Quel che occorre conoscere sulle cipolle di Terra d’Otranto (seconda parte)

di Massimo Vaglio

La cipolla è originaria della parte centrale dell’Asia, infatti l’areale in cui la si ritrova allo stato selvatico va dall’Iran al Pakistan spingendosi a nord sino alla Russia meridionale. La sua coltivazione è antichissima. Le testimonianze rimandano alla notte dei tempi e tutti gli antichi popoli del bacino del Mediterraneo hanno utilizzato questo ortaggio: gli Egiziani la consideravano addirittura sacra e la paragonavano ad una deità. La si vede raffigurata in tante pitture murali ed è stata ritrovata in molte tombe, fra cui in quelle dei faraoni, inserite fra i cibi che dovevano accompagnarli nel viaggio ultraterreno. Sempre gli Egizi compivano i giuramenti solenni proprio sopra una  pianta di cipolla; in questo modo il giuramento veniva consacrato agli dei e la credenza voleva che in caso di inadempienza lo spergiuro fosse condannato a lacrimare in eterno. I Romani, non la divinizzavano, ma come documentato da diversi scrittori georgici, ne avevano già codificate diverse varietà e ne facevano larghissimo uso. Plinio, nella sua Naturalis Historia ne caldeggia vivamente l’uso esaltandone i principi salutari e indicandola come utile a tutti senza controindicazioni, segnalando come particolarmente pregiate quelle provenienti dalla Gallia, dall’Africa, dal Tuscolano, attuale ottavo quartiere di Roma, e da Ascalona antica città del Negev occidentale.

Artemidoro di Daldi, scrittore greco del II secolo d. C., autore dell’ “Onirocritica” interessante trattato sull’interpretazione dei sogni, narra che la cipolla e l’aglio erano ritenute piante profetiche. Si pensava infatti che se un malato avesse sognato di mangiare poche cipolle, il suo male sarebbe peggiorato in modo irreversibile; sarebbe invece accaduto il contrario se avesse sognato di mangiarne in abbondanza, insieme ad aglio.

Nel Medio Evo sulle qualità salutistiche e nutrizionali prevalsero quelle afrodisiache. Pare che i giovani in vena di

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