Salento che lavora. La pietra leccese

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Tarantino & Lotriglia – Sogni in pietra leccese

 

di Gianluca Fedele

 

Chi, come me è salentino non può non conoscere l’azienda Tarantino & Lotriglia; chi lavora di design, a maggior ragione, non è giustificato qualora non fosse mai stato all’interno dell’azienda T&L, in contrada Castellino a Nardò.

Per questo, in una bella giornata di novembre, ho deciso di visitare quei laboratori che ritengo siano tra i più importanti opifici di lavorazione della pietra leccese. Una volta dentro, ciò che ho visto mi ha colto impreparato: alcuni artigiani lavoravano a mano un blocco di pietra, che stava prendendo la forma di un capitello: non era un prodotto industriale ma lavorato con martello e scalpello come una volta!

Giuseppe Tarantino

Questo aspetto non era nel mio immaginario e mi ha piacevolmente impressionato, se non altro perché nella “botteguccia” il tempo pareva essersi fermato lì, su vecchi bozzetti a mano, utensili in legno e persino nella polvere bianca che mi si appiccicava alle scarpe.
Claudio Lotriglia, uno dei proprietari, mi ha subito accolto con fare simpatico e disponibile e si è prestato ad illustrarmi l’attività dell’azienda, rispondendo così ad ogni mia domanda e curiosità.
Mi ha condotto nello show-room dov’erano disposti innumerevoli ornamenti e complementi d’arredo, in carparo e leccese. Mi ha spiegato che l’azienda “Tarantino & Lotriglia” è nata circa venticinque anni or sono, dall’incontro casuale e fortunato fra Mimino Lotriglia, congegnatore meccanico e Giuseppe Tarantino, “mastro” scalpellino di lunga esperienza.

Mimino Lotriglia

Il primo, nasce professionalmente come mobiliere con la ditta “A.M.M.A.”, successivamente congegnatore meccanico presso l’ITALSIDER (oggi ILVA) per 14 anni. Giunto alla fine dell’esperienza lavorativa, ma comunque pieno di energie e voglia di fare, Mimino decide di allestire in un piccolo locale di circa 70mq dove mettere a frutto la preparazione acquisita nel campo della meccanica. Una semplice rimessa diventa presto un laboratorio nel quale Mimino realizza macchinari da taglio atti alla lavorazione della pietra, in particolar modo di tavelle per lastricati solari e cornici.

Caso volle che a pochi metri da Lotriglia abitasse “mesciu Pippi” e che anch’esso, nelle poche ore libere dall’attività edile che svolgeva, si dedicasse in maniera hobbistica alla creazione di manufatti artistici in pietra leccese.

L’incontro tra i due non è difficile da immaginare, ma ha comunque un velo di magia se si considerano le coincidenze; Lotriglia si trova a passare dinanzi all’officina di Tarantino, che a quell’ora è all’interno a scalpellare su una lastra di pietra leccese alla quale dà le fattezze di una cornice,  incuriosito si affaccia scoprendo un brillante “concorrente” al quale chiede informazioni sui prodotti, i metodi di produzione, i quantitativi e le tempistiche di realizzazione, intraprendendo così quella che, da lì a poco, sarebbe stata considerata la più fortunata conversazione nella “Tarantino & Lotriglia s.r.l.”, conclusasi così: <<béh Pì, ndì mintimu a società?>> (béh Giuseppe, creiamo una società?).

il piccolo Ivano Lotriglia nella bottega paterna

Claudio continua il suo racconto, un po’ tramandato e un po’ vissuto, con notevole trasporto ed emozione parlandomi del padre, oramai è venuto a mancare, come una figura a cui lui tutto deve, sia umanamente che professionalmente. Mi descrive i primi anni di attività come una sorta di “assestamento d’impresa”, un periodo di rodaggio nel quale le attrezzature per la lavorazione non erano altro che prototipi congegnati da Mimino per l’occasione. I grossolani prodotti delle macchine venivano poi rifiniti e particolareggiati da Giuseppe che rendeva ad ogni pezzo l’esclusivo valore dell’artigianato. Collaborazione intinta in una sorta di sana competizione tra i due fondatori, continuamente pronti a battibeccare su come affrontare le nuove richieste di lavori, sempre più numerose e sempre più complesse, nell’epoca in cui il “passaparola” era il mezzo pubblicitario più rilevante; agonismo che non intaccava mai la reciproca stima.

