I riti della settimana Santa a Gallipoli (Lecce)

Hans Memling, Mater Dolorosa (1480)

di Paolo Vincenti

La prima festa che si tiene a Gallipoli è quella dell’Addolorata. A celebrare l’Addolorata è la confraternita di Santa Maria del Monte Carmelo e della Misericordia. Questa festa ricorda i sette dolori di Maria, nel venerdi precedente la Domenica delle Palme. A mezzogiorno in punto, la statua della Vergine esce dalla sua chiesa per recarsi in Cattedrale e, durante il rito religioso, viene suonato l’Oratorio Sacro. Fra questi,  lo Stabat Mater, la cui musica venne composta dal gallipolino Giovanni Monticchio, verso la fine dell’Ottocento: sette terzine, come i sette dolori di Maria, estrapolate dall’opera di Jacopone da Todi. Secondo Cosimo Perrone, studioso di storia locale, l’interpretazione dell’Oratorio Sacro, a Gallipoli, risale al 1697 e fu introdotto dal maestro Fortunato Bonaventura ed eseguito per la prima volta tra il 1733 e il 1740, nella chiesa delle Anime.

Come Oratorio Sacro sono conosciuti anche il Mater Dolorosa, opera del maestro Francesco Luigi Bianco del 1886 e Una turba di gente, dello stesso maestro Bianco su testo di Giovanni Santoro. E’ tradizione, in questo giorno, che le donne recitino mille Ave Maria.

La statua lignea della Madonna è vestita di nero, con veste trapuntata di ricami dorati e una corona d’argento le sormonta il capo, ricoperto da un lungo velo fino alle spalle. Fino a qualche anno fa, la statua veniva vestita dalla nobile famiglia dei Ravenna, nella cappella privata del proprio palazzo, per un antico privilegio di cui godeva questa famiglia.

La Domenica delle Palme si ricorda l’ingresso festante di Gesù a Nazareth, accolto da moltitudine di rametti di ulivo sventolanti al cielo.

Il Mercoledì Santo, vi è la tradizione della vestizione delle Addolorate, da parte di alcune confraternite come, in primis, quella della Misericordia. Vi sono numerose statue dell’Addolorata a Gallipoli e per l’esattezza: quella

I riti della settimana Santa a Gallipoli (Lecce)

Hans Memling, Mater Dolorosa (1480)

di Paolo Vincenti

La prima festa che si tiene a Gallipoli è quella dell’Addolorata. A celebrare l’Addolorata è la confraternita di Santa Maria del Monte Carmelo e della Misericordia. Questa festa ricorda i sette dolori di Maria, nel venerdi precedente la Domenica delle Palme. A mezzogiorno in punto, la statua della Vergine esce dalla sua chiesa per recarsi in Cattedrale e, durante il rito religioso, viene suonato l’Oratorio Sacro. Fra questi,  lo Stabat Mater, la cui musica venne composta dal gallipolino Giovanni Monticchio, verso la fine dell’Ottocento: sette terzine, come i sette dolori di Maria, estrapolate dall’opera di Jacopone da Todi. Secondo Cosimo Perrone, studioso di storia locale, l’interpretazione dell’Oratorio Sacro, a Gallipoli, risale al 1697 e fu introdotto dal maestro Fortunato Bonaventura ed eseguito per la prima volta tra il 1733 e il 1740, nella chiesa delle Anime.

Come Oratorio Sacro sono conosciuti anche il Mater Dolorosa, opera del maestro Francesco Luigi Bianco del 1886 e Una turba di gente, dello stesso maestro Bianco su testo di Giovanni Santoro. E’ tradizione, in questo giorno, che le donne recitino mille Ave Maria.

La statua lignea della Madonna è vestita di nero, con veste trapuntata di ricami dorati e una corona d’argento le sormonta il capo, ricoperto da un lungo velo fino alle spalle. Fino a qualche anno fa, la statua veniva vestita dalla nobile famiglia dei Ravenna, nella cappella privata del proprio palazzo, per un antico privilegio di cui godeva questa famiglia.

La Domenica delle Palme si ricorda l’ingresso festante di Gesù a Nazareth, accolto da moltitudine di rametti di ulivo sventolanti al cielo.

Il Mercoledì Santo, vi è la tradizione della vestizione delle Addolorate, da parte di alcune confraternite come, in primis, quella della Misericordia. Vi sono numerose statue dell’Addolorata a Gallipoli e per l’esattezza: quella

Libri/ Gallipoli e Giuseppe Franco (1840-1922)

Gallipoli (ph Vincenzo Gaballo)

GIUSEPPE FRANCO: RITRATTO DI UN GALLIPOLINO ILLUSTRE

di Paolo Vincenti

E’ stato pubblicato qualche anno fa  “Giuseppe Franco, la famiglia, la vita, gli scritti” dal Crsec – Le/48 di Gallipoli. Il suo autore è Cosimo Perrone, noto studioso di storia locale e Direttore del Crsec Distrettuale. In questo volume, protagonista è la famiglia Franco, arrivata a Gallipoli nel lontano 1817, con Nicola Franco, esperto di pesca dei tonni.

