Francesco e Temistocle De Vitis, due generazioni di artisti a Carpignano Salentino

de vitis
Il 27, 28 e 29 novembre Carpignano Salentino ricorda due dei suoi celebri figli, Francesco e Temistocle De Vitis, con una mostra che si terrà  in piazza Duca D’Aosta, presso la cappella dell’ Immacolata.
Sabato 28 novembre alle ore 18.00, il prof. Emilio Bandiera interverrà con un excursus biografico degli artisti, mentre la dott.ssa Brizia Minerva del Museo Provinciale “S. Castromediano” di Lecce tratterà delle tematiche contenute nelle opere in esposizione.
Dalla scultura alla pittura. Francesco e Temistocle De Vitis due generazioni di artisti a Carpignano Salentino“.
La mostra sarà aperta dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle 16.00 alle 18.00 di venerdì 27 e sabato 28; dalle ore 09.00 alle ore 13.00 di domenica 29.

La Quercia elegante di Carpignano

RICOMINCIA LA STAGIONE DELLE GHIANDE. Mi raccomando a tutti gli appassionati di Natura salentina e mediterranea, cominciano i giorni in cui la rarissima Quercia elegante di Carpignano dona le sue preziosissime ghiande, non lasciamone nessuna ai roditori, ma siano raccolte, una volta cadute a terra, accudite perché germoglino e piantate tutte! Informatene anche gli appassionati che non hanno facebook! Un bene rarissimo e prezioso che è un peccato sciupare! Finché non ne avremo piantumate un centinaio ovunque, la varietà è ancora a rischio! Pensate che a fine ottobre verrà anche un gruppo di appassionati di querce appositamente dall’ Olanda proprio per prenderne le preziose ghiande!

Oreste Caroppo

caroppo
Quercus caroppoi, Carpignano Salentino. Foto di Oreste Caroppo del 14 settembre 2012

ECCEZIONALE SCOPERTA BOTANICA nel Salento: la Quercia Elegante (Quercus caroppoi) esemplare unico al mondo e sconosciuto
(testo diffuso dal Forum Ambiente e Salute)

Che il Salento fosse terra di meraviglie, questo lo si sapeva già, ma oggi ancor di più il Salento si scopre e mostra in tutta la sua ricchezza territoriale e biologica, fregiandosi di una perla rarissima, anzi, unica al mondo! A Carpignano Salentino, borgo simbolo di agricoltura e tradizioni fortissime e millenarie (documentate e riscoperte dal grande drammaturgo Eugenio Barba e il suo sperimentale Odin Teatrer), la già ricca biodiversità salentina oggi si arricchisce di una gemma preziosissima.

Proprio nel territorio di Carpignano Salentino è stato scoperto un inedito e unico esemplare al mondo di quercia, tanto da meritarsi quale nome scientifico lo stesso nome del suo scopritore, Oreste Caroppo, difatti questa perla rarissima di biodiversità è stata battezzata quale “Quercus caroppoi” e che per la sua innegabile bellezza e eleganza si è meritata il nome di Quercia Elegante di Carpignano Salentino.

ph Oreste Caroppo
ph Oreste Caroppo

L’esemplare scoperto è l’antichissima testimonianza ancora viva e vegeta del mitico, variegatissimo e lussureggiante “Bosco dei Greci”, e prima ancora dei Messapi, ricordato, a tutt’oggi, dagli anziani e dagli abitanti di questi luoghi magici; bosco di straordinaria bellezza che si estendeva da Calimera, dove ancora oggi, presso la famosissima chiesetta di San Vito, nel cui interno si trova l’apotropaica megalitica pietra forata, si possono ancora notare degli imponenti esemplati di Leccio (Quercus ilex, localmente chiamato in vernacolo “lizza”), guardiani e custodi di una delle porte di accesso nell’area boschiva che a partire la lì ammantava il territorio fino alle porte di Martano, comprendendo il borgo di Carpignano Salentino e Serrano declinando da un lato verso Borgagne e Roca Vecchia e le attuali marine di Melendugno quali Torre dell’Orso-Sant’Andrea-San Foca, fin su a congiugersi con la foresta delle Cesine e di Rauccio, la foresta di Lecce, e dall’altro lato unendosi a sud-est con l’area boschiva dei Laghi Alimini e Otranto, e a sud fino a fondersi con le selve (la Silva) della immensa e antichissima Foresta Belvedere, nel cuore del basso Salento, ricchissima di biodiversità mediterranea e di una relitta flora appenninica lì conservatasi grazie a particolari condizioni microclimatiche geologiche e orografiche sin dall’epoche preistoriche, e che a sua volta si congiungeva a sud con le macchie di Tricase ricche di Quercie Vallonee (Quercus macrolepis, specie quercina, questa, emblematica e vivente in Italia soltanto in Terra d’Otranto, salvata dall’estinzione locale grazie alla corale partecipazione spontanea dei salentini, che ne hanno preso le ghiande e l’hanno ripropagata quasi ovunque possibile; una mobilitazione civico-ambientalista che fa oggi ben sperare per una rapida massima diffusione di questa nuova e, forse, anche molto antica entità quercina, la Q. caroppoi, ritrovata e vivente in territorio di Carpignano.

ph Oreste Caroppo
ph Oreste Caroppo

Questa strabiliante scoperta, oltre a riempire di indicibile gioia tutti i cittadini del Salento, a dimostrazione dell’estrema importanze e vitalità che giorno dopo giorno ci regala questa straordinaria terra, impone un’importante presa d’impegno da parte di tutti, e, soprattutto, da parte di tutte le istituzioni, ovvero la doverosa attivazione di un programma di massima salvaguardia e tutela di questo esemplare unico al mondo con la creazione pianificata di una campagna di propagazione tramite un sano e doveroso piano di ripristino naturale dei luoghi storici, con sistematiche azioni di riforestazione e salvagaurdia, con azioni puntuali di bonifica-decementificazione e deasfaltizzazione, seguendo un certosino restuaro paesaggistico-territoriale. Un’entità botanica che ha bisogno dell’amore di tutti affinché le sue preziosissime ghiande siano raccolte e coltivate con massima cura negli orti e giardini del territorio pugliese per un’azione partecipata e condivisa volta alla salvezza di questa splendida, e bisognosa di cure, Quercia Elegante. Allo stesso tempo è importante la ripropagazione e diffusione da parte del Corpo Forestale dello Stato di questa inedita entità quercina.

ph Oreste Caroppo
ph Oreste Caroppo

Qui a seguire si può leggere l’importante e ufficiale relazione redatta dal prof. Piero Medagli ricercatore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali (Di.S.Te.B.A.) dell’Università del Salento.

