliare i luoghi da visitare ed anche i siti non conosciuti e preclusi al popolo. A  questa figura si aggiungeva anche quella nuova del “Bear Leader”, un “accompagnatore” a cui veniva affidato il ragazzo borghese durante il suo viaggio culturale; spesso la scelta cadeva su un giovane studioso che doveva vigilare sul viaggiatore e conoscere una lingua straniera.

Turisti svedesi con una guida turistica che indica la direzione, London, United Kingdom, Maggio 1946, fotografo Ian Smith

 

Quando nel 1800 in Italia si diffuse il mestiere  della guida turistica (si pensi che nel 1871 a Napoli erano 40 persone ad esercitarla), nacquero apposite leggi che vollero regolamentare i requisiti e le attività dei “ciceroni”, degli “accompagnatori” e dei “corrieri”. In alcune regioni i “ciceroni”  dei forestieri erano appellati, a quei tempi,  anche come “Servitori di Piazza”.

La prima legge riguardante le guide turistiche fu emanata dallo Stato Pontificio nella prima metà dell’800 e successivamente riconosciuta come figura professionale anche dal Regno d’Italia. Il Regio Decreto 18 giugno 1931, n.773, “Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza”, con l’ art.123, inserisce “le guide, gli interpreti, i corrieri e i portatori alpini” nei “mestieri girovaghi”, e stabilisce che questi devono ottenere la licenza del questore, che “può essere negata a chi ha riportato condanne per reati contro la moralità pubblica i il buon costume”.

Nel Novecento, in contesto internazionale, significativo fu il ruolo di Erna Fergusson che dal 1921 organizzò visite guidate nel New Mexico, fondando la Compagnia di Viaggi “Koshare Tours”ed ideò la figura delle guide turistiche donne, denominate “Couriers”, occupandosi della loro formazione ed assunzione. Munite di una divisa in stile southwestern, le giovani corrieri dovevano essere “sufficientemente intelligenti da imparare molti fatti relativi a questa terra e da presentarli in modo da interessare i viaggiatori intelligenti. Vengono selezionate anche tenendo conto della conoscenza dei luoghi, dello spagnolo e di qualsiasi altra conoscenza o abilità particolare che le aiuti a presentare questa terra in modo adeguato”.

In Italia, le visite guidate proliferarono nell’ambito del « sabato fascista », in particolar modo nel centro storico di Roma imperiale, con lo scopo di diffondere nella gente la conoscenza e la consapevolezza della grandezza dell’antica capitale dell’Impero.

* socio dell’Associazione Guide Turistiche Regionali di Puglia

La Via dicembrina e natalizia a Lecce e nel Salento

 

di Daniela Bacca*

Gli itinerari dicembrini e natalizi a Lecce e nel Salento, sono tra i percorsi più ammalianti ed evocativi della cultura locale.

Ci si incammina nell’intimità dei borghi antichi e dei luoghi di culto, alla scoperta dei simboli e delle tipicità rituali e artistiche, sociali e religiose che fin dall’antichità raccontano il ciclo del calendario liturgico e tradizionale natalizio.

I percorsi tematici seguono originali atmosfere invernali riscaldate da immagini festose ed avvolgenti: la “via delle opere d’arte” che illustrano le storie dei tanti Santi celebrati nel mese di Dicembre ed il “ciclo della natività” di Gesù Bambino; la “strada dei presepi” culturali ed artigianali, di cartapesta, pietra e terracotta, tematici e viventi; il “calendario delle feste” nutrite da riti religiosi e pagani e degustazione di prodotti enogastronomici tipici preparati durante l’inverno ed in occasione delle festività.

Lecce è la “regina” salentina: il suo centro storico sembra un presepe blasonato, addobbato a festa con le sue delicate e raffinate luminarie lungo le strade e le piazze, e con le ghirlande ed i capitelli barocchi che arricchiscono i prospetti dei palazzi nobiliari e le facciate delle Chiese; esposizioni artigianali, mostre tematiche ed eventi musicali e teatrali impreziosiscono le sue scenografie urbane e culturali; le botteghe di cartapesta immerse a modellare e fuocheggiare “pupi” e presepi,  e le prelibatezze dolciarie di pasta di mandorla e cotognate leccese sui banconi dei forni e delle pasticcerie, sprigionano i profumi ed i colori della bontà di un tempo che puntualmente si rinnova ogni anno con  tradizioni storiche e culinarie. Barocco e balocco di gioie autentiche evocano le percezioni  della bellezza e della nascita natalizia.

