Tanti coloro che tagliano, pochi quelli che potano.
Una conversazione con Carlo Pisanello, insolito “parrucchiere” per ulivi salentini
di Marcello Gaballo
Recentemente abbiamo dedicato molta attenzione al patrimonio arboreo salentino, e all’ulivo in particolare, essendo la pianta più rappresentativa della Puglia. Abbiamo scoperto, anche grazie al web, che sono tantissimi ad amare particolarmente questo albero. Migliaia di firme su una improvvisata petizione online hanno amplificato l’allarme su una possibile facilitazione nell’espianto, come proponeva la sciagurata proposta di un consigliere regionale, per fortuna accantonata dopo tanto rumore mediatico sollevato da quanti hanno a cuore il paesaggio salentino.
Centinaia di foto scambiate tra gli internauti, migliaia di commenti e di apprezzamenti, numerosi articoli e bellissime poesie sull’ulivo di Puglia, hanno riunito tantissimi italiani, facilitando la conoscenza tra i tanti che hanno a cuore ed amano i patriarchi verdi, seriamente minacciati dal fotovoltaico e da insensate proposte che li farebbero soccombere al progresso a tutti i costi e alla cementificazione selvaggia che, purtroppo, sta invogliando molti a snaturare il Salento.
Tra i tanti “olivofili” anche Carlo Pisanello, che spessissimo è intervenuto nel tam-tam pro-ulivo, con dichiarazioni e prese di posizione quanto mai pertinenti e competenti.
Lo abbiamo cercato, dopo tanti apprezzamenti che ha ricevuto, e abbiamo scoperto che è un giovane nato a Sannicola ma residente a Tuglie (Lecce), di professione, ma guarda un po’, potatore di ulivi. Chi allora meglio di lui può svelarci alcuni aspetti che certamente aiutano d amare e rispettare ancora di più questa meravigliosa creatura?
Anche perché non è facile trovare in giro di questi tempi sacerdoti di un’arte e una tecnica assai definita come la sua.
Alcune domande per scoprire l’insolito “parrucchiere” e per far conoscere Carlo, che ci aiuterà ad amare ancora di più l’ulivo.
Ti vuoi presentare?
Sono Carlo ho 31 anni, vivo a Tuglie e ho un diploma magistrale. Ho cominciato praticare questo mestiere nel 2005, avviato da un maestro potatore di Sannicola (Lecce) che mi ha insegnato il metodo di potatura dei nostri nonni, il loro modo di affrontare la coltura di queste grandi piante, le malattie e la logica strutturale che, ci tengo a precisare, varia molto da provincia a provincia. La pianta si adatta ai vari metodi di raccolta e quindi non esistono regole generali, ma dei principi biologici che se ben applicati aiutano questi giganti a svilupparsi e produrre frutti con generosità. Sono cosi rimasto affascinato dalla storia di questa che considero un’arte, che già mio nonno praticava, ma che non ha fatto in tempo a trasmettermi. Indissolubilmente legata alla cultura contadina, rispetta in pieno il principio