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Lecce 21 maggio 2013

Spett.le Amministrazione Comunale di Carpignano Salentino,

su segnalazione di Oreste Caroppo e verifica del sottoscritto con successive indagini bibliografiche e di laboratorio, è stata accertata la presenza in agro di Carpignano Salentino di un esemplare arboreo bicormico (con due tronchi separati partenti da un ceppo comune) di una quercia di origine ibridogena derivante dall’incrocio tra quercia di Palestina o quercia spinosa (Quercus calliprinos Webb) e cerro (Quercus cerris L.). Benché gli ibridi nel genere Quercus siano abbastanza diffusi in natura, l’ibrido in questione risulta costituito da una combinazione nuova e del tutto inedita alla scienza e si tratta dell’unico esemplare vivente fino ad ora conosciuto di questa rara entità alla quale è stato ufficialmente dato il nome di Quercia di Carpignano, sulla base della sua collocazione geografica (nome scientifico Quercus x caroppoi in onore di colui che per primo ha posto attenzione su questa nuova entità ibrida). I due tronchi risultano avere un’età di circa 20 anni ciascuno e sembrano scaturire alla base da un ceppo di circa 300 anni di età attualmente ricoperto e nascosto da un muretto a secco. Forse si tratta di un esemplare residuo di un’antica formazione forestale oggi scomparsa. La assoluta rarità di questo esemplare unico al mondo, sulla base delle conoscenze attuali e la sua collocazione lungo un bordo strada, impone rigorose misure di salvaguardia dell’esemplare ed iniziative volte alla conservazione e adeguata diffusione del nuovo ibrido con la creazione di nuovi individui prodotti da autoimpollinazione naturale e collocazione in aree idonee da individuare, al fine di scongiurarne l’estinzione. Ovviamente gli studi scientifici su questa entità sono ancora in corso presso l’Orto Botanico dell’Università del Salento e mirano a ricostruire le caratteristiche e le modalità di formazione del nuovo ibrido la cui origine, come accennato risale a circa tre secoli fa, in un contesto ambientale assai diverso dall’attuale. In ogni caso le informazioni acquisite sono sufficienti affinché venga data ufficialmente comunicazione all’Amministrazione Comunale di Carpignano Salentino allo scopo di predisporre adeguate iniziative di tutela. Ovviamente sia il sottoscritto che l’amico Oreste Caroppo restiamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Con i migliori saluti.

Dott. Pietro Piero Medagli – Botanico Università del Salento

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ph Oreste Caroppo
ph Oreste Caroppo

Si presenta la cartoguida di Carpignano

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Programma:

La nuova Cartoguida turistica di Carpignano Salentino e Serrano: invito al viaggio Itinerari cicloturistici alla scoperta del territorio

 

Piazza Duca D’Aosta, Carpignano Salentino

6 agosto 2014, ore 21.30

 

Ore 21.30 – Saluti

Paolo FIORILLO, Sindaco di Carpignano Salentino

Introduce

Lucia ANTONAZZO, Assessore alla Cultura e al Turismo

 

La Nuova Cartoguida turistica di Carpignano Salentino e Serrano

Sandro MONTINARO, autore Cartoguida

 

Carpignano Salentino e Serrano la via della spiritualtà. Dal rito al culto, tra segni sacri e luoghi santi

Daniela BACCA, Polis Turismo

 

Il turismo in bicicletta: una risorsa economica per il Salento

Paolo SANSÒ, vicepresidente FIAB Maglie “Il Ciclone onlus”

 

Effetti benefici del ciclismo sulla salute

Rolando MANGIA, Medico Chirurgo specialista in Cardiologia

 

Ore 22.45 – Saluti finali

Paolo FIORILLO, Sindaco di Carpignano Salentino

 

 

Dalle ore 19.00 alle ore 20.30 sarà possibile partecipare, con le guide dell’Associazione Carpiniana, alla visita guidata del centro storico e della cripta bizantina di Santa Cristina. Il punto di raduno è in piazza Duca d’Aosta.

Durante la serata sarà allestito il laboratorio all’aperto “GIVE ME BIKE” organizzato a cura di Bicinema un’organizzazione finalizzata alla promozione di iniziative culturali attraverso la bicicletta.

A fine serata sarà distribuito il materiale promozionale ai partecipanti, alle associazioni, alle attività commerciali e turistico-ricettive del territorio. La Cartoguida turistica è stata realizzata nell’ambito del Progetto “WBB Wander by Bicycle” finanziato dal Programma di Iniziativa Comunitaria Interreg Italia-Grecia 2007-2013.

La “Nuova cartoguida di Carpignano e Serrano”

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«Promuovere il territorio attraverso un prodotto editoriale ad ampia distribuzione, puntando sul turismo culturale e sulla valorizzazione della ricco patrimonio storico, culturale e paesaggistico. Sono lieta di presentare la Nuova Cartoguida Turistica – dichiara l’Assessore alla Cultura e Turismo del comune di Carpignano, Lucia Antonazzo – che vuole offrire un’occasione unica di scoperta e di emozione, per turisti ma anche per i residenti, di uno dei territori più importanti e suggestivi di Terra d’Otranto. L’augurio è che questa pubblicazione possa portare i cittadini, i turisti e tutti gli appassionati di cicloturismo a conoscere e ad apprezzare Carpignano Salentino e Serrano, due centri che presentano una ricchezza particolare da un punto di vista storico, culturale e paesaggistico».

La “Nuova Cartoguida di Carpignano e Serrano”, pratica e maneggevole nel suo formato tascabile, è stata pensata per il turista che soggiorna nel territorio ma anche per il residente che vuole scoprire aspetti meno noti della realtà che lo circonda.

È stata realizzata nell’ambito del Progetto WBB Wander by Bicycle finanziato dal Programma di iniziativa comunitaria Interreg Italia-Grecia 2007-2013, promosso dal Comune di Martano in collaborazione con i comuni di Sternatia, Zollino, Carpignano Salentino e il COTUP Consorzio degli Operatori Turistici Pugliesi per l’Italia e Patras municipal enterprise for planning & development s.a., Achaia s.a. – developing company of local authorities e Region of Western Greece per la Grecia.

Scopo della Cartoguida è quello di scoprire e valorizzare un territorio caratterizzato da affascinanti ambienti naturali, ricco di storia, cultura e tradizioni, in cui il tempo e l’uomo hanno lasciato tracce significative che aspettano solo di essere conosciute, lette e interpretate.

È un invito al viaggio. Una passeggiata a ritroso nella memoria, scandita dai sapori, dai profumi e dai colori del paesaggio, lenta e ritmata dalle tradizioni che mirabilmente custodiscono schegge di ricordi del passato. Un viaggio che, puntando al recupero e alla riscoperta dei caratteri più salienti dell’identità mediterranea di questi luoghi, consente al viaggiatore di trascorrere una passeggiata per nutrire profondamente corpo e spirito attraverso la conoscenza di alcuni aspetti pregnanti della cultura locale.