La Grecìa Salentina è il Natale contadino, un presepe sentimentale che richiama il ritorno ed il ritornello delle storie paesane e fiabesche, delle misteriose leggende folcloristiche e dei “cunti” delle donne con in mano il ricamo del bisogno e del passatempo: suggestivi centri storici e minute “case a corte” ospitano i presepi viventi, animati dai mestieri domestici intorno al focolare dove si impastano la pasta, il pane locale ed i dolci della festa, si cucina la “pignata” e si friggono le “pittule”; nei conventi si respira la spiritualità della Nascita, meditazione candida tra presepi artistici, storici e francescani che si incontrano tra aulici altari, silenziosi chiostri, verdeggianti giardini e sontuose navate; nelle stradine c’è il profumo del fuoco scoppiettante, ancora propiziatorio dei riti simboleggianti il nutrimento ed il rinnovamento, la purificazione e la speranza.

Il Sud Salento ricorda il presepe arcaico incastonato tra le tortuose stradine a labirinto dei centri storici, i muretti a secco e le pietre affioranti delle campagne, ed i belvedere paradisiaci dei “due mari”: incantevoli scorci paesaggistici su pendii e colline, pittoreschi borghi urbani e rurali, e deliziosi angoli marini ospitano rappresentazioni magiche degli uomini sapienti e laboriosi, impegnati nei dolci e faticosi mestieri agresti ed artigianali salentini ; tra i vicoli si respira il clima del silenzio e del lavoro offerti a Dio; nelle Chiese si intonano inni e canti gioiosi tra le immagini dipinte e modellate che narrano le storie evangeliche di Maria e del Bambinello.

 

INFO: PolisTurismo – itinerari tematici e visite guidate

polisturismo@libero.it – cell. 340/4054179

* Progettista di itinerari tematici, turistici e culturali; Guida Turistica di AssoGuide regionali di Puglia;  Titolare della Polis Turismo – percorsi a tema e visite guidate

Un ritratto di Maria d’Enghien

Un ritratto di Maria d’Enghien

Donna dei sui tempi. Donna oltre i tempi.
Donna di questi tempi

Maria d’Enghien, particolare del suo ritratto, Basilica di S. Caterina a Galatina, XIV-XV sec, foto di Daniela Bacca

Contessa, Principessa, Regina, Sposa, Madre, Guerriera, Mecenate, Amministratrice. Maria d’Enghien è una di quelle poche donne dell’Italia meridionale di fine Trecento e della prima metà del Quattrocento che riuscì a rivestire ruoli innovativi, emancipati, concreti ed operativi, grazie alle sue “meravigliose doti d’animo”. Un carisma salentino ed un modello femminile di straordinaria attualità. Nacque nel 1367, divenne contessa di Lecce a soli 17 anni, e sposò il principe di Taranto e conte di Soleto e Galatina. Raimondo Orsini del Balzo, innamorato della “nostra Maria” (come familiarmente veniva chiamata dai leccesi) organizzò in suo onore diverse giostre, fu il padre dei suoi quattro figli e la coinvolse nei progetti governativi come la fondazione del Tribunale “Concistorium Principis” per l’amministrazione della giustizia.

Durante il loro matrimonio realizzarono mirabili architetture ed opere d’arte come la sontuosa Basilica di S. Caterina a Galatina e l’elegante Guglia di Soleto, diedero vita ad un glorioso sviluppo culturale e costituirono uno dei più ricchi e potenti feudi. A pochi mesi dalla morte di Raimondello, avvenuta nel 1406, Maria “armata di una pansiera d’argento, tutta ornata di gioie con un elmo del medesimo metallo sopra un gran corsiere…seguita da duecento cavalieri” combattè con coraggio e valore a Taranto contro Ladislao, re di Napoli, che militarmente ambiva ad occupare e regnare sulle sue amate e prestigiose terre. Per mettere fine alla battaglia il re propose alla “bella, intrepida e avventurosa” principessa di diventare regina. La contessa salentina, nonostante venisse sconsigliata nell’accettare la proposta nunziale, poiché le due precedenti mogli del re avevano subito un

La baia jonica della rinascita – Santa Maria al Bagno: la quiete dopo la tempesta

di Daniela Bacca

Santa Maria al Bagno accoglie, fin dalla genesi, il sole dei tramonti tra i più suggestivi e vivi del Sud. Un sole d’accoglienza, ospitalità e speranza che nel corso dei secoli, con la sua luce calda ed i suoi colori accesi, ha sorriso e seguito il cammino e le rotte della gente salentina e delle civiltà mediterranee.

