Libri| La famiglia Letizia in età barocca

 

Antonio Faita – Luciano Antonazzo, La famiglia Letizia in età barocca. Ricostruzione storica e biografica. Opus pennicilli xcellentis pictoris Agnelli Letitia Alexanensis
Schena Editore, Collana: Biblioteca della ricerca. Puglia storica, Fasano 2019, pp. 180

 

Dalla Prefazione di Mimma Pasculli

Il volume illustra la biografia del pittore Aniello Letizia (napoletano di nascita ma per parte paterna di origine alessanese), nonché del cugino Oronzo Letizia.

Di entrambi, che con la loro arte diedero lustro al Salento dalla fine del XVII secolo fin oltre la metà del successivo, si tracciano anche le vicende familiari, aspetto fin qui mai affrontato dagli esperti. Con l’ausilio di documenti inediti, rinvenuti sia in Napoli, presso gli archivi di Stato, Fondazione Banco di Napoli e Curia Arcivescovile; in quello di Stato di Lecce, in quelli parrocchiali (Alessano, Patù, Presicce, Lecce, Gallipoli e Galatone) e diocesani (Gallipoli, Lecce e Ugento), si fa piena luce sull’anno di nascita e sul primo nome di battesimo di Aniello, come anche sulle vicende sue e della famiglia Letizia. Si sapeva che era figlio d’arte in quanto il padre Domenico era iscritto alla Corporazione dei pittori di Napoli mentre non si era a conoscenza che la sua specializzazione fosse quella di pittore su cristallo. Rientrato in Alessano sul finire del 1600 in un primo tempo collaborò verosimilmente col cugino Oronzo che con la sua famiglia si era trapiantato a Lecce.

Nonostante la sua arte fosse considerata dagli esperti inferiore a quella del cugino la sua produzione pittorica fu di gran lunga maggiore. Ciò è dovuto certamente ad un suo presunto apprendistato presso Luca Giordano, ma forse in misura maggiore al clamore suscitato nel 1714 da un presunto evento miracoloso riconducibile ad una immagine di san Bernardino Realino da lui dipinta. Delle prime opere di Aniello si è rinvenuta solo qualche sporadica notizia mentre la sua attività è ben documentata per i lavori eseguiti, a partire dal primo decennio del 1700, per la chiesa del SS. Crocifisso della Pietà di Galatone e per gli oratori confraternali della Purità e del SS. Crocifisso di Gallipoli. Inoltre, un excursus delle sue opere ‘certe’, documentate o datate, senza sconfinare in fantomatiche analisi comparative, con ipotetiche attribuzioni sulle varie opere disseminate in ‘Terra d’Otranto’.

Aniello dalla consorte Agnese Fanuli non ebbe discendenza, ciò che gli consentì di vivere una vita agiata a differenza di Oronzo che vide dilapidata la sua fortuna ad opera dei suoi due figli maggiori già durante la propria vita. Negli ultimi anni della sua esistenza infatti fu costretto a far entrare in Conservatorio le due figlie più piccole mentre Aniello accoglieva presso la sua casa la nipote Chiara, figlia del fratello Gennaro che ebbe buona fama di scultore. E fu proprio Chiara ad essere nominata propria erede da Aniello. Ma alla morte di questi sorsero gravi controversie su detta eredità con una netta contrapposizione tra Gennaro e la figlia che si vide costretta anche, per l’opposizione del padre, a contrarre un matrimonio segreto.

La questione dell’eredità di Aniello rimase aperta e sembra che solo dopo la morte di Chiara e di Gennaro la vicenda trovò una soluzione. Questo lavoro è rivolto a tutti gli studiosi di arte, di storia-patria, alle guide turistiche per approfondire il loro operato e a tutti coloro che con la loro sensibilità vogliono preservare e recuperare il nostro patrimonio storico-artistico.

Ancora sul “fantomatico Manfredi Letizia”

 let

 

di Stefano Tanisi

 

Da assiduo lettore del sito della Fondazione Terra d’Otranto, ho avuto modo di leggere un recente articolo di Luciano Antonazzo dal titolo “Il fantomatico pittore Manfredi Letizia” [cfr. https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/06/21/il-fantomatico-pittore-manfredi-letizia/].