Realizzata da Sandro Montinaro, redatta sia in italiano che in inglese, la cartoguida è distribuita gratuitamente ed è consultabile anche dai telefonini di ultima generazione grazie al QR code appositamente elaborato che, letto da qualsiasi telefono cellulare o smartphone munito di fotocamera e di un apposito programma di lettura, permette, grazie a internet, l’accesso immediato a tutti i contenuti presenti nella versione cartacea della cartoguida sia in italiano che in inglese.

I QR code sono sistemati nei pressi dei principali luoghi di interesse storico-artistico di entrambi i centri sfruttando la segnaletica esistente e consultabili presso tutti i luoghi pubblici, negozi e strutture ricettive del territorio.

Infatti, è stata intenzione del comune di Carpignano Salentino distribuire gli adesivi con il QR code a tutte le attività commerciali al fine di dotarle di uno strumento utile per la promozione e valorizzazione del territorio.

Oltre all’excursus storico dei due centri, sulle due cartoguide è possibile trovare tutta una serie di informazioni: i Beni culturali di particolare interesse storico, artistico e naturalistico (chiese e cappelle, palazzi, colombaie, menhir, sepolture neolitiche, frantoi ipogei, monumenti, costruzioni in pietra a secco, ulivi secolari e così via); un ricco corredo fotografico utile per stimolare la fantasia del visitatore e trovare spunti per partire alla scoperta del territorio; le informazioni (turistiche, geografiche, i numeri utili, e le festività civili e religiose) utili sia ai turisti che ai residenti. Infine, sono localizzate le strutture turistico ricettive presenti nel territorio (Bar, Ristoranti, Hotel, Agriturismi e B&B).

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L’olio della poesia

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Serrano (Lecce): 22 luglio 2014, consegna del premio “L’olio della poesia”, XIX edizione

di Rocco Boccadamo

 

Si prova, immancabilmente, una sensazione di semplice e leggero incanto nel ritrovarsi, al primo saluto della sera, nella piccola autentica bomboniera di piazza Lubelli, cuore della, a sua volta, minuscola, affascinante e un tantino misteriosa località salentina di Serrano.

Quest’anno, la manifestazione prende corpo nel giorno di Santa Maria Maddalena, una figura di divinità che, allo scrivente, viene sempre spontaneo d’immaginare come una donna giovane e fascinosa, volto incorniciato da una lunga treccia.

Ricorrenza canonica che, in un’altra cittadina del basso Salento, Castiglione d’Otranto, è contraddistinta da una secolare fiera – mercato a mera impronta paesana, una volta definita “fiera delle cipolle” e accompagnata dal semplice e indicativo proverbio “A Santa Maria Maddalena, va alla vigna e se ne vene prena (pregna)”, a voler così riferirsi, non si sa esattamente essendo di analoga intensità la verosimiglianza insita nelle due distinte e distanti opzioni, o ai primi acini d’uva che iniziano a maturare nei vigneti ad alberello classici del territorio (i cippuni), o a un tutt’altro genere di maturazione che arriva a lievitare dentro a un’immaginaria giovane contadina recatasi a lavorare, giustappunto, nella vigna.

piero di cosimo - santa maria maddalena
piero di cosimo – santa maria maddalena

Sia come sia, in questo 2014, la ricorrenza del 22 luglio, non se ne adonti la Santa, grazie alla concomitanza dell’evento serranese, da parte sua ormai divenuto adulto, sembra ritrarre un’indicativa ascesa di solennità, insieme con un alone d’ideale magia.

Per la verità, nell’odierna occasione, il cielo, in alto, è insolitamente accompagnato da nubi sparse, da cui, a certo punto, promanano finanche accenni di pioggia, e però si tratta di gocce sparute, soltanto per un attimo, quasi come un discreto segno di partecipazione, della volta tinta di blu scuro, alla festa. In fondo, senza il minimo disturbo, forse volendo riconoscere che, ad accarezzare il capo e a plasmare il sentimento e la suggestione dei tanti invitati e ospiti, stasera concorrono, bastevoli, altre gocce che profumano, con naturale maggiore intensità, di vita, passione, lavoro, tradizione, tanta fatica, ossia a dire gocce d’olio. E, come già notato da taluni commentatori, non poteva trovarsi un connubio più puntuale di quello tra il frutto o le lacrime degli ulivi da una parte e la poesia dall’altra, giacché la poesia nasce anch’essa da stille dell’animo, sempre, anche quando è espressa sotto forma di versi e parole d’allegria e di gioia.

Ancora un rilievo: da lassù, non si affaccia alcun profilo della luna, come se Selene avesse scelto di starsene in disparte, lasciando il posto, nella cornice di piazza Lubelli, a una sua gemella, inanimata e tuttavia non meno fulgida, “La luna dei Borboni”, il titolo di un volume che racchiude le più belle, indicative e conosciute poesia di un grande, ma ancora non adeguatamente apprezzato, poeta salentino, Vittorio Bodini, di cui cade adesso il centenario della nascita. Bodini, cantore del Capo di Leuca, di ulivi, carrettieri, contadini, arti e mestieri umili, volti riarsi, raggi accecanti. Per precisa scelta organizzativa, alla sua figura è dedicato il prologo della diciannovesima edizione dell’Olio della poesia e suscita viva emozione la presenza sul palco della figlia del poeta, Valentina, alla quale è consegnata una targa in ricordo del chiarissimo letterato.

Bodini

Al solito, l’evento di Serrano si articola in tre punti e momenti.

Il primo, l’attribuzione di un segno di riconoscimento, il Premio millennium, a un esponente salentino distintosi nel campo della promozione culturale e della poesia in particolare, individuato e scelto, nell’occasione, in Maurizio Leo, che riceve in premio una pregevole scultura in pietra leccese, una sorta di simbolo identitario dell’interiorità materiale di questa terra.

Quindi, un’assegnazione, il Premio Salento d’amare, in certo qual modo alla carriera, andata, quest’anno, a un famoso personaggio artistico nel campo della composizione musicale e della canzone, Vinicio Capossela, istrionico e originale talento pur in una veste d’estrema semplicità, star di spessore internazionale e, però, dalle origini radicate nel meridione d’Italia, in Irpinia per la precisione. Pecularietà aggiuntiva, l’artista in discorso è una presenza frequente fra i nostri muretti di pietra, i nostri uliveti, avendo egli, da un ventennio, preso dimora, per le sue parentesi di riposo, nel paesino di Patù, giusto verso la punta estrema della nostra penisola, lì a gustarsi il fascino della natura in terra e sul mare di S.Gregorio, insieme con la genuina semplicità dei nuovi compaesani, essendo divenuto cittadino onorario della località prescelta.

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Infine, al centro dell’evento, il vero e proprio “olio della poesia”, premio consistente in un quintale d’extra vergine di oliva e in un soggiorno a Otranto. Nella presente tornata della manifestazione, si rende onore al merito di un grande poeta e scrittore milanese, Maurizio Cucchi, il quale, a prescindere dalla sua moderna e accesa personalità, non è completamente azzardato configurarlo alla stregua di un Manzoni dei tempi presenti.