(ph D. Bacca)

 

Approdo gentile e villaggio ospitale di: operosi pescatori, che vissero tra gli scogli, le grotte, la sabbia della sua pittoresca baia; nobili villeggiati, che innalzarono incantevoli dimore e ville eclettiche rosse, gialle, rosa, azzurre e bianche; di pellegrini devoti, che oggi si ritrovano lungo i sentieri del mare e della terra nella processione settembrina tra le più emozionanti del Salento.

Scrigno di Storie personali e di Storia collettiva. Santa Maria fu il bagno

Percorrere gli antichi passi pizzicati salentini…

La Via del Ragno

 
Itinerario tematico e culturale con visite guidate nel Salento

 

di Daniela Bacca

Immagine di una tarantata

Il Salento è tarantola che morde l’anima e il calcagno, pizzica il cuore e il tamburello, balla le danze dell’amore e del dolore. “Terra del Rimorso“, dove i riti del sacro e del profano avvolgono o rompono la rete del veleno iniettato da ragni, scorpioni e serpenti, inganni, delusioni e tradimenti. Voci, suoni, balli e culti richiamano miti arcaici, storie di ex voto e di guarigioni, divinità taumaturgiche e santi con serpenti in mano, racconti di duro lavoro agreste e di tormentati amori impossibili, pietre tarantolate ed affrescate, luoghi alchemici umani e religiosi, canti disperati, ritmi ed orchestrine popolari.

Luigi Stifani

Nasce il desiderio di percorrere gli antichi passi pizzicati salentini e di tessere un itinerario tematico, inedito e culturale, che cuce e segue il filo lungo e intorno le vie e i siti primitivi e autentici legati alla tradizione del tarantismo e delle tarantate, della pizzica e della musica locale, di San Paolo e delle Entità guaritrici. Protagoniste delle visite, in compagnia di una guida turistica, erede e custode del viaggio magico e del pellegrinaggio religioso, sono le testimonianze identitarie del patrimonio

salentino: borghi antichi, cappelle e chiese votive, cripte ipogee, dipinti e sculture, feste religiose, processioni e riti propiziatori, documentari audiovisivi, mostre e musei, concerti e manifestazioni artistiche e musicali, antichi diari di viaggio.

Particolare della tela settecentesca raffigurante San Paolo e il tarantolato dell’artista Saverio Lillo

Galatina custodisce nel suo prezioso ed aulico centro storico l’antica cappella di San Paolo, il Santo protettore di coloro che sono stati pizzicati da animali velenosi, dipinto in una straordinaria tela settecentesca con gli attributi del serpente, del ragno e dello scorpione. Qui, il 29 giugno, i malati di tarantismo giungevano, nel luogo sacro denominato anche “cappella delle tarantate” per implorare la grazia della guarigione, danzare sfrenatamente seguendo il ritmo dei suonatori di tamburello e bere l’acqua miracolosa del pozzo adiacente, oggi ubicato all’interno del Palazzo Tondi-Vignola. L’iconografia di San Paolo, ripresa dal suo episodio prodigioso a Malta, ma anche dalla simbologia di divinità pagane, è diffusa in altri centri urbani e rurali di Terra d’Otranto, che richiamano alla memoria storie antropologiche e mitologiche di grande fascino, come nella nota cittadella rinascimentale di Acaya. Nel villaggio di Soleto si trovano tantissime immagini scolpite e dipinti del Santo, come una statua in cartapesta collocata nella cappella a lui intitolata, affreschi votivi, ed una tela all’interno della chiesa matrice, ed il piccolo Comune di Seclì, nel cui stemma compare il serpente, celebra come Santo patrono proprio San Paolo, la cui effige è presente nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. Nel basso Salento, ancora, si trovano due antichissimi siti di notevole importanza, legati al culto del tarantismo e del Santo dei serpenti: a Giurdignano sorge su uno sperone roccioso il menhir di San Paolo, sotto il quale vi è una grotta bizantina in cui è presente l’affresco raffigurante il Santo, la rete e la taranta, ed a Patù, nella chiesa di S. Maria di Vereto, è affrescato insieme al serpente, uno scorpione, e due serpenti a caduceo.