Nella chiesa matrice di Muro Leccese vi è un dipinto dell’Assunta, inserito nell’altare dell’Annunziata, che la storiografia locale lo ritiene realizzato dal pittore Manfredi Letizia.

Lo studioso Antonazzo, nel riferito studio, afferma che il nome del pittore Manfredi Letizia sia frutto di un equivoco che «si deve ad un refuso di stampa che ha fatto saltare la virgola posta dal Maggiulli [L. Maggiulli, Monografia di Muro, 1857, p. 131] tra i cognomi Manfredi e Letizia», ipotesi questa che potrebbe essere condivisibile.

Che l’autore del dipinto dell’Assunta non fosse il “fantomatico pittore Manfredi Letizia” era già noto in un mio saggio “Nota sui dipinti di Aniello Letizia (1669 ca.-1762) nel convento e nella chiesa della Grazia di Galatone”, pubblicato nel 2009 sulla rivista “Miscellanea Franciscana Salentina”, anno 23, quando nella pagina 118 – nota 14 scrivevo: «vanno assegnati ad Aniello anche i piccoli dipinti dell’Assunta (i volti degli Apostoli trovano conferma nelle altre opere galatee) e dell’Immacolata (gli stessi angeli si possono ritrovare nella tela omonima di Montesano Salentino [cfr. https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/09/01/aniello-letizia-e-il-dipinto-dellimmacolata-di-montesano/]) che sono altrove segnalati come opere di Manfredi Letizia (il “Manfredi”, pittore forse inesistente, è confuso presumibilmente con il sacerdote-pittore Giuseppe Andrea Manfredi da Scorrano, poiché nella chiesa [matrice di Muro Leccese] si conservano dipinti di questo artista)».

Nel 2012, pubblicavo sulla rivista “Leucadia. Miscellanea storica salentina”  – anno IV, uno studio, dal titolo “I dipinti di Aniello Letizia (1669 ca.-1762) nella Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca”, dove, a pagina 31, ribadisco «Nella Chiesa Matrice di Muro Leccese, la storiografia locale ha assegnato a Manfredi Letizia i dipinti dell’Assunta e dell’Immacolata: da un confronto stilistico i dipinti in questione vanno invece attribuiti ad Aniello Letizia. Per il momento non abbiamo rinvenuto nessun documento riguardo ad un pittore di nome Manfredi Letizia di Alessano, pertanto è lecito dubitare se tale pittore sia realmente esistito». Nella nota 19 sempre di pagina 31 evidenziavo che «I volti degli Apostoli dell’Assunta trovano confronto con gli anziani raffigurati nelle tele della Chiesa del Crocifisso di Galatone, mentre gli angeli nell’Immacolata sono simili a quelli dei dipinti del Santuario di Leuca».

Ma la presenza del pittore Aniello Letizia nella maggior chiesa murese è confermata dal fatto che gli si possono attribuire anche i dipinti della Sacra Famiglia con i santi Anna e Gioacchino e di Sant’Oronzo (cfr. i miei saggi).

Di questi miei studi, presumibilmente, Antonazzo ne era a conoscenza, poiché nel 2012 la menzionata rivista di Storia Patria “Leucadia” pubblicava sia il mio saggio che quello dello studioso ugentino (L. Antonazzo, Il castello di Ugento e i d’Amore).

Anche nell’affermare che “Oronzo e Aniello Letizia sono cugini” ha dato per scontato che questa notizia sia da sempre conosciuta, non riferendo che questa indicazione è il frutto di mie lunghe ricerche d’archivio che finalmente hanno ridisegnato con maggiore chiarezza il quadro familiare dei pittori alessanesi Letizia, visto dagli studiosi, fino al 2012,  articolato e confuso.