Colpisce e incanta, il maestro Cucchi, già col fascino che trasuda dal volto incorniciato da una folta canizie; ma, soprattutto, sono le sue riflessioni, i versi e le parole che giungono direttamente al cuore di che ascolta o legge. Dà l’idea, Cucchi, di voler tracciare ideali confini della vita, ancorando mirabilmente immagini e volti del passato recente e anche lontano a passi e a azioni della quotidianità corrente.

Circa duemila i presenti dinanzi al proscenio serranese, che assistono, coinvolti, alle scansioni dell’evento, in una serata per di più impreziosita, con maestria e spessa vena artistica,  grazie alla lettura di brani per opera dell’attore salentino Francesco Piccolo, anima della compagnia teatrale  “La Busacca” e all’esecuzione d’avvincenti intermezzi musicali a cura di un giovanissimo talento di casa nostra, Vincenzo Tommasi di Calimera, il quale, con la sua chitarra, conferisce un vero e proprio abbraccio al premio “Olio della poesia”.

Carpignano Salentino. Il Santuario della Madonna della Grotta

Carpignano Salentino (Le), Santuario della Madonna della Grotta (XVI sec.), veduta d’insieme del fianco sud-ovest rivolto verso il paese – (ph Sandro Montinaro)

Carpignano Salentino, 2 luglio 1568. Il Santuario della Madonna della Grotta, un prezioso scrigno di fede e di arte del Salento

 

di Sandro Montinaro

Se i primi di luglio vi capita di passare per Carpignano Salentino non perdete l’occasione per rendere omaggio alla Madonna della Grotta e visitare l’omonimo santuario, eretto nel XVI secolo, appena fuori paese, in contrada Cacorzo, sulla strada che porta a Borgagne.

La tradizione orale, trasmessa fino ai nostri giorni, vuole che il 2 luglio del 1568 al vecchio Frangisco Vincenti, detto Lo Pace – effettivamente vissuto – rifugiatosi per un temporale in una delle grotte presso Cacorzo, apparve in sogno una bella signora con un bambino in braccio che gli disse:

 Io sono la Madre di Dio e questo è il mio figlio diletto.

Qui in questa grotta, io voglio tempio ed altare, ove sia invocato il nome mio: prometto protezione.

Il giorno seguente fra le macerie della grotta, nei pressi fu ritrovata una raffigurazione bizantina della Vergine.

Il contesto in cui si inserisce il nostro santuario, pur se tipicamente salentino, è impreziosito dalla quattrocentesca torre colombaia e dalla presenza di numerose grotte, alcune delle quali trasformate nel corso del tempo nelle utilissime ma desuete neviere.

Sulla cripta, già dedicata a San Giovanni Battista, fu realizzato il nostro santuario per volontà di Annibale Di Capua († 2-IX-1595), allora abate, che una promettente carriera ecclesiastica avrebbe poi portato alla nomina di arcivescovo di Napoli (1579), quindi nunzio a Praga (1576), a Venezia (1577-1578) e in Polonia (1586).

Annibale era figlio di Vincenzo Di Capua, terzo duca di Termoli, e di Maria De Capua, sua nipote, figlia di Ferrante Di Capua e Antonicca Del Balzo (da questi ultimi due era nata anche Isabella, che dopo un matrimonio non consumato con Trainano Caracciolo sposò Ferrante Gonzaga figlio di Francesco II).

Annibale fu dunque amministratore e primo abate, come attesta la bolla di nomina del 1570 tuttora custodita nell’archivio diocesano di Otranto, rilasciata dallo zio Pietro Antonio Di Capua, arcivescovo di Otranto (1536-1578).

Il prelato fece realizzare la costruzione che ancora si vede e la ultimò nel 1575, come si legge sul fregio terminale della facciata principale, in stile rinascimentale, rivolta a nord-ovest. Ma i lavori non furono completati, perché un’altra data, questa volta sul bordo inferiore dell’architrave del portale, riporta 1585, quando finalmente il sacro edificio era stato concluso. Nel frattempo l’abate era diventato arcivescovo napoletano e il presule lo rammentò con l’iscrizione tuttora leggibile incisa sul portale verso sud-ovest:

[H]ANIBAL DE CAP(U)A ARCHIEP(ISCOPUS) NEAPOL(ITANUS) / SUB PON(TIFICE) GREG(ORIO) XIII1579”.

Santuario della Madonna della Grotta (XVI sec.), Facciata sud-ovest con il portale barocco del 1579 – (ph Sandro Montinaro)

 

Sull’architrave del portale appose lo stemma personale con le insegne della potente famiglia Di Capua Del Balzo da cui discendeva, ornandolo con una nappa per lato e con il cappello prelatizio, come si addice allo stemma di uno del suo livello. La presenza, dunque, di entrambi gli stemmi è da ascrivere al fatto che il nonno materno, in seguito a questioni ereditarie, aveva ottenuto da Carlo V l’autorizzazione per sè e la discendenza a chiamarsi Di Capua Del Balzo.

Non è chiaro se le maestranze furono le stesse della fabbrica originaria, ma il risultato fu comunque soddisfacente e in stile con i gusti dell’epoca.

Santuario della Madonna della Grotta (XVI sec.), Facciata nord-ovest (1575) con il portale del 1585 – (ph Sandro Montinaro)

 

La chiesa a croce latina, dalle linee severe ma eleganti, presenta tre entrate. Insolita la soluzione accanto all’austera facciata principale, con l’accesso al cortile interno sul quale si affacciano il lato della chiesa rivolto a nord-est, il portale d’accesso dalla strada per Borgagne con lo stemma Di Capua e il prospetto dell’abbazia, con un elegante loggiato del secondo ordine che risulterebbe assai vicino a quello dell’architetto leccese Gabriele Riccardi.

La facciata verso sud-ovest, ovvero quella di fronte alla colombaia e rivolta verso il paese, si presenta con particolari architettonici che spiccano dalla lineare e calda facciata: un rosone finemente decorato e un elegante portale barocco con due coppie di colonne sostenenti un architrave.

Nella lunetta superiore è dipinto un affresco ormai sbiadito raffigurante la Vergine con il Bambino.

L’interno non delude. Entrando dalla porta principale le statue in cartapesta di San Francesco d’Assisi e di San Luigi, conservate all’interno di due nicchie, ci accompagnano alla scoperta di questo solitario e prezioso scrigno d’arte che contiene opere di un certo rilievo.