affresco raffigurante San Paolo, la rete e la taranta, all’interno della piccola cappella rurale ubicata sotto il menhir, dedicato al Santo, a Giurdignano

La Provincia di Lecce venera, tra l’altro, altri Santi con capacità taumaturgiche e guaritrici legati alla tradizione del tarantismo, come San Rocco e San Donato. Il primo viene festeggiato solennemente il 15 e 16 agosto, nella località di Torrepaduli; i fedeli si recano nella sua piccola Cappella Santuario per baciare il simulacro ligneo e nel piazzale, al ritmo dei tamburelli, si svolge la pizzica della “danza dei coltelli”. Il comune di Montesano Salentino venera San Donato, protettore e guaritore del “morbo sacro” caratterizzato, similmente al tarantismo, tra i diversi sintomi, dall’offuscamento della ragione ed attacchi di isteria. In questo piccolo centro del Sud Salento vi è la cappella intitolata al Santo, edificata alla fine del 1700 su una precedente costruzione religiosa sempre a lui dedicata, dove i fedeli si recavano per chiedere la grazia. Nei giorni della festa del 6 e 7 agosto, gli infermi di San Donato partecipavano alle processioni seguendo la statua in giro per il paese, inginocchiati o sdraiati per terra.

Testo, progettazione e realizzazione dell’itinerario e della visita guidata a cura di: Daniela Bacca (Guida turistica regionale di Puglia, esperta dell’identità salentina, progettista di percorsi ed eventi culturali)

Info e prenotazione per circuiti tematici e servizi guida: e-mail daniela.bacca@libero.it – tel. 340/4054179

Pier Paolo Pasolini e il Salento

a cura di Daniela Bacca

Estate 1959. Per la rivista Successo, Pier Paolo Pisolini percorre la costa italiana al volante di un Fiat Millecento per realizzare La lunga strada di sabbia un ampio reportage sull’Italia tra cambiamento e tradizione, vacanza borghese e residui di un dopoguerra difficile. 

“ Volo per la costa meno nota d’Italia: mi trascina una gioia tale di vedere che quasi son cieco. Qui infatti tutto minaccia di non essere: la costa piatta, i paesi arabo-normanni (arabi nella parte umile, normanni nella parte eletta, chiese e muraglie), il mare. Tutto è come bevuto, frastornato dalla luce. Riafferro la vita a Gallipoli. Misterioso centro, esistente, di una regione che non esiste. È del resto una città a sé, uno stato, un po’ come Cutro. Perfetta anch’essa come Taranto, protesa, biancheggiante, in un mare squisito, puro selvaggio. In quello slanciato ammasso di case bianche, inalennato da lungomari e da moli, la gente vive una vita autonoma, quasi ricca, si direbbe, quasi non ci fosse soluzione di continuità con qualche periodo della storia antica, che io non so, né faccio in tempo a capir:il demone del viaggio mi sospinge giù, verso la punta estrema.

Ci si arriva lentamente, mentre intorno la regione si trasforma, si muove in piccole ondulazione, si ricopre d’ulivi. Santa Maria di Leuca si stende lungo il mare con una fila di villini liberty, lussuosi, rosei e bianchi, incrostati

Via Vecchia Copertino: strada fiabesca della storia salentina

di Daniela Bacca

E’ l’ arteria stradale tra le più antiche della Valle della Cupa, definita da Cosimo De Giorgi il “Tivoli dei leccesi”, è la strada della genesi dei Messapi e di Quinto Ennio, è il sentiero che mi ha partorito ed in cui io stessa vivo fin dalla nascita nel tratto denominato, fino a qualche anno addietro, “seconda traversa a destra”.  La  via “Vecchia Lecce-Copertino”, che in verità nella cittadinella di San Giuseppe ”dei voli” non arriva, ma si interrompe sulla provinciale Copertino-San Pietro in Lama, fu un prestigioso asse viario legato al tracciato che collegava la città messapica di Rudiae con Lecce e Porto Cesareo,  e si distende, oggi come un tempo, tra le campagne più floride e primitive di Lecce, dove corre una storia arcaica e contemporanea raccontata da ammalianti pietre agresti ed umane.

