di Armando Polito
Si tratta di una voce dialettale di cui fino a poco tempo fa ignoravo l’esistenza. Debbo a mia moglie, che pure per motivi facilmente intuibili nutre nei confronti dell’etimologia un odio ancora più spinto di quello che normalmente proverebbe nei confronti di una mia amante, se oggi ne parlo, anche se mi pare di sentire più di uno dire: “La signora avrebbe fatto meglio a starsene zitta!”…
Nella circostanza non si è trattato di un gesto di collaborazione, perché l’atteggiamento con cui mi ha propinato il vocabolo qualche minuto prima uscito dalle labbra di una sua conoscente neritina era chiaramente di sfida. Ma non aveva fatto i conti col culo che, modestamente, mi ritrovo. Qualche secondo di riflessione e, mentre lei già pregustava la vittoria su di me divenuto ormai la trasfigurazione della sua acerrima nemica (altro che musa ispiratrice!, dico sempre che, se fossi stato un artista, la famiglia sarebbe sicuramente morta di fame…), l’etimologia era già sfornata: dal latino compellàre=rivolgere la parola, chiamare in senso ostile, rampognare, prendere di mira, accusare; compellàre è intensivo di compèllere=spingere, costringere, composto da cum=insieme e pèllere=spingere1. Messa alle strette dalla rapidità della risposta che, questo lei lo sa bene, non poteva essere frutto di un bluff estraneo al mio dna, la poveretta dovette pure