Ai lati della navata, dove prima c’erano gli altari, possiamo ammirare le tele raffiguranti episodi della vita della Madonna, realizzate dal pittore Giuseppe De Donno di Maglie in occasione dei lavori di restauro eseguiti nel 1938; a sinistra: l’Annunciazione, la Visitazione, la Nascita della Vergine e la Presentazione di Gesù al tempio; a destra: l’Incoronazione della Vergine, l’Assunzione della Vergine, la Discesa dello Spirito Santo e Gesù tra i Dottori della Chiesa.

Santuario Madonna della Grotta (XVI sec.), cortile interno, stemma dei Di Capua – (ph Sandro Montinaro)

Degni di nota sono i cinque stemmi riprodotti nelle formelle poste sulle chiavi di volta del santuario.

Dalla porta maggiore il primo a comparire è lo stemma cittadino raffigurante un pino sradicato sormontato da una corona marchesale e affiancato dalle lettere C. P. (probabile abbreviazione di Carpiniani Populus). Non è più leggibile, perché abraso, il secondo stemma, verso il transetto; al centro, tra la volta del transetto e quella della navata principale, appare in bella mostra lo stemma dell’arcivescovo.  Infine, sul lato destro del transetto, vi è l’emblema della casa d’Aragona maldestramente ridipinto, mentre sul lato sinistro quello di Geronimo Bardaxy, governatore della Terra di Carpignano tra il 1560 e il 1570.

Nel transetto si trovano gli elementi più antichi della chiesa, la maggior parte dei quali fatti realizzare nel XVI secolo, come attestano gli stemmi del barone Giovanni Camillo Personè e della sua terza moglie Donata Antonia Paladini, genitori del celebre Diego che tanto risaltò nelle arti cavalleresche, nella poesia, filosofia e musica.

Santuario della Madonna della Grotta (XVI sec.), braccio destro del transetto, affresco di Santa Caterina (XVII sec.) – (ph Sandro Montinaro)

 

Nel braccio destro del transetto due piccole absidi sono affrescate con le figure di Santa Caterina di Alessandria e delle Sante Apollonia e Irene, mentre quelle diametralmente opposte, raffigurano Santa Giustina, Sant’Orsola e compagne. A sinistra si vede l’altare dell’Incoronazione di Maria Vergine sulle cui pareti laterali restano solo due affreschi di santi eremiti, dei quali uno individuabile come Sant’Onofrio. Più completa è la decorazione pittorica dell’altare opposto, con l’apparizione della Madonna Incoronata con il Bambino a San Giacinto di Polonia, verso i lati Sant’Antonio di Padova e San Diego d’Alcalà.

Rilevante, per fattura e dimensioni, è la tela posta sul fondo del coro, dipinta nel 1601 da Ippolito Borghese, esponente di spicco del manierismo napoletano. La tela raffigurala Madonna tra i Santi Francesco d’Assisi e Francesco di Paola e nella parte inferiore contiene un inserto con il Battesimo di Gesù nel Giordano, forse collegabile con l’originario culto di Giovanni Battista.

Ancora nel transetto due ingressi conducono alla cripta, ubicata sotto il presbiterio, e nei pressi di quello di sinistra una teca lignea (1937) contiene la statua in cartapesta della Madonna della Grotta (1917), che nella prima metà del Novecento i duchi Ghezzi qui trasferirono dal palazzo ducale.

Santuario della Madonna della Grotta (XVI sec.), tela con i santi Pietro e Paolo (XVII sec.) – (ph Sandro Montinaro)

 

Merita attenzione anche la tela secentesca dei Santi Pietro e Paolo, facilmente riconoscibili per gli elementi iconografici abituali che li accompagnano, oltre che per le quattro scene della vita e del martirio dei santi ritratte nella parte inferiore.

Nella cripta un grande architrave è sostenuto da quattro coppie di colonne doriche e al centro di esso, tra nubi e putti, si staglia ad altorilievo il Padre Eterno, a mezzo busto, con barba fluente, in atto di sostenere il globo terracqueo. Un piccolo altare, riccamente decorato, è anteposto alla miracolosa immagine della Madonna, affrescata su una stele di pietra e protetta da un grata, venerata dal popolo di Carpignano, ormai da 443 anni.

Santuario della Madonna della Grotta (XVI sec.), Cripta, Madonna con il Bambino – (ph Sandro Montinaro)

 

Suggestivo è l’incontro in piazza Duca d’Aosta delle statue di Sant’Antonio da Padova e della Madonna della Grotta, durante il quale avviene, in segno di devozione da parte di tutta la cittadinanza, la simbolica consegna delle “chiavi” del paese da parte del Sindaco. Il giorno dopo le cerimonie religiose del 2 luglio, ecco che Carpignano tiene i festeggiamenti civili con pittoresche luminarie e concerti bandistici.

 

Santuario della Madonna della Grotta (XVI sec.), statua in cartapesta della Madonna della Grotta, autore ignoto, (1917) – (Santino devozionale)

 

 

Bibliografia

E. BANDIERA – V. PELUSO, Guida di Carpignano e Serrano. Testimonianze del passato nella Grecia salentina, Galatina (Le), Mario Congedo Editore, collana “Guide verdi”, 2008.

C. CALÒ – S. MONTINARO, L’uomo: tomoli di terra, pietre di memoria. Paesaggio agrario e società a Carpignano Salentino e a Martano nel ‘700, presentazione di Anna Trono [Biblioteca di Cultura Pugliese, serie seconda, 163], Martina Franca (Ta), Mario Congedo Editore 2006.

L. COSI [a cura di], Diego Personè, La musica, la poesia, la spada, Lecce, Conte Editore, 1997.

E. BANDIERA, Carpignano Salentino. Centro, frazione, casali, Cavallino (Le), Capone Editore, 1980.

A. LAPORTA, Carpignano Salentino, in Paesi e figure del vecchio Salento, vol. II, Galatina (Le), Banca Popolare di Parabita, Mario Congedo Editore, 1980.

La Terra d’Otranto ieri e oggi (4/14: CARPIGNANO)

di Armando Polito

Il toponimo  

A prima vista per la sua terminazione in –ano si direbbe un prediale; Carpinius risulta attestato nel CIL (Corpus inscriptionum Latinarum),  01, 02661; 03, 10721; O4,00017; 16, 00024. Altri mettono in campo la radice messapica karp=roccia.

Pacichelli (A), pagg. 178-179

 

Pacichelli, mappa

 

immagine tratta ed adattata da Google Maps
immagine tratta ed adattata da Google Maps

 

 

 

A    Chiesa madre/M. SS. Assunta (mappa/https://ssl.panoramio.com/photo/13271858)

 

E   S. Rocco (mappa).