Il suo lungo sentiero, nodo fondamentale per la viabilità, con le sue affascinanti traverse, diramazioni e contrade, scorre tra le strade “ Lecce-Monteroni” e “ Lecce-San Pietro in Lama”, accomodandosi con mite dolcezza nella magica periferia leccese, ed apparteneva  ad una fitta rete viaria, le cui strade sono riportate anche in alcuni documenti del XVII e XVIII secolo, alcuni dei quali individuano la vecchia strada Lecce-Copertino, quella che da Porta Rudiae a Lecce portava a Leverano.

In quest’ habitat primordiale, di incantevoli cieli cristallini, di inebrianti essenze mediterranee date dai pini domestici, mirti e melograni, di

Breve excursus storico sulla professione della Guida Turistica

Breve excursus storico sulla professione della Guida Turistica:

Cicerone, Sacerdote, Accompagnatore, Servitore di Piazza, Corriere, Mestiere Girovago

 

di Daniela Bacca*

Logo della Giornata Internazionale della Guida Turistica

La Guida Turistica è una delle professioni tra le più affascinanti ed antiche del Mondo. Per molto tempo venne conosciuta con il soprannome di Cicerone, il cui termine si diffuse in Europa nel Settecento, molto probabilmente per la comparazione tra l’eloquenza dell’oratore latino Marco Tullio Cicerone e la parlantina delle guide improvvisate locali che accompagnavano i visitatori nei siti archeologici di Roma, decantandone le meraviglie monumentali e storiche. Inoltre questo confronto pare che nasca in riferimento non solo per le abili attitudini e conoscenze che portarono Cicerone ad essere avvocato, filosofo, scrittore e politico, ma anche per alcuni passi delle sue opere in cui egli descrive con grande cura narrativa il suo viaggio in Grecia ed Asia Minore. Egli stesso, affermando che la storia è “vita della memoria”, ha incentivato a sentirci ed eredi del nostro patrimonio ed a tramandarlo alle presenti e future generazioni. A tal proposito, secondo un’ interpretazione positiva, il termine Cicerone indica una persona  “colta, sapiente ed in grado di raccontare vicende del passato ma anche tradizioni ed aspetti della cultura”.

icerone questore in Sicilia scopre la tomba del Grande Archimede, Tommaso De Vivo, in Storia del Regno delle due Sicilie, 1833

La nascita e la storia della “guida turistica” è nella genesi del viaggio. Nel mondo greco, ad esempio, quando si doveva visitare una città caratterizzata da importanti testimonianze artistiche ed architetture e da luoghi carichi di storia ed emblematiche vicende, ci si rivolgeva ai Sacerdoti che, più colti e preparati rispetto a molte atre persone, potevano narrare eventi, miti e significati di una località. Nel Medioevo, i tantissimi pellegrini che si incamminarono verso i santuari ed i luoghi di culto avevano con se accompagnatori locali in grado di far conoscere ai viaggiatori religiosi le giuste direzioni, siti specifici, itinerari spirituali, notizie ed eventi legati alla storia ed ai riti. La figura della guida turistica, per diverso tempo associata anche al ruolo dell’accompagnatore, fu prevista anticamente dal diritto mercantile e trovò una prima definizione giuridica nel XIV secolo; infatti, in occasione del Giubileo, la Santa Sede emanò un editto con il quale autorizzava alcune persone ad assistere ed accompagnare i pellegrini che giungevano a Roma.

Viaggiatori del Grand Tour in Carrozza, con il giovane avantcourier

Nel Seicento il marchese Vincenzo Giustiniani, pronto e generoso nel dispensare raccomandazioni e suggerimenti per aspiranti viaggiatori, li consigliava dicendo: “assoldate una guida se volete vedere tutto ciò che val pena di vedere”. Molto spesso, ad indicare i luoghi, i monumenti ed i