Un altro nodo secondo me è da sciogliere nell’articolo dell’Antonazzo è l’attribuzione del dipinto dell’Assunta: il dipinto nel momento in cui lo attribuisco ad Aniello Letizia cerco di fornire dei possibili confronti stilistici con opere certe o documentate del pittore. Lo studioso attribuisce il dipinto «forse più ad Oronzo che ad Aniello Letizia», aspettandoci il confronto del dipinto murese con opere certe del pittore Oronzo Letizia, cosa che non si evince.

Il citare fonti d’archivio e bibliografiche ci sembra spesso dovuto a una gentilezza che si fa all’amico che ha pubblicato per primo la notizia che per un senso di scientificità del lavoro.

C’è da dire inoltre che, purtroppo, negli ultimi anni si sta verificando una sorta di “svago” nell’attribuire opere di pittura e scultura senza un metodo scientifico. È come i tanti quiz televisivi che ci si avventura a “lanciare” la risposta, senza aver minima cognizione dell’argomento. È questo sta nuocendo molto per la nostra Storia dell’Arte, perché sembra che le inesattezze vadano avanti e diventino difficili da estirpare, mentre gli studi più attenti vanno nel dimenticatoio o ignorati…

 

 

 

In Allegato foto: A. Letizia (attr.), Sacra Famiglia con i santi Anna e Gioacchino. Muro Leccese, chiesa matrice (foto S. Tanisi)

Il fantomatico pittore Manfredi Letizia

manfredi1
ph Stefano Cortese

di Luciano Antonazzo

Luigi Maggiulli nella sua”Monografia di Muro” del 1857, discorrendo della chiesa matrice dedicata all’Annunziata, a pagina 131 scrisse: “Entrando nel tempio il visitatore é sorpreso dalle pitture che lo adornano, e condotte da sì castigati pennelli da non invidiare in questo genere le altre città della provincia: Liborio Ricci da Muro, Serafino Elmo da Lecce, Manfredi  Letizia ed altri ne furono gli autori”.

Cosimo de Giorgi, seguendo il Maggiulli,  riportò che in detta chiesa Liborio Riccio “vi dipinse alcune grandi composizioni su tela, e fu aiutato in questa opera, non di lieve momento, da due altri pittori leccesi, Serafino Elmo e Manfredi Letizia”.[1]

Gli studiosi dell’arte hanno inutilmente cercato di identificare il pittore Manfredi Letizia e recentemente alcuni di loro hanno avanzato perplessità circa la sua esistenza, ipotizzando che in realtà si trattasse del pittore Giuseppe Andrea Manfredi di Scorrano. Questi ultimi hanno visto giusto, ma solo in parte. Infatti dietro Manfredi Letizia si celano due pittori: Giuseppe Andrea Manfredi e Oronzo (o Aniello) Letizia.

L’origine dell’equivoco si deve ad un refuso di stampa  che ha fatto saltare la virgola posta dal Maggiulli tra i cognomi Manfredi e Letizia.

manfredi
ph Stefano Cortese

La riprova si ha nel prosieguo del testo dello stesso Maggiulli. Infatti egli a pagina 32 scrisse: “Sull’altare della passione vi è un dipinto del Manfredi, Gesù nell’orto, che lascia nel cuore alti sensi di religione e mestizia, tant’è divinamente ritratta la rassegnata tristezza del Redentore.

La perla pittorica della nostra chiesa è però un quadretto del Letizia rappresentante Maria Vergine assunta in cielo circondata dagli apostoli, che posto in alto di un altare il visitatore non puo ammirarne il pregio”.

Di tutt’altra opinione circa il valore di detti dipinti fu il de Giorgi, che continuando ad equivocare sentenziò: “Osserveremo infine in questa chiesa il Gesù all’orto ed una Assunzione di M.V. del Letizia, due tele che si elogiano dicendole mediocrissime”.

Per quel che concerne gli autori di detti due quadri, se il primo è indubbiamente ascrivibile a Giuseppe Andrea Manfredi, di Scorrano, il secondo potrebbe attribuirsi forse più ad Oronzo che ad Aniello Letizia, cugini pittori di Alessano. Lasciamo  agli studiosi il compito di sciogliere il dilemma, mentre per parte nostra avanziamo l’ipotesi che, come lo era di Aniello, Oronzo  potrebbe essere stato parente, per parte di madre, anche di Giuseppe Andrea Manfredi.

