di Lucio Causo
Allorché, nel 1874, il professore Anton Dohrn, libero docente dell’Università di Jena, portò a compimento, in gran parte con mezzi propri, la stazione zoologica di Napoli, la scienza europea era sotto l’influsso del darvinismo. E Dohrn apparteneva a quella piccola schiera di studiosi che voleva suffragare con nuovo materiale, ricavato dalle indagini sugli organismi marini, la teoria dell’evoluzionismo. Egli fu il primo a costruire un acquario convenientemente attrezzato e dotato dei necessari laboratori. La grandissima varietà di organismi inferiori della fauna marina del golfo di Napoli offriva un materiale di osservazione incomparabile. I pescatori portavano giornalmente alla stazione quanto pescavano ed innumerevoli esemplari dello stesso organismo passavano dal microtomo al microscopio. Quando tale stazione cominciò a funzionare, si ebbero gravissime difficoltà finanziarie ed organizzative. In un momento particolarmente critico Dohrn ebbe la felice idea di istituire, accanto ai laboratori, anche un acquario, la cui magnificenza doveva essere tale da attrarre in gran massa i visitatori, permettendo così di sopperire con il ricavato della vendita dei biglietti alle spese d’esercizio di tutta la stazione.
Dopo aver preventivato le spese e gli introiti, il giovane studioso ritenne di poter superare la crisi. Ogni visitatore doveva divenire, senza accorgersene, un mecenate della scienza; vi erano inoltre anche altre fonti di proventi: le