Erna Fergusson, l’ideatrice della guide turistiche femminili

Albert Einstein nel Grand Canyon,1931, Collection, Museum of New Mexico – photo archives

di Daniela Bacca*

Nel mese in cui si celebra la “Giornata Internazione della Guida Turistica” il viaggio della memoria e della riconoscenza si incammina lungo i sentieri di  Erna Fergusson, donna animata da straordinaria intelligenza e sensibilità e la mia “antenata” collega che, con il suo impetuoso amore e talento per la storia e le storie, la cultura e le tradizioni, il turismo ed il viaggio, ideò nei primi anni del Novecento il modello professionale della guida turistica femminile. Erna incarna, con i suoi molteplici carismi caratteriali, attitudinali e professionali, la figura contemporanea della guida turistica, una chiamata vocazionale verso una professione che richiede un intimo dialogo con il territorio, la sensibilità di scoprirlo, conoscerlo ed apprezzarlo, la facoltà di saperlo raccontare profondamente, e l’amorevole ospitalità nei riguardi del turista nell’accompagnarlo verso lo stupore e la ricerca delle specificità e tipicità locali. Molti sono a sottolineare il suo aver “sintetizzato la fiera indipendenza e la pista sfolgorante della donna moderna del XX secolo”, inventando, soprattutto in quel momento storico, in cui erano limitate le scelte lavorative per la donna, una professione che avrebbe offerto indipendenza personale ed economica nella sfera del sociale, della cultura e del turismo.

Beautiful Swift Fox Erna Fergusson and the Modern Southwest, di Robert Gish

Erna Fergusson nacque ad Albuquerque il 10 gennaio 1888 da una ricca, conosciuta e distinta famiglia del New Mexico, trascorse i suoi anni formativi a Washington, si laureò in Pedagogia, conseguì il Master in Storia presso la Columbia University di New York, ed insegnò nelle scuole, per diversi anni, manifestando la sua predisposizione alla divulgazione ed alla comunicazione. Durante la sua vita tantissimi furono i suoi interessi e le sue occupazioni, che denotano un animo generoso, introspettivo, avventuroso ed intraprendente, e sebbene abbia viaggiato molto, ha mantenuto come residenza permanente la sua città natale, avvertendo il forte impegno ed amore per il proprio luogo d’origine. Durante la seconda guerra mondiale, Erna lavorò con la Croce Rossa, viaggiando nei villaggi più sconfinati e nelle città  e nelle zone rurali di tutto lo Stato del New Mexico, ed aiutando le famiglie dei soldati. Dopo che furono terminati i conflitti militari, scrisse, come reporter, diversi articoli su Albuquerque. La passione per la scrittura, legata soprattutto al racconto delle identità e delle culture dei siti in cui visse, verso i quali si sentiva legata da un profondo senso e sentimento d’appartenenza, fu una delle sue più intense occupazioni. In

Giornata Internazionale della Guida Turistica

di Daniela Bacca

La Giornata Internazionale della Guida Turistica, giunta alla sua 21a edizione, è un evento promosso dalla Federazione Mondiale delle Guide Turistiche con lo scopo di far conoscere meglio al grande pubblico l’attività delle guide turistiche una professione che ha nell’arte e nella cultura i suoi principali punti di riferimento nonché per accrescere l’attenzione e la consapevolezza dell’importante ruolo svolto nel diffondere la corretta conoscenza del patrimonio culturale, storico, artistico, economico del territorio in cui operano.

Daniela Bacca, Guida Turistica, Socio dell’AGTRP sezione Provincia di Lecce

Quest’evento, organizzato e promosso dal 1990, dalla Federazione Mondiale delle Guide Turistiche (World Federation of Tourist Guide Associations – WFTGA), ricorda e promuove, quindi, l’attività delle guide turistiche, una professione affascinante, importantissima e determinante per la fruizione dei beni culturali e paesaggistici, la divulgazione delle identità e tipicità locali, lo sviluppo economico del territorio, la promozione del turismo, la divulgazione del patrimonio identitario, e l’accoglienza del viaggiatore.

L’antico “mestiere girovago” tra i più antichi e nobili del Mondo, che fu riconosciuto dal Regno d’Italia il 18 giugno 1931, richiede la consapevolezza, l’attitudine, le competenze e la responsabilità di prendere per mano il visitatore, assistendolo nella conoscenza diretta delle località e nell’esperienza del viaggio.

Per un giorno all’anno a titolo gratuito le circa 20 mila guide turistiche italiane mettono a disposizione le loro competenze e professionalità accompagnando i visitatori in itinerari per scoprire le identità e tipicità locali.

L’Associazione Guide Turistiche Regionali di Puglia sezione della Provincia

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