La nonna materna di Oronzo rispondeva infatti al nome di Elisabetta Manfredi che, coincidenza, contrasse  matrimonio  in Alessano con Marcantoni Biasco,  di Corsano, lo stesso giorno (19 novembre 1654) in cui si sposarono i genitori di Oronzo, Giuseppe Letizia e Giulia Biasco.

 


[1] C- De Giorgi : “La Provincia d Llecce – bozzetti”,  Ed. Spacciante Lecce,vol I, p. 255.  

Aniello Letizia e il dipinto dell’Immacolata di Montesano

di Stefano Tanisi

Nel panorama artistico salentino tra il XVII e il XVIII secolo assistiamo all’attività del pittore Aniello Letizia. L’artista, figlio di Domenico di Alessano e di Prudenzia Turca, nasce presumibilmente verso il 1669. Dopo il praticantato artistico nella città partenopea, si accaserà a Galatone e qui morirà nel 1762 a circa 93 anni.

Piuttosto scarni sono i dati biografici e artistici di questo pittore. La sua attività più nota è l’esecuzione di quasi tutto il ciclo pittorico della chiesa del Crocifisso di Galatone (il capitolo galateo incomincia a commissionargli dipinti fin dal 1716 fino quasi alla sua morte); della chiesa della Purità di Gallipoli (dipinti eseguiti tra il 1726 e il 1738); della basilica di Leuca (nel 1747  il vescovo Luigi D’Alessandro noterà nel Santuario sei dipinti: la Nascita di Maria, l’Annunciazione, l’Ascensione, S. Giovanni Battista, S. Antonio di Padova, il Martirio di S. Giovanni Evangelista, annotandovi:“opus penicilli excellentis pictoris Agnelli Letizia Alexanensis, a schola Lucae Jordani”).

Nella chiesa Matrice di Montesano vi è un’inedita opera attribuibile al nostro pittore: è il dipinto dell’Immacolata Concezione. Nuovi particolari e conferme sono proprio emerse dal restauro. Quest’opera rivela chiare analogie con un dipinto di Leuca: si può notare ad esempio come i disegni degli angeli svolazzanti di Montesano sono stati impiegati nel dipinto del Martirio di S. Giovanni Evangelista di Leuca.

Quello che certamente emerge dalla produzione pittorica che il Letizia ha svolto, è il costante riferimento a modelli della pittura napoletana: i forti contrasti e le tonalità a volte fredde rimandano proprio alla pittura giordanesca e solimenesca. L’incostante qualità nelle opere è presumibilmente dovuta all’attività di bottega, la quale, coadiuvava Aniello nelle sue numerose commissioni.

 

 

Bibliografia

– S. Tanisi, Nota sui dipinti di Aniello Letizia (1669 ca. – 1762) nel convento e nella chiesa della Grazia di Galatone, in “Miscellanea Franciscana Salentina: rivista di cultura dei Frati minori di Lecce”, a. 23 (2007), n. 23, settembre 2009.

– S. Tanisi, Montesano: che… Letizia di dipinto. Nella Chiesa Madre un’inedita opera attribuibile ad Aniello Letizia. Ora è nel laboratorio di restauro, in “Il Gallo” periodico indipendente, Anno XIII, Numero 8 (361), 29 marzo/4 aprile 2008.

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

C.F. 91024610759
Conto corrente postale 1003008339
IBAN: IT30G0760116000001003008339

Webdesigner: Andrea Greco

www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:
Gestione contatti e invio di messaggi
MailChimp
Dati Personali: cognome, email e nome
Interazione con social network e piattaforme esterne
Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Servizi di piattaforma e hosting
WordPress.com
Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio
Statistica
Wordpress Stat
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Informazioni di contatto
Titolare del Trattamento dei Dati
Marcello Gaballo
Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com

error: Contenuto protetto!