Mentre metri e metri cubi di pietra passavano attraverso gli anni dalle mani, questi maestri realizzano che quel passatempo, avviato per svago, era divenuto una realtà professionale più importante delle loro più rosee aspettative iniziali. Per continuare a far fronte al crescendo di richieste bisognava assoldare altre braccia e qui entrarono in gioco i figli, rispettivamente, Claudio e Ivano Lotriglia ed Adriano e Dario Tarantino.

I due capostipiti conoscevano bene le qualità dei loro figli e decisero quindi di impiegare ognuno di essi allo svolgimento di specifiche e definite mansioni che i quattro svolgono tuttora.

Ivano organizza la produzione gestendo la manovalanza, negli anni, sempre più qualificata; Adriano sviluppa gli schemi e gli elaborati tecnico-progettuali, Claudio raccoglie l’eredità del padre, predisposto com’era per lo sviluppo della fabbricazione, inserendo la tecnologia e l’informatica all’interno della ditta; infine Dario che con la sua fantasia professionalmente canalizzata nel disegno e nella scultura, come Giuseppe prima di lui, rende aggraziato l’effetto finale delle sue opere.

Il balzo tecnologico che la società ha compiuto di anno in anno, sino all’utilizzo in tempi recenti di mezzi informatici, ha permesso alla “Tarantino & Lotriglia s.r.l.” di diventare un’importante realtà nel panorama dell’artigianato e dell’industria salentina con i suoi prodotti (cornici, colonne, capitelli balaustre ecc.), adatti a saziare i più svariati gusti architettonici dei progettisti: dal barocco, al moderno e contemporaneo, passando attraverso un’eclettica moltitudine di forme e di esclusivi complementi d’arredo (camini, tavoli, applique, arredo urbano, ecc.). Così l’azienda ha adottato “Industria e Arte per l’Architettura” quale slogan rappresentativo.

Claudio Lotriglia

Oggi l’impresa si muove con professionalità e presenzia a quelle che sono le più esclusive fiere del settore come il SAIE 2 a Bologna o la Fiera del Levante di Bari, oltre che essere presente con autorevolezza in molte rassegne locali. Partecipazioni che hanno traghettato la Tarantino & Lotriglia verso importanti lavori, anche su mercati internazionali; pochi esempi per tutti i diversi rivestimenti esterni inviati a Vancouver (Canada) e complementi d’arredo per Toronto, Portorico, Germania, Grecia e tutto il nord Italia.

Conclusasi la conversazione saluto Claudio e lo ringrazio per l’infinita disponibilità, certo di poter inserire presto loro prodotti all’interno di un mio progetto. Quella che mi è stata raccontata pare essere la storia semplice di sinceri sognatori, ma si respira a pieni polmoni quella forza di volontà e la passione profusa che è intrisa di amore per il proprio territorio e per i prodotti che da esso ne derivano. Una storia vera!

La pietra leccese a Bucarest

 

di Gianluca Fedele

Nardò, per le potenzialità che possiede, necessita di una serie di trampolini di lancio. Alcuni neretini in diverse occasioni si sono dimostrati sia trampolini che brillanti tuffatori del variegato oceano delle arti e della cultura. Nella rubrica “Neretini da combattimento” del giornale online “Porta di Mare” si legge spesso di concittadini abili e coraggiosi visitatori del mondo, uomini e donne di buona volontà che, armati di coraggio e perseveranza, coscienti delle loro capacità, si spingono in cerca di una fortuna fuori dai confini del territorio natio. A noi che restiamo, ci compiace sentire in un’intervista la frase: “vengo da Nardò, nella Provincia di Lecce”. Noi che restiamo ammiriamo quegli impavidi che ci rimettono del loro per poter avere notorietà e darne altrettanta alla nostra Nardò. Li ammiriamo perché rappresentano lo strumento che fa parlare di noi dovunque, il mezzo utile per avere il nostro appagante tornaconto se a domanda un conoscente risponde:

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