Ma l’opera si occupa soprattutto della figura dell’Ingegner Giuseppe Franco e del contributo che il brillante progettista ha dato alla città ionica. Un ringraziamento particolare per la presente pubblicazione va ad Elio Pindinelli, massimo esperto di storia locale, e alla famiglia Franco, che ha accettato di aprire all’autore il proprio archivio privato con tutto il materiale documentario, che Perrone puntualmente ha analizzato.

Come spiega lo stesso autore nella sua Introduzione, la ricerca è stata entusiasmante ma anche molto faticosa perché lo ha portato in giro per l’Italia, sulle tracce di questa importante famiglia, dati i continui spostamenti dei suoi componenti. 

Dopo un breve excursus sulla realtà di Gallipoli in seguito all’Unificazione d’Italia, l’autore traccia un profilo bio-bibliografico dell’Ing.Franco (1840-1922), soffermandosi anche sulle numerose vicissitudini che interessarono la sua famiglia, con non pochi lutti e circostanze tragiche.

Una famiglia di intelligenze molto vive e brillanti, come quella di Manfredi, figlio di Giuseppe. Giuseppe Franco, nato a Gallipoli da Nicola e Rachele Romano, ebbe come fratelli: Francesco, Vincenzo e Domenico. Francesco, il maggiore, dopo la morte del padre, prese in mano le redini della famiglia ereditando da Nicola anche l’attività della tonnara. Domenico fu un medico

Libri/ Gallipoli e le sue donne

di Paolo Vincenti 

“Gallipoli e le sue donne” è una pubblicazione del Crsec Le/48 Gallipoli,  a cura di Cosimo Perrone, che fa luce sul passato glorioso della cittadina Jonica attraverso le imprese delle sue donne, vale a dire quelle, più o meno conosciute, eroine  del passato, che hanno contribuito a fare grande la sua storia.Con una scrittura agile e molto chiara, l’autore ci offre uno spaccato dell’universo mondo femminile, l’altra metà del cielo gallipolitano,  partendo dalla vita leggendaria di alcune donne vissute nel Cinquecento (“Gli amori di Maddalena e di Elisabetta Sansonetti”e “Gli amori di Erminia Scaglione”)  che “fanno accostare l’ideale femminile gallipolino a quello greco”, passando per “La serva di Dio Lucia Solidoro”, nata nel 1910 e morta nel 1933 a soli 23 anni,  in odor di santità, poi per l’eroina del Risorgimento Antonietta De Pace, forse il personaggio femminile più intenso e importante a cui Gallipoli abbia dato i natali, fino a  Sofia Stevens, delicata poetessa dell’amore, vissuta nell’Ottocento, “l’ultima e la più soave Camena gallipolina, dalle fattezze elleniche, dal cuore di Saffo”, come ebbe a scrivere Emanuele Barba in “Scrittori ed Uomini insigni di Gallipoli”, riportato da Perrone. Ed ancora, tutte quelle donne che hanno svolto i lavori più umili ma al tempo stesso importanti per l’economia salentina del tempo passato, i cui nomi non rifulgono nel firmamento delle glorie gallipoline, al pari di quelli delle donne testè elencate, ma che meritano tutto il nostro rispetto ed un accorato ricordo per il ruolo determinante che hanno svolto nella società del secolo scorso.

Parliamo delle tabacchine, delle tessitrici e delle contadine salentine. L’autore, inoltre, si occupa della “Donna gallipolina nella letteratura”, come la “Nifide” descritta dal Galateo in un suo famoso epigramma o quelle dal medico galatonese descritte nella sua opera “Callipolis descriptio”,  ed inoltre le donne cantate dai poeti dialettali come Nicola Patitari. Un altro capitolo è dedicato alla “Donna nei Motti e nei Proverbi gallipolini”. Le foto che compaiono nel libro sono opera di Cosimo Perrone, Mario Milano ed Elio Pindinelli. L’autore, poi, si occupa in appositi capitoli, della “Donna nel

Periodici salentini/ Anxa News

di Paolo Vincenti

“Cum Anxa pugnavimus”, si potrebbe dire, parafrasando il sottotitolo di una storica pubblicazione gallipolina, lo Spartaco, una delle numerosissime riviste che fiorirono a Gallipoli a cavallo fra i due secoli Ottocento e Novecento. Oggi, dopo un passato glorioso dal punto di vista editoriale, l’unico giornale di opinione a Gallipoli è Anxa News, periodico di cultura, attualità e storia gallipolina.

Questo giornale non ha paura di schierarsi e lo fa puntualmente ad ogni nuova uscita, con coraggio e chiarezza. Solo che il giornale non si schiera a favore di una  parte politica piuttosto che di un’altra ma,sempre, dalla parte della verità.

L’Associazione culturale Anxa, che edita la rivista, si propone di recuperare le radici e salvaguardare la memoria storica della città di Gallipoli, promovendo studi e ricerche di storia patria. Molti sono stati, infatti, in questi tre anni di vita del notiziario, gli interventi di eminenti studiosi e cultori di patrie memorie che, con i loro contributi, hanno ridestato

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