Su preziosa segnalazione dell’amico Sandro Montinaro ho corretto  la precedente didascalia in cui avevo erroneamente identificato la chiesa di S. Rocco con la cripta bizantina di Santa Cristina in largo Madonna delle Grazie (ne ho perciò eliminato la foto che prima vi compariva), citandolo alla lettera: La chiesa di San Rocco (E) non ha nulla a che fare con la cripta bizantina di Santa Cristina sita in largo Madonna delle Grazie. La chiesa, oggi non più esistente, sorgeva dove attualmente è il Municipio (XIX sec.). A testimonianza abbiamo: il toponimo (via San Rocco), l’edicola votiva in via San Rocco (proprio nelle mura dell’edificio comunale) e la tela raffigurante il Santo conservata nella Chiesa Parrocchiale di Carpignano. La tela ha, in basso a destra, l’arme civica di Carpignano.

 

F S. Giovanni Battista/Madonna della Grotta (mappa/http://it.wikipedia.org/wiki/File:Carpignano_Madonna_della_Grotta.jpg)

Per saperne di più: https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/07/02/carpignano-salentino-il-santuario-della-madonna-della-grotta/

 

 

G   Palazzo del duca/Palazzo Ghezzi, via Roma (mappa/http://it.wikipedia.org/wiki/File:Palazzo_Ghezzi_Carpignano_Salentino.jpg)

 

Nell’ordine: (dalla mappa) la dedica All’Eccellentis. Sig.r D. Angelo Ghezzi Duca di Carpignano &t c(etera),lo stemma della famiglia (riprodotto nell’immagine di coda tratta da http://www.retaggio.it/onomastica/g/ghezzi-origine-cognome.asp), lo stemma della città e lo stemma attuale (da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Carpignano_Salentino-Stemma.png).

 

(CONTINUA)

Prima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/12/19/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-114-presentazione/

Seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/12/23/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-214-alessano/

Terza parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/05/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-314-brindisi/

Paesaggio agrario e società a Carpignano Salentino e a Martano nel ‘700

di Marcello Gaballo

Molto arduo recensire un testo, specie quando viene presentato con dotte note e con chiare premesse da parte degli stessi Autori, due giovani studiosi salentini, Carla Calò e Sandro Montinaro, entrambi laureati in Conservazione dei Beni Culturali e perfezionati in Storia regionale pugliese.

Introdotto dalla docente dell’università del Salento Anna Trono, che esaurientemente chiarisce gli intenti prefissati nell’analisi delle componenti geografiche e, particolarmente, del paesaggio sociale ed umano in un determinato periodo storico. Lo studio riguarda i territori di Carpignano Salentino, Serrano e Martano, luoghi molto interessanti ma poco esplorati della Grecia Salentina.

II volume si divide in due parti: la prima, di Sandro Montinaro, tratta della Terra di Carpignano e di Serrano; la seconda, di Carla Calò, della Terra di Martano.

Entrambi si articolano in vari capitoli, frutto di ricerche che vengono qui pubblicate per la prima volta. Un’opera fruibile e di facile lettura da parte di una vasta platea di lettori, non solo per i cultori della materia e per i cittadini residenti nei comuni trattati.
Utile anche come pista per quanti volessero scrivere dei Catasti Onciari (da “oncia”, antica moneta di calcolo non reale) di Terra d’Otranto, ordinati da Carlo III di Borbone (1716-1788) con dispaccio del 4 ottobre 1740, fornendo indicazioni e modelli per poter estendere l’interessante ricerca sul prelievo fiscale in tutto il regno, stremato dal malgoverno spagnolo, che fino ad allora era dominato prevalentemente dalla feudalità ecclesiastica e laica.
Il tempo per la preparazione dei Catasti andò oltre quello prestabilito e i comuni studiati nel 1742 disponevano con appositi bandi (“atti preliminari”) i lavori preparatori, annunciati con il bando regio dell’anno precedente. Seguirono dunque le autodenunce (“rivele”) dei cittadini e delle loro famiglie, poi messe a confronto con gli apprezzi su tutte le proprietà urbane ed agricolo-forestali ricadenti nel territorio delle tre università esaminate, fatti da estimatori nominati dal parlamento cittadino. Per ogni bene descritto veniva quindi calcolata la rendita in ducati con i sottomultipli decima, centesima e millesima parte dello stesso, corrispondenti rispettivamente a carlino, grana e cavallo.
Come per molti centri del Regno anche nelle nostre università si tentava di resistere al nuovo sistema fiscale, preferendo il vecchio sistema. Dopo dieci anni i Catasti non erano ancora stati approntati e nel 1753 il re emanò una nuova ordinanza, che prevedeva l’invio di un Commissario per la redazione dei Catasti nelle università inadempienti, tra le quali Serrano.

II testo, stimolante per i puntuali riferimenti storici e archivistici, è senza dubbio un fedele inventario della realtà delle comunità esistenti nella metà del XVIII secolo, rilevante per la ricostruzione della storia dei tre centri salentini, del loro paesaggio agricolo, delle zone urbane, delle strade e dei quartieri. Dopo il nome del capofuoco (capo famiglia), con indicazione dell’attività da esso esercitata e dell’età, seguono i nomi dei componenti del nucleo familiare, con annotazioni della loro età, della relazione di parentela e dell’attività precipua. A queste notizie preliminari segue l’elenco dei beni, a cominciare della casa di abitazioni e della sua localizzazione.

Apprezzabilissime le vicende feudali e la comparazione con la realtà attuale della nota veduta seicentesca di Carpignano pubblicata dal Pacichelli. Altrettanto accurata la schedatura delle 38 masserie censite e le esaurienti note di onomastica e di toponomastica intra ed extra moenia, alcune risalenti anche al Medio Evo, assolutamente originali e meritevoli di degna considerazione, anche perché desunte dalla scrupolosa ricerca che gli Autori hanno condotto per molti anni sui manoscritti catastali settecenteschi e sugli Status animarum parrocchiali.
Un numero cospicuo di foto b/n, tavole e dettagliati grafici, aiutano il lettore ad una immediata consapevolezza dello studio richiesto, orientando anche i non addetti ai lavori a comprendere le complesse dinamiche dei centri presi in esame.

Concludono la pubblicazione un utile siglario e la ricca bibliografia degli Autori che testimonia ancora una volta l’affetto viscerale per la terra natìa, quell’amore che spinge lo storico a lunghi sacrifici ed estenuanti ricerche che alla fine sono, quasi sempre, ripagati.

 

CARLA CALÒ – SANDRO MONTINARO, L’uomo: tomoli di terra, pietre di memoria. Paesaggio agrario e società a Carpignano Salentino e a Martano nel ‘700, presentazione di Anna Trono [Biblioteca di Cultura Pugliese, serie seconda, 163], Mario Congedo Editore, Martina Franca 2006, pagg. 359.

