Salento di ieri e contrabbando

di Rocco Boccadamo

I fatti e i costumi delle varie epoche, la vita vissuta che si inanella lungo gli anni e i lustri o in spazi temporali di maggiore ampiezza, possono da soli costituire una fonte di apprendimento e di riflessione assai più efficace ed illuminante di quanto riesca a rivelarsi un pur dotto e ricco trattato: ovviamente, occorre passare in rassegna gli eventi e le abitudini con occhio obiettivo, scrutarne i motivi e gli spunti di fondo con serenità e tranquillamente, come nello scorrere le pagine e i capitoli di una raccolta di volumi.

Soffermiamoci, mediante qualche immagine concreta, sul cappello di queste note, che propone una sorta di raffronto definito e circoscritto.
E’ sufficiente rapportarsi alla metà, finanche agli anni sessanta/settanta, del secolo da poco trascorso, per cogliere, ancora vivi di suggestione, piccoli ma significativi esempi di fatti, azioni e comportamenti della gente che, a vederli collocati ai nostri giorni, verrebbe subito da definire preistorici.
Tutti ricordiamo che il sale (l’utile e diffuso elemento per la cucina e che riguarda il nostro stesso nutrimento) una volta rientrava fra i generi di monopolio, la cui vendita era cioè di competenza e controllo dello Stato, attraverso strumenti e canali dallo stesso appositamente autorizzati.
A quell’epoca, lungo le coste salentine, nei tratti caratterizzati da bellissime scogliere, si registrava un fatto singolare: tante e tante buche delle scogliere medesime che, in occasione delle mareggiate, venivano in parte allagate dall’acqua salata, finivano in un certo senso con l’essere tacitamente e abusivamente prese in consegna da uomini o donne, proprietari di minuscoli fondi agricoli (le marine) posti a ridosso, appunto, delle coste rocciose, che «curavano» (osservate l’estrema proprietà della voce verbale) dette «conche», implementandone il contenuto attraverso pazienti e cadenzati innaffiamenti di acqua dolce piovana, prelevata, non senza fatica, da piccole cisterne. Grazie a siffatto processo, la massa liquida delle «conche», evaporandosi sotto il sole, giungeva a trasformarsi in uno strato di bianco e luccicante sale.
Quei «badanti» non autorizzati riuscivano così ad ottenere il risultato di fare a

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