Diego Personè da Carpignano Salentino, virtuoso gentil’huomo del XVII secolo

di Marcello Gaballo

Una monografia dedicata al virtuoso musicista del XVII secolo, Diego Personè (1598-1654), dei baroni di Carpignano Salentino nella provincia di Lecce, che ha visto impegnati, oltre alla curatrice, docente nel Conservatorio Musicale di Lecce, anche i Comuni di Carpignano ed Alessano, l’Università del Salento e il GAL-Est Salento. L’opera segue la precedente del 1997 (La musica, la poesia, la spada),  ricalcandone lo scopo precipuo di valorizzare i musicisti salentini. Il I tomo conteneva 23 madrigali a cinque voci, tratti dal Terzo Libro (1626), questo 21, tratti da Madrigali a 5 voci del Sig. Diego Personè Gentil’huomo de lecce, libro quarto, opera festa, stampato a Napoli nel 1628 da Ambrogio Magnetta.

Apre il volume il bel saggio di Mario Spedicato: L’aristocrazia salentina nella crisi del Seicento: la vicenda dei Personè baroni di Carpignano tra alienazione e “ricompra” dei feudi, che ancora non scioglie i vincoli di parentela tra i Personè di Sternatia, quelli di Carpignano e gli altri di Lecce e Nardò, pur confermando la comune opinione del loro trasferimento dal bergamasco in Terra d’Otranto per fini commerciali. Molto interessante l’inquadramento del musicista e della sua famiglia nel contesto storico, in un susseguirsi di vicende patrimoniali e nobiliari assolutamente in linea con la complessa politica spagnola del Regno.

E’ Luisa Cosi, docente nel Conservatorio leccese, a confermare nel saggio successivo le qualità indiscusse del maestro compositore, devotissimo servitore del cardinale Scipione Borghese, al quale dedica il III e IV libro dei madrigali, i cui testi poetici erano stati scritti dal barone di Sternatia Girolamo Cicala.

Il raffinato percorso artistico del nobile musico è ripreso e descritto da Diego Fratelli, anche questi docente nel Conservatorio leccese presso la cattedra di polifonia rinascimentale, nel saggio “Questioni di solfeggio”.

Le pagine comprese tra la 91e la 236, e quindi buona parte dell’opera, riportano le trascrizioni dei madrigali, seguendo a queste lo studio della Jacono su un altro coevo musicista salentino, assai meno noto, Giulio Santo Pietro del Negro, nato nel primo ventennio del XVII secolo , maestro e cantore nella cattedrale di Pavia.

 

Nulla quies intus. Diego Personè virtuoso gentil’huomo del XVII secolo”, a cura di Luisa Cosi, presentazione di Mario Marti, II tomo, Galatina (Lecce), Grafiche Panico, 2007, 335x235mm, 244 pagine, allegato CD, con 139 illustrazioni (b/n fra cui diverse riproduzioni in facsimile de Il Quarto libro dei madrigali a 5 voci, del 1628, conservato nella Bibliothèque National di Parigi).

Prefazione del sindaco di Carpignano Salentino e di Emilio Bandiera. Testi di Mario Spedicato, Luisa Cosi, Diego Fratelli, Sarah M. Iacono.

Padre cielo, madre terra

Carpignano Sal. (Le), Contrada Cacorzo – Santuario della Madonna della Grotta (XVI sec.), loggiato nel cortile interno, (ph S. Montinaro)

 

di Sandro Montinaro

 

Il Salento è una grande famiglia patriarcale.

In modo silente, severo e semplice al tempo stesso, esprime e trasmette la sacralità della terra, secolari esperienze di vita, pane, lavoro e innumerevoli sacrifici.

La traiettoria ardita di una maestosa libellula, sospesa e riverente, libera i miei pensieri invitandomi al volo. La inseguo. Nel frattempo ascolto, rifletto e mi chiedo: era così anche per gli antichi abitanti di Terra d’Otranto?

L’accettazione fatalistica dell’inevitabile dolore insito nella condizione umana filtra dall’educazione, permea le menti rendendole forti dal punto di vista psicologico e resistenti di fronte alla durezza del vivere… Nel passato i giovani erano di certo meno liberi, ma senza dubbio meno fragili rispetto a noi.

Terra, pane, lavoro, resistenza alla fatica.

Valori propulsivi che per secoli hanno modellato menti e comportamenti giungendo, una generazione dopo l’altra attraverso la mediazione della famiglia, fino a oggi. Alcuni nel frattempo si sono rafforzati, altri indeboliti, per il susseguirsi delle stagioni dell’anno e della vita che scorrendo cambiano luoghi, uomini e cose.

Carpignano Sal. (Le), centro storico (ph S. Montinaro)

Oggi un valore è inalterato e vivo più che mai, anche se con sfumature nuove rispetto al passato: l’importanza della terra come generatrice di frutti e bene da valorizzare e difendere.

Residuo di questo ancestrale attaccamento alla terra, quasi una sorta di “terrestre” religiosità, è penetrata finanche nel mondo cristiano. Lo testimoniano le chiesette, le cappelle, l’edicole votive di cui sono disseminate le contrade e le campagne salentine.

Un esempio meraviglioso è dato dal sito di Cacorzo, nei pressi di Carpignano Salentino, dove sorge uno splendido santuario dedicato alla Madonna della Grotta, quasi che la devozione popolare abbia voluto porre sotto il mantello della bella santa, una Terra che gli uomini da soli non sarebbero bastati a difendere e preservare. Quante volte la statua della Madonna sarà stata portata in processione lungo strade e sentieri che correvano tra gli ulivi, a ridosso delle neviere e della colombaia, sotto un cielo tanto bello da sembrare forse l’immagine stessa del Paradiso. Di queste e di altre analoghe, intense esperienze religiose si nutrivano le famiglie che della religione facevano il pilastro della loro esistenza, come nel lavoro ne ponevano le basi.

Carpignano Sal. (Le), Palazzo ducale Ghezzi – Processione della Madonna della Grotta (ph primi del Novecento)

Tutto rientrava nel quadro dell’ordine e della tradizione con al centro la famiglia, mediatrice per eccellenza tra l’individuo e la società per la conservazione di valori sentiti e vissuti come irrinunciabili. È commovente oggi pensare a queste famiglie, all’infinita tenerezza dei membri per i quali la fatica di una realtà quotidiana a volte amara e la condizione di un’intera vita all’insegna del lavoro e del sacrificio, trovavano in un certo senso giustificazione in una visione ultraterrena che le rendeva accettabili. E se a volte l’amarezza era un calice impossibile da vuotare, specialmente per i giovani a causa dell’età e delle attese, allora – a domare l’irrefrenabile impulso alla ribellione – interveniva il sentimento dell’autorità anch’esso molto forte e radicato nella cultura contadina. Non doveva essere facile, per dei giovani nati e cresciuti in quel contesto, superare la zona impervia e difficile della giovinezza e approdare alla terra della realtà e della condizione adulta. Difficile, se non impossibile, il guado di questa terra di nessuno, senza l’apporto dei genitori, dei nonni, della famiglia in generale, senza il calore e la sicurezza che all’individuo viene da quei legami ideali forti, da quei sentimenti che nella famiglia stessa hanno la loro sede naturale. A questa prima “base psichica” che rende possibile, oggi come in passato, l’accettazione dell’autorità se ne unisce una seconda, che secondo il sociologo Vilfredo Pareto[1] risiede nei sentimenti di soggezione, di affetto, di riverenza. Nel passato, il rapporto dei giovani con la famiglia era gravato da un forte senso dell’autorità, e ciò faceva probabilmente sì che la loro psiche con i delicati meccanismi, anziché essere guardata con rispetto e trattata con delicatezza, fosse considerata un semplice mezzo per governare i comportamenti. E queste dinamiche si potevano determinare, come purtroppo avviene ancor oggi, a livello consapevole o a livello inconscio sia per chi subiva sia per chi dominava. D’altro canto provare quei sentimenti di soggezione mista ad affetto è stata, in tutti i tempi e in quasi tutte le società umane, la condizione indispensabile per la costruzione delle società umane.

Inoltre è stata sempre la famiglia a svolgere una funzione e un ruolo di primo piano per la preparazione psichica, «la conservazione e la riproduzione dell’autorità»[2]. Spesso tutto ciò non appariva né agli occhi degli adulti né a quelli dei giovani, offuscati da un alone di romanticismo che ancor oggi la famiglia dei tempi trascorsi si porta dietro nell’immaginario di anziani ma anche di una parte della popolazione più giovane. Se si vuole, tuttavia, fare un confronto tra la condizione giovanile di un tempo e quella dei giovani che vivono l’odierna realtà, bisogna scrollarsi di dosso le incrostazioni romantiche e sentimentali, che spesso nascondono realtà ben più crude. Rispetto a noi, giovani di oggi, quelli del passato, a fronte di una forte riduzione della libertà, godevano se non altro di maggiori sicurezze affettive e psicologiche. I ragazzi che oggi si incontrano in quelle stesse contrade, sono forse apparentemente più liberi, ma non sempre altrettanto sicuri. Siamo, dunque, come i nostri coetanei del passato, inclini a cedere ai ricatti psicologici, potenti quanto subdoli, della famiglia e dell’autorità, che ancora, in un certo senso anche se in modo diverso, da essa pretende di promanare.

Quello che forse di veramente bello e profondo aveva la società salentina in altri tempi era il ritmo lento della vita, che permetteva una comunicazione tra le generazioni, mentre oggi la rapidità che contraddistingue i contatti e le relazioni umane rischia di far perdere di vista l’antico valore della lentezza, quello che dava più voce ai deboli della società, anziani e bambini. Oggi sbiadendo, questo valore rischia di far tacere le voci delle generazioni estreme, ma ciò potrebbe scavare un solco più profondo anche nelle relazioni tra giovani e adulti.


[1] Vilfredo Pareto (1848-1923), ingegnere, economista e sociologo italiano, i cui concetti presenti nel Trattato di Sociologia Generale ripresi da H. Marcuse sono illuminanti per comprendere meglio le complesse dinamiche psicologiche che intervengono nel rapporto: io-autorità-famiglia. Cfr. V. PARETO, Trattato di Sociologia Generale, cit. da H. MARCUSE, L’autorità e la famiglia, Torino, Einaudi, 1970.

[2] F. FERRAROTTI, Lineamenti del pensiero sociologico, Roma, Universale Donzelli, 2002, p. 362.

Salento terra di santità. I Servi di Dio di Carpignano, Casarano, Castellaneta, Castrì, Ceglie, Cisternino e Copertino

di fra Angelo de Padova

 

Fra Francesco da Carpignano, pio, osservante delle Sante leggi, caritatevole, obbediente, devotissimo all’Immacolata. Morto il 1°marzo 1645. Frate minore.

Fra Gaetano di San Francesco da Casarano, distintosi per le virtù dell’obbedienza, povertà e carità. Morto a Oria il 10 agosto 1785. Frate minore.

Fra Bartolomeo da Castellaneta, morto l’11 settembre 1652. Ottimo predicatore e devotissimo alla Madonna del Carmelo. Frate minore.

Suor Cherubina Perrone di Castellaneta morta nel 1682. Morta con l’odore soave della santità.

Fra Primaldo Marulli da Castrì: rifulse per la carità e la regolare osservanza. Morto il 16 febbraio 1854. Frate minore.

Venerabile F. Angelo Vitale da Ceglie,  nato il 26 novembre del 1595; morì

Ancora una tela cinquecentesca torna a vivere

Carpignano Salentino, 4 luglio 2010

Il restauro conservativo della tela della Madonna di Costantinopoli tra Santa Caterina e San Francesco

 

di Sandro Montinaro

 

Dopo circa 6 mesi di lavoro, si è concluso il restauro della tela della Madonna di Costantinopoli nella chiesa parrocchiale di Carpignano Salentino. Si tratta di un’operazione di restauro conservativo portata a conclusione dalla dott. ssa Francesca Romana Melodia e dal suo staff e fermamente voluta dal gruppo di ricerca Olim ecclesia Carpiniani nell’ambito delle celebrazioni dei Trecento anni della Chiesa Parrocchiale di Carpignano Sal. (1709-2009).

Da circa un anno, infatti, il Gruppo è in prima linea per sensibilizzare i cittadini e coinvolgerli nella tutela del proprio patrimonio storico-artistico, nonché nella raccolta fondi per il restauro del fonte battesimale del 1594 e il coevo altare con la tela raffigurante la Madonna di Costantinopoli con la chiesa in fiamme tra Santa Caterina e San Francesco, risalente alla fine del XVI secolo.

Carpignano, grazie al suo patrimonio culturale, storico, artistico e architettonico, rappresenta una delle mete turistiche più attraenti del Salento e recuperare e preservare dalle insidie del tempo questo grande patrimonio è un obiettivo nobile, perché significa lasciare a beneficio di tutti qualcosa di unico.

Il gruppo Olim Ecclesia Carpiniani, che si identifica nel nome e nella storia del paese, ha quindi aderito con piacere a questo importante progetto di restauro e vi invita a partecipare, domenica 4 luglio 2010 alle ore 20.00, presso la Chiesa Matrice Assunzione di Maria Vergine, alla presentazione del restauro.

Nel corso dell’incontro, dopo l’inaugurazione della tela, sarà presentato il lavoro di restauro realizzato da Francesca Romana Melodia.

La manifestazione porta il patrocinio del comune di Carpignano Salentino, dell’Arcidiocesi di Otranto, della Parrocchia Assunzione di Maria Vergine di Carpignano Salentino e il sostegno di diverse aziende locali.

Tra le autorità presenti Roberto Isola, sindaco del comune di Carpignano Salentino, mons. Giuseppe Colavero parroco della parrocchia Assunzione di Maria Vergine di Carpignano Salentino e mons. Quintino Gianfreda, direttore dell’ufficio diocesano per l’arte Sacra e i beni